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Cosa Sono i Buoni acquisto Cadhoc e Dove Utilizzarli
Luglio 19, 2024
I buoni acquisto Cadhoc sono una soluzione ideale per chi desidera fare un regalo versatile e sempre gradito. Questi buoni possono essere utilizzati in una vasta gamma di negozi e offrono una flessibilità che pochi altri regali possono eguagliare. Ma cosa sono esattamente i buoni shopping Cadhoc e in quali negozi possono essere spesi?
Cosa sono i buoni Shopping Cadhoc
Come utilizzare i buoni spesa Cadhoc
In che genere di negozi possono essere spesi
I vantaggi per i datori di lavoro che li acquistano
Cosa Sono i Buoni Shopping Cadhoc?
I buoni acquisto Cadhoc sono noti anche come buoni spesa o buoni regalo. Possono essere sia cartacei che digitali: è possibile stamparli quando necessario, ma possono essere utilizzati anche in formato digitale.
Possono essere utilizzati come premio per dipendenti, come regalo o come omaggio in contesti aziendali. La loro versatilità e facilità d'uso li rendono particolarmente apprezzati sia da chi li riceve che da chi li dona.
Questi buoni acquisto sono multibrand, il che significa che possono essere spesi presso oltre 30 mila partner convenzionati appartenenti a diverse categorie merceologiche. Per citarne alcuni: Amazon, Zalando, Decathlon, Q8, Esselunga, MediaWorld, ibs, Ikea, Trenitalia, OVS, Intimissimi, Airb&b, Tezenis, Tigotà e tanti altri.
I buoni regalo offrono una grande libertà di utilizzo perché non sono legati a un prodotto specifico. Ciò significa che dipendenti e collaboratori possono utilizzarli presso qualsiasi fornitore della vasta rete di esercizi convenzionati senza essere limitati a una sola piattaforma online o ad un negozio fisico.
Inoltre i buoni spesa Cadhoc sono 100% deducibili? Scopri qui tutti i vantaggi.
Come utilizzare i Buoni Spesa Cadhoc?
Per visualizzare i locali dove utilizzare i tuoi buoni Cadhoc, è necessario scaricare l'app ‘Buoni Up Day’ dagli store, oppure accedere al portale degli utilizzatori.
Nella home dell'app o del portale, puoi scegliere la soluzione che vuoi gestire tra buono pasto, Cadhoc e welfare. Una volta nella home della soluzione Cadhoc, sulla sezione MAPPA, inserendo la città e l’indirizzo è possibile visualizzare l’elenco dei locali sia dei buoni Cadhoc cartacei che digitali.
Oltre a trovare i punti vendita nella tua città dove spendere i buoni Cadhoc, nella sezione ONLINE puoi utilizzare Cadhoc per acquistare le Gift Card dei tuoi brand preferiti. Alcuni dei partner Cadhoc includono: Amazon, Zalando, Decathlon, Q8, MediaWorld, IBS, Ikea, Bata, Sephora, Maisons du Monde, Unieuro, La Rinascente, e molti altri.
In che genere di negozi possono essere spesi
I voucher acquisto o regalo sono l’deale per fare la spesa al supermercato, per comprare carburante o per fare shopping.
Per fare alcuni esempi: puoi usare il tuo buono Cadhoc per regalarti il tuo nuovo tablet, ma anche per acquistare articoli sportivi per te che magari vuoi iniziare a praticare yoga o pilates. Puoi organizzare il tuo prossimo viaggio oppure acquistare qualsiasi oggetto ti serva per arredare la tua nuova casa.
Questi sono solo alcuni esempi, il buono acquisto Cadhoc è uno strumento compatibile con tutti i comportamenti d’acquisto. L’unico che spendi nei brand più noti sul territorio nazionale e che può essere utilizzato per acquistare online tante Gift Card dei propri partner.
I vantaggi per i datori di lavoro che li acquistano
Per i datori di lavoro, imprese individuali o liberi professionisti, enti o aziende, il buono regalo Cadhoc, oltre a promuovere il benessere dei dipendenti e incrementare la loro motivazione, è regolamentato da una normativa fiscale che consente di ridurre i costi aziendali.
Interamente deducibile, esente IVA, senza oneri fiscali e per il 2024 la soglia di esenzione dei fringe benefit sale a 1000 euro per tutti i dipendenti e a 2000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico. Al superamento del limite stabilito, l’intero importo è soggetto a tassazione; entro questi limiti, possono essere inclusi anche i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (escluso GPL), delle spese di affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa.
Per i premi e le somme erogati nel 2024, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività, come previsto dall’articolo 1, comma 182, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è ridotta al 5%.
Tra i beneficiari dell’agevolazione rientrano i titolari di redditi da lavoro dipendente e di redditi assimilati (co.co.co, lavoro a progetto, amministratori, stagisti, ecc.).
È sufficiente scegliere il valore dei buoni, il taglio, la modalità di consegna (tramite app al dipendente o blocchetto cartaceo) e Up Day si occuperà di tutto il resto.
I buoni shopping Cadhoc rappresentano un'ottima soluzione per chi desidera fare un regalo versatile e apprezzato. Grazie alla loro ampia accettazione in molte categorie di negozi, offrono la libertà di scelta che pochi altri regali possono garantire. Che sia per un compleanno, un anniversario o un premio aziendale, i buoni Cadhoc sono sempre una scelta vincente.
Buoni Acquisto
Luglio 19, 2024
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ULTIMI ARTICOLI
Luglio 18, 2024
Buoni Pasto
Piramide alimentare: mangiare sano consapevolmente
La piramide alimentare è un modello nutrizionale ideato per spiegare in maniera facile e intuitiva la composizione degli alimenti cardine della dieta mediterranea. Con questa vengono elencati i cibi da consumare e in quali quantità: per rendere facile la comprensione dello schema, è stato pensato quindi di creare una struttura a piramide - nella quale inserire in base alle proporzioni gli ingredienti necessari per una corretta alimentazione. Dimentichiamo quindi diete stressanti, regimi alimentari estremi e il detox; seguendo lo schema della piramide alimentare si promette uno stile di vita sano e bilanciato.
La piramide alimentare come funziona
Piramide alimentare : i 6 livelli
Una soluzione per mangiare sano
Come funziona?
Il modello della piramide alimentare è piuttosto intuitivo, ma analizziamo velocemente come funziona. Grazie alla struttura piramidale, il procedimento è semplice: gli alimenti che stanno alla base della piramide sono quelli privilegiati e di cui il consumo deve essere maggiore. Salendo verso il vertice della figura, la quantità e la cadenza settimanale di assunzione degli alimenti si riduce. Ciò che si trova nella punta - per esempio - saranno gli ingredienti da mangiare settimanalmente con una cadenza più sporadica.
Ma quali sono gli alimenti inseriti nella piramide alimentare? La risposta sta alla base della composizione della dieta mediterranea. Gli alimenti si ripartiscono in un 50/60% di carboidrati, 20/30% circa di grassi e un 10% dalle proteine.
Piramide alimentare: i 6 livelli
La piramide alimentare si struttura su 6 livelli principali, che sono:
Alla base troviamo gli alimenti vegetali, ovvero frutta e verdura. Questi vanno consumati circa 5 volte al giorno, cercando di seguire le regole di stagionalità. Un ottimo consiglio è quello di consumare le verdure crude o preparate con metodi cottura leggeri, come al vapore o al forno.
Nel secondo livello la piramide ospita i glucidi - o carboidrati complessi. Pasta, pane, riso e tutti i cereali sono importanti per favorire energia al nostro cervello e a tutto il corpo. Si consiglia un consumo dalle 4 alle 6 porzioni al giorno, preferendo quelli integrali o a basso indice glicemico.
A metà del modello piramidale - al terzo posto - si posizionano i grassi o condimenti. Vanno consumate circa 2/3 porzioni a dì, in particolare l’olio extravergine di oliva. Altre fonti possono essere la frutta secca, l’avocado e i semi.
Al quarto livello troviamo latte, formaggi e yogurt - per apportare all’organismo una buona dose di calcio. Consuma circa 2/3 porzioni di questi alimenti, preferendo i formaggi magri e leggeri.
Quasi al vertice troviamo le proteine, ovvero carne, pesce, uova e legumi. Questi alimenti sono fondamentali per i muscoli, da consumare non troppo spesso - circa 1 o 2 volte al giorno.
Al vertice della piramide, infine, gli alimenti che vanno mangiati più sporadicamente. Sono dolci, snack, bevande zuccherate, insaccati e alcolici. Nessuno li demonizza, ma fai attenzione al consumo eccessivo di questi alimenti.
Una soluzione per mangiare sano
Se vuoi seguire un’alimentazione improntata sulla dieta mediterranea e la piramide alimentare - ma hai pochissimo tempo per organizzarti e cucinare - Nutribees potrebbe essere una soluzione importante. Compilando il test nutrizionale gratuito e inserendo alcuni dati sulla tua condizione fisica, ti verranno consigliati i piatti più adatti alle tue esigenze. Ogni settimana il servizio propone una scelta di più di 40 piatti a settimana, preparati da executive chef secondo la regola del piatto sano e i principi della dieta mediterranea.
Con Nutribees puoi ordinare quando vuoi e pagare con i buoni pasto Day.
Qui trovi maggiori informazioni su come pagare la tua spesa online nella app Buoni Up Day .
