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Settimana corta in Italia: tutto quello che c’è da sapere
Negli ultimi anni, si è tanto parlato di avere una settimana lavorativa di quattro giorni (spesso definita “settimana corta”). Aziende, sindacati, lavoratori e governi stanno valutando se un cambiamento strutturale dell’organizzazione del lavoro possa migliorare la qualità della vita e allo stesso tempo aumentare la produttività. In Italia, l’interesse per questo modello è crescente, ma la sua adozione è ancora in fase sperimentale. In questo articolo esploreremo cosa significa settimana corta, quali sono gli esempi a livello internazionale, i modelli più diffusi, e lo stato dell’arte in Italia.
- Cosa si intende per “settimana corta”?
- Quali sono i Paesi in cui è già in vigore la “settimana corta”?
- I benefici osservati: produttività, benessere e sostenibilità
- Come funziona la settimana lavorativa di 4 giorni? Modelli e varianti
- I pro e i contro della settimana lavorativa di 4 giorni
- Come la settimana corta incide sullo stipendio?
- Settimana lavorativa di 4 giorni in Italia: a che punto siamo?
- La settimana corta e il futuro del lavoro
Cosa si intende per “settimana corta”?
La “settimana corta” si riferisce generalmente a una riduzione dei giorni lavorativi da cinque a quattro, mantenendo lo stesso monte ore settimanale o, in alcuni casi, diminuendolo. Non si tratta semplicemente di un giorno libero in più, ma di un ripensamento profondo della struttura del lavoro: il focus si sposta sulla produttività e sul risultato, più che sulla mera presenza in ufficio.
I modelli più popolari sono:
- 4×8: quattro giorni da otto ore (32 ore settimanali)
- 4×10: quattro giorni da dieci ore (40 ore settimanali)
- Modello 100-80-100: 100% della retribuzione, 80% del tempo lavorato, 100% della produttività
Quali sono i Paesi in cui è già in vigore la “settimana corta”?
Diversi Paesi nel mondo hanno già sperimentato o adottato forme di settimana lavorativa breve. Tra i Paesi che hanno sperimentato la “settimana corta” ci sono:
- Islanda: tra il 2015 e il 2019 ha condotto uno dei più ampi esperimenti, con risultati estremamente positivi in termini di produttività e benessere;
- Regno Unito: nel 2022 oltre 60 aziende hanno partecipato a un esperimento di sei mesi. Il 92% ha deciso di continuare con il modello;
- Giappone: Microsoft Japan ha testato la settimana corta nel 2019, osservando un aumento della produttività del 40%;
- Nuova Zelanda, Spagna e Portogallo: hanno avviato progetti pilota finanziati dallo Stato per valutare l’impatto della riduzione dei giorni lavorativi.
I benefici osservati: produttività, benessere e sostenibilità
I dati raccolti dagli esperimenti mostrano benefici in diverse aree:
1. Produttività
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la produttività non diminuisce con la riduzione dei giorni lavorativi. Anzi, spesso migliora. I lavoratori tendono a concentrare le attività, riducendo il tempo sprecato in riunioni inutili o attività secondarie.
2. Benessere psicofisico
La settimana corta ha effetti positivi sul benessere mentale, sulla qualità del sonno e sull’equilibrio vita-lavoro. I dipendenti riferiscono livelli più bassi di stress e burnout.
3. Impatto ambientale
Meno giorni di lavoro in presenza significano meno spostamenti, minori consumi energetici e una riduzione complessiva delle emissioni di CO₂.
Come funziona la settimana lavorativa di 4 giorni? Modelli e varianti
Esistono diversi modi per implementare la settimana corta:
- Orizzontale: riduzione uniforme dell’orario per tutti i dipendenti;
- Verticale: riduzione dei giorni lavorativi ma mantenimento del monte ore (ad es. 4×10);
- Rotazione: non tutti i dipendenti hanno lo stesso giorno libero, per garantire all’azienda la continuità operativa necessaria;
- Opzionale: i lavoratori possono scegliere se aderire, con possibile impatto sul salario.
Alcune aziende offrono la settimana corta solo in determinati periodi dell’anno, o in fase sperimentale per determinati team.
I pro e i contro della settimana lavorativa di 4 giorni
La settimana lavorativa di 4 giorni ha sicuramente molti vantaggi, eccone alcuni:
- maggiore equilibrio tra vita privata e professionale
- riduzione dello stress e aumento del morale
- miglioramento della retention aziendale (diminuzione del tasso di abbandono)
- potenziale aumento della produttività
- minore impatto ambientale
Tuttavia, può presentare svantaggi quali:
- complessità organizzativa per aziende con attività che non possono essere bloccate
- difficoltà per settori come sanità, educazione o logistica
- rischio di intensificazione dei ritmi nei giorni lavorativi
- possibile resistenza culturale o sindacale
Come la settimana corta incide sullo stipendio?
Uno degli aspetti più delicati riguarda la retribuzione. Nei modelli più avanzati (come il 100-80-100 citato sopra) il salario rimane invariato, nonostante la riduzione dell’orario. L’obiettivo è motivare i lavoratori a mantenere la stessa produttività in meno tempo.
Tuttavia, in alcuni casi:
- Le ore vengono semplicemente redistribuite (es. 4×10)
- Vi è una riduzione dello stipendio proporzionale alla riduzione delle ore (es. part-time volontario)
- Il dialogo sindacale e la contrattazione collettiva giocano un ruolo chiave nel definire questi aspetti.
Settimana lavorativa di 4 giorni in Italia: a che punto siamo?
In Italia, il tema è sempre più discusso ma siamo ancora lontani da un’adozione su larga scala. Alcuni segnali:
- Intesa Sanpaolo ha introdotto una settimana corta su base volontaria, con piena retribuzione;
- Lavazza, Lamborghini, Luxottica e altre grandi aziende hanno lanciato progetti pilota;
- Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha aperto nel 2022 a una riflessione in sede istituzionale;
- Alcune PMI del Nord Italia stanno sperimentando modelli misti, soprattutto nel settore IT.
La cultura del lavoro in Italia è ancora fortemente legata alla presenza fisica, ma la pandemia ha accelerato la diffusione di modelli più flessibili, aprendo la strada alla settimana corta.
La settimana corta e il futuro del lavoro
La diffusione dell’intelligenza artificiale, dell’automazione e del lavoro da remoto sta già modificando le esigenze produttive e le aspettative dei lavoratori. In questo scenario, la settimana corta può diventare un fattore competitivo per attrarre talenti, soprattutto tra i più giovani, sempre più attenti all’equilibrio vita-lavoro.
Inoltre, le organizzazioni che adottano modelli innovativi sono percepite come più moderne, inclusive e sostenibili, ossia valori sempre più richiesti dal mercato e dagli stakeholder.
In definitiva, la settimana lavorativa corta non è solo una questione di orari, ma un cambio di paradigma nella visione del lavoro. Mentre altri Paesi hanno già intrapreso la strada del cambiamento, in Italia ci troviamo in una fase di transizione, tra sperimentazioni aziendali, dibattito pubblico e interesse crescente da parte dei lavoratori.
Il futuro della settimana corta dipenderà dalla capacità di imprese, istituzioni e lavoratori di collaborare in modo proattivo per costruire modelli sostenibili, equi e orientati al benessere collettivo che non influenzino troppo negativamente la produttività lavorativa.