Welfare Aziendale

Tanti servizi su misura adatti a tutti gli stili di vita dei dipendenti. Salute, famiglia, previdenza , trasporto, tempo libero e acquisti.

osservatorio benessere felicità al lavoro: un gruppo di colleghi
Giugno 16, 2025
Welfare Aziendale

Osservatorio BenEssere Felicità 2025: com’è il mondo del lavoro italiano?

Giunto alla quinta edizione, l'Osservatorio BenEssere Felicità — promosso dall’Associazione Ricerca Felicità — analizza il benessere percepito dai lavoratori italiani. L’indagine, condotta su un campione eterogeneo per età, professione e territorio, fotografa il rapporto tra vita personale e lavoro. L’edizione 2025 ha esteso il focus a temi come emozioni sul lavoro, soft skill, inclusione, tecnologia e, per la prima volta, welfare aziendale. È stata proprio la partnership tecnica con Day a favorire l’attenzione su questo tema. I risultati, presentati in primavera per la Giornata Mondiale della Felicità, mostrano che ambienti di lavoro orientati alla felicità portano vantaggi concreti: più produttività e collaborazione, meno assenteismo e costi sanitari. La felicità sul lavoro uno sguardo ai  dati Il ruolo del welfare aziendale nella felicità organizzativa Metodologia e campione: un'indagine nazionale La felicità sul lavoro: uno sguardo ai dati I risultati di quest’anno delineano un quadro chiaro del benessere dei lavoratori italiani. La felicità media si attesta a 3,09 su 5, con differenze di genere in calo rispetto agli anni precedenti. A livello generazionale emerge una “campana inversa”: i più felici sono Gen Z e Baby Boomers, mentre Gen X e Millennials mostrano i livelli più bassi, probabilmente a causa delle pressioni dell’età di mezzo tra responsabilità e stabilità economica. Il lavoro resta un fattore chiave nella percezione di felicità: autonomi e giovani, spesso legati a modelli più flessibili, dichiarano un maggiore benessere. Un dato sorprende: sempre più persone si sentono “più felici degli altri”, nonostante i social tendano a farci sentire in difetto. Un segnale positivo, che parla di maggiore consapevolezza e capacità di tenere a bada le pressioni esterne. Le competenze soft e trasversali — come gestione dello stress, problem solving, comunicazione, autoconsapevolezza, equilibrio psicofisico e lavoro di squadra — restano fondamentali per stare bene, dentro e fuori dal lavoro. Non sono abilità a sé stanti, ma un insieme collegato che funziona solo se c’è una buona formazione. L’analisi delle emozioni collegate al lavoro rivela anche dei segnali di malessere diffuso: molti si sentono stressati e poco valorizzati. In particolare, il bisogno di riconoscimento emerge come il più sentito e meno soddisfatto. Anche il rapporto con la tecnologia è complesso: da un lato c’è fiducia nell’AI per migliorare produttività ed efficienza, dall’altro emergono confusione e poca consapevolezza. Il rischio? Usare strumenti digitali senza considerare l’impatto umano. Il ruolo del welfare aziendale nella felicità organizzativa Uno dei dati più rilevanti dell’edizione 2025 riguarda il welfare aziendale, considerato da 6 lavoratori su 10 un elemento centrale per la felicità sul lavoro. Tra le soluzioni più apprezzate ci sono le piattaforme welfare e i buoni pasto (entrambi al 52%), seguiti da buoni acquisto (34%) e carburante (31%). I servizi più desiderati sono formazione (84,8%), attività fitness (79,5%), cultura (75,9%) e supporto psicologico (70,1%). La ricerca fa emergere però anche un certo disincanto: il welfare aziendale rischia di essere caricato di aspettative troppo alte, soprattutto se paragonato alle risorse del welfare pubblico (3 miliardi contro 650 nel 2022). Curiosamente, chi lo considera più determinante per la felicità vive spesso in aree dove è poco diffuso — segno che, dove c’è, viene talvolta dato per scontato. Secondo Mariacristina Bertolini, Vicepresidente e DG di Day, serve una nuova grammatica del welfare: non solo benefici materiali, ma risposte concrete ai bisogni delle persone — come supporto alla genitorialità, smart working e valorizzazione dell’unicità. Solo un welfare evoluto e strutturato, capace di accompagnare le persone lungo le fasi della vita, può contribuire davvero alla felicità in