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Esenzione fringe benefit, ecco che cosa cambia per il 2024
Gennaio 10, 2024
Negli ultimi due anni, sono state tante le novità ai decreti di fine anno che riguardavano da vicino il mondo del lavoro. Ma cosa cambia nel 2024?
Per il 2024, grazie alla Legge di Bilancio 2024, la soglia di esenzione aumenta a 1.000€ anno/dip., che si innalza a 2.000€ per i soli lavoratori con figli fiscalmente a carico.
Cosa sono i fringe benefits e perché riconoscerli al dipendente
Soglia dei fringe benefits e incentivi: uno sguardo al passato
Quali sono le novità 2024 sulla tassazione dei fringe benefit
Fringe benefit e auto aziendali
Cadhoc il fringe benefit ideale per azienda e dipendenti
Cadhoc nel welfare aziendale
COSA SONO I FRINGE BENEFITS E PERCHÉ RICONOSCERLI AL DIPENDENTE
I fringe benefits sono beni e servizi erogati dalle aziende ai dipendenti su base volontaria, nell’ambito di politiche di welfare aziendale volte a migliorare la qualità della vita e la produttività dei collaboratori. Essi sono costituiti sia da strumenti e agevolazioni che migliorano e facilitano la vita lavorativa del dipendente, sia da benefici di cui i collaboratori possono usufruire nella loro sfera privata, durante il tempo libero, per perseguire i propri interessi, e a cui possono avere accesso anche le famiglie. Alcuni esempi sono i buoni spesa e i buoni acquisto per beni e servizi di vario genere, come viaggi e vacanze con il welfare aziendale.
I fringe benefits sono benefici accessori che, in passato, molte aziende vedevano solo come costi aggiuntivi da evitare il più possibile, oppure come vantaggi a cui avevano diritto solo i dipendenti delle grandi aziende. Il massimo che veniva concesso ai lavoratori era una gratifica in busta paga, più o meno generosa, se il bilancio di quell’anno mostrava un segno positivo.
Oggi, invece, sempre più imprese, anche di medie e piccole dimensioni, sono attente alle esigenze dei propri collaboratori e si sono rese conto del valore aggiunto che comporta la concessione di questo tipo di agevolazioni, a partire dallo smart working, sempre più diffuso. Questo perché ci si è accorti che i dipendenti appagati e soddisfatti sono più produttivi e rappresentano quindi un vantaggio per l’azienda, che vedrà così aumentare il proprio potenziale. Inoltre, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoro dipendente (art. 51 comma 3 del TIUR), cosa che costituisce un altro grande vantaggio per il lavoratore.
Riconoscere i fringe benefits al dipendente significa investire nel capitale umano della propria impresa, e questo è importante perché:
I dipendenti che si sentono più gratificati e meno stressati sono più produttivi;
si crea un rapporto di fiducia più stretto tra l’impresa e i suoi collaboratori;
si riduce il turnover;
la reputazione aziendale subisce un miglioramento visibile;
le persone talentuose in cerca di lavoro vengono invogliate ad entrare a lavorare in azienda;
Inserire i fringe benefits nel proprio piano di welfare aziendale è conveniente per le aziende anche da un punto di vista fiscale, perché ad essi il fisco riserva una tassazione agevolata. In questo caso, l'importo esente dei fringe benefit può essere riconosciuto anche per i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa.
SOGLIA DEI FRINGE BENEFIT E INCENTIVI: UNO SGUARDO AL PASSATO
Negli ultimi anni sono stati diversi gli interventi legislativi atti a incentivare i datori di lavoro a erogare beni e servizi per sostenere il reddito dei loro dipendenti e contrastare le numerose difficoltà di un periodo di crisi. Già nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, il legislatore aveva previsto di raddoppiare la soglia di esenzione fiscale da 258,23 a 516,46 euro per l’intero periodo d’imposta 2020, confermando il raddoppio anche per l’anno 2021.
Per quanto riguarda l’anno appena passato, il 2023, è stato necessario fornire ulteriori incentivi e sostegni ai lavoratori a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia. Il governo ha quindi deciso di portare a 3000 euro il limite sotto al quale non sarebbero stati tassati i fringe benefit erogati dalle aziende, ma solo per dipendenti con figli fiscalmente a carico. Per tutti gli altri il limite è rimasto fermo a 258.23 €
QUALI SONO LE NOVITÀ 2024 SULLA TASSAZIONE DEI FRINGE BENEFIT
È bene ricordare che la norma a cui fare riferimento è l’articolo 51, comma 3, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che disciplina la tassazione del reddito da lavoro dipendente.
Ecco le novità introdotte nel 2024 dalla normativa:
La soglia di esenzione dei fringe benefit sale a 1000 euro per tutti i dipendenti ed a 2000 euro per dipendenti con figli fiscalmente a carico. Al superamento del limite stabilito, il valore è soggetto a tassazione per l’intero importo; nell’ambito di questi importi, possono essere riconosciuti, anche i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa.
Per i premi e le somme erogati nell’anno 2024, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività, di cui all’articolo 1, comma 182, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è ridotta al 5%.
FRINGE BENEFIT E AUTO AZIENDALI
Tra i benefit più apprezzati dai dipendenti c’è senza ombra di dubbio la concessione di un’auto aziendale ad uso promiscuo. Il dipendente che la riceve come premio, quindi, potrà utilizzarla sia per scopi personali sia per recarsi sul luogo di lavoro e per partecipare a eventi aziendali, convegni e appuntamenti con clienti. Nell’articolo 51, comma 4, lettera A il TUIR disciplina i criteri per calcolare la misura in cui l’utilizzo promiscuo dell’auto concorre a formare il reddito da dipendente.
Ecco alcune informazioni che possono tornare utili quando il fringe benefit è corrisposto sotto forma di auto aziendale. In questo caso, il benefit ha natura forfettaria e non è quindi collegato né agli eventuali costi a carico del dipendente (carburante, manutenzione, pneumatici, bollo, assicurazione RCA) né ai chilometri percorsi (per fare un esempio pratico, la tassazione non cambia tra chi percorre 20000 km in un anno e chi ne percorre 40000). Inoltre, nonostante il fringe benefit auto aziendale sia stabilito su base annuale, deve essere assoggettato mese per mese a tassazione ed esposto nel cedolino
Ma come si fa il calcolo del fringe benefit sulle auto aziendali? È necessario considerare due aspetti principali:
il chilometraggio standard definito dalla normativa, che equivale a 15000 km
il costo chilometrico di esercizio della vettura, che viene indicato nelle tabelle che l’ACI pubblica annualmente sulla Gazzetta Ufficiale
Il rimborso chilometrico fa parte dei costi di impresa ed è quindi deducibile. Ti invitiamo a consultare il portale ACI per conoscere limiti ed eccezioni.
CADHOC IL FRINGE BENEFIT IDEALE PER AZIENDA E DIPENDENTI
Cos’è Cadhoc? È il voucher shopping di Up Day, soluzione perfetta per gratificare il personale, fidelizzare i clienti, premiare la forza vendita.
Un dono sempre indovinato, sia per chi lo fa che per chi lo riceve.
Chi riceve questa tipologia di voucher ha il vantaggio di decidere in che modo spenderlo. Può essere un voucher per fare shopping nelle migliori catene di negozi, oppure può essere convertito in buoni da spendere negli shop e-commerce più cliccati della rete.
CADHOC NEL WELFARE AZIENDALE
Cadhoc inoltre è la soluzione per i rinnovi contrattuali nazionali di categoria che prevedono flexible benefit obbligatori al loro interno. Il buono spesa per acquistare benzina, libri scolastici, alimentari ecc. che si adatta alle diverse esigenze dei lavoratori. Un esempio? Il contratto Metalmeccanico, Orafi e Argentieri, Telecomunicazioni e Confapi Comunicazione e Servizi Innovativi.
Il buono shopping universale per incentivare e motivare il personale, fidelizzare i clienti e premiare la forza vendita è l’ideale in ogni occasione dell’anno ed è la soluzione per gratificare in modo personale qualunque collaboratore, dal più tradizionalista al nativo digitale grazie alla sua spendibilità on e offline.
Tanti vantaggi fiscali alle aziende, perché Cadhoc è l’incentivo che soddisfa davvero i desideri di tutti.
Per avere maggiori info su Cadhoc:
Per acquistare i voucher shopping è a disposizione il Numero Verde 800834009 e la mail info@day.it.
Per acquistare direttamente Cadhoc l’e-commerce CadhocShop è la soluzione più immediata ed efficace.
Buoni Acquisto
Gennaio 10, 2024
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ULTIMI ARTICOLI
Marzo 27, 2024
Welfare Aziendale
Welfare aziendale: benefici ed equilibrio vita-lavoro
Nel panorama aziendale moderno, il concetto di welfare non è più soltanto un optional, ma una componente essenziale per la crescita sostenibile delle imprese e il benessere dei dipendenti.
Approfondiamo la conoscenza del welfare aziendale
Equilibrio vita-lavoro-benessere
Vantaggi fiscali del welfare aziendale
La piattaforma Day Welfare
Approfondiamo la conoscenza del welfare aziendale
Il welfare aziendale, inteso come insieme di politiche e iniziative volte a migliorare la qualità della vita dei lavoratori, si traduce in un investimento strategico che produce vantaggi tangibili per tutte le parti coinvolte.
Per le aziende, l'implementazione di programmi di welfare rappresenta un importante strumento per aumentare la produttività, migliorare la retention dei talenti e attrarre risorse umane di qualità. Offrire benefici come assicurazioni sanitarie, piani pensionistici integrativi, servizi di assistenza all'infanzia o incentivi per lo sviluppo professionale, non solo accresce l'attrattività dell'azienda sul mercato del lavoro, ma contribuisce anche a creare un clima organizzativo positivo e stimolante.
D'altro canto, per i lavoratori, il welfare aziendale rappresenta un valore aggiunto che va oltre il mero salario. La possibilità di accedere a servizi e supporti che migliorano la qualità della vita, come il rimborso delle spese mediche, l'accesso a centri fitness o programmi di counselling, non solo aumenta il loro livello di soddisfazione e fiducia nell'azienda, ma contribuisce anche a ridurre lo stress e favorire un equilibrio tra vita professionale e personale.
Inoltre, un efficace programma di welfare aziendale può avere impatti positivi anche a livello sociale ed economico più ampio. Riducendo l'assenteismo e aumentando il benessere psicofisico dei dipendenti, le imprese contribuiscono a migliorare la salute pubblica e a ridurre i costi legati alla sanità. Inoltre, promuovendo politiche di conciliazione lavoro-famiglia e garantendo opportunità di sviluppo professionale, si favorisce la coesione sociale e si stimola la crescita economica a lungo termine.