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Luglio 11, 2024
Welfare Aziendale
Welfare aziendale e interessi sui mutui: cosa prevede la normativa
Il welfare aziendale è un tema cruciale per aziende e lavoratori, poiché mira a offrire una serie di benefici e vantaggi per migliorare la qualità della vita dei dipendenti. Di conseguenza, le normative che lo regolano vengono frequentemente aggiornate per rispondere alle attuali esigenze economico-sociali del Paese. In particolare, recenti modifiche legislative mirano a potenziare il benessere dei lavoratori e a facilitare l’accesso alla proprietà immobiliare. In questo articolo, forniremo un'analisi approfondita delle normative attuali, evidenziando i principali cambiamenti e le implicazioni per lavoratori e datori di lavoro per quanto riguarda gli interessi sul mutuo.
Welfare aziendale: una panoramica normativa
Principali novità del 2024
Interessi sui mutui: nuove disposizioni legislative
Rimborso degli interessi passivi del mutuo
Welfare aziendale e interessi sui mutui: quali i vantaggi per le aziende
Welfare aziendale: una panoramica normativa
Quando si parla di welfare aziendale si intendono quell’insieme di servizi o benefit offerti da un’azienda ai propri dipendenti, che hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita e il benessere sul posto del lavoro e nella vita di tutti i giorni. Le recenti normative italiane riflettono questa tendenza, introducendo misure che facilitano tali benefici e dimostrando l'importanza di integrare il supporto abitativo nelle strategie di welfare aziendale.
Pertanto, il 2024 porta con sé importanti cambiamenti nella normativa riguardante gli interessi sui mutui. Queste modifiche mirano a rendere più accessibile l’acquisto della casa, a supportare le famiglie e a stimolare il mercato immobiliare.
Principali novità del 2024
La più recente legge di bilancio ha introdotto in via sperimentale, per il solo anno 2024, un innalzamento della soglia dei fringe benefit (benefici e compensi esentasse) che le aziende possono offrire ai propri dipendenti. La nuova soglia è stata aumentata a 1000 euro per i dipendenti senza figli e a 2000 euro per quelli con figli, rispetto ai precedenti 258 euro.
A differenza dell’anno passato, nel 2024 i datori di lavoro potranno erogare direttamente o rimborsare ai dipendenti anche le somme destinate all'affitto della prima casa o agli interessi sul mutuo per la prima casa per un valore inferiore o uguale alle soglie stabilite. L'Agenzia delle Entrate chiarisce che, in assenza di una definizione precisa nella norma, il concetto di "prima casa" deve essere inteso come "abitazione principale", in linea con le detrazioni fiscali previste per gli interessi passivi sui mutui e i canoni di locazione. Pertanto, le spese coperte dalla disposizione devono riguardare immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti dal dipendente, dal coniuge o dai familiari, nei quali il dipendente o i suoi familiari risiedano abitualmente, a condizione che ne sostengano effettivamente le spese.
Inoltre, si precisa che, se il contratto di affitto o il mutuo è intestato al coniuge o a un altro familiare, sono rimborsabili sia le spese di affitto che gli interessi sul mutuo, purché l'immobile in questione costituisca l'abitazione principale del lavoratore. Per quanto riguarda le "spese per l'affitto", si deve considerare il canone indicato nel contratto di locazione registrato e pagato nell'anno.
Interessi sui mutui: nuove disposizioni legislative
Come chiarito dalla Circolare n. 5/2024, nell’anno corrente, le normative sui mutui ipotecari subiscono importanti cambiamenti, influenzando sia i datori di lavoro sia i dipendenti. Ma quali sono questi cambiamenti? Vediamoli insieme in dettaglio.
Cambiamenti nelle agevolazioni per i mutui giovani
Nel 2024, le agevolazioni sui mutui per i giovani sotto i 36 anni subiscono significative modifiche. Sebbene il Fondo di Garanzia e l'adeguamento al TEGM siano prorogati fino al 31 dicembre 2024, la defiscalizzazione sull'acquisto della casa e sul mutuo non sarà più applicabile. Pertanto, a partire da gennaio 2024, tornano in vigore le agevolazioni tradizionali per l'acquisto della prima casa:
Imposta di registro al 2%
Imposta ipotecaria di 50€
Imposta catastale di 50€
Aliquota ridotta dal 10% al 4% per le vendite soggette a IVA (in questo caso, le imposte ipotecarie e catastali ammonteranno a 200€ ciascuna).
Categorie Prioritarie
I commi da 9 a 13 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2024 introducono significative modifiche alle categorie prioritarie, includendo ora le "famiglie numerose" che soddisfano specifiche condizioni:
Nuclei familiari con tre figli di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 40.000 euro annui
Nuclei familiari con quattro figli di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 45.000 euro annui
Nuclei familiari con cinque o più figli di età inferiore ai 21 anni e un ISEE non superiore a 50.000 euro annui
Altre Categorie Prioritarie
Sempre la legge di bilancio, ci informa che, oltre alle famiglie numerose, ora rientrano nelle categorie prioritarie anche:
Giovani coppie coniugate o conviventi more uxorio, che abbiano costituito il nucleo familiare da almeno due anni
Nuclei familiari monogenitoriali con figli minori conviventi
Conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati
Giovani di età inferiore a 36 anni
Rimborso degli interessi passivi del mutuo
Oltre alle agevolazioni sugli interessi dei mutui, il governo ha introdotto incentivi per la ristrutturazione delle abitazioni e l’adozione di misure di efficienza energetica. In questo caso, il rimborso può essere richiesto anche sugli interessi passivi nel caso di acquisto, costruzione o ristrutturazione di prima o seconda casa. Ma come? Vediamolo insieme.
Per richiedere il rimborso degli interessi passivi sul mutuo, il dipendente dovrà dichiarare le rate previste nel piano di ammortamento. Questo permetterà di calcolare la quota di interessi passivi rimborsabile. Il rimborso verrà poi accreditato direttamente sul conto corrente dove vengono addebitate le rate del mutuo intestato (o cointestato) al dipendente. Questo processo garantisce un supporto immediato e concreto, poiché il rimborso avviene contestualmente all'addebito della rata del mutuo.
Come comunicatoci nella legge di bilancio 2024, un vantaggio significativo del rimborso tramite credito welfare è che non è limitato al 19%, come nel caso della detrazione IRPEF. Questo è particolarmente utile per i dipendenti che pagano una quota di interessi passivi superiore a quella detraibile. In tali casi, il rimborso attraverso il credito welfare può rappresentare un'opzione più vantaggiosa rispetto alla detrazione fiscale.
Va notato inoltre che, oltre al rimborso tramite credito welfare, lo stesso dipendente ha la possibilità di detrarre gli interessi passivi del mutuo tramite la dichiarazione dei redditi, ottenendo il 19% sugli interessi sostenuti (fino a 4.000 euro per la prima casa e circa 2.000 euro per la seconda).
Welfare aziendale e interessi sui mutui: quali i vantaggi per le aziende
Il rimborso degli interessi sui mutui rappresenta uno dei benefit più apprezzati dai dipendenti, poiché riguarda un aspetto fondamentale della vita, cioè la propria abitazione, specialmente nel caso della prima casa. Questo tipo di beneficio non solo risponde a una necessità concreta, ma contribuisce anche a migliorare il benessere e la soddisfazione dei lavoratori.
Attivare un servizio di questo tipo può davvero aiutare le aziende a intercettare i migliori talenti sul mercato, rendendole più competitive nel recruiting, grazie all'immagine positiva acquisita. Inoltre, maggiori benefici migliorano l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti, riducendo l’assenteismo in modo significativo. Inoltre, in termini di employee retention, ossia della capacità di trattenere dipendenti, questo tipo di benefit può contribuire significativamente a una riduzione delle spese per l’azienda, causate da un elevato turnover.
Le normative introdotte nel 2024 in Italia in materia di welfare aziendale e interessi sui mutui riflettono un impegno concreto del governo nel migliorare il benessere dei cittadini e sostenere lo sviluppo economico. Le misure di welfare aziendale mirano a creare un ambiente di lavoro più supportivo e bilanciato, promuovendo al contempo la sostenibilità e l’innovazione. D’altra parte, le disposizioni sugli interessi sui mutui offrono un significativo supporto finanziario per le categorie prioritarie e i lavoratori in generale, favorendo l’accesso alla proprietà immobiliare.
È quindi fondamentale che aziende e cittadini siano informati e consapevoli delle opportunità offerte dalla nuova normativa, affinché possano trarne il massimo beneficio. La collaborazione tra settore pubblico e privato sarà cruciale per il successo di queste politiche, che rappresentano un passo importante verso un futuro più prospero e sostenibile p
Giugno 28, 2024
Buoni Acquisto
Nuovi Partner Cadhoc
Buone notizie per Cadhoc!
Da oggi, sulla app ‘Buoni Up Day’ e sul portale utilizzatori.day.it nuovi Partner saranno presenti per rendere il nostro buono acquisto ancora più cool!
ITA Airways, Yoox, Bottega Verde, L’Erbolario, Rituals Cosmetics, Sisley, Libraccio, Upim, Bricocenter, Swarosky sono i nuovi brand per la conversione di Cadhoc in gift card!
Se desideri recarti presso un punto vendita, registrandoti sulla app “Buoni Up Day” o sul portale dedicato agli utilizzatori delle soluzioni Up Day, nella sezione MAPPA puoi scoprire il punto vendita più vicino a te ed iniziare subito il tuo shopping!
Cadhoc cartacei? Caricali in wallet
Se hai a disposizione dei buoni Cadhoc cartacei e vuoi convertirli in gift card di altri partner, come prima cosa dovrai accedere in WALLET e caricare i tuoi buoni in app con una semplice scansione del codice a barre presente sul buono o manualmente inserendo N°di serie e PIN.
Cadhoc digitali ? Procedi all’attivazione
Se invece hai dei buoni Cadhoc digitali, per iniziare il tuo shopping accedi in WALLET, fai click sul pulsante “Attiva buoni”, inserisci il tuo Codice Fiscale e il PIN di attivazione che hai ricevuto via mail e conferma. Questa operazione ti verrà richiesta solo la prima volta.