azienda. Metodologia e Campione: un’indagine nazionale L’Osservatorio BenEssere Felicità è il primo strumento italiano che misura la felicità tra i lavoratori. L’indagine annuale coinvolge un campione rappresentativo di 1.000 lavoratori, dipendenti e autonomi, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il campione è bilanciato per area geografica, genere, generazione, istruzione e reddito, per riflettere la forza lavoro italiana di circa 26-27 milioni di persone. I dati vengono raccolti tramite interviste web (CAWI) su vari dispositivi, affiancate da focus group qualitativi per approfondire emozioni e percezioni sul lavoro e la vita quotidiana. Questo approccio misto garantisce risultati affidabili, che mostrano una correlazione positiva tra felicità e fattori come performance, salute, creatività e collaborazione. L’Osservatorio è promosso dall’Associazione Ricerca Felicità, fondata da Sandro Formica, Elga Corricelli e Elisabetta Dallavalle. I risultati dell’Osservatorio BenEssere Felicità 2025 evidenziano quanto lavoro, competenze trasversali, tecnologia e welfare aziendale influenzino la felicità e il benessere. Integrati in modo consapevole, questi fattori migliorano la vita lavorativa. Le aziende che investono nel benessere organizzativo ottengono dipendenti più soddisfatti e migliori performance.
Aprile 15, 2025
Welfare Aziendale

Buoni Up Day: una app unica per gestire tutte le soluzioni!

Con la app Buoni Up Day e il sito utilizzatori.day.it puoi utilizzare tutti i servizi Up Day con un unico strumento. Cosa puoi fare? Puoi gestire tutti i tuoi prodotti - che siano Buoni Pasto, Buoni Cadhoc o Welfare -, visualizzare i locali dove spendere i buoni, tenere sotto controllo il tuo saldo e pagare direttamente dallo smartphone. Questo e molto altro! Se sei già registrato alla piattaforma, non occorre una nuova registrazione per utilizzare la app, puoi accedere con le stesse credenziali. Se non sei ancora registrato, puoi farlo subito in pochi passaggi: basta scaricare la app dagli store o accedere al portale. Scarica qui App Buoni Up Day per iOS Scarica qui App Buoni Up Day per Android Entra nella app o nel sito utilizzatori.day.it e scegli la soluzione che vuoi gestire: Soluzione buono pasto Soluzione buono acquisto cadhoc Soluzione welfare Vediamole una per una. Soluzione Buono Pasto Hai il buono pasto elettronico? Adesso puoi utilizzarlo sia con la app che con la card, a tua scelta! Tramite la funzione GESTISCI PRODOTTO associa il prodotto Up Day che utilizzi, per un’esperienza di navigazione personalizzata. In HOME avrai il saldo dei tuoi buoni e il totale a disposizione. Consultare e controllare i dati di utilizzo è semplicissimo, puoi anche passare velocemente da un prodotto all'altro selezionando nel menu a tendina quello che vuoi vedere. I buoni pasto digitali sono spendibili direttamente dallo smartphone, sia nella rete di punti vendita fisici, sia online sugli e-commerce o piattaforme dei nostri partner. Non è necessario portare la card con te e ci sono tante possibilità di pagamento per assicurarti la spendibilità in ogni tipo di locale, anche il tuo preferito! PAGA comodamente dal tuo smartphone in pochi click la tua pausa pranzo. Puoi scegliere di pagare con Codice o con QR Code. Per pagare con Codice è sufficiente digitare il Codice generato dalla app dopo aver selezionato il numero buoni da utilizzare. Per pagare con QR Code basta inquadrare il codice QR identificativo del locale. La rete dei Partner Buono Pasto è sempre più ampia. In MAPPA cerca i locali che accettano i tuoi buoni, vicino a te o in una località di tuo interesse. I filtri ti aiuteranno a scoprire le specialità gastronomiche, le modalità di pagamento e i servizi che i nostri partner offrono. Tutte le maggiori catene di supermercati accettano i buoni pasto Day (qualche esempio: Coop, Conad, Esselunga, Carrefour, Despar, Famila, Pam, Iper...), così come le grandi catene di ristorazione (come Roadhouse, Eataly, Mac Donald's, Burger King, Old Wild West, Autogrill etc.). Ma fra i nostri 150.000 partner ci sono anche moltissimi negozi e locali di prossimità. Sei attento ad uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta? Con il filtro PAUSA SANA il tuo pranzo è