Equilibrio Vita - lavoro benessere
Nella società moderna, l'equilibrio tra vita e lavoro è diventato un tema cruciale. Trovare un punto d'incontro tra le richieste professionali e i bisogni personali è essenziale per garantire benessere e soddisfazione, sia in ambito lavorativo che personale. In questo contesto, il concetto di time saving e i piani di welfare aziendale assumono un ruolo fondamentale.
Il tempo è una risorsa preziosa, e gestirlo efficacemente è fondamentale per mantenere un equilibrio sano tra i vari aspetti della vita. Strategie di time saving, come la pianificazione efficiente delle attività, la delega delle responsabilità e l'utilizzo di strumenti tecnologici appropriati, consentono di ottimizzare le giornate lavorative, riducendo lo stress e lasciando spazio per il tempo libero e le attività personali.
Up Day e Genius4U mettono a disposizione un’ampia gamma di Servizi e un Genio a completa disposizione del personale dell’azienda. Una persona di fiducia presente in azienda in alcuni momenti della settimana, pronta a supportare i dipendenti nella gestione della loro quotidianità.
Genius4U nasce proprio dalla consapevolezza che la vita quotidiana è stressante e che il tempo ha un grande valore. Per questo si occupa di organizzare e gestire in azienda tutti i servizi salva-tempo di cui c’è bisogno nella quotidianità, per una vita più facile e serena.
Parallelamente, i piani di welfare aziendale rappresentano un importante supporto per i dipendenti nel perseguire un equilibrio tra vita e lavoro. Questi piani possono includere benefit come flessibilità degli orari, possibilità di lavoro da remoto, programmi di benessere fisico e mentale, servizi di assistenza familiare e molto altro ancora. Creare un ambiente lavorativo che promuova il benessere dei dipendenti non solo aumenta la loro produttività, ma contribuisce anche a costruire un legame di fiducia reciproca tra datore di lavoro e dipendente.
È importante sottolineare che l'equilibrio tra vita e lavoro non riguarda solo il singolo individuo, ma ha ripercussioni positive sull'intera organizzazione. Dipendenti soddisfatti e motivati tendono ad essere più produttivi, creativi e impegnati nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Vantaggi fiscali del welfare aziendale
Il Welfare Aziendale oltre a migliorare significativamente la qualità della vita dei lavoratori, offre numerosi vantaggi fiscali che possono essere sfruttati in modo intelligente dalle imprese di ogni dimensione.
Una delle principali agevolazioni fiscali è rappresentata dalla possibilità di dedurre le spese sostenute per l'implementazione dei programmi di Welfare Aziendale, quali servizi di assistenza sanitaria, previdenziale, o assistenziale, fino a determinati limiti stabiliti dalla normativa vigente. Questo non solo consente alle imprese di migliorare il clima aziendale e aumentare il senso di appartenenza dei dipendenti, ma offre anche un vantaggio economico tangibile attraverso la riduzione del carico fiscale.
Inoltre, i contributi erogati dall'azienda per il Welfare Aziendale possono essere considerati come costo aziendale deducibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRES) e dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Ciò significa che le aziende possono ridurre il proprio reddito imponibile, con conseguente diminuzione dell'onere fiscale complessivo.
Investire nel Welfare Aziendale può anche generare un vantaggio competitivo per le aziende sul mercato del lavoro. Offrire una gamma completa di benefici e servizi ai dipendenti non solo attira talenti di alto livello, ma favorisce anche il mantenimento di una forza lavoro motivata e produttiva nel lungo termine.
Un altro importante beneficio fiscale è rappresentato dall'esenzione fiscale per i dipendenti che usufruiscono dei servizi di Welfare Aziendale. In base alla normativa vigente, molte delle prestazioni erogate tramite i programmi aziendali di Welfare sono esenti da imposte sul reddito per il dipendente, aumentando così il potere d'acquisto netto del salario.
La piattaforma Day Welfare
Day Welfare è il portale di Up Day e consente di gestire in modo semplice i piani di welfare aziendale rendendo facile e sicura l’esperienza di coloro che si occupano della gestione e dell’amministrazione del personale.
La piattaforma welfare può essere utilizzata da qualsiasi dispositivo ed è facile ed intuitivo capire quali sono i benefit a propria disposizione. Un servizio di assistenza completo a disposizione dei dipendenti e referenti aziendali. In questo modo, il welfare aziendale può essere fruito in maniera pratica dai dipendenti, migliorando la soddisfazione dei collaboratori e l’efficienza dell’azienda.
Grazie alle convenzioni stipulate con imprese che si occupano di servizi alla persona e con importanti partner commerciali, attraverso la piattaforma Day Welfare è possibile offrire ai propri dipendenti un ampio ventaglio di beni e servizi.
Per ricevere una consulenza e le soluzioni più adatte alle tue esigenze contattaci al numero 800 834 009 oppure scrivi a info@day.it
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Febbraio 06, 2024
News
Combattere lo spreco alimentare: l’impegno per un futuro sostenibile
Il 5 febbraio 2024, si è svolta l’11^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare. In questo post, esploreremo le cause dello spreco alimentare, i suoi effetti negativi e come possiamo tutti contribuire a ridurlo.
Il report dell'Osservatorio Waste Watcher International
Cause dello spreco alimentare
Come possiamo ridurre lo spreco alimentare
Last Minute Sotto Casa, il cibo non si butta
Sprecometro, per misurare lo spreco di cibo al ristorante
Il report dell’Osservatorio Waste Watcher International
Lo spreco alimentare è una problematica globale che richiede l'impegno da parte di ciascuno di noi, per poter essere affrontato in modo efficace. Ogni anno, tonnellate di cibo vengono gettate, contribuendo non solo ad una perdita economica, ma anche a gravi impatti sull'ambiente e sulla sicurezza alimentare.
In Italia si continua a buttare via notevoli quantità di cibo. Lo spreco alimentare lungo la filiera, da quanto emerge dal report dell'Osservatorio Waste Watcher International con i dati del "Caso Italia" 2024, ammonta a 13,155 miliardi di euro ed è pari a 4,207 milioni di tonnellate di cibo gettato via. “È una somma che si attesta un po’ sotto un punto percentuale di Pil di valore economico e la maggior parte si concentra nello spreco domestico”, spiega il professor Andrea Segrè, presidente di Waste Watchers International Osservatorio Zero Spreco. Dal rapporto, infatti, emerge come oltre 800milioni di euro di cibo siano stati gettati via direttamente dai produttori, e una somma analoga.
Nel dettaglio, negli ultimi 7 giorni ognuno italiano ha sprecato ben 566,3 grammi di cibo, circa 40 grammi in più rispetto allo scorso anno.
Cause dello spreco alimentare
Una delle prime cause dello spreco alimentare è sicuramente la sovrapproduzione: La produzione eccessiva di cibo sono spesso causate da previsioni errate della domanda o da standard estetici elevati che portano alla scelta di prodotti perfetti esteticamente ma con una breve durata di conservazione.
Un altro importante fattore da tenere monitorato riguarda le scorte eccessive nelle case e nei ristoranti: molte persone tendono ad acquistare più cibo di quanto effettivamente consumano, portando a eccessi nelle dispense e nei frigoriferi. Dall’Osservatorio in realtà, emerge che ristorati, pizzerie, locali e botteghe sprecano meno rispetto a quanto non si faccia a casa. L’attenzione è alta sia nei negozi di alimentari, sia nei ristoranti e nei locali.
Come possiamo ridurre lo spreco alimentare
Il maggior spreco di cibo avviene nelle nostre case e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. Seguire dei piccoli accorgimenti e poche regole, può aiutarci a ridurlo sensibilmente.
Pianificare gli acquisti: Prima di recarsi al supermercato, possiamo fare una lista degli alimenti necessari e acquistare solo ciò che si prevede di consumare.
Scegliere cibi "anti-spreco": Optare per frutta e verdura imperfette o confezioni a ridotto costo in quanto prossime alla scadenza può aiutare a ridurre lo spreco.
Conservare e riciclare: Imparare a conservare correttamente gli alimenti e riciclare gli avanzi può estendere la loro durata e ridurre gli sprechi.
Last Minute Sotto Casa, il cibo non si butta
Uno strumento concreto con cui ci impegniamo a combattere lo spreco alimentare è la soluzione digitale LMSC (Last Minute Sotto Casa), parte dell’ecosistema Up Day, che consente ai supermercati di monitorare con rapidità e precisione i prodotti alimentari che si avvicinano alla data di scadenza.
Il nostro sistema, ogni mattino, segnala agli addetti presso i punti vendita quali prodotti stanno per raggiungere la data di scadenza. In pochi minuti il personale sarà in grado di identificarli, toglierli dagli scaffali, metterli in sconto e – in modo totalmente automatico – trasformare questi prodotti in un ‘volantino digitale’ pronto ad essere recapitato sugli smartphone dei cittadini prossimi al supermercato, con i prodotti offerti a prezzo dimezzato!
Più di 2milioni di notifiche sono già state inviate, negli anni, consentendo ai cittadini di acquistare prodotti ancora freschi, a metà prezzo, ed ai supermercati di non sprecare prodotti alimentari ancora freschi e perfettamente edibili!
Sprecometro, per misurare lo spreco di cibo al ristorante
Lo sprecometro è un'app ideata e sviluppata nell'ambito dell'Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità, nata dal lavoro congiunto del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna e Last Minute Market, impresa sociale spin off accreditata dall'Alma Mater per la Campagna Spreco Zero. In linea con gli obiettivi dell'Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, si propone di generare consapevolezza e conoscenze utili per indirizzare persone e gruppi alla riduzione dello spreco alimentare, all'adozione di diete sane e all'uso sostenibile delle risorse naturali. L'app misura in grammi lo spreco alimentare di singoli e gruppi, valutando la perdita economica (Euro), l'impronta carbonica (C02 e km percorsi da un auto) e l'impronta idrica (H20 e bottiglie di acqua da 0.5l).
Da quest'anno Sprecometro entra nelle mense scolastiche attraverso un progetto educativo promosso da Camst group
Combattere lo spreco alimentare è una responsabilità condivisa da tutti noi. Adottare piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane può fare la differenza. Ogni volta che evitiamo di gettare cibo, stiamo contribuendo a preservare le risorse del nostro pianeta e ad alleviare il problema della fame nel mondo. Insieme, possiamo rendere il nostro modo di consumare cibo più sostenibile e responsabile.