Scegli il partner
Dopo aver attivato i buoni Cadhoc puoi entrare nella sezione ONLINE e utilizzarli per acquistare le gift card dei nostri partner. Qui puoi selezionare i buoni Cadhoc da utilizzare e acquistare gift card di pari importo.
Contatti
Per ricevere una consulenza e le soluzioni più adatte alle tue esigenze, contattaci al numero 800 834 009 oppure scrivi a info@day.it
Giugno 18, 2024
Welfare Aziendale
Rimborso welfare e detrazioni 730, ecco cosa sapere
Il welfare aziendale comprende un insieme di beni e servizi offerti dal datore di lavoro ai propri dipendenti, finalizzati a migliorare il benessere e la qualità della vita lavorativa. Questi benefit possono avere un impatto positivo anche sulla dichiarazione dei redditi.
Il 730 è il modello per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati. In questo modello, le spese detraibili e le spese deducibili operano in modo diverso per ridurre il carico fiscale. Le spese detraibili sono quelle che riducono l'imposta lorda in una certa percentuale, mentre le spese deducibili diminuiscono direttamente l'ammontare del reddito complessivo. Pertanto, se un contribuente ha sostenuto entrambe le tipologie di spese, il processo di calcolo sarà il seguente:
Determinazione del reddito imponibile: si sottraggono le spese deducibili dal reddito complessivo, abbassando così il reddito imponibile su cui sarà calcolata l'imposta lorda.
Riduzione dell'imposta lorda: una volta calcolata l'imposta lorda sul reddito imponibile, questa viene ulteriormente ridotta sottraendo una percentuale delle spese detraibili.
In questo articolo esploriamo in dettaglio come si dichiarino i premi risultato nel modulo 730 per poter usufruire appieno delle giuste e legittime agevolazioni.
I premi di risultato: cosa sono
Come dichiarare nel 730 i premi di risultato
I premi di risultato: cosa sono
I premi produttività o risultato sono incentivi economici che le aziende erogano ai dipendenti in base al raggiungimento di specifici obiettivi aziendali. Questi obiettivi sono solitamente collegati a miglioramenti della produttività, efficienza, qualità, innovazione e altri parametri di performance aziendale. Ecco una descrizione dettagliata di cosa sono i premi di risultato:
Caratteristiche dei Premi di Risultato
Finalità:
Incentivare le performance: i premi di risultato sono concepiti per motivare i dipendenti a raggiungere obiettivi specifici che migliorano la performance aziendale.
Allineare gli interessi: allineano gli interessi dei dipendenti con quelli dell'azienda, creando un maggiore coinvolgimento e impegno.
Determinazione degli Obiettivi:
Contratti aziendali o territoriali: gli obiettivi legati ai premi di risultato sono definiti attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali.
Indicatori di performance: gli obiettivi possono essere misurati attraverso vari indicatori come incremento di fatturato, riduzione dei costi, miglioramento della qualità del prodotto/servizio, ecc.
Pertanto, i premi di risultato sono compensi erogati ai dipendenti a fronte del raggiungimento di obiettivi aziendali. Possono beneficiare di una tassazione agevolata, con un'imposta sostitutiva del 10%, fino a un massimo di 3.000 euro.
Come dichiarare nel 730 i premi di risultato
La dichiarazione dei premi di risultato nel Modello 730 è un aspetto importante della gestione fiscale per i lavoratori che ricevono tali compensi. I premi di risultato, spesso legati al raggiungimento di obiettivi aziendali o individuali, possono beneficiare di una tassazione agevolata se rispettano determinati criteri.
Requisiti per la tassazione agevolata
Per beneficiare della tassazione agevolata sui premi di risultato, devono essere soddisfatte alcune condizioni:
Il premio deve essere previsto da contratti collettivi aziendali o territoriali.
Il lavoratore deve appartenere a un'azienda del settore privato.
Il premio deve essere legato a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione.
Tassazione agevolata
Come detto in precedenza, se i premi di risultato rispettano i requisiti, possono essere tassati con un'imposta sostitutiva del 10%, fino a un massimo di 3.000 euro annui (4.000 euro per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell'organizzazione del lavoro). Questo regime agevolato si applica solo ai lavoratori con un reddito da lavoro dipendente dell’anno precedente non superiore a 80.000 euro. Per i premi e le somme erogati negli anni 2023 e 2024, l'aliquota dell'imposta sostitutiva è ridotta al 5%.
I contribuenti hanno la possibilità di modificare la tassazione applicata dal datore di lavoro sui premi di risultato se questa risulta meno vantaggiosa, in una delle seguenti situazioni:
Opzione per Tassazione Ordinaria: se il datore di lavoro ha applicato l'imposta sostitutiva sui premi di risultato (punti 572, 576, 592 e 596 della CU 2024), il contribuente può optare per la tassazione ordinaria. In questo caso, i compensi saranno inclusi nel reddito complessivo e le imposte sostitutive già trattenute verranno considerate come acconti Irpef.
Opzione per Tassazione Sostitutiva: se il datore di lavoro ha applicato la tassazione ordinaria (punti 578 e/o 598 della CU 2024) sui premi di risultato, il contribuente può optare per l'imposta sostitutiva del 5%. Questa opzione è disponibile solo se il reddito di lavoro dipendente percepito nel 2022 non supera gli 80.000 euro. In questo caso, i compensi non saranno inclusi nel reddito complessivo fino a un massimo di 3.000 o 4.000 euro lordi e sarà applicata l'imposta sostitutiva del 5%.
Dichiarazione nel Modello 730
I premi di risultato devono essere riportati nella sezione "Redditi da lavoro dipendente e assimilati" del Modello 730. Il datore di lavoro rilascia al dipendente la Certificazione Unica (CU), che riporta anche i premi di risultato percepiti e l'eventuale tassazione agevolata applicata. È fondamentale riportare correttamente queste informazioni per evitare errori e sanzioni.
Ecco un modello step-by-step che mostra come dichiarare i premi risultato nel modello 730:
Verifica dei Requisiti:
Assicurati che i premi di risultato siano soggetti a tassazione agevolata (aliquota ridotta) e che rispettino i criteri stabiliti dalla normativa vigente.
I premi devono essere legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza, o innovazione.
Certificazione Unica (CU):
Il datore di lavoro deve fornire la Certificazione Unica (CU) che riporta l'importo del premio di risultato erogato e l'aliquota applicata.
Sezione da Compilare:
I premi di risultato devono essere indicati nel quadro C del modello 730, sezione "Redditi di lavoro dipendente e assimilati".
Nel rigo C4, inserisci l'importo del premio di risultato soggetto a imposta sostitutiva.
Aliquota Ridotta:
Se il premio di risultato beneficia dell'aliquota ridotta del 5%, specifica questo trattamento agevolato nella compilazione del modello.
Controllo e Conferma:
Verifica che tutti i dati inseriti siano corretti e che corrispondano a quanto indicato nella Certificazione Unica.
Presentazione:
Presenta il modello 730 entro la scadenza prevista per evitare sanzioni o ritardi nella ricezione di eventuali rimborsi.
La gestione delle detrazioni e dei rimborsi nel Modello 730 richiede attenzione e precisione. Conoscere le agevolazioni disponibili, i requisiti necessari e la corretta modalità di dichiarazione può aiutare a ottimizzare la propria posizione fiscale. Consultare un consulente fiscale o utilizzare strumenti di assistenza fiscale online può essere utile per evitare errori e sfruttare al meglio le opportunità di risparmio fiscale offerte dalla legislazione vigente.
Giugno 12, 2024
Buoni Pasto
Deducibilità e detraibilità dei buoni pasto, ecco cosa sapere
I buoni pasto sono uno dei benefit più diffusi tra le aziende con dipendenti che non possiedono una mensa aziendale. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle normative che ne regolano l’erogazione e la tassazione.
Se le grandi aziende conoscono bene il servizio sostitutivo di mensa tramite buono pasto, non tutte le medie e piccole imprese sanno che anche con pochi dipendenti si può usufruire di un servizio dai molteplici vantaggi. In questo articolo troviamo informazioni utilissime circa detraibilità e deducibilità dei buoni pasto e i vantaggi fiscali per azienda e dipendenti.
Erogazione e tassazione dei buoni pasto: qual è la normativa vigente
Regole di utilizzo dei buoni pasto
Vantaggi fiscali dei buoni pasto
Detraibilità e deducibilità dei buoni pasto
Erogazione e tassazione dei buoni pasto: qual è la normativa vigente
I buoni pasto rappresentano un importante benefit per i dipendenti, regolato da specifiche normative fiscali. Secondo l’art. 51, comma 2, lett. c) del TUIR, i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino a determinati limiti: 8 euro per i buoni pasto elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Questa esenzione consente ai datori di lavoro di fornire ai propri dipendenti un beneficio senza incidere sul loro reddito imponibile.
Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 122 del 7 giugno 2017 stabilisce quali categorie di lavoratori abbiano diritto ai buoni pasto, individua gli esercizi presso i quali può essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso attraverso i buoni pasto e specifica le caratteristiche che devono avere i buoni cartacei ed elettronici.
Le recenti normative, confermate anche per il 2024, prevedono che i buoni pasto possano essere utilizzati da una vasta gamma di dipendenti, inclusi quelli a tempo pieno, part-time, collaboratori continuativi e lavoratori in smart working.
