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Inquinamento digitale: cosa significa e come possiamo ridurlo

Puliamo le spiagge, le città, i parchi. Ma chi pulisce il nostro mondo digitale?

In un’epoca in cui tutto sembra dematerializzato, dal lavoro agli archivi fotografici, potremmo pensare che la tecnologia sia leggera e completamente sostenibile. Non è così: ogni e-mail conservata inutilmente, ogni file dimenticato nel cloud, ogni app scaricata e poi abbandonata, contribuisce ad alimentare dei data-center energivori, magari basati su fonti fossili… Questa “spazzatura digitale” è una nuova forma di inquinamento, silenziosa ma concreta, che cresce di pari passo con la nostra attività on line quotidiana.

L’intelligenza artificiale e l’impatto dei dati

La questione si complica con l’ascesa dell’intelligenza artificiale. Dietro ai servizi che utilizziamo ogni giorno – dai chatbot agli assistenti vocali, dai suggerimenti automatici delle piattaforme ai traduttori online – si nasconde l’impiego di quantità enormi di energia e risorse computazionali.

L’addestramento di un singolo modello linguistico avanzato può richiedere centinaia di ore di calcolo su server potentissimi, con conseguente consumo energetico. Alcuni studi stimano che per allenare un grande modello si possano generare emissioni di CO₂ pari a quelle prodotte da 5 automobili in tutto il loro ciclo di vita… Questo prima ancora che il modello venga messo in funzione e usato quotidianamente da milioni di utenti!

Una volta attivi, poi, questi sistemi devono essere costantemente aggiornati, mantenuti e “serviti” da infrastrutture che operano senza sosta. Tutto questo contribuisce a rendere l’intelligenza artificiale un’innovazione sì potentissima, ma anche ad alto impatto ambientale. Parlare di sostenibilità digitale oggi significa anche fare i conti con questo nuovo scenario: l’IA può offrire soluzioni importanti in ambito climatico ed energetico, ma la sua crescita deve essere accompagnata da un uso etico, trasparente e responsabile delle risorse.

La settimana della pulizia: anche il digitale conta

Il 20 settembre ricorre il World Clean Up Day che apre un’intera settimana dedicata alle grandi pulizie, in senso stretto e lato. Un’occasione perfetta per estendere il concetto di pulizia anche fuori dal perimetro materiale degli spazi fisici e degli oggetti, fino al nostro mondo digitale! Durante quella settimana, Day rilancia – a tutti quanti, ma in primis ai suoi dipendenti – l’invito a fare ordine nei propri spazi virtuali oltre che in quelli reali! Svuotare le cartelle, eliminare file superflui, selezionare gli allegati pesanti e cancellare i doppioni, disiscriversi da newsletter inutili o app mai usate non è solo una questione di ordine: è un gesto concreto per ridurre l’energia consumata dai server e alleggerire così il nostro impatto ambientale.

Scelte consapevoli anche nel digitale

Pulire è solo l’inizio: possiamo fare di più, possiamo rigenerare! Non è detto che ogni volta che un dispositivo rallenta dobbiamo sostituirlo subito. A volte basta una riparazione, un aggiornamento, o magari scegliere un modello ricondizionato invece di comprarne uno nuovo. È un modo per allungare la vita delle cose e ridurre gli sprechi. Coltivare questa mentalità – quella della riparazione, del riuso, della durata – vuol dire anche andare contro l’idea che tutto debba essere sempre nuovo, sempre più veloce, e che ciò che è un po’ vecchio non valga più nulla. Spesso, i nostri dispositivi possono durare molto più a lungo di quanto pensiamo. Basta cambiare sguardo.

Lo stesso vale per il modo in cui usiamo internet. Anche online possiamo compiere scelte più sostenibili: per esempio, preferire servizi che si affidano a fonti rinnovabili, oppure installare estensioni che ci mostrano quanta energia consumiamo mentre navighiamo. Alcuni strumenti arrivano perfino a stimare quanta CO₂ generiamo semplicemente guardando un video o leggendo una pagina. Sono piccoli gesti, ma aprono gli occhi: ci fanno capire che ogni clic ha un peso, e che anche nel digitale possiamo alleggerire il nostro impatto, a partire da scelte semplici e quotidiane.

Il benessere digitale è anche ecologico

Infine, c’è una forma di inquinamento più impalpabile e meno misurabile, che riguarda noi stessi: la sovrastimolazione mentale causata dall’essere sempre connessi. Il digitale, quando diventa eccessivo, oltre all’energia elettrica assorbe anche la nostra attenzione. Ci affatica e ci disconnette dal presente.

Parlare di digital detox è una pratica di benessere. Ridurre il tempo trascorso davanti agli schermi, fare delle pause attive, stabilire dei momenti della giornata senza notifiche e connessione continua, significa restituire valore alla nostra presenza mentale e fisica. È dimostrato che disconnettersi, anche solo un’ora al giorno, ha effetti benefici sulla concentrazione, sulla qualità del sonno e sullo stress. E ha appunto anche un risvolto ecologico: meno tempo on line significa meno energia consumata, meno dati scambiati, meno server attivi per soddisfare le nostre richieste continue. Recuperare un equilibrio tra on line e off line è un modo per prenderci cura di noi stessi e del pianeta!

#Consumo Consapevole

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