Febbraio 01, 2024
Buoni Pasto
Il Viaggio Verso il Consumo Consapevole: Un Approccio Sano alla pausa pranzo
Nel mondo frenetico di oggi, dove il tempo è spesso un bene prezioso, è facile cadere nella trappola di scelte alimentari veloci e poco salutari. Tuttavia, c'è un movimento in crescita che promuove il consumo consapevole, incoraggiando le persone a riflettere sulle proprie scelte alimentari e ad abbracciare uno stile di vita più sano. In questo articolo, esploreremo il concetto di consumo consapevole e come applicarlo ai nostri pasti quotidiani.
Cos'è il consumo consapevole
Una pausa pranzo consapevole
Niente cibo sprecato con Last Minute Sotto casa
Che cos’è il consumo consapevole
Il consumo consapevole è un concetto che guida individui e comunità verso scelte più responsabili e sostenibili. In un'epoca in cui la società è sempre più consapevole dell'impatto ambientale e sociale delle proprie azioni, il consumo consapevole emerge come un modo efficace per promuovere un cambiamento positivo.
Il consumo consapevole non è semplicemente limitato all'atto di acquistare beni e servizi, ma implica una riflessione più profonda su come le nostre decisioni influenzano il mondo che ci circonda. Significa essere consapevoli delle risorse impiegate nella produzione di un oggetto, delle condizioni di lavoro dei produttori e del ciclo di vita del prodotto stesso. Si tratta di un approccio che incoraggia a fare scelte informate, considerando gli impatti ambientali, sociali ed economici.
Una pausa pranzo consapevole
La pausa pranzo è l'occasione perfetta per fare scelte alimentari consapevoli. Optare per cibi locali e di stagione non solo supporta l'economia locale, ma riduce anche l'impatto ambientale legato al trasporto di alimenti da luoghi lontani. Inoltre, scegliere opzioni biologiche e sostenibili promuove pratiche agricole rispettose dell'ambiente.
Un elemento chiave di questa tipologia di scelta, è la consapevolezza dei nutrienti che il nostro corpo richiede per funzionare al meglio. Pasti sani e nutrienti oltre a concedere soddisfazione al palato, dovrebbero fornire nutrimento equilibrato.
Ma le nostre scelte alimentari non influenzano solo la nostra salute individuale, hanno anche un impatto significativo sul pianeta. Esiste un legame profondo tra ciò che mettiamo nel nostro piatto e l'ambiente che ci circonda.
L'industria alimentare è una delle principali fonti di emissioni di gas serra a livello globale. Dalla produzione agricola al trasporto e alla distribuzione, ogni fase del ciclo alimentare contribuisce al cambiamento climatico. L'adozione di pratiche agricole sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra nell'industria alimentare sono cruciali per mitigare gli effetti negativi sull'ambiente.
Preferire cibi locali e di stagione può ridurre l'impatto ambientale legato al trasporto di merci su lunghe distanze. Inoltre, sostenere l'agricoltura locale promuove la diversità agricola e contribuisce a mantenere le comunità rurali.
Con i buoni pasto Up Day e soprattutto Con l’app Buoni Up Day è possibile fare una pausa pranzo salutare e consapevole. Basta cercare la tipologia di locali di interesse e grazie al filtro PAUSA SANA scegliere il più adatto ad uno stile di vita sano e ad un’equilibrata alimentazione
Niente cibo sprecato con Last Minute Sotto casa
Il cibo sprecato è un problema cruciale nell'intera catena alimentare. Oltre a rappresentare una perdita di risorse e di denaro, contribuisce alle emissioni di gas serra derivanti dalla decomposizione dei rifiuti organici.
Ridurre lo spreco alimentare attraverso pratiche di consumo consapevole è fondamentale per promuovere la sostenibilità.
Last Minute Sotto Casa fa parte delle offerte proposte da Up Day e consente ai negozi con prodotti alimentari in prossimità di scadenza, di informare con immediatezza i cittadini nelle vicinanze, dell’opportunità di acquisto a prezzi scontati anche oltre il 50%
Un’idea Win-Win-Win che permette ad oggi di non buttare ogni mese nella spazzatura quasi una tonnellata di prodotto alimentare, consentendo inoltre ai cittadini un risparmio quotidiano che va dai 150 ai 250 euro.
Il negoziante evita di gettare prodotti ancora vendibili, il cliente ha l’occasione di risparmiare ma soprattutto vince il Pianeta!
La connessione tra alimentazione e ambiente è un aspetto cruciale della nostra vita quotidiana. Le nostre scelte alimentari influenzano direttamente la salute del pianeta, e optare per un'alimentazione più sostenibile può contribuire in modo significativo alla conservazione dell'ambiente per le generazioni future. L'adozione di pratiche alimentari consapevoli è il primo passo verso un futuro in cui il nostro benessere è strettamente intrecciato con quello del pianeta che è la nostra casa.
Gennaio 24, 2024
Buoni Pasto
Vuoi conoscere i locali dove spendere i tuoi buoni pasto DAY?
Molti tra il milione di lavoratori che utilizzano i buoni pasto Day nella loro pausa pranzo, sono clienti affezionati di alcuni esercizi affiliati. Pranzano sempre negli stessi posti, perché hanno trovato locali accoglienti e personale famigliare.
La pausa diventa così un momento per ricaricarsi e tornare poi al lavoro con più energia. Ma cosa succede quando ci spostiamo o desideriamo cambiare menu? Come trovare un locale adatto alle nostre esigenze?
Un unico strumento per scoprire i tuoi locali
La sezione online per la pausa pranzo a domicilio
Ogni domanda ha la sua risposta
Un unico strumento per scoprire i tuoi locali
All’interno della app ‘Buoni Up Day’ o del portale dedicato a tutti gli utilizzatori delle soluzioni Day, nella sezione MAPPA puoi cercare i locali che accettano i tuoi buoni, quelli più vicini a te o scegliere una località di tuo interesse.
Se sei già registrato alla piattaforma, non occorre una nuova registrazione. Puoi accedere con le stesse credenziali. Se non sei ancora registrato, bastano pochi passaggi per attivare il tuo Account Up Day.
Scarica qui App Buoni Up Day per iOS
Scarica qui App Buoni Up Day per Android
Se si hanno esigenze specifiche, nella sezione mappa, i FILTRI aiutano a scoprire le specialità gastronomiche, le modalità di pagamento e i servizi che i nostri partner offrono: intolleranze al lattosio, cucina macrobiotica, consegna take away, cucina healty food, tutto facilmente reperibile per vivere la propria pausa al meglio.
Per ogni locale è possibile visualizzare recensioni, foto e info utili fornite da Google.
Inoltre è possibile pagare comodamente dal proprio smartphone in pochi click il proprio pranzo. Puoi scegliere di pagare con Codice o con QR Code. Per pagare con Codice è sufficiente digitare il Codice generato dalla app dopo aver selezionato il numero buoni da utilizzare. Per pagare con QR Code invece, basta inquadrare il codice QR identificativo del locale.
La sezione online per la pausa pranzo a domicilio
La sezione ONLINE permette di poter acquistare nei siti Partner, con il buono pasto elettronico, tante soluzioni per la propria pausa pranzo. Diverse piattaforme di e-commerce che consegnano a domicilio in tutta Italia piatti pronti, spesa o prodotti gastronomici di alta qualità.
Recentemente Carrefour e Easy Coop sono entrate a far parte della rete online, basterà quindi possibile spostare i buoni in cloud nella propria app e procedere con gli acquisti sui siti partner e ricevere la spesa a domicilio.
A disposizione migliaia di prodotti per la spesa online e promozioni sui propri prodotti preferiti.
Ogni domanda ha la sua risposta
Per assistenza 24 ore su 24 è possibile attivare il Chatbot Up Day oppure chiamare l’Assistenza Dedicata 051 210 6509 dal lunedì al venerdì 8:30 - 18:30 orario continuato.
Il chatbot è perfettamente integrato con i sistemi di Up Day: questo gli consente di conoscere in anticipo le informazioni e i problemi dell’utente, offrendo risposte diverse a seconda di chi gli sta scrivendo per un’esperienza completamente personalizzata.
Il chatbot automatizza tutte le operazioni più comuni, come ricercare i locali in cui trascorrere la pausa pranzo, ma anche quelle più complesse come attivare la propria card contenente i buoni pasto o ricevere assistenza per gli acquisti online.
Dicembre 01, 2023
Buoni Acquisto
Regalo last minute? Scegli Cadhoc
Il Natale si avvicina e non hai ancora deciso cosa regalare ai tuoi dipendenti e collaboratori? Qui trovi l’idea giusta per te.
Si sa, in questo periodo dell’anno si è sempre di corsa, presi da tanti impegni e a volte fare i regali di Natale diventa uno stress. Si vorrebbe essere sempre originali con i clienti e allo stesso tempo dare il giusto valore e riconoscimento ai dipendenti e collaboratori, per il loro impegno svolto durante l’anno.
Cosa scegliere allora?
Il buono acquisto Cadhoc è sicuramente la soluzione più originale e premiante, che lascia la libertà di scelta a chi lo riceve.
Il buono shopping universale che si trasforma in ciò che si desidera: moda, viaggi, sport, carburante e tanto altro
Cadhoc e i suoi vantaggi fiscali
Buono cartaceo e digitale
Dove spendere i buoni Cadhoc
Acquista Cadhoc in pochi click
Cadhoc e i suoi vantaggi fiscali
Cadhoc, è il Buono Acquisto per i dipendenti 100% deducibile, esente IVA, senza oneri fiscali e previdenziali e non influisce sul reddito fino alla soglia di 258,23 euro.
Per il 2023, l’art. 40, D.L. n. 48/2023, ha previsto l’innalzamento dell’esenzione da 258,23 euro a 3.000 euro per i fringe benefit assegnati dal datore di lavoro in favore dei dipendenti con figli a carico.
Inoltre, sempre per questa fascia di dipendenti, possono essere riconosciuti anche i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas (relative al 2023), attivando la Piattaforma Day Welfare.
Cadhoc è sicuramente l’ideale per chi lo riceve, perché può essere speso presso più di 25.000 punti vendita dai brand più noti.
Per chi lo acquista invece, sarà sufficiente scegliere il valore dei buoni, il taglio, la modalità di consegna (via app al dipendente o blocchetto cartaceo) e al resto pensa Up Day.