sempre in equilibrio! Per ogni locale visualizza recensioni, foto e info utili fornite da Google. In MOVIMENTI tieni sempre tutto sotto controllo. Basta un click per monitorare i buoni pasto validi, i buoni utilizzati con il dettaglio dell’acquisto e i buoni in scadenza da spendere al più presto. RICARICHE è la sezione dove è possibile monitorare le ricariche ricevute, lo stato della ricarica e, al tocco, il dettaglio di ciascuna ricarica: descrizione, data di scadenza, data di inizio validità, valore del buono, numero buoni assegnati e numero di buoni spesi/residui in tempo reale. La sezione ONLINE invece permette di acquistare direttamente nei siti partner, con il buono pasto elettronico, tante soluzioni per la propria pausa pranzo. Qui troverai diverse piattaforme di e-commerce che consegnano a domicilio in tutta Italia piatti pronti, spesa o prodotti gastronomici di alta qualità. Infine alla sezione PROMO ci sono le offerte, promozioni e interessanti iniziative proposte dai nostri Partner. Soluzione Buono Acquisto Cadhoc Hai dei buoni Cadhoc Cartacei? Se la tua azienda ti ha regalato dei buoni Cadhoc cartacei, accedi alla sezione MAPPA per visualizzare i negozi vicino a te dove spendere subito il tuo buono, oppure acquista online le Gift Card dei tuoi brand preferiti. Come? Accedi alla sezione CARICA BUONO e carica i tuoi buoni nella app con una semplice scansione del codice a barre presente sul buono o manualmente, inserendo numero di serie e il codice di attivazione. In HOME avrai il saldo dei tuoi buoni ed il totale a disposizione. Hai buoni Cadhoc digitali? Il buono Cadhoc digitale è il buono che i dipendenti ricevono direttamente sul loro smartphone tramite la app o che l’azienda riceve in formato pdf e distribuisce attraverso i propri canali. Per attivare Cadhoc digitale in app e iniziare lo shopping clicca sull’icona PROFILO in alto a destra e seleziona AGGIUNGI PRODOTTO. Inserisci il Codice Fiscale e il Codice di Attivazione che hai ricevuto via e-mail e clicca su CONFERMA. Questa operazione ti verrà chiesta solo la prima volta. In HOME visualizzi subito l’importo a tua disposizione. La particolarità di questa soluzione è che il credito del buono Cadhoc digitale è in wallet e si può usare a scalare senza degli importi predefiniti, calcolati al centesimo. Quindi si può anche distribuendo il credito in acquisti diversi, presso Partner diversi! GIFT CARD è la sezione per acquistare con Cadhoc le Gift Card dei Partner da spendere sul punto vendita o on line: spesa, carburante, elettronica, moda e tanto altro. Qualche esempio? Puoi trasformare i tuoi buoni Cadhoc in Gift Card di Coin, Yoox, Zalando, Decathlon, Ikea, Footlocker, OVS, Primark, Tigotà, Tezenis, Douglas, Calzedonia, Kasanova, Swarowski, Rituals, Intimissimi, Upim, Sisley, H&M, Arcaplanet... Se ami viaggiare puoi scegliere ITA Airways o Flixbus... Se ami leggere Libraccio, Feltrinelli o ibs... eccetera, eccetera! Naviga l'elenco completo sul sito o sulla app. Soluzione Welfare Se la tua azienda ha attivato un piano di Welfare, troverai direttamente nella app il credito disponibile e tutti i partner e i servizi evidenziati, dove potrai utilizzarlo. La navigazione intuitiva ti guida nell'utilizzo del credito, e il WELFARE COACH è sempre attivo per rispondere a ogni domanda. Puoi esplorare le sezioni dedicate alla famiglia, agli acquisti, al tempo libero, alla salute e benessere, alla mobilità, alla previdenza e alla sanità integrativa. Non hai trovato quello che fa per te tra tutte le possibilità di scelta? Nessun problema, accettiamo suggerimenti. Proponi il tuo benefit preferito e Up Day provvederà a contattare il fornitore e ad acquistare il servizio o la prestazione che hai richiesto! Ogni domanda ha la sua risposta Qualcosa ancora non è chiaro sul funzionamento della app per gestire tutte le soluzioni Day? Per assistenza 24 ore su 24 è possibile attivare l'Assistente Virtuale Up Day, una chat che risponde in tempo reale risolvendo le problematiche più comuni. Oppure puoi contattare l’assistenza dedicata dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 18:30. A seconda del prodotto Day per cui ti serve assistenza i numeri sono: Buono pasto : 051 21 06 509 Cadhoc : 051 21 06 750 Welfare: 051 21 67 50