Regole di utilizzo del buono pasto
Il titolare del buono pasto deve conoscere alcune caratteristiche del servizio:
i ticket consentono all’utilizzatore di ricevere un servizio sostitutivo di mensa dell’importo pari al valore facciale del buono pasto;
i buoni sono dei veri e propri titoli di legittimazione e costituiscono il documento che consente agli esercizi convenzionati di provare alla società di emissione l’avvenuta prestazione nei confronti del titolare del buono;
i buoni pasto spettano ai prestatori di lavoro subordinato, a tempo pieno e parziale, anche qualora l’orario di lavoro non preveda una pausa pranzo; spettano inoltre ai soggetti che abbiano instaurato con l’impresa che li eroga un rapporto di collaborazione anche non subordinato;
possono essere utilizzati per acquistare generi alimentari pronti al consumo nei supermercati e per usufruire della somministrazione dei pasti nelle attività di ristorazione;
i buoni pasto non sono cedibili, commercializzabili, né convertibili in denaro;
sono utilizzabili esclusivamente per l’intero valore facciale. Non è previsto il resto;
si possono cumulare, e quindi utilizzare, fino a un massimo di 8 buoni contemporaneamente;
vanno utilizzati entro e non oltre la data di validità indicata sul buono. Non sono previste proroghe.
Vantaggi fiscali dei buoni pasto
L’erogazione dei buoni pasto comporta numerosi vantaggi sia per il lavoratore, sia per il datore lavoro, anche sotto il profilo fiscale.
Vantaggi fiscali dei buoni pasto per l'azienda
Le aziende che decidono di attribuire buoni pasto ai propri dipendenti godono di numerosi vantaggi fiscali. Oltre alla possibilità di detrarre integralmente i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, le aziende non sono tenute a operare ritenute contributive e previdenziali sul valore dei buoni, purché entro i limiti stabiliti dalla normativa. Questo riduce il costo del lavoro e permette alle imprese di offrire un benefit altamente apprezzato senza gravare eccessivamente sui costi operativi.
Vantaggi fiscali dei buoni pasto per i dipendenti
Per i dipendenti, i buoni pasto rappresentano un vantaggio fiscale significativo poiché non concorrono alla formazione del reddito imponibile fino ai limiti di 8 euro giornalieri per i buoni elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Questo significa che i dipendenti possono beneficiare di un incremento del potere d’acquisto senza subire un aumento della tassazione. Inoltre, i buoni pasto non sono soggetti a contributi previdenziali, riducendo ulteriormente il carico fiscale complessivo per i lavoratori.
Quanto si risparmia con i buoni pasto?
Ecco un esempio concreto di risparmio per un’azienda con 10 dipendenti, ai quali vengono erogati buoni pasto elettronici dal valore facciale di €7,00.
Insomma, con l’erogazione dei buoni pasto, il dipendente non subisce oneri a carico in busta paga.
Detraibilità e deducibilità dei buoni pasto
I buoni pasto offrono notevoli vantaggi fiscali alle aziende, grazie alla loro detraibilità e deducibilità.
Detraibilità dell'IVA sui buoni pasto
La detraibilità dell'IVA sui buoni pasto dipende dalla loro forma. Per i buoni pasto elettronici, l’IVA è interamente detraibile con un'aliquota del 4%. Questa detraibilità si applica quando i buoni pasto vengono utilizzati in conformità con la normativa fiscale vigente. Tuttavia, per i buoni pasto cartacei, l’IVA non è detraibile. Questo cambiamento è avvenuto a seguito della soppressione dell’art. 19-bis1, lett. e) del D.P.R. n. 633/1972 da parte dell’art. 83 del D.L. n. 112/2008, che ha eliminato il riferimento all'indetraibilità oggettiva dell'IVA sui buoni pasto.
Deduzione dei costi dei buoni pasto
Le società con partita IVA possono detrarre al 100% i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, a condizione che questi siano erogati alla generalità o a categorie specifiche di dipendenti, come stabilito dalla Circ. n. 326/E/1997. Questa deduzione permette alle aziende di ridurre la base imponibile e, di conseguenza, l'imposta sul reddito delle società.
Deducibilità dei buoni pasto in smart working: cosa dice la legge?
Anche i dipendenti in smart working possono beneficiare dei buoni pasto, che rimangono deducibili alle stesse condizioni dei dipendenti che lavorano in sede. La normativa non distingue tra le modalità di lavoro, permettendo così alle aziende di incentivare il lavoro da remoto senza perdere i benefici fiscali associati ai buoni pasto.
Con la crescita del numero di lavoratori che svolgono le proprie mansioni in smart working molte aziende si sono chieste se fosse ancora necessario erogare loro i buoni pasto nelle giornate in cui i dipendenti non si trovano in ufficio e, soprattutto, se, per i buoni pasto erogati nelle giornate di smart working le agevolazioni fiscali continuassero a sussistere.
Sull’argomento si è espressa l’Agenzia delle Entrate con la risposta ad interpello numero 956-2631/2020 resa dalla Direzione regionale del Lazio.
Analizzando l’attuale normativa riguardante i servizi sostitutivi di mensa e i buoni pasto, l’Agenzia ha stabilito che l’esenzione dalla tassazione prevista dal TUIR spetti anche nel caso in cui i buoni pasto vengano erogati a lavoratori in smart working in quanto il regime fiscale opera in maniera indipendente dall’articolazione dell’orario di lavoro e dalle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa.
Ditte individuali e liberi professionisti
Il servizio buono pasto non è un’esclusività delle aziende di grandi dimensioni, delle PMI e i loro dipendenti. Anche altre tipologie di società possono acquistare ticket restaurant. In questi casi però non può essere applicata l’aliquota agevolata del 4% e cambiano altresì le modalità di deduzione della fattura.
I riferimenti legislativi a cui fare riferimento, in questo caso, sono:
DL 112/2008, art. 83, comma 28 bis;
Circolare Ministeriale 6/E del 3/3/2009 per la deducibilità.
Per maggiori informazioni relative a detraibilità e deducibilità per i buoni pasto per lavoratori con partita IVA, ditte individuali e liberi professionisti, consultare l’articolo che approfondisce la conoscenza in merito
Giugno 04, 2024
Buoni Pasto
Come avviene la tassazione dei buoni pasto in busta paga?
I buoni pasto fanno parte dei cosiddetti fringe benefit: beni e servizi aggiuntivi erogati dalle aziende ai propri dipendenti per migliorare la conciliazione vita-lavoro, assoggettati a una tassazione di favore. Ecco come vengono tassati in busta paga i buoni pasto cartacei e quelli elettronici.
I buoni pasto sono dei voucher erogati ai lavoratori dipendenti come servizio sostitutivo di mensa e possono essere utilizzati per acquistare pasti già pronti e prodotti alimentari. I lavoratori che li ricevono sono esentati dal pagamento delle tasse solo fino a determinate soglie stabilite dalla legge. Ecco un’utile guida sulla tassazione dei buoni pasto in busta paga aggiornata con le informazioni necessarie relative all’anno 2024.
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Perché i buoni pasto sono soggetti a tassazione?
C’è differenza tra la tassazione dei buoni pasto cartacei e quelli elettronici?
La tassazione dei buoni pasto per le aziende
La normativa che regola la tassazione dei buoni pasto
Perché i buoni pasto sono soggetti a tassazione?
Esistono diversi tipi di benefit che le aziende possono erogare ai propri dipendenti: i flexible benefits, che sono totalmente esenti dall’imposizione fiscale e contributiva (perché considerati complementari alla retribuzione ordinaria) e i fringe benefits, che, invece, sono soggetti a tassazione parziale perché considerati aggiuntivi rispetto alla normale retribuzione.
I buoni pasto fanno parte dei cosiddetti fringe benefits: beni e servizi considerati come retribuzioni aggiuntive, e quindi esenti dalla tassazione solo se il loro valore non supera le soglie indicate dalla legge. Se un’azienda eroga ai propri dipendenti dei buoni pasto il cui valore è superiore ai limiti stabiliti dalla legge, la differenza verrà inserita in busta paga e il lavoratore dovrà pagarci sopra tasse e contributi.
Inoltre, sia i flexible benefits che i fringe benefits hanno diritto ad essere tassati in maniera agevolata solo se vengono erogati a tutti i dipendenti, o a categorie omogenee di lavoratori.
C’è differenza tra la tassazione dei buoni pasto cartacei e quelli elettronici?
Oggi, le aziende che decidono di erogare ai propri dipendenti un servizio sostitutivo di mensa hanno la possibilità di scegliere se versare in busta paga un’indennità sostitutiva di mensa (indennità che, a parte alcuni rari casi, è totalmente soggetta a tassazione), oppure se offrire loro i buoni pasto.
I buoni pasto sono ticket in forma cartacea o elettronica, di importo variabile, che i lavoratori possono usare per acquistare pasti già pronti, ma anche prodotti alimentari di vario genere.
Al dipendente viene erogato un buono pasto per ciascuna giornata lavorativa. Se si tratta di buoni cartacei, a inizio mese gli viene consegnato un blocchetto contenente il numero di buoni corrispondente alle giornate lavorate nel mese precedente. Se si tratta di buoni elettronici, la card dei buoni pasto viene ricaricata con la cifra corrispondente.
Se il valore di ogni singolo buono pasto supera la soglia stabilita dalla legge, la differenza va inserita in busta paga.
Quindi, per rispondere alla domanda che dà il titolo a questo paragrafo: la tassazione dei buoni pasto è uguale sia per i buoni cartacei, sia per quelli elettronici. Se il loro valore supera le soglie fissate dalla normativa, la quota che eccede viene tassata. Ciò che cambia sono le soglie di esenzione dalla tassazione, più vantaggiose per i buoni elettronici.
Per quanto riguarda la detraibilità e la deducibilità, le società titolari di partita IVA possono dedurre al 100% i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, a condizione che questi vengano erogati alla generalità o a categorie di dipendenti. L’IVA, con aliquota al 4%, è interamente detraibile per i buoni pasto elettronici, mentre non è detraibile per quelli cartacei. Inoltre, i titolari d’azienda, i soci e le aziende individuali possono detrarre l’IVA al 10% e il 75% delle spese per un importo massimo pari al 2% del fatturato.
Anche i dipendenti e i collaboratori beneficiano di vantaggi fiscali. Secondo l’art.51, comma 2, lett.C del TUIR, i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente o assimilato e non contribuiscono alla determinazione della base imponibile contributiva. Per i buoni pasto digitali, l’importo complessivo giornaliero che non concorre a formare reddito lavorativo è fissato a 8 euro, mentre per i buoni pasto cartacei il limite giornaliero è fissato a 4 euro.
Dall’anno 2020 e ancora oggi, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio relativa al 2020, le soglie stabilite sono le seguenti:
Buoni pasto esenti da tassazione fino al limite di 4 euro a buono per buoni cartacei
Buoni pasto esenti da tassazione fino al limite di 8 euro a buono per quelli elettronici.
Vediamo un esempio concreto della tassazione in busta paga dei buoni pasto cartacei e di quelli elettronici, utilizzando un’aliquota IRPEF convenzionale al 27% (senza tenere conto di eventuali detrazioni da lavoro dipendente o per carichi di famiglia).
Poniamo il caso che a un dipendente, nel mese di maggio, vengano erogati 20 buoni pasto di importo giornaliero pari a €8,50, per un valore di €170,00 complessivi.
Se i buoni pasto fossero cartacei, andrebbe inserita in busta paga la somma di €90 che è ottenuta moltiplicando la differenza tra la soglia di esenzione e l’effettivo valore del buono pasto. Se, invece, i buoni pasto erogati fossero in formato elettronico, in busta paga andrebbe inserito un importo di €10.
Di seguito la tabella con il calcolo degli importi da inserire in busta paga e delle quote INPS e IRPEF da versare, al fine di comprendere meglio la differenza di tassazione tra buoni cartacei e buoni elettronici.
BUONI PASTO CARTACEI
BUONI PASTO ELETTRONICI
VALORE BUONI PASTO (€8,50 x 20)
€ 170,00
€170,00
QUOTA DA INSERIRE IN BUSTA PAGA
(€4,50 X 20) €90
(€0,5 x 20) €10
INPS DA VERSARE (ALIQUOTA 9,19%)
€8,27
€0,91
IRPEF DA VERSARE (ALIQUOTA CONVENZIONALE AL 27%)
€24,30
€2,7
Perché ci sono più vantaggi fiscali se si usano i buoni pasto elettronici?
La recente introduzione della soglia di esenzione più alta per i buoni pasto elettronici li ha resi uno strumento più appetibile per aziende e dipendenti. Ma perché è stata operata questa scelta, da parte del legislatore?
La motivazione principale è che, aumentando la soglia di esenzione dei buoni pasto elettronici fino a 8 euro, si spera di incentivarne l’uso e favorire un progressivo abbandono del mezzo di pagamento cartaceo. Oltre ad essere più pratici da usare rispetto ai cartacei, infatti, i buoni pasto elettronici sono più facilmente tracciabili ed è più difficile che ne venga fatto un uso scorretto sia da parte degli utilizzatori, sia da parte degli esercenti.
Tassazione dei buoni pasto: i vantaggi rispetto all’erogazione dell’indennità in busta paga
Tra i servizi sostitutivi di mensa che l’azienda può erogare ai propri dipendenti non ci sono solo i buoni pasto, ma anche l’indennità sostitutiva di mensa: un importo che viene versato direttamente nella busta paga del lavoratore, come forma di indennizzo per l’assenza di una mensa aziendale dove poter consumare i pasti durante l’orario di lavoro.
Questo tipo di indennità non rientra nella platea dei fringe benefit che il datore di lavoro può erogare ai propri dipendenti, pertanto non è soggetta a tassazione agevolata, ma viene tassata per il suo intero importo.
Gli unici casi in cui questo tipo di agevolazione risulta esente da tassazione fino alla soglia (questa rimasta invariata) di 5,29 euro, sono rappresentati dal versamento dell’indennità ai lavoratori che operano nei cantieri edili, in altre strutture a carattere temporaneo o in unità produttive situate in zone dove siano assenti i servizi di ristorazione.
Sotto il profilo della tassazione, perciò, i buoni pasto, in particolare quelli elettronici, risultano più convenienti per i lavoratori, rispetto all’indennità sostitutiva di mensa, perché la tassazione agevolata riduce l’erosione del loro potere d’acquisto.
La tassazione dei buoni pasto per le aziende
L’azienda che decida di erogare i buoni pasto ai propri dipendenti ottiene numerosi vantaggi fiscali, poiché la loro tassazione prevede numerose agevolazioni.
Tra i vantaggi fiscali dei buoni pasto, anche per il 2024, figura la possibilità per i datori di lavoro di dedurre integralmente i costi relativi all'acquisto dei buoni pasto, a condizione che questi siano erogati alla generalità o a specifiche categorie di dipendenti. Inoltre, il datore di lavoro non è tenuto a operare ritenute contributive e previdenziali sul valore dei buoni pasto, come previsto dall’art. 51, comma 2, lett. c), TUIR, che non concorre alla determinazione della retribuzione imponibile ai fini contributivi.
Fino al 2008, l'IVA sui servizi alberghieri e di somministrazione di alimenti e bevande era indetraibile, fatta eccezione delle somministrazioni effettuate nei locali aziendali. Poiché i buoni pasto non rientravano in questa eccezione, l'IVA sui buoni pasto era considerata indetraibile. Con l’entrata in vigore dell’art. 83, D.L. n. 112/2008, è stata soppressa questa disposizione, eliminando così il riferimento all'indetraibilità oggettiva dell'IVA sui buoni pasto.
Come detto, il costo dei buoni pasto è deducibile al 100%. Ciò significa che le imprese che decidono di riconoscerli ai propri collaboratori possono recuperare il costo sostenuto per erogarli in maniera completa.
I buoni pasto elettronici, inoltre, sono soggetti ad un’aliquota IVA agevolata, pari al 4%, anch’essa totalmente deducibile.
Questo vale, però, solo per i buoni pasto elettronici. L’IVA versata dalle aziende per i buoni cartacei, che sono soggetti ad un’aliquota del 10%, non è deducibile in alcun modo.
La normativa che regola la tassazione dei buoni pasto
La normativa di riferimento che regola la tassazione dei buoni pasto è costituita da diverse norme. Le più importanti sono:
la circolare numero 26 E del 2010
l’articolo 51 dei TUIR
il decreto legislativo n°314 del 1997
La circolare numero 26 E del 2010 stabilisce che i buoni pasto siano equiparabili a compensi in denaro e non in natura, pertanto non è possibile convertire il loro valore in denaro.
L’articolo 51 dei TUIR intitolato “Determinazione dei redditi da lavoro dipendente”, aggiornato alla Legge di Bilancio 2020, che si esprime sia sulle soglie di esenzione, sia sulla cumulabilità dei buoni.
Secondo quanto stabilito al comma 2c, non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o date in gestione a terzi. Lo stesso articolo, sempre al comma 2c, stabilisce che non concorrono a formare il reddito imponibile le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto fino all’importo complessivo giornaliero di euro 4, aumentato a euro 8 nel caso in cui esse siano rese in forma elettronica.
Al comma 3 bis viene poi specificato che l’erogazione di beni, prestazioni opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire attraverso l’erogazione di documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale.
Questa è la normativa che riguarda l’imposizione fiscale sui redditi. I buoni pasto, però, sono soggetti anche a imposizione contributiva.
Il Decreto Legislativo n°314 del 1997, che ha modificato il TUIR, il Testo Unico sulle Imposte sui Redditi, proprio nella parte riguardante la determinazione dei redditi da lavoro dipendente, ha previsto l’allineamento della base imponibile fiscale con quella previdenziale.
Ciò vuol dire che i buoni pasto sono esenti dal versamento dei contributi fino alle soglie di 4 e 8 euro stabilite dalla normativa.
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Maggio 20, 2024
Welfare Aziendale
Flexible benefits: cosa sono e come funzionano
Oggi sempre più aziende sviluppano piani di welfare aziendale che prevedono di offrire ai dipendenti beni e servizi di varia natura. Scopri cosa sono i flexible benefit e perché sono vantaggiosi per aziende e lavoratori.
Negli ultimi anni è aumentato il numero delle imprese attente ai bisogni dei propri dipendenti e che decidono di rispondere a queste necessità con l’erogazione di beni e servizi per rendere più facile la loro vita lavorativa e familiare.
In questa guida troverai tutto ciò che vuoi sapere sui flexible benefit, cosa sono, come funzionano e quali sono le novità 2024 che li riguardano.
Cosa sono i flexible benefit?
Esempi di flexible benefit
Erogazione dei flexible benefit
Quali sono i vantaggi?
La tassazione dei flexible benefit
Differenza tra flexible benefit e fringe benefit
Esempi di tassazione dei flexible benefit per il 2024
Cosa sono i flexible benefit?
Sono sempre di più le aziende attente al benessere dei propri dipendenti che decidono di attuare dei piani di welfare aziendale per migliorare il cosiddetto “work-life balance”.
I flexible benefit sono uno dei punti cardine di questi piani di welfare aziendale. Si tratta, infatti, di un ventaglio piuttosto ampio di beni e servizi che i datori di lavoro mettono a disposizione dei propri dipendenti.
Oltre a migliorare e rendere più serena la vita dei lavoratori che possono usufruirne, i flexible benefit hanno anche il vantaggio di ridurre il cuneo fiscale, in quanto sono totalmente esclusi dall’imposizione di carichi contributivi e fiscali. Proprio tale vantaggio fa sì che molte persone scelgano di convertire in flexible benefit il proprio premio di risultato.
Perché un lavoratore dipendente abbia diritto a ricevere queste agevolazioni, l’erogazione dei benefit deve essere prevista dal CCNL di riferimento, oppure essere frutto di un accordo stipulato con le rappresentanze sindacali. A volte, sono le stesse imprese a prendere l’iniziativa di predisporre dei piani di welfare che comprendono anche i flexible benefit.
Esempi di flexible benefit
La categoria dei flexible benefit comprende un ventaglio piuttosto ampio di beni e servizi, che le aziende mettono a disposizione dei propri dipendenti per migliorare l’equilibrio vita-lavoro.
Tra i flexible benefit più diffusi ci sono:
servizi complementari di assistenza sanitaria;
servizio di mensa aziendale;
piani di previdenza complementare;
servizi dei settori benessere, cultura e salute (palestre, cinema e teatri);
buoni per lo shopping e buoni carburante;
corsi di lingua;
rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale;
somme o rimborsi erogati per l’accesso ai servizi di istruzione (anche asili nido e scuole materne) da parte dei familiari dei dipendenti, compreso il servizio di mensa e i servizi extrascolastici, come centri estivi e invernali;
borse di studio per i familiari;
somme o prestazioni erogati per l’accesso ai servizi di cura e assistenza agli anziani o ai familiari non autosufficienti;
servizi di babysitteraggio.
Modalità di erogazione
Quando un’azienda decide di erogare i flexible benefit ai suoi dipendenti ha a disposizione diverse soluzioni.
La prima prevede che, dopo aver individuato i beni e servizi di maggiore utilità per i propri collaboratori, l’azienda crei un “paniere” o “carrello della spesa”, che comprende tutti i benefit di cui possono usufruire, e metta a loro disposizione un budget prestabilito da investire in uno o più dei benefit offerti.
A questo carrello della spesa possono avere accesso anche i lavoratori che decidono di convertire il premio di produzione in servizi di welfare aziendale.
Un’altra modalità a cui ricorrono molte delle aziende che mettono a disposizione dei dipendenti i flexible benefit è quella di fare ricorso a una vera e propria piattaforma di welfare, come ad esempio Day Welfare.
Solitamente, le piattaforme di welfare consentono di progettare e gestire in maniera ottimale i piani di welfare, anche grazie ad accordi e convenzioni stipulati con aziende che si occupano di servizi alla persona, e con marchi commerciali famosi ed affidabili.
In più, le imprese che si affidano a una piattaforma di welfare, hanno la garanzia di mettere a disposizione dei propri collaboratori servizi sempre aggiornati e in linea con le loro esigenze.
Quali sono i vantaggi?
I flexible benefit sono preziosi strumenti che, se pianificati in maniera corretta, rappresentano una vera e propria opportunità di crescita sia per i lavoratori, sia per le aziende.
I lavoratori traggono beneficio dalla fruizione di questi benefit perché:
vedono migliorare la qualità della vita lavorativa e familiare;
hanno a disposizione un maggior potere d’acquisto dato anche dal fatto che i flexible benefit sono esenti da tassazione.
Tra i benefici per le aziende ci sono, invece:
la possibilità di ottimizzare i costi, dal momento che, anche per le imprese, la tassazione dei flexible benefit è agevolata;
l’incremento delle prestazioni dei dipendenti che si traduce in un aumento della produttività (ciò avviene in conseguenza del miglioramento della qualità della vita dei lavoratori);
una maggior fidelizzazione dei propri collaboratori.
La tassazione dei flexible benefit
I flexible benefit sono misure che godono di una tassazione agevolata tanto per le imprese, quanto per i dipendenti, sempre che vengano rispettati determinati vincoli.
Secondo quanto stabilito dalla legge, infatti, se i benefit sono erogati alla collettività dei dipendenti, o ad una categoria specifica di lavoratori e non sono convertibili in denaro, essi non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente e sono esclusi anche dagli obblighi contributivi.
Le imprese possono dedurre dalle tasse i costi sostenuti per l’erogazione dei flexible benefit, in maniera totale o parziale, a seconda che la decisione di offrirli ai dipendenti sia frutto di una contrattazione collettiva o di un’iniziativa privata dell’azienda:
nel caso la contrattazione collettiva obblighi i datori di lavoro oppure questi stessi si obblighino mediante un regolamento aziendale specifico, il loro costo è interamente deducibile dalle tasse;
se, invece, è frutto di un’iniziativa privata, la deducibilità è parziale.
La principale normativa di riferimento per la tassazione dei flexible benefit è costituita dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che all’articolo 51 indica quali sono i criteri per la determinazione del reddito di lavoro dipendente e individua le soglie di esenzione e i tassi di esclusione dalla tassazione delle varie tipologie di agevolazioni riconosciute ai lavoratori dipendenti del settore privato.
Le circolari dell’Agenzia delle Entrate n° 28/E del 15/06/2016 e n°5/E del 29/03/2018, invece, forniscono ulteriori chiarimenti in materia.
C’è poi la Legge 208 del 2015, che sancisce un aumento dei servizi che possono essere compresi nella contrattazione, e quindi detassati, e amplia le tipologie di servizi per la famiglia già indicati nel TUIR.
Con la Legge di Bilancio del 2018, infine, anche i servizi di trasporto pubblico entrano a far parte dei fringe benefit a cui possono avere accesso i lavoratori dipendenti.
Più recentemente, il 30 dicembre 2023 è stata promulgata la Legge di Bilancio 2024 (legge n. 213/2023), la quale ha introdotto modifiche significative riguardo alle soglie di esenzione per i fringe benefit forniti dalle aziende ai dipendenti. Questi vantaggi speciali, utilizzabili per spese come utenze domestiche, affitto e interessi sul mutuo, sono detassati fino a 1.000 euro per tutti i dipendenti e fino a 2.000 euro per coloro che hanno figli. Questa esenzione include anche i rimborsi per il pagamento delle utenze domestiche e delle spese di affitto o interessi passivi sul mutuo per la prima casa.
L'agevolazione si applica a entrambi i genitori se il figlio è fiscalmente a carico di entrambi. Pertanto, se entrambi i genitori lavorano e hanno un figlio a carico, entrambi possono beneficiare dell'esenzione fiscale sui fringe benefit fino a 2.000 euro.
Tra i vantaggi offerti ci sono anche i buoni pasto, con un limite giornaliero di 4 euro per i buoni cartacei e di 8 euro per quelli digitali. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, il limite di esenzione dalla tassazione è di 3.615 euro all'anno. Tuttavia, questo limite decade se il servizio viene fornito in alternativa al premio di produzione in denaro.
Differenza tra flexible benefit e fringe benefit
Per comprendere meglio come funziona la tassazione dei flexible benefit, bisogna compiere anche un’importante distinzione tra fringe benefit e flexible benefit.
Se è vero, infatti, che entrambe sono due categorie di beni e servizi concessi ai dipendenti dalle aziende, che spesso si sovrappongono, tra le due tipologie di agevolazione ci sono delle sostanziali differenze, che riguardano soprattutto l’inquadramento giuridico e la tassazione.
FRINGE BENEFIT
FLEXIBLE BENEFIT
sono beni e servizi accessori che vengono concessi al lavoratore come forma di remunerazione aggiuntiva rispetto al normale compenso
sono beni e servizi che vengono affiancati alla retribuzione, come misure di sostegno al reddito
possono essere inseriti nel contratto individuale del dipendente, anche senza essere previsti dal CCNL di riferimento o dagli accordi sindacali
vengono erogati alla totalità dei dipendenti, o ad una categoria omogenea degli stessi e sono previsti dai Contratti Collettivi di categoria, oppure sono frutto di contrattazioni sindacali o di iniziative private dell’azienda
concorrono, in tutto o in parte, a formare il reddito da lavoro dipendente
non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, per questo sono totalmente esclusi dall’erogazione di tasse e contributi
possono essere erogati in sostituzione totale o parziale del valore del premio di risultato
Queste sono le principali differenze tra le due categorie di benefit.
Spesso, il datore di lavoro decide di inserire nel paniere dei flexible benefit anche alcuni dei fringe benefit, come ad esempio i buoni spesa. In quel caso, essi sono esclusi dalla formazione della base imponibile solo per le soglie previste dalla legge.
Esempi di tassazione dei flexible benefit per il 2024
Per capire meglio come funziona l’imposizione fiscale nei riguardi dei flexible benefit, prendiamo ad esempio un paniere di beni e servizi-tipo erogato da un’azienda ai suoi dipendenti.
BENI E SERVIZI EROGATI
LIMITI DI ESCLUSIONE DALLA TASSAZIONE
Buoni acquisto e voucher
€1.000*
€2.000 per dipendenti con figli fiscalmente a carico.
Buoni carburante
Il termine "bonus benzina" o "bonus carburante" si riferisce a buoni cartacei o elettronici che consentono l'acquisto di carburante o la ricarica dei mezzi elettrici. Questi buoni non sono tassati per i dipendenti e sono deducibili per le aziende, senza la necessità di accordi sindacali.
Attualmente, il bonus benzina è stato rinnovato anche per quest'anno con una soglia di 200 euro per ogni dipendente. Oltre tale limite, i buoni erogati concorrono alla formazione del reddito imponibile IRPEF.
Assistenza sanitaria
€3.615 all’anno
(il limite decade se il servizio è fornito in sostituzione del premio di risultato in denaro)
Borse di studio per i figli dei dipendenti
Nessun limite
Acquisto dei testi scolastici per i figli dei dipendenti
Nessun limite
Accesso ai centri estivi e diurni per bambini
Nessun limite
Assistenza sanitaria ai parenti non autosufficienti
Nessun limite
Rimborso delle spese di acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico
Nessun limite
Erogazione di servizi di previdenza complementare
€ 5.164,57 all’anno
(il limite decade se il servizio è fornito in sostituzione del premio di risultato in denaro)
Un dipendente ha la possibilità di versare volontariamente una somma fino a un massimo di 5.164,57 euro a un fondo previdenziale e, contemporaneamente, può scegliere di destinare una parte del premio di risultato, pari a 2.000 euro, alla previdenza complementare.
Questo approccio può essere vantaggioso per il dipendente in termini di ottimizzazione fiscale e di costruzione di un piano previdenziale complementare.
Maggio 17, 2024
Buoni Acquisto
Esenzione fringe benefit, ecco che cosa cambia per il 2024
Negli ultimi due anni, sono state tante le novità ai decreti di fine anno che riguardavano da vicino il mondo del lavoro. Ma cosa cambia nel 2024?
Per il 2024, grazie alla Legge di Bilancio 2024, la soglia di esenzione aumenta a 1.000€ anno/dip., che si innalza a 2.000€ per i soli lavoratori con figli fiscalmente a carico.
Cosa sono i fringe benefits e perché riconoscerli al dipendente
Quali sono le novità 2024 sulla tassazione dei fringe benefit
Fringe benefit e auto aziendali
Cadhoc il fringe benefit ideale per azienda e dipendenti
Cadhoc nel welfare aziendale
COSA SONO I FRINGE BENEFITS E PERCHÉ RICONOSCERLI AL DIPENDENTE
I fringe benefits sono beni e servizi erogati dalle aziende ai dipendenti su base volontaria, nell’ambito di politiche di welfare aziendale volte a migliorare la qualità della vita e la produttività dei collaboratori. Essi sono costituiti sia da strumenti e agevolazioni che migliorano e facilitano la vita lavorativa del dipendente, sia da benefici di cui i collaboratori possono usufruire nella loro sfera privata, durante il tempo libero, per perseguire i propri interessi, e a cui possono avere accesso anche le famiglie. Alcuni esempi sono i buoni spesa e i buoni acquisto per beni e servizi di vario genere, come viaggi e vacanze con il welfare aziendale.
I fringe benefit sono benefici accessori che, in passato, molte aziende vedevano solo come costi aggiuntivi da evitare il più possibile, oppure come vantaggi a cui avevano diritto solo i dipendenti delle grandi aziende. Il massimo che veniva concesso ai lavoratori era una gratifica in busta paga, più o meno generosa, se il bilancio di quell’anno mostrava un segno positivo.
Oggi, invece, sempre più imprese, anche di medie e piccole dimensioni, sono attente alle esigenze dei propri collaboratori e si sono rese conto del valore aggiunto che comporta la concessione di questo tipo di agevolazioni, a partire dallo smart working, sempre più diffuso. Questo perché ci si è accorti che i dipendenti appagati e soddisfatti sono più produttivi e rappresentano quindi un vantaggio per l’azienda, che vedrà così aumentare il proprio potenziale. Inoltre, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoro dipendente (art. 51 comma 3 del TIUR), cosa che costituisce un altro grande vantaggio per il lavoratore.
Riconoscere i fringe benefits al dipendente significa investire nel capitale umano della propria impresa, e questo è importante perché:
I dipendenti che si sentono più gratificati e meno stressati sono più produttivi;
si crea un rapporto di fiducia più stretto tra l’impresa e i suoi collaboratori;
si riduce il turnover;
la reputazione aziendale subisce un miglioramento visibile;
le persone talentuose in cerca di lavoro vengono invogliate ad entrare a lavorare in azienda;
Inserire i fringe benefit nel proprio piano di welfare aziendale è conveniente per le aziende anche da un punto di vista fiscale, perché ad essi il fisco riserva una tassazione agevolata. In questo caso, l’importo esente dei fringe benefit può essere riconosciuto anche per i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa.
QUALI SONO LE NOVITÀ 2024 SULLA TASSAZIONE DEI FRINGE BENEFIT
È bene ricordare che la norma a cui fare riferimento è l’articolo 51, comma 3, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che disciplina la tassazione del reddito da lavoro dipendente.
La Circolare dell’Agenzia delle Entrate ha riassunto tutte le novità circa i fringe benefit relative all’anno 2024 come stabilite dalla relativa Legge di Bilancio.
Ecco le novità introdotte nel 2024 dalla normativa:
La soglia di esenzione dei fringe benefit sale a 1000 euro per tutti i dipendenti ed a 2000 euro per dipendenti con figli fiscalmente a carico.
Per "figli fiscalmente a carico" si intendono i figli che, nel periodo d'imposta 2024, hanno un reddito totale, al lordo delle detrazioni fiscali, che non supera i 2.840,51€. Tuttavia, per i figli di età inferiore ai 24 anni, questa soglia sale a 4.000€, come specificato nel comma 2 dell'articolo 12 del TUIR. È importante notare che i figli devono essere fiscalmente a carico per l'intero anno solare 2024. Nel caso in cui, durante l'anno, il reddito del figlio superasse la soglia massima prevista (rendendo quindi il figlio non più a carico), il dipendente subirebbe trattenute fiscali e contributive sullo stipendio di dicembre, applicate sull'intero fringe benefit erogato nel corso del 2024.
Tra i beneficiari di questa agevolazione rientrano i soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente (come collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori a progetto, amministratori, stagisti, eccetera).
Al superamento del limite di euro 1.000 o 2.000 stabilito, il valore è soggetto a tassazione per l’intero importo; nell’ambito di questi importi, possono essere riconosciuti, anche i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa.
Per i premi e le somme erogati nell’anno 2024, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività, di cui all’articolo 1, comma 182, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è ridotta al 5%.
Va notato che queste agevolazioni sono relative al solo anno 2024 e pertanto scadranno in data 31 dicembre dello stesso.
FRINGE BENEFIT E AUTO AZIENDALI
Tra i benefit più apprezzati dai dipendenti c’è senza ombra di dubbio la concessione di un’auto aziendale ad uso promiscuo. Il dipendente che la riceve come premio, quindi, potrà utilizzarla sia per scopi personali sia per recarsi sul luogo di lavoro e per partecipare a eventi aziendali, convegni e appuntamenti con clienti. Nell’articolo 51, comma 4, lettera A il TUIR disciplina i criteri per calcolare la misura in cui l’utilizzo promiscuo dell’auto concorre a formare il reddito da dipendente.
Ecco alcune informazioni che possono tornare utili quando il fringe benefit è corrisposto sotto forma di auto aziendale. In questo caso, il benefit ha natura forfettaria e non è quindi collegato né agli eventuali costi a carico del dipendente (carburante, manutenzione, pneumatici, bollo, assicurazione RCA) né ai chilometri percorsi (per fare un esempio pratico, la tassazione non cambia tra chi percorre 20000 km in un anno e chi ne percorre 40000). Inoltre, nonostante il fringe benefit auto aziendale sia stabilito su base annuale, deve essere assoggettato mese per mese a tassazione ed esposto nel cedolino
Ma come si fa il calcolo del fringe benefit sulle auto aziendali? È necessario considerare due aspetti principali:
il chilometraggio standard definito dalla normativa, che equivale a 15000 km
il costo chilometrico di esercizio della vettura, che viene indicato nelle tabelle che l’ACI pubblica annualmente sulla Gazzetta Ufficiale
Il rimborso chilometrico fa parte dei costi di impresa ed è quindi deducibile. Ti invitiamo a consultare il portale ACI per conoscere limiti ed eccezioni.
CADHOC IL FRINGE BENEFIT IDEALE PER AZIENDA E DIPENDENTI
Cos’è Cadhoc? È il voucher shopping di Up Day, soluzione perfetta per gratificare il personale, fidelizzare i clienti, premiare la forza vendita.
Un dono sempre indovinato, sia per chi lo fa che per chi lo riceve.
Chi riceve questa tipologia di voucher ha il vantaggio di decidere in che modo spenderlo. Può essere un voucher per fare shopping nelle migliori catene di negozi, oppure può essere convertito in buoni da spendere negli shop e-commerce più cliccati della rete.
CADHOC NEL WELFARE AZIENDALE
Cadhoc inoltre è la soluzione per i rinnovi contrattuali nazionali di categoria che prevedono flexible benefit obbligatori al loro interno. Il buono spesa per acquistare benzina, libri scolastici, alimentari ecc. che si adatta alle diverse esigenze dei lavoratori. Un esempio? Il contratto Metalmeccanico, Orafi e Argentieri, Telecomunicazioni e Confapi Comunicazione e Servizi Innovativi.
Il buono shopping universale per incentivare e motivare il personale, fidelizzare i clienti e premiare la forza vendita è l’ideale in ogni occasione dell’anno ed è la soluzione per gratificare in modo personale qualunque collaboratore, dal più tradizionalista al nativo digitale grazie alla sua spendibilità on e offline.
Tanti vantaggi fiscali alle aziende, perché Cadhoc è l’incentivo che soddisfa davvero i desideri di tutti.
Scegliendo i buoni acquisto Cadhoc ottieni vantaggi per i dipendenti completamente deducibile, esente da IVA e privo di oneri fiscali e previdenziali. Con Cadhoc, è possibile acquistare ciò di cui si ha bisogno, dove, quando e come si preferisce.
Ora con i buoni acquisto Cadhoc, puoi coprire diverse esigenze: dalla spesa al carburante, dall'elettronica agli articoli per la casa, dalla bellezza agli accessori per animali, e molto altro ancora. Puoi inoltre personalizzare i buoni scegliendo il loro valore, il formato (digitale o cartaceo) e la modalità di consegna (tramite app o blocchetto cartaceo) mentre Up Day si occupa del resto.
Per avere maggiori info su Cadhoc:
Per acquistare i voucher shopping è a disposizione il Numero Verde 800834009 e la mail info@day.it.
Per acquistare direttamente Cadhoc l’e-commerce CadhocShop è la soluzione più immediata ed efficace.
Maggio 06, 2024
News
Rinnovo CCNL metalmeccanici: tutte le novità
L’accordo per il CCNL del settore metalmeccanico, entrato in vigore nel 2021, sarà valido fino al 30 giugno 2024. Ecco cosa comprende e tutte le novità relative all'anno corrente.
Il 5 febbraio 2021 è stato firmato il nuovo contratto collettivo per il settore metalmeccanico, che conferma le disposizioni in materia di welfare aziendale e introduce importanti novità in tema di retribuzione.
In questo articolo potrai trovare tutte le informazioni sul rinnovo della contrattazione collettiva per i metalmeccanici che rimarrà valida fino al 2024.
Cosa dice il CCNL metalmeccanici sui buoni pasto
Novità normative 2022
Novità retributive
Cosa dice il CCNL metalmeccanici sui buoni pasto
L’articolo 8, Sezione Quarta del CCNL metalmeccanici si occupa di regolamentare l’erogazione dei servizi di mensa aziendale per le imprese del settore. Vista la complessità e la non omogeneità degli istituti in vigore, stabilisce che nelle aziende rimangano in vigore le regole stabilite attraverso gli accordi stipulati fin d’ora, per quanto riguarda il servizio di mensa aziendale.
Ciò vuol dire che le imprese possono scegliere di erogare i buoni pasto ai propri collaboratori seguendo le regole stabilite dalla normativa vigente (art. 51 del TUIR), anche per quanto riguarda le tasse. Questo significa che i buoni pasto erogati ai lavoratori dipendenti del settore metalmeccanico sono esenti da tassazione per un tetto massimo di 4 euro per i buoni cartacei e di 8 euro per i buoni pasto elettronici.
Nel caso venga corrisposta in busta paga un’indennità di mensa in denaro, questa è compresa nel calcolo del reddito da lavoro dipendente ma non è computabile ai fini del calcolo del TFR.
Novità normative 2024
Per quanto riguarda il welfare contrattuale previsto dal CCNL dei metalmeccanici, è stato stabilito che i datori di lavoro che applicano il contratto devono garantire ai propri dipendenti, anche nel 2024, l'assegnazione di strumenti di welfare aziendale del valore di 200 euro all'anno. Questi strumenti possono essere utilizzati tramite buoni welfare per una varietà di beni e servizi elencati nel contratto, come servizi educativi o ricreativi, assistenza ai familiari e fringe benefit.
Quindi, i 200 euro assegnati dai datori di lavoro nel 2023 potranno essere utilizzati dai dipendenti (sia lavoratori con contratto a tempo indeterminato che determinato che abbiano raggiunto i 3 mesi di anzianità) entro il 31 maggio 2024. Allo stesso modo, i 200 euro assegnati nel 2024 potranno essere utilizzati entro il 31 maggio 2025 per fruire di beni e servizi di welfare aziendale.
Welfare aziendale
In materia di welfare aziendale ci sono importanti conferme e novità, che riguardano i flexible benefit, la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria e lo smart working.
Flexible Benefit
Per quanto riguarda i flexible benefit è stato confermato l’importo di 200 euro annui stabilito dalla precedente contrattazione collettiva. Si tratta di un importo che le imprese utilizzare per erogare beni e servizi finalizzati a migliorare la vita personale e familiare dei lavoratori.
Dal 1 giugno 2023 spetta un flexible benefit di un valore di 200 euro a tutti i lavoratori a tempo indeterminato, in forza a tale data, e per i lavoratori a tempo determinato con un’anzianità di almeno 3 mesi anche non consecutiva, da gennaio a dicembre 2022, da usufruire entro maggio 2024.
Flexible benefit su misura
Up Day mette a disposizione delle aziende e dei loro collaboratori le soluzioni più adatte alle diverse esigenze. Soluzioni che sono fiscalmente vantaggiose, facili da gestire e personalizzate.
In linea con quanto stabilito dal contratto, soddisfano i desideri di tutti. Si tratta dei buoni spesa Cadhoc e della piattaforma Day Welfare.
I buoni spesa Cadhoc rappresentano la soluzione ideale per adempiere alle condizioni previste in materia di welfare aziendale perché sono uno strumento pratico, immediato e soddisfacente sia per l’azienda che per il dipendente. L’azienda recupera l’importo speso per il loro acquisto attraverso la deduzione della fattura e il dipendente gode di un importo netto, senza trattenute, da poter spendere nelle principali catene GDO, nel negozio preferito o anche nei migliori e-commerce online. Con Cadhoc si va incontro alle esigenze di tutti: a quelle della famiglia numerosa che può spendere il suo buono per la spesa alimentare a quella del lavoratore giovane, il quale può decidere di investire in libri, tecnologia, prodotti sportivi, buoni carburante e altro.
Il Fringe Benefit è 100% deducibile per i dipendenti fino ad un massimo di 1.000 euro all’anno per tutti i dipendenti (innalzato a 2000 € all’anno per i dipendenti con figli fiscalmente a carico per il solo 2024).
Oltre ai voucher, Day mette a disposizione delle imprese e dei loro dipendenti la piattaforma Day Welfare, lo strumento ideale per gestire beni e servizi alla persona e alla famiglia e migliorare il benessere dei dipendenti.
Day welfare offre pacchetti on line personalizzabili e facili da selezionare, perfetti per soddisfare le esigenze di tutti i dipendenti, che offrono la possibilità di spendere il credito welfare in una vasta rete di partner presenti su tutto il territorio nazionale (sport, tempo libero, palestre, cinema, shopping e tanto altro).
Previdenza Integrativa
A partire dal mese di giugno 2022 è stato previsto un aumento dal 2% al 2,2% per i dipendenti under 35 iscritti al Fondo Cometa (fondo per la previdenza complementare del settore metalmeccanico).
La previdenza rappresenta uno dei settori del welfare aziendale che può beneficiare di detassazione e decontribuzione complete.
Attraverso accordi sindacali nell'ambito della contrattazione di secondo livello, è possibile introdurre la possibilità per i dipendenti di destinare una parte della propria retribuzione, come ad esempio il premio di produzione o quote stabilite dal contratto integrativo, sotto forma di versamenti ai fondi di previdenza complementare. Questo permette di sfruttare l'esenzione totale prevista per il welfare.
Assistenza Sanitaria Integrativa
Confermata l’assistenza sanitaria a carico delle aziende dell’industria metalmeccanica attraverso il Fondo Métasalute.
Si possono iscrivere a Métasalute i dipendenti delle imprese che seguono il CCNL dell'industria metalmeccanica e dell'installazione di impianti, una volta superato il periodo di prova. Le forme contrattuali a cui si applica l'iscrizione includono:
Contratti a tempo indeterminato, compresi i lavoratori part-time (sia orizzontali che verticali) e quelli che lavorano da casa.
Contratti di apprendistato.
Contratti a tempo determinato con una durata non inferiore a 5 mesi dalla data di iscrizione.
Come stabilito dal Fondo Mètasalute per il triennio 2024-2026, in fondo prevede i seguenti Piani Sanitari:
Piano BASE con contribuzione mensile pari a euro 13,00 su base annua;
Piano MS1 con contribuzione mensile pari a euro 16,67 su base annua;
Piano MS2 con contribuzione mensile pari a euro 23,34 su base annua;
Piano MS3 con contribuzione mensile pari a euro 34,00 su base annua;
Piano MS4 con contribuzione mensile pari a euro 75,00 su base annua.
Smart Working
I modelli di flessibilità forniti dallo smart working o “lavoro agile” sono spesso caratterizzati da una maggiore articolazione e una struttura meno rigida rispetto al tradizionale telelavoro. Sono progettati per adattarsi alle diverse esigenze dei lavoratori, consentendo loro di attivare modalità e orari in base alle proprie necessità. Questi modelli di flessibilità di solito includono il mantenimento delle normative e dei diritti che riguardano tutti i lavoratori, ma con modalità di esercizio che possono essere adattate in modi diversi a seconda delle circostanze.
Misure per le donne vittime di violenza di genere
Il CCNL metalmeccanici prevede anche delle agevolazioni per le lavoratrici vittime di violenza di genere inserite in un percorso di protezione. In particolare, avranno la possibilità di assentarsi dal lavoro per un periodo di 6 mesi avendo comunque diritto alla retribuzione.
È previsto, inoltre, che le lavoratrici vittime di violenza possano accedere al part-time e allo smart working o ricevere agevolazioni in merito alla flessibilità oraria.
Le lavoratrici avranno anche diritto alla formazione, al loro rientro in azienda e a richiedere il trasferimento alle stesse condizioni economiche e normative.
Novità retributive
Con il rinnovo del contratto collettivo, per i lavoratori del settore metalmeccanico sono entrate in vigore anche diverse modifiche in materia di retribuzione, che prevedono condizioni più favorevoli per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
In particolare, è stata prevista l’eliminazione della 1° categoria contrattuale, che comporterà il passaggio di tutti i lavoratori dipendenti delle aziende del settore che ne facevano parte alla seconda categoria. Inoltre, è stato disposto un aumento dello stipendio di base che sarà di 100 euro per il terzo livello e di 112 euro per il quinto livello per il periodo che va dal 1° gennaio 2021 al 30 giugno 2024. Gli aumenti sono stati erogati in questo modo:
giugno 2021, 25 euro;
giugno 2022, 25 euro;
giugno 2023, 27 euro;
giugno 2024, 35 euro.
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