Buono cartaceo e digitale
Il buono shopping Cadhoc è un blocchetto cartaceo di voucher che può essere consegnato personalmente ai propri dipendenti se si preferisce il regalo più “tradizionale”, oppure nella sua veste digitale, può essere ricevuto direttamente sullo smartphone tramite la app “Buoni Up Day”.
Sempre per la versione digitale, può essere scelto in formato pdf e distribuito attraverso la mail aziendale ad esempio o i propri canali.
E Chi li riceve potrà scaricare dagli store la app “Buoni Up Day” per gestire i buoni Cadhoc sia cartacei che digitali ricevuti dall’azienda.
Dove spendere i buoni Cadhoc
All’interno della app ‘Buoni Up Day’ Oltre a scoprire i punti vendita della propria città dove spendere i buoni Cadhoc, è possibile utilizzare i voucher per acquistare le Gift Card dei brand più conosciuti.
Alcuni dei partner Cadhoc sono: Amazon, Zalando, Decathlon, Q8, MediaWorld, Ibs, Ikea, Bata, Sephora, Maison Du Monde, Unieuro, La Rinascente e tanti altri ancora.
Cadhoc viene incontro alle esigenze di tutti e soddisfa le prime necessità, come fare la spesa al supermercato o fare rifornimento carburante alla propria auto, ma anche chi ha il desiderio di fare un giro di shopping.
Acquista Cadhoc in pochi click
Per acquisti last minute Cadhoc Shop è la soluzione migliore in soli 4 click: basta scegliere la composizione del blocchetto, inserire i propri dati di fatturazione e dopo aver effettuato il pagamento, in 24/48 ore è possibile già ricevere i buoni in azienda.
Puoi contattare il numero verde 800 834009 oppure direttamente il tuo referente di zona.
Ottobre 25, 2023
Buoni Pasto
Buoni pasto per partita iva, ditte individuali e liberi professionisti
Sai che anche le ditte individuali e i liberi professionisti possono usufruire dei buoni pasto? Scopri perché acquistarli e quando è possibile dedurli dalle tasse.
I buoni pasto sono tra i benefit aziendali più apprezzati in assoluto dai lavoratori. Non solo perché permettono di risparmiare sulle spese per l’acquisto dei pasti, ma anche perché sono esenti da tassazione.
In alcuni casi, le aziende possono estendere l’erogazione dei buoni pasto anche ai collaboratori. Tuttavia, anche se ciò non accadesse, le aziende senza dipendenti e i liberi professionisti possono acquistare autonomamente i buoni pasto, sebbene con benefici fiscali diversi.
C’è però una premessa doverosa da fare: tutte le norme di riferimento che attualmente disciplinano i buoni pasto si riferiscono esclusivamente a dipendenti. Non esistono esplicite norme che regolamentano l’utilizzo dei buoni da parte di altre categorie di soggetti. Detto ciò, vediamo un po’ più nel dettaglio la situazione dei buoni pasto per ditte individuali e liberi professionisti.
Buoni pasto e Partita IVA: come funzionano
Buoni pasto per chi ha partita IVA e per ditte individuali: sono possibili?
I buoni pasto possono essere utilizzati da chi ha una partita IVA individuale?
I buoni pasto possono essere utilizzati da chi ha una partita IVA forfettaria?
I buoni pasto possono essere utilizzati da partite IVA senza dipendenti?
Normativa e detrazioni fiscali
Deducibilità dei buoni pasto per le partite IVA: cosa sapere
Vantaggi dei buoni pasto con Partita IVA
Buoni pasto per ditte individuali e liberi professionisti: come acquistarli con Day Shop
Buoni pasto e Partita IVA: come funzionano
I voucher per il pranzo destinati ai professionisti autonomi, proprio come quelli destinati ai lavoratori dipendenti che ricevono un welfare aziendale, possono essere erogati sia in forma cartacea che in modo pratico ed economico attraverso un formato elettronico. Si tratta di una carta simile a una carta di debito o un bancomat, su cui vengono caricati mensilmente i buoni richiesti. Questo metodo rappresenta un modo intelligente per gestire il benefit, oltre ad essere ecologico e ridurre le spese di spedizione ed emissione.
I voucher pasto mantengono le stesse caratteristiche, sia che siano destinati ai dipendenti che ai professionisti autonomi:
Possono essere utilizzati solo per acquistare cibo e bevande (alcolici esclusi);
Possono essere spesi per un massimo di 8 voucher per ogni transazione;
Non possono essere convertiti in denaro (e non si può ricevere un resto);
Non possono essere venduti;
Non possono essere trasferiti ad altre persone.
L'emissione dei ticket è semplice, flessibile e adattabile alle esigenze individuali. È sufficiente comunicare il numero di buoni necessari mese per mese, di solito corrispondente a un voucher pasto per ogni giorno lavorativo (quindi circa 20 al mese). Inoltre, il suo valore facciale non prevede un importo predefinito e può quindi variare in base alle esigenze delle singole aziende o dei titolari di Partita Iva.
Buoni pasto per chi ha partita IVA e per ditte individuali: sono possibili?
La risposta è sì. Spesso si pensa che i buoni pasto siano solo per i lavoratori dipendenti, ma in realtà, possono essere utilizzati anche da altre categorie.
I liberi professionisti, i lavoratori freelance, gli agenti di commercio, i soci e gli amministratori di una società, i lavoratori autonomi, le ditte individuali possono acquistare e utilizzare i buoni pasto.
I buoni pasto possono essere utilizzati da chi ha una partita IVA individuale?
Certo! Inoltre, per i titolari di partita IVA che seguono il regime ordinario, l'utilizzo dei buoni pasto può rivelarsi estremamente vantaggioso. Questi voucher offrono molteplici benefici economici e fiscali, consentendo di ridurre notevolmente i costi aziendali e semplificando le procedure in modo efficiente e leggero.
I buoni pasto saranno destinati esclusivamente all'acquisto di pasti pronti e generi alimentari e saranno considerati fringe benefits. Ciò permetterà quindi di accedere a un trattamento fiscale agevolato tipico di tali benefit. Pertanto, gli imprenditori autonomi possono risparmiare considerevolmente e, in base alle disponibilità del fornitore scelto, personalizzare sia il numero che il valore dei buoni erogati.
I buoni pasto possono essere utilizzati da chi ha una partita IVA forfettaria?
Il regime forfettario offre diverse agevolazioni in termini di praticità e tassazione. Tuttavia, ci sono anche delle limitazioni, specialmente per quanto riguarda la deduzione dei costi e l'IVA. È importante sapere che il regime forfettario è esente dall'IVA, il che significa che non è possibile usufruire della detrazione fiscale sull'imposta indiretta. Inoltre, il reddito tassabile non viene calcolato in base ai costi e ai ricavi secondo il principio di competenza o di cassa, ma è stabilito in maniera forfettaria. Di conseguenza, viene applicata un'imposta sostitutiva che sarà del 5% per i primi 5 anni e del 15% per gli anni successivi. Questo comporta l'impossibilità di dedurre i costi. Quindi, se sei un professionista con il regime forfettario, puoi utilizzare i buoni pasto, ma non sarai in grado di dedurli dalle tasse.
I buoni pasto possono essere utilizzati da partite IVA senza dipendenti?
Anche in questo caso la risposta è affermativa e i vantaggi sono diversi. Richiedere la ricevuta fiscale rappresenta un processo che richiede tempo e non è facilmente conciliabile con le esigenze di un pranzo di lavoro. Pertanto, il voucher pasto si presenta come lo strumento ideale per ottenere vantaggi fiscali in modo pratico. Utilizzando il buono, si risparmiano preziosi minuti alla cassa e si può procedere rapidamente verso l'ufficio o altri impegni. Grazie alla pratica della fatturazione mensile, comune tra le aziende che offrono questo servizio, sarà possibile richiedere le opportune deduzioni e detrazioni con tranquillità. L'aspetto positivo di tutto ciò è che non sarà più necessario conservare scontrini e fatture.
Normativa e detrazioni fiscali
Quando un’azienda decide di riconoscere il buono pasto quale contributo alla pausa pranzo dei suoi lavoratori dipendenti si avvale della normativa che disciplina questo strumento, che prende il nome tecnico di servizio sostitutivo di mensa. Tale normativa è rappresentata principalmente dall’articolo 51 del TUIR (che può subire variazioni attraverso la Legge di Bilancio), dalla risoluzione numero 26 E del 2010 e dal Decreto Legislativo 314/1997.
Con il decreto n°122/2017 del MISE, la possibilità di acquistare e utilizzare i buoni pasto è stata estesa anche ai soggetti che abbiano instaurato con il datore di lavoro un rapporto di collaborazione “in senso ampio” anche non subordinato.
Per queste categorie, però, le regole per le detrazioni fiscali non sono uguali a quelle per le aziende che erogano i buoni pasto ai dipendenti e possono accedervi solo a condizione che i buoni pasto vengano effettivamente utilizzati durante l’orario di lavoro o come spese di rappresentanza.
Deducibilità dei buoni pasto per le partite IVA: cosa sapere
Il principale beneficio dei voucher pasto riguarda l'aspetto fiscale: infatti, l'acquisto dei buoni pasto è detraibile come spesa aziendale al 75% per liberi professionisti, artigiani, commercianti e ogni ditta individuale senza dipendenti.
Per i titolari di partita IVA che hanno dipendenti, l'acquisto dei buoni pasto può essere dedotto al 100% per IRES, IRPEF e IRAP, con limiti giornalieri di 4 € per i buoni pasto cartacei (precedentemente 5,29 €) e 8 € per quelli elettronici, come stabilito dalla Legge di stabilità del 2020. Questo perché i buoni pasto non sono considerati reddito da lavoro dipendente, ma un servizio complesso che va oltre la semplice somministrazione di cibo e bevande, come indicato nella circolare IRDCEC n.9/IR del 27/4/2009. Vi è anche un limite massimo deducibile, pari al 2% del fatturato complessivo.
Per quanto riguarda la detrazione dell'IVA, i liberi professionisti e le ditte individuali possono detrarre completamente l'IVA sui ticket al 10%. È per questo motivo che coloro che sono titolari di partita IVA e si trovano nel regime forfettario non traggono vantaggio dall'avere i buoni pasto, poiché in quel regime fiscale non è necessario versare o scaricare l'IVA.
Inoltre, è importante sapere che se i ticket vengono concessi anche per i giorni non lavorativi, superando quindi i 20 voucher al mese, tali buoni pasto sono soggetti a tassazione integrale, nonostante il loro valore non sia assimilabile a un reddito.