Formazione e welfare aziendale - un corso di formazione
Marzo 30, 2025
Welfare Aziendale

Formazione e welfare aziendale: come funziona, chi ne ha diritto, vantaggi per tutti

Un programma di formazione ben costruito è un valore aggiunto sia per il dipendente, sia per l’azienda. Ecco perché la formazione dei dipendenti può essere considerata parte integrante del welfare aziendale. Negli ultimi anni, complice anche l’accelerazione digitale e i cambiamenti nel mondo del lavoro, la formazione continua ha assunto un ruolo sempre più strategico all’interno dei piani di welfare aziendale. Tra le misure che le aziende inseriscono sempre più di frequente nel proprio piano di welfare aziendale c’è la formazione dei dipendenti. Questo perché essa costituisce un’importante opportunità di crescita non solo per i lavoratori, ma anche per le stesse imprese. Scopri tutto quello che c’è da sapere sulla formazione come misura di welfare aziendale e sulle persone che hanno diritto ad usufruirne. Perché la formazione è considerata “welfare aziendale”? Chi sono i lavoratori che possono usufruirne? Come possono beneficiarne i lavoratori? Quali sono i benefici della formazione aziendale per le imprese? Normativa in materia di formazione e welfare aziendale Le proposte di corsi di formazione Day Perché la formazione è considerata “welfare aziendale”? Il welfare aziendale ha tra i suoi scopi principali la soddisfazione dei lavoratori, il miglioramento del clima interno e l’aumento del benessere generale. Tra i benefit che più spesso vengono offerti ai dipendenti ci sono non solo i servizi di istruzione per i loro familiari, ma anche corsi di formazione destinati agli stessi lavoratori. Che non sono solo i corsi di formazione obbligatoria che le imprese sono tenute a organizzare per adeguarsi alle normative. In questo caso si tratta anche di quei corsi definiti di formazione volontaria, talvolta regolamentati dai contratti nazionali di categoria (come il CCNL metalmeccanici), che permettono al lavoratore di accrescere il proprio know-how e intraprendere un percorso di crescita personale e professionale. Insomma, uno strumento che può davvero risultare utile per un lavoratore perché può trasferire le competenze acquisite nel lavoro; e che, inoltre, gli offre un concreto accrescimento sia sotto il profilo culturale, sia nell’ambito personale, e incide favorevolmente sul clima interno e sulle performance dell’azienda. Oggi, accanto ai corsi in presenza, si affermano modalità più agili come l’apprendimento ibrido, il microlearning e le piattaforme di e-learning, che rendono la formazione più accessibile, personalizzata e integrabile nella routine lavorativa. La formazione dei collaboratori rappresenta infatti un valore aggiunto non solo per loro stessi, ma anche per i datori di lavoro. Per questo essa può essere considerata in tutto e per tutto una misura di welfare aziendale, assoggettata agli stessi obblighi e agevolazioni delle altre misure di welfare previste dalla legge. Chi sono i lavoratori che possono usufruirne? Potenzialmente, tutti i lavoratori di un’impresa possono usufruire della formazione aziendale e godere dei benefici che comporta. Secondo il comma 2 dell’articolo 51 del TUIR, le misure di welfare aziendale devono essere erogate alla totalità dei dipendenti o a categorie omogenee di lavoratori, come dirigenti o operai appartenenti ad un intero settore. Perciò, quando un’impresa decide di offrire ai propri dipendenti un percorso di formazione aziendale, può scegliere come destinatari tutti i suoi collaboratori oppure una categoria di lavoratori. Nel secondo caso, i criteri di selezione delle categorie di lavoratori possono essere diversi, a seconda delle esigenze dell’azienda e dei collaboratori destinatari della formazione aziendale. Tali criteri possono comprendere: dipendenti che hanno in comune la stessa sede di lavoro o lo stesso ufficio; lavoratori con lo stesso livello salariale; lavoratori con lo stesso livello contrattuale; dipendenti che hanno uguali esigenze personali, sociali e organizzative. Con l’aumento delle modalità di lavoro ibride e la nascita di nuove figure professionali, le aziende sono chiamate a ripensare la propria