Recentemente, è stato chiarito dall'Agenzia delle Entrate, tramite l'interpello n. 956-2631/2020, che anche i lavoratori che operano in modalità smart-working hanno diritto ai buoni pasto e che, anche in questo caso, si applica la tassazione agevolata, con una detrazione di 8 € per i ticket elettronici e di 4 € per i ticket cartacei.
Vantaggi dei buoni pasto con Partita IVA
Oltre alla deducibilità, ci sono altri tre vantaggi importanti da considerare quando si parla di buoni pasto e partita IVA:
L'uso dei buoni pasto elettronici, che possono essere utilizzati tramite carta elettronica o app, è facile e versatile.
Non è più necessario conservare fatture e scontrini per la contabilità e la prima nota: si può semplicemente ricevere un'unica fattura mensile relativa all'acquisto dei buoni pasto.
Ciò porta a un risparmio di tempo e costi, poiché si riduce il numero di documenti da gestire amministrativamente.
Per coloro che hanno una partita IVA, l'utilizzo dei buoni pasto rappresenta davvero un cambiamento significativo. Inoltre, è importante sottolineare che i buoni pasto possono essere utilizzati non solo per consumare pasti presso caffetterie, ristoranti e bar convenzionati, ma anche per fare la spesa al supermercato, nei negozi di quartiere, nei food truck e altro ancora, con tutti i vantaggi descritti in precedenza.
I buoni pasto, quindi, sono un valido supporto per coloro che hanno una partita IVA, consentendo di ridurre i costi legati all'attività e abbattere la base imponibile ai fini dell'imposizione diretta.
Buoni pasto per ditte individuali e liberi professionisti: come acquistarli con Day Shop
I buoni pasto DAY, sia in forma cartacea, sia in forma elettronica, sono facili da ordinare, da gestire e soprattutto da spendere: il servizio DAY è convenzionato con oltre 110.000 locali di ogni tipo, tra cui anche molte gastronomie di supermercati della grande distribuzione organizzata.
Day gruppo Up ha sviluppato un sito responsive che è l’ideale per gli acquisti online di buoni pasto da parte di ditte individuali e liberi professionisti: DayShop. Un e-commerce che permette di acquistare i Buoni Pasto direttamente online in soli 4 click. L’utente sceglie subito il valore e il numero dei ticket, desiderati inserisce i dati di fatturazione, seleziona un metodo di pagamento tra bonifico, carta di credito e Paypal e conferma l’ordine. In 24/48 ore dal momento dell’acquisto, riceverà i buoni pasto.
Ottobre 09, 2023
Welfare Aziendale
Benefit aziendali: tutto quello che c’è da sapere
I benefit aziendali permettono di migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti. Ecco tutto quello che devi sapere su questo tipo di agevolazioni, dalle tasse alle loro caratteristiche fino alla possibile revoca.
I benefit aziendali sono beni e servizi compresi nei piani di welfare aziendale che le aziende offrono ai dipendenti per favorire la conciliazione vita-lavoro. I benefit aziendali sono una forma di retribuzione aggiuntiva fornita dalle aziende ai loro dipendenti, al di là dello stipendio base. Questi benefici mirano a migliorare l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e includono vantaggi come assicurazione sanitaria, assistenza per l'infanzia, programmi di formazione e sviluppo, agevolazioni per la conciliazione tra lavoro e famiglia e molte altre opzioni. L'obiettivo di tali benefici è attirare e trattenere i migliori talenti e promuovere la motivazione e la soddisfazione dei dipendenti. Si tratta di uno strumento importante nelle strategie delle risorse umane per promuovere il benessere dei dipendenti e creare un ambiente lavorativo favorevole. Ecco tutto quello che c’è da sapere:
Cosa sono i benefit aziendali?
Differenza tra fringe benefits e flexible benefits
Quali sono i benefit aziendali?
Quali sono i benefit aziendali obbligatori
Quali sono i benefit aziendali per gli amministratori
Come sono tassati i benefit aziendali?
I benefit aziendali possono essere tolti?
Cosa sono i benefit aziendali?
I dipendenti sono la risorsa principale di un’azienda. Sono sempre di più le aziende che lo riconoscono e che si impegnano per rendere più facile e serena la vita dei propri collaboratori.
Un lavoratore che si sente considerato e valorizzato, infatti, è più felice, produttivo e fedele all’azienda. L’azienda, in conseguenza di ciò, otterrà diversi vantaggi, come l’aumento della propria produttività, della competitività e dell’efficienza.
Secondo numerosi sondaggi effettuati tra i lavoratori del settore privato, molti di loro preferiscono ricevere benefit aziendali piuttosto che aumenti di denaro in busta paga.
I benefit aziendali sono quell’insieme di beni, servizi e agevolazioni di vario tipo che il datore di lavoro mette a disposizione dei propri dipendenti per migliorare la qualità della vita dei lavoratori e favorire la conciliazione vita-lavoro.
Tali benefit rappresentano a tutti gli effetti un compenso di natura non monetaria che viene erogato dall’azienda al dipendente e rientrano a pieno titolo nelle misure di welfare aziendale. Questo perché è proprio attraverso l’erogazione di questi bonus che si esplicita una parte consistente di molti piani di welfare.
Differenza tra fringe benefits e flexible benefits
I benefit aziendali si dividono in due categorie:
i fringe benefits;
i flexible benefits.
È importante conoscere la distinzione tra fringe benefits e flexible benefits perché la loro natura rende differente il tipo di trattamento economico a cui sono sottoposti.
I fringe benefits sono compensi in natura erogati dalle aziende ai propri dipendenti e vengono considerati come una parte di retribuzione aggiuntiva rispetto a quella ordinaria, pertanto sono soggetti a tassazione agevolata solo in parte.
I flexible benefits, invece, sono considerati complementari alla retribuzione ordinaria e, per questo, sono esonerati totalmente dal pagamento di contributi e imposte sul reddito da parte del lavoratore.
Quali sono i benefit aziendali?
I benefit aziendali sono moltissimi e possono riguardare sia la sfera lavorativa, sia la sfera privata del lavoratore.
I più comuni benefit aziendali che vengono erogati per facilitare al dipendente la vita lavorativa sono:
lo smart working;
i permessi retribuiti;
i congedi parentali per i neogenitori;
il cellulare aziendale;
l’auto aziendale;
il servizio di mensa o i buoni pasto da utilizzare in pausa pranzo e non solo;
l’organizzazione di servizi di trasporto o di offerta di abbonamenti ai mezzi pubblici;
gli alloggi o appartamenti aziendali.
Tra di essi rientrano anche i servizi salva-tempo, come la lavanderia, la possibilità di farsi portare la spesa in azienda e il servizio di ritiro della posta.
Poi ci sono i benefit che offrono al lavoratore la possibilità di risparmiare, come:
la possibilità di crearsi una pensione integrativa attraverso il versamento del premio di risultato in fondi pensione;
l’accesso ad un’assicurazione sanitaria integrativa;
la possibilità di ottenere prestiti a tasso agevolato;
i buoni benzina;
i buoni spesa.
Tra le agevolazioni più apprezzate dai lavoratori ci sono anche quelle che permettono di prendersi cura del proprio benessere, quali:
le visite mediche e checkup offerti dall’azienda;
il medico aziendale;
la palestra aziendale o convenzioni con palestre esterne all’impresa;
l’erogazione di corsi di formazione e specializzazione;
il rimborso delle spese sostenute per prendere parte a corsi di formazione esterni all’azienda.
Per garantire il benessere dei dipendenti i datori di lavoro tengono in conto non solo le loro esigenze personali, ma anche quelle che derivano dalla vita familiare. Per questo, molte aziende predispongono dei benefit destinati ai familiari dei lavoratori. Tra i più apprezzati ci sono:
il nido aziendale;
il rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette scolastiche, anche delle scuole dell’infanzia, dei servizi di doposcuola, dei centri estivi;
il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di testi scolastici;
l’erogazione di borse di studio;
il servizio di baby-sitting;
l’erogazione di servizi di assistenza destinati ai familiari malati o non autosufficienti.
Quali sono i benefit aziendali obbligatori
Con il rinnovo di determinati contratti collettivi è stato introdotto l’obbligo di un piano welfare obbligatorio che segua alcune indicazioni ben precise. Tali indicazioni variano in base al CCNL di riferimento, ma in linea generale è obbligatorio un versamento ai lavoratori dipendenti che va dai 100 euro ai 200 euro all’anno in servizi di welfare.
Ma quali sono i CCNL che prevedono benefit aziendali obbligatori? Eccone alcuni:
Settore Metalmeccanico
Terziario Avanzato
Impianti Sportivi e Attività Sportive
Servizi Assistenziali e Socio Sanitari
Orafi, Gioiellieri e Argentieri
CCNL Metalmeccanici
Il contratto collettivo nazionale (CCNL) per il settore delle piccole e medie imprese del settore metalmeccanico, sottoscritto da FIOM-CGIL, Confapi, UILM-UIL e FIM-CISL, e rinnovato il 26 maggio 2021, ha introdotto nell'articolo 51, intitolato "Benefit Aziendali", l'obbligo per i datori di lavoro di mettere a disposizione di tutti i dipendenti strumenti di welfare fino al 2024.
Questi strumenti possono rientrare sia nella categoria del benefit flessibile (come servizi di utilità sociale, assistenza ai figli e agli altri familiari, ecc.) sia tra i benefit aggiuntivi (ovvero i vantaggi in natura) e possono essere usufruiti anche tramite buoni acquisto, del valore di 200 euro, da utilizzare entro il 31 dicembre di ogni anno di riferimento. Inoltre, le parti hanno stabilito che il datore di lavoro deve effettivamente mettere a disposizione degli strumenti di welfare entro la fine di febbraio di ogni anno.
CCNL Impianti Sportivi
Il 10 settembre 2022 è stato sottoscritto il CCNL per il settore degli impianti sportivi e delle attività sportive, con l'obiettivo di istituire specifici strumenti di protezione per i lavoratori. Le organizzazioni datoriali e sindacali firmatarie hanno stabilito che, a partire dal 1° gennaio 2023, i datori di lavoro sono tenuti, all'inizio di ogni anno, a mettere a disposizione dei dipendenti strumenti di welfare del valore annuo di 100 euro, da utilizzare entro il 30 novembre dell'anno successivo.
Terziario Avanzato
A partire da quest'anno, sono previste anche nuove misure di welfare contrattuale nel CCNL Terziario Avanzato, firmato il 26 settembre 2022 e valido fino al 31 agosto 2025. Viene istituito esplicitamente il "Welfare Contrattuale", che il datore di lavoro è obbligato a fornire attraverso accordi aziendali di secondo livello o tramite regolamento aziendale a tutti i lavoratori. Ciò può avvenire anche tramite l'utilizzo di una piattaforma welfare.
Il CCNL Terziario Avanzato stabilisce anche gli importi del welfare contrattuale da riconoscere ai lavoratori, differenziandoli per livello di inquadramento. A partire dal 2023, devono essere concessi benefit welfare del valore di 2.600 euro all'anno per i dirigenti, 1.300 euro all'anno per i quadri e 660 euro all'anno per gli impiegati e gli operatori di vendita.
Questi importi vengono assegnati dal datore di lavoro entro il 31 dicembre di ogni anno e devono essere utilizzati entro 12 mesi dalla loro disponibilità per il lavoratore.
CCNL Servizi assistenziali e Orafi
Nel contratto per il personale delle Case di Cura e i Servizi Assistenziali e Socio Sanitari, il welfare aziendale è stato introdotto nel marzo 2018. Nel 2020, è stata stanziata una somma di 200 euro da erogare alle aziende sotto forma di beni e servizi di welfare, che i dipendenti potevano utilizzare per previdenza complementare, assistenza sanitaria, istruzione, buoni acquisto o voucher per servizi e tempo libero.
Anche il CCNL per i dipendenti delle aziende orafe (orafi, argentieri e gioiellieri), che coinvolge circa 45.000 lavoratori in Italia, continua ad essere valido. Le parti firmatarie del contratto, rinnovato il 3 dicembre 2021 e valido fino al 31 dicembre 2024, hanno prorogato le misure di welfare contrattuale introdotte nella versione originale. Secondo l'accordo, i datori di lavoro devono mettere a disposizione dei lavoratori strumenti di welfare del valore di 200 euro entro il mese di giugno di ogni anno, che i lavoratori possono utilizzare entro il 31 maggio dell'anno successivo.
Quali sono i benefit aziendali per gli amministratori
Secondo l'articolo 50 del TUIR, le somme e i valori ricevuti in qualunque forma dagli amministratori di società, associazioni o altri enti con o senza personalità giuridica sono equiparati ai redditi da lavoro dipendente. Tutti i compensi erogati agli amministratori, tranne quelli esclusi dalla legge, sono considerati reddito tassabile. Il termine "somma" si riferisce al denaro, mentre il termine "valori" si riferisce a beni, servizi o altre utilità ricevute gratuitamente o in parte.
I fringe benefit possono essere concessi agli amministratori e ad altre persone con reddito assimilato al lavoro dipendente, come confermato dall'Agenzia delle Entrate nella Circolare del 4 novembre 2022, n. 35. I fringe benefit possono essere personalizzati e includere beni o servizi destinati anche all'amministratore unico. Alcuni benefit aziendali per gli amministratori possono includere buoni spesa, buoni carburante e l'uso di un'auto per scopi personali.
Come sono tassati i benefit aziendali?
Per capire come sono tassati i benefit aziendali bisogna fare riferimento alla normativa in materia di redditi da lavoro dipendente, che comprende sia un articolo del Codice civile, sia il TUIR, il testo unico sulle imposte sui redditi, che ogni anno viene aggiornato con le eventuali modifiche apportate dalla Legge di Bilancio.
Per comprendere come funziona la tassazione di alcuni benefit aziendali, bisogna anche fare una distinzione tra il valore normale del bene o servizio erogato, cioè il valore che ha al momento del suo acquisto, e il valore convenzionale, cioè un valore fittizio che viene determinato in base a criteri diversi, a seconda del benefit erogato, per determinare quale sia la parte dello stesso da inserire in busta paga.
La normativa sulla tassazione dei benefit
Iniziamo ad analizzare la normativa partendo dal Codice civile. L’articolo 2099 è interamente dedicato alla materia della retribuzione dei lavoratori. Nell’ultima parte dello stesso, viene esplicitato che il lavoratore può chiedere di essere retribuito in tutto o in parte con la partecipazione agli utili o ai prodotti, con una provvigione o con prestazioni in natura.
Ciò significa che i benefit erogati dal datore di lavoro ai dipendenti sono parte integrante del loro reddito e, quindi, potenzialmente soggetti a tassazione.
Per capire se, e in che misura, i benefit aziendali siano effettivamente soggetti all’imposizione fiscale e contributiva, bisogna rifarsi al TUIR che, all’articolo 51, stabilisce quali siano i redditi da lavoro dipendente, i casi e le modalità di esclusione.
Il comma 1 di tale articolo stabilisce che il reddito da lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori corrisposti dal datore di lavoro durante il periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali.
Al comma 2, invece, vengono indicati i casi in cui i beni e i servizi erogati dal datore di lavoro non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente.
La normativa, inoltre, stabilisce che i benefit erogati in sostituzione del premio di risultato per volontà del dipendente, risultino esenti dalla tassazione fino alla soglia di 3.000 euro annui, che è anche quella fissata dalla legge per la tassazione agevolata del premio di risultato in denaro.
Nel TUIR è anche specificato che, perché le aziende e i lavoratori dipendenti abbiano diritto a godere della tassazione agevolata sui benefit, essi devono essere erogati alla totalità dei dipendenti o a categorie omogenee di lavoratori ed essere compresi nella contrattazione nazionale di primo o secondo livello o negli accordi stipulati dall’azienda con i sindacati.
Esempi di tassazione dei benefit aziendali
Vediamo qualche esempio di tassazione parziale dei benefit aziendali, in base a quanto stabilito dall’articolo 2 del TUIR:
i contributi previdenziali e assistenziali, compresi i contributi di assistenza sanitaria, erogati dal datore di lavoro in ottemperanza alle disposizioni di legge non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino alla somma di 615,20 euro;
i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino alla soglia di 4 euro giornalieri per i cartacei e di 8 euro per i buoni elettronici;
i buoni spesa e i voucher welfare per un valore complessivo di 258,23 euro;
l’auto aziendale ad uso promiscuo viene tassata calcolando il 30% del suo valore convenzionale, che si ricava moltiplicando il costo chilometrico indicato dalle tabelle ACI per 15.000 km annui;
i prestiti aziendali concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente solo sulla differenza esistente tra il tasso d’interesse applicato dalle società finanziarie al momento della sua erogazione e il tasso agevolato praticato dall’azienda.
I casi più frequenti di esclusione totale dei benefit aziendali dalla formazione del reddito imponibile sono, invece:
i servizi di trasporto collettivo e il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto degli abbonamenti ai mezzi pubblici;
il rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette di scuole dell’infanzia, servizi di doposcuola e centri estivi;
l’erogazione di borse di studio ai familiari;
i corsi di formazione erogati ai dipendenti;
l’erogazione di servizi di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti.
I benefit aziendali possono essere tolti?
I benefit aziendali, come tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, sono soggetti alle regole e alle condizioni stabilite dal contratto di lavoro o dagli accordi aziendali. In generale, i benefit aziendali possono essere revocati o modificati se ciò è previsto da tali accordi o se esistono circostanze che giustificano la loro revoca. Ad esempio, se un'azienda attraversa una crisi finanziaria o una riduzione delle risorse, potrebbe essere necessario rivedere o ridurre i benefit offerti ai dipendenti. Tuttavia, è importante che le eventuali modifiche ai benefit vengano gestite in modo trasparente e in conformità con le leggi del lavoro e le disposizioni contrattuali.
Inoltre, in alcuni casi, la revoca o la modifica dei benefit aziendali potrebbe richiedere il consenso o la consultazione dei rappresentanti dei lavoratori o dei sindacati, a seconda delle leggi e dei regolamenti locali. Pertanto, questa dipenderà dalle specifiche circostanze, dalle disposizioni contrattuali e dalle norme che regolano il rapporto di lavoro.
Settembre 11, 2023
Buoni Pasto
Buoni pasto in maternità, che cosa stabilisce la normativa?
I buoni pasto rappresentano un benefit aziendale utilissimo e apprezzato sia dalle aziende che dai lavoratori. Ma si ha diritto a riceverli durante la maternità e l’allattamento?
I buoni pasto sono uno dei benefit aziendali più apprezzati dai lavoratori e, secondo la normativa, spettano a tutti i dipendenti subordinati. Si tratta di un servizio di mensa sostitutivo da utilizzare durante la pausa pranzo e non solo. Questi fringe benefit risultano vantaggiosi sia per gli impiegati che per l’azienda che li eroga tramite welfare aziendale, poiché grazie a questi è possibile ottenere diverse agevolazioni fiscali, oltre a favorire il benessere di tutti i lavoratori. Ma cosa succede quando la dipendente si trova in maternità? Scopriamolo in questo articolo.
Congedo di maternità: cosa sapere
Buoni pasto durante il congedo di maternità
Buoni pasto durante il periodo di allattamento
Come sostenere le lavoratrici con il welfare aziendale
Congedo di maternità: cosa sapere
Prima di tutto, è importante sapere che esistono diversi tipi di congedi di maternità e il riconoscimento dei buoni pasto dipende dalla fonte di erogazione. Ma andiamo con ordine e vediamo prima quali sono le differenze fra:
Maternità obbligatoria
Maternità facoltativa
Maternità anticipata
Maternità obbligatoria
La maternità obbligatoria, chiamata anche congedo di maternità obbligatorio, è il periodo in cui la dipendente deve astenersi obbligatoriamente dal lavoro durante la gravidanza e il puerperio o, in altri casi, a seguito di adozione o affidamento di minori. Questo periodo dura 5 mesi e può avere inizio:
durante i due mesi che precedono la data presunta del parto;
durante i tre mesi successivi al parto effettivo.
Oltre a essere un obbligo da parte del datore di lavoro, è anche un diritto indisponibile della lavoratrice. In altre parole, l’astensione dal lavoro non può essere in nessun caso oggetto di rinuncia, nemmeno in caso di ottime condizioni di salute della madre e del feto. L’INPS riconosce in questo caso un’indennità pari all’80% dello stipendio percepito dalla lavoratrice.
Maternità facoltativa
Una volta trascorso il periodo di congedo di maternità obbligatorio che, come abbiamo visto, è pari a 5 mesi complessivi, la lavoratrice ha il diritto di richiedere ulteriori mesi di astensione facoltativa dal lavoro dopo la nascita o l’adozione del figlio. Inoltre, la maternità facoltativa può essere richiesta da entrambi i genitori nei primi 12 anni di vita del figlio, quindi è un diritto riconosciuto anche al lavoratore padre. A differenza del congedo obbligatorio, viene indennizzato dall’INPS al 30% della retribuzione e può essere utilizzando anche sotto forma di permessi.
Maternità anticipata
In alcuni casi è possibile o necessario usufruire della maternità anticipata. Nello specifico, la lavoratrice può richiedere di anticipare il periodo di maternità obbligatorio quando sussistono gravi malattie o complicanze che possono compromettere la gravidanza oppure quando le condizioni lavorative o ambientali non possono essere ritenute consone per tutelare la salute del bambino e/o della donna. Lo stesso vale quando la donna è addetta a lavorazioni pericolose, pesanti e/o insalubri e non è possibile assegnarle altre mansioni compatibili con il suo attuale stato di salute.
Buoni pasto durante il congedo di maternità
Come accennato, il riconoscimento dei buoni pasto nel periodo di maternità obbligatoria dipende sostanzialmente dalla fonte di erogazione. Cosa vuol dire? Significa che le dipendenti hanno diritto ai buoni pasto durante tale periodo solo se il regolamento interno aziendale, il contratto individuale o la contrattazione li prevedono. Trattandosi di un elemento del trattamento economico e normativo che l’azienda è obbligata a garantire ai propri lavoratori, infatti, anche nel periodo di maternità dovrà essere garantito questo servizio.
Diversamente accade invece quando il buono pasto è erogato dal datore di lavoro su base volontaria, in assenza di un accordo individuale. In questo caso la lavoratrice non avrà il diritto a ricevere i buoni pasto.
In ogni caso, qualora la dipendente in maternità abbia diritto al servizio sostitutivo di mensa aziendale, questi non contribuiranno alla formazione del reddito da dipendente fino al limite giornaliero di 8 euro in caso di buoni pasto elettronici o di 4 euro in caso di buoni pasto cartacei.
È importante sapere che ciò che la legge prevede per la maternità obbligatoria vige anche in caso di paternità obbligatoria con l’unica differenza che invece di durare 5 mesi la sua durata è pari a 10 giorni.
E per quanto riguarda invece i buoni pasto durante il congedo parentale? A prescindere dai contratti collettivi e dalla modalità di erogazione, purtroppo, durante la maternità facoltativa e il congedo parentale non sono previsti questi benefit per i lavoratori.
Buoni pasto durante il periodo di allattamento
Tutte le donne dipendenti in maternità devono sapere che anche durante l’allattamento vengono maturati i buoni pasto. La Cassazione ha stabilito che la dipendente ha diritto al riconoscimento dei buoni pasto soltanto se la sua prestazione lavorativa è di almeno 6 ore al giorno o pari a quanto stabilito dalla contrattazione collettiva. Infatti, l’erogazione dei buoni pasto è correlata al diritto a fare un intervallo in una giornata lavorativa con una durata superiore a sei ore.
Come sostenere le lavoratrici in maternità con il welfare aziendale
Ogni azienda può scegliere di sostenere i dipendenti che sono diventati genitori e, nello specificato, le neo o future mamme, in svariati modi. È possibile scegliere fra numerosi benefit come ad esempio i voucher welfare, che danno alle madri e ai padri la possibilità di acquistare beni e servizi necessari durante il periodo di maternità e per i bambini in generale (asili nido, baby sitter, ecc); i rimborsi spesa, i buoni regalo e molti altri ancora.
Oltre ai benefit citati, i datori di lavoro hanno a loro disposizione una vasta gamma di fringe benefit da scegliere in base alle esigenze dei propri dipendenti e dell’azienda stessa, che risultano convenienti per tutti in quanto prevedono numerose agevolazioni fiscali e contribuiscono al miglioramento del clima aziendale e del benessere generale dei lavoratori.
Settembre 04, 2023
Welfare Aziendale
Welfare aziendale: che cos’è e come funziona
Il termine welfare aziendale si usa per indicare tutte quelle misure messe in campo dalle aziende per garantire il benessere del lavoratore e favorire la conciliazione vita-lavoro.
Negli ultimi decenni si è assistito ad una contrazione progressiva delle misure di welfare pubblico, in particolare in ambiti come la sanità e le pensioni. Per questo motivo, le recenti normative orientate ad agevolare le iniziative di welfare finalizzate a sostenere e supportare il welfare pubblico hanno trovato terreno fertile nelle aziende private.
I datori di lavoro sono sempre più sensibili e interessati alla qualità della vita dei propri dipendenti, sia nell’ambiente di lavoro, sia nella vita privata. Tanto che sono sempre di più le aziende, anche di medie e piccole dimensioni, che decidono di attuare piani di welfare aziendale per sostenere e premiare i propri collaboratori.
Ma cos’è, di preciso, il welfare aziendale, e come lo si può applicare in concreto? Leggi la nostra guida per trovare le risposte a tutte le tue domande sul welfare aziendale.
Cosa significa welfare aziendale?
Come funziona il welfare aziendale?
Quando viene erogato il welfare aziendale
Come funziona il welfare aziendale in busta paga? Un esempio
Piani di welfare aziendale: gestione e finanziamento
Esempi di welfare aziendale
Welfare aziendale pro e contro
Piani di welfare: quando funzionano davvero?
Come accedere al welfare aziendale
Qual è la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale?
Cosa significa welfare aziendale?
Secondo la definizione di AIWA (Associazione Italiana Welfare Aziendale) il termine “welfare aziendale” si usa per indicare tutte quelle somme, beni, prestazioni, opere e servizi corrisposti al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese, la cui finalità di rilevanza sociale li escluda, in tutto o in parte, dalla formazione del reddito da lavoro dipendente.
Rientrano, perciò, nell’ambito del welfare aziendale tutte le attività promosse dal datore di lavoro che contribuiscono a favorire il benessere dei dipendenti. Gran parte di queste attività, in particolare quelle cui è riconosciuta una rilevanza sociale, contemplano importanti vantaggi fiscali e contributivi tanto per l’azienda quanto per i lavoratori coinvolti.
Tuttavia, i vantaggi fiscali e contributivi non sono i soli benefici di cui godono le imprese e i lavoratori che hanno accesso al welfare.
Le misure adottate dalle aziende in questo ambito, offerte sia ai lavoratori, sia ai loro familiari, sono finalizzate a migliorare il work-life balance e la soddisfazione dei dipendenti.
L’impresa, invece, vedrà aumentare il benessere organizzativo, la motivazione e la produttività del personale.
Come funziona il welfare aziendale?
L’applicazione delle misure di welfare aziendale è diversa per ogni azienda, anche se tutte le imprese che scelgono di offrire delle agevolazioni ai propri collaboratori devono seguire lo stesso percorso, che si compone di almeno 5 fasi fondamentali:
analisi dei benefit e delle misure già adottate, dei costi e dei canali di finanziamento del piano (risorse proprie, premio di risultato);
analisi della popolazione aziendale e dei suoi fabbisogni;
progettazione del piano. Scelta delle misure di welfare più idonee a soddisfare le esigenze dei lavoratori, investimento delle somme necessarie alla sua attuazione, pianificazione degli obiettivi e individuazione delle modalità di erogazione dei benefit aziendali;
informazione dei dipendenti riguardo all’attuazione del piano di welfare, dei suoi contenuti e delle modalità scelte dall’azienda per erogare i benefit;
monitoraggio delle performance del piano di welfare.
L’azienda, quindi, dopo aver individuato eventuali misure di welfare già esistenti, analizza i bisogni dei propri dipendenti e pianifica di conseguenza un PWA (Piano di Welfare Aziendale) cercando di conciliare la disponibilità di risorse, eventuali obblighi contrattuali e le aspettative del personale.
Le misure che compongono il PWA possono essere:
di tipo organizzativo, ad esempio operando sull’orario di lavoro;
di tipo compensativo prevedendo ad esempio l’erogazione di prestazioni e servizi per la generalità o categorie omogenee di dipendenti.
È importante che il welfare aziendale non sia inteso in termini retributivi perché non è stato concepito dal legislatore per sostituire la retribuzione.
Quando viene erogato il welfare aziendale
La Circolare INPS numero 73 del 24 giugno 2022 fornisce novità importanti per ciò che riguarda il calendario dei pagamenti dell’indennità. In sintesi, i dipendenti riceveranno un bonus di 200 euro a luglio, mentre le altre categorie dovranno attendere il mese di ottobre per l’erogazione del bonus.
È stato inoltre rinnovato il CCNL Metalmeccanici, siglato da alcune organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, che sarà valido per i prossimi 3 anni, fino al 30 giugno 2024. Tra le novità introdotte, i lavoratori del settore avranno diritto a 200 euro all'anno di flexible benefit, che potranno utilizzare per acquistare beni o servizi. Le aziende dovranno mettere a disposizione di tutti i dipendenti questi strumenti di welfare entro giugno di ogni anno, e i lavoratori avranno fino a maggio dell'anno successivo per usufruirne. I dipendenti con contratto a tempo indeterminato e determinato con almeno 3 mesi di anzianità nell'anno potranno beneficiare di queste novità e le aziende potranno offrire una gamma di flexible benefit tra cui scegliere.
Come funziona il welfare aziendale in busta paga? Un esempio
La modifica dell'articolo 51 del Tuir del 2016 ha reso il welfare aziendale uno strumento molto utile per ridurre il cuneo fiscale delle aziende. Il welfare aziendale prevede che l'azienda offra ai propri dipendenti dei benefici esenti da contributi e tasse. Vediamo insieme un esempio pratico.
Se l'azienda vuole erogare un premio di 1000€ al dipendente, dovrà spendere circa 1500€, in quanto il premio verrà tassato e il dipendente riceverà solo circa 700€. Invece, con il welfare aziendale, i 1000€ pagati dall'azienda sono netti per il dipendente e l'azienda risparmierà sul costo del lavoro.
Il welfare aziendale può essere attivato tramite un regolamento interno e può comprendere servizi e beni come voucher per la sanità, assicurazioni, corsi di formazione e attività sportive. In questo modo, l'azienda può migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti e allo stesso tempo ottenere vantaggi fiscali.
Piani di welfare aziendale: gestione e finanziamento
Negli ultimi anni si sono proposte sul mercato diverse imprese (i cosiddetti provider) che offrono servizi di supporto alle aziende che intendono implementare i propri piani di welfare aziendale con erogazione di flexible benefit.
Generalmente, quest’attività è gestita mediante piattaforme web: dei veri e propri portali all’interno dei quali i lavoratori trovano tutti i benefit messi a loro disposizione dal datore di lavoro, a cui possono attingere utilizzando i crediti welfare assegnati a ciascuno dall’azienda.
La fonte di tali importi dipende dall’origine del piano di welfare. Sostanzialmente, i crediti welfare sono riconducibili a tre macrocategorie di finanziamento:
Welfare contrattuale. Deriva da obblighi che il datore di lavoro si è assunto aderendo a un contratto collettivo nazionale o di secondo livello (aziendale o territoriale), oppure emanando un regolamento che lo vincola all’erogazione del welfare aziendale anche se l’iniziativa è volontaria e unilaterale;
Welfare derivato dalla trasformazione del Premio di Risultato aziendale (PDR). In questo caso, il welfare aziendale deriva dalla possibilità che il legislatore ha dato ai lavoratori di scegliere se ricevere il proprio premio di risultato sotto forma di un bonus in denaro, direttamente in busta paga, con tassazione agevolata al 10% o in misure di welfare non soggette ad alcuna tassazione;
Welfare volontario unilaterale, concesso in autonomia dal datore di lavoro in piena liberalità (in questo caso, secondo la legge, la deducibilità fiscale del PWA è limitata al 5 per mille del costo generale annuo del lavoro).
Esempi di welfare aziendale
Il welfare aziendale è un insieme di iniziative che ha come obiettivo principale il benessere e la salute dei lavoratori, non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di assistenza sanitaria, mobilità e conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. Il welfare aziendale si basa prevalentemente sull’erogazione di benefit che riguardano sia il lavoratore stesso, sia la sua famiglia:
Previdenza complementare;
Buoni carburante;
Buoni acquisto;
Sanità integrativa (assicurazione sanitaria);
Assistenza e cura dei familiari;
Educazione e istruzione dei figli: rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette di asilo nido, scuola dell’infanzia, doposcuola e centri estivi, acquisto di libri e testi scolastici;
Accesso ad attività culturali e ricreative: abbonamenti a cinema, teatri, musei e altri luoghi di cultura;
Rimborso delle spese di trasporto pubblico locale: rimborso delle spese sostenute per i viaggi di andata e ritorno dal lavoro;
Finanziamenti e mutui;
Acquisti (limitatamente ai fringe benefit, quindi, a 258,23€ annui per dipendente, innalzati a 2000 € per i dipendenti con figli a carico e a 1000 € per tutti gli altri, limitatamente all'anno 2024);
Corsi di formazione;
Buoni regalo.
Tuttavia, sarebbe errato confondere il welfare aziendale con la sola erogazione dei benefit.
Tra le tante forme che può assumere ci sono anche diverse iniziative che hanno lo scopo di offrire un maggiore sostegno alla vita lavorativa dei dipendenti come:
flessibilità oraria;
smart working;
telelavoro;
banca ore.
Welfare aziendale pro e contro
Il welfare aziendale rientra in una logica di “total reward” che rappresenta un’evoluzione del concetto di retribuzione tradizionalmente inteso.
Ragionando in termini più generali di compensazione piuttosto che di retribuzione, tutte le risorse e i vantaggi che l’azienda mette a disposizione dei propri collaboratori per riconoscerne e valorizzarne l’impegno sono enfatizzate e ottimizzate.
I vantaggi che derivano da questo approccio sono connessi al miglioramento del riconoscimento dell’impegno reciproco e del senso di appartenenza. Esistono quindi vantaggi sia per il dipendente che per l’azienda.
I vantaggi per i lavoratori
Se il welfare aziendale riesce a incidere positivamente sulla qualità della vita e sul benessere dei dipendenti, questi lavoreranno con maggiore soddisfazione e in condizioni di maggiore sicurezza e serenità.
I vantaggi più significativi, oltre a motivazione e compartecipazione, sono:
riduzione dello stress;
miglioramento della conciliazione vita-lavoro, che consente di dedicare più tempo alla vita familiare e alle attività ricreative;
aumento del proprio potere d’acquisto. Misure come l’erogazione di buoni pasto e buoni spesa e il rimborso delle spese di trasporto offrono il grande vantaggio di ottenere un risparmio sulle spese fisse mensili e, di conseguenza, un innalzamento del potere d’acquisto.
Lo stesso risultato lo si ottiene anche consentendo ai dipendenti la possibilità di convertire il premio di risultato in misure di welfare.
I vantaggi per le aziende
Un personale più attento e motivato rappresenta un valore aggiunto per l’azienda, che ottiene numerosi vantaggi tangibili:
incremento della produttività. È una conseguenza quasi automatica del miglioramento del clima aziendale;
riduzione di fenomeni quali assenteismo e turnover;
miglioramento della capacità di attrarre e mantenere i talenti dovuta alla realizzazione di ambienti di lavoro positivi ed accoglienti.
È bene notare, inoltre, che il fenomeno delle grandi dimissioni, noto come "Great Resignation", è stato accentuato dalla pandemia di COVID-19 e sta mettendo ancora oggi sotto pressione molte aziende. Per contrastarlo, le aziende possono implementare piani di welfare aziendale che offrano benefici e vantaggi ai dipendenti con lo scopo di migliorare il benessere dei lavoratori, aumentare il loro impegno e ridurre di conseguenza il rischio di dimissioni.
Vantaggi fiscali per tutti
Secondo quanto stabilito dalla normativa che regola le imposte sui redditi (TUIR – Testo Unico delle Imposte sui Redditi) sia aziende che lavoratori ottengono anche numerose agevolazioni fiscali dalle misure di welfare.
A seconda della tipologia di benefit erogati e della loro natura giuridica, infatti, si può ottenere un’esenzione parziale o totale dal pagamento delle tasse su questi beni e servizi.
Welfare aziendale: ci sono svantaggi?
No, se applicate all’interno di un piano ben strutturato, le misure di welfare comportano solo vantaggi sia per il datore di lavoro che per il lavoratore dipendente.
Piani di welfare: quando funzionano davvero?
L’efficacia di una buona politica di welfare aziendale dipende da quanto questa è coerente con le altre politiche dell’organizzazione per la gestione e lo sviluppo del personale.
Ogni iniziativa finalizzata al miglioramento del benessere del personale non può risultare credibile, apprezzabile e sostenibile se innestata in un contesto culturale e gestionale che non è percepito dai lavoratori come orientato al riconoscimento e alla valorizzazione delle risorse umane e al soddisfacimento delle loro reali esigenze.
Diverse ricerche hanno ormai chiaramente dimostrato che, potendo scegliere, la maggioranza dei lavoratori chiede innanzitutto maggiore flessibilità d’orario per disporre più liberamente del proprio tempo e maggiore capacità di spesa.
Il welfare aziendale, perciò, diventa un valore aggiunto tanto più importante e riconosciuto quanto più queste premesse sono effettivamente soddisfatte. Altrimenti, anche per non aggiungere frustrazione a frustrazione, è meglio attenersi alla contrattazione e riconoscere quanto dovuto in termini retributivi e contrattuali senza creare aspettative che non si è in grado di soddisfare.
Come accedere al welfare aziendale?
Quando un’impresa sceglie di intraprendere un percorso di welfare strutturato deve innanzitutto stabilire gli obiettivi strategici che intende perseguire, quindi deve coinvolgere il personale e le principali parti interessate (tra cui, prioritariamente, le parti sociali) per stabilire quali fabbisogni s’intendono soddisfare.
Dopo aver chiaramente individuato i target e i risultati attesi, compatibilmente con le risorse disponibili, l’organizzazione pianifica e realizza le misure che ritiene più appropriate per i propri scopi.
In questa fase, l’esperienza di un provider di welfare aziendale e il supporto tecnologico che questi può fornire sono molto utili per poter continuare a concentrare le proprie energie sul core business primario e ottenere il massimo dal proprio piano di welfare.
Lo scopo di uno specialista qualificato quale è il provider di welfare aziendale è infatti quello di gestire il piano in tutti i suoi aspetti: dalle incombenze amministrative e gestionali all’erogazione dei benefit ai dipendenti.
Dopo aver definito i servizi e i beni dei quali è possibile usufruire, è importante comprendere come erogarli in modo pratico ed efficace. Una volta attivato il piano di welfare aziendale, i lavoratori possono accedere a un portale personalizzato per fruire dei servizi e dei crediti welfare.
Day Welfare è il portale di Up Day che consente di gestire in modo semplice i piani di welfare aziendale rendendo facile e sicura l’esperienza sia del personale sia delle funzioni che si occupano della gestione e dell’amministrazione del personale.
La piattaforma welfare per la gestione dei flexible benefit può essere utilizzata da qualsiasi dispositivo ed è possibile capire quali sono i benefit a disposizione e utilizzarli in modo semplice, intuitivo e rapido. Inoltre, è presente un servizio di assistenza completo per i dipendenti e per i referenti aziendali. In questo modo, il welfare aziendale può essere offerto in modo efficiente e comodo per i dipendenti, migliorando la soddisfazione dei collaboratori e l'efficienza dell'azienda.
Grazie alle convenzioni stipulate con imprese che si occupano di servizi alla persona e con importanti partner commerciali, attraverso la piattaforma Day Welfare è possibile offrire ai propri dipendenti un ampio ventaglio di beni e servizi.
Qual è la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale?
Il welfare aziendale e i fringe benefit sono entrambi strumenti a disposizione delle aziende per incentivare e premiare i propri dipendenti, ma esistono alcune differenze significative fra i due.
Il welfare aziendale riguarda un insieme di prestazioni e servizi offerti dall'azienda ai propri dipendenti con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita del lavoratore e della sua famiglia. Questi servizi sono di solito erogati in modo gratuito o scontato e possono riguardare ad esempio l'assistenza sanitaria integrativa, l'accesso a servizi di asilo nido, il supporto per l'acquisto di beni come computer o biciclette. Inoltre, il welfare aziendale è in genere riconosciuto a tutti i dipendenti o a una specifica categoria.
I fringe benefits, invece, sono vantaggi e premi aggiuntivi che l'azienda concede ai propri dipendenti. Essi possono riguardare ad esempio la possibilità di partecipare a eventi sportivi o culturali, l'accesso a corsi di formazione, la concessione di auto aziendali o il rimborso spese per pasti e trasporti. I fringe benefit possono essere concessi a tutti i dipendenti o solo a una parte di essi in base alla loro posizione all'interno dell'azienda o ai risultati raggiunti.
Sebbene negli ultimi anni il legislatore abbia innalzato il limite di non imponibilità dei fringe benefit, la soglia per il welfare aziendale è molto più alta e deve sottostare a una rigida regolamentazione. Ad ogni modo, sia i fringe benefits che il welfare aziendale contribuiscono a migliorare il clima aziendale e il benessere dei lavoratori.
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