offerta formativa, ampliando l’accesso anche a profili trasversali e lavoratori in smart working. Come possono beneficiarne i lavoratori? I benefici per i lavoratori destinatari della formazione aziendale sono numerosi e vanno dall’accrescimento delle competenze all’aumento della felicità e del benessere personale. In particolare, la partecipazione a un corso di formazione può aiutare le persone a migliorare le proprie hard skills, cioè quelle competenze tecniche connesse alla propria occupazione e al business della propria azienda; o le soft skills, cioè quelle competenze che non sono strettamente legate al business aziendale ma fanno parte del bagaglio di conoscenze del soggetto. Sempre più spesso la formazione viene progettata con obiettivi di reskilling (riqualificazione per nuovi ruoli) o upskilling (potenziamento delle competenze esistenti), fondamentali per affrontare la transizione digitale e la crescente automazione dei processi. Acquisire nuove competenze e mantenersi aggiornati in merito alle novità del proprio settore, inoltre, rende i lavoratori più felici e motivati, migliora la loro capacità di problem solving e di comunicazione. A beneficiare della formazione aziendale non sono solo i singoli lavoratori, ma anche coloro che fanno parte di un team. Grazie alle conoscenze acquisite, le persone che lavorano in squadra riescono a migliorare la comunicazione tra di loro, a gestire le proprie priorità, a smussare i conflitti e gestire i cambiamenti. Quali sono i benefici della formazione aziendale per le imprese? La formazione aziendale non comporta importanti benefici solo per i lavoratori a cui è destinata, ma anche per le aziende che la erogano. Tra i principali vantaggi dell’offrire di un’attività formativa ai dipendenti ci sono: raggiungimento degli obiettivi di crescita; incremento della competitività. La formazione consente ai dipendenti, e di conseguenza all’azienda, di tenersi al passo con le ultime novità di settore e rimanere sempre competitiva; innovazione; miglioramento della scolarizzazione delle fasce di dipendenti che hanno maggiori rischi occupazionali; aumento della produttività. Il miglioramento delle competenze dei lavoratori e delle loro performance contribuisce ad aumentare la produttività dell’azienda; aumento dell’engagement e fidelizzazione dei dipendenti. Il fatto che un’impresa investa nella formazione dei propri collaboratori dimostra che considera le proprie risorse umane fondamentali per la sua crescita, le fa sentire più coinvolte e aumenta la loro fedeltà e il loro coinvolgimento nelle sue sorti; diminuzione del turnover. I dipendenti che partecipano a dei corsi di formazione aziendale si sentono parte di un ambiente di lavoro più stimolante e non si sentono immobili e con poche prospettive. Ciò fa sì che evitino di abbandonare il proprio posto di lavoro per un impiego che ritengono più stimolante. In un contesto in cui attrarre e trattenere talenti è una delle principali sfide HR, la formazione rappresenta anche un asset strategico per promuovere un employer branding solido e una cultura aziendale orientata alla sostenibilità e all’innovazione. La formazione come benefit La formazione del lavoratore può rappresentare un valore aggiunto per l’azienda anche quando questa avviene all’esterno e non è direttamente organizzata dalla stessa. Per agevolare la scolarizzazione e il rafforzamento delle competenze dei dipendenti che scelgono di intraprendere un percorso di studio, le aziende possono mettere a loro disposizione dei voucher welfare, che possano spendere per l’acquisto di libri o per il pagamento di tasse e costi d’iscrizione. In alcuni casi è proprio il CCNL di riferimento a stabilire che, nel caso in cui l’azienda non organizzi corsi che promuovano la crescita lavorativa e personale del dipendente, essa sia tenuta ad erogargli una somma in denaro che gli consenta di iscriversi a dei corsi sia di formazione professionale, sia relativi ad altre tematiche, organizzati da soggetti esterni. Tale somma può essere convertita, appunto, in voucher welfare, che nella normativa ordinaria sono esenti da tassazione fino al valore di 258,23 euro, salvo eventuali innalzamenti temporanei previsti dalla legge finanziaria o da specifici decreti. In ottica di flessibilità, molte aziende oggi utilizzano i flexible benefit per finanziare percorsi formativi personalizzati scelti direttamente dai dipendenti: corsi online, master, certificazioni digitali (come coding, project management o lingue), anche su piattaforme internazionali. Normativa in materia di formazione e welfare aziendale La normativa in materia di formazione e welfare aziendale è costituita dal TUIR, il Testo Unico sulle Imposte sui Redditi: tale decreto, nell’esplicitare quali siano le somme e i servizi che costituiscono il reddito da lavoro dipendente, elenca anche in maniera esaustiva quali siano i beni e i servizi di welfare aziendale, in quanto sono proprio tali beni e servizi ad usufruire di una tassazione agevolata e ad essere quindi esclusi dalla formazione del reddito. Normalmente, l’articolo di riferimento per stabilire quali siano le misure di welfare aziendale è l’articolo 51, intitolato “Determinazione del reddito da lavoro dipendente”, che al comma 2 esplicita quali siano le misure di welfare aziendale che non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente. Scorrendo la lista, che comprende assicurazioni sanitarie, previdenza complementare, assistenza agli anziani e ai parenti non autosufficienti, spese per i mezzi di trasporto e servizi legati all’istruzione dei familiari, come rimborso di rette scolastiche e acquisto di libri, non si trova traccia della formazione dei dipendenti. Ciò potrebbe far pensare che, non essendo compresa in questo articolo, essa sia quindi esclusa dalle misure di welfare che beneficiano di agevolazioni fiscali. In realtà, pur non essendo esplicitata nelle misure di welfare escluse dalla formazione del reddito previste dal secondo comma dell’articolo 51, la formazione dei dipendenti vi rientra a pieno titolo. Sempre il comma 2, alla lettera f, stabilisce infatti che non concorre a formare il reddito l’uso di opere e servizi riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, purché offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti e ai familiari, per le finalità di cui al comma 1 dell'articolo 100. Il comma 1 dell’articolo 100 stabilisce quali siano le somme deducibili dalle tasse per le aziende e specifica che tra di esse rientrano le spese relative ad opere o servizi utilizzabili dalla generalità dei dipendenti o categorie di dipendenti volontariamente sostenute per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto. Quindi, leggendo gli articoli del TUIR relativi alla formazione del reddito da lavoro dipendente e alla deducibilità delle spese sostenute dall’impresa, si può affermare che, secondo la normativa, la formazione offerta volontariamente ai dipendenti sia una misura di welfare aziendale, soggetta ad agevolazioni fiscali sia per il dipendente, sia per il datore di lavoro. L’Agenzia delle Entrate, anche attraverso diverse risposte a interpelli, ha ribadito che la formazione rientra tra le misure agevolabili di welfare aziendale, purché destinata a tutta la popolazione aziendale o a categorie omogenee e non sia correlata direttamente alla prestazione lavorativa. Le proposte di corsi di formazione Day Day mette a disposizione delle aziende sue clienti e dei loro dipendenti una piattaforma per il welfare aziendale che comprende decine di servizi, che vanno dai voucher welfare allo shopping e comprendono anche dei servizi di formazione. In particolare, grazie alla partnership con HRD, la società fondata da Roberto Re, fanno parte dei servizi di welfare offerti dalla piattaforma Day i seminari che si occupano di crescita personale, in particolare quelli incentrati sulla gestione delle emozioni, sulla leadership, sull’orientamento ai risultati.
Una ragazza che lavora in smart working da casa
Marzo 28, 2025
Welfare Aziendale

Lo smart working per migliorare il welfare aziendale

Lo smart working è una modalità di lavoro che sempre più aziende concedono ai propri dipendenti, per offrire loro la possibilità di migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Cosa che va a vantaggio anche della produttività dell’impresa. Tra il 2020 e il 2022, complice la pandemia, ha conosciuto un'accelerazione forzata. Migliaia di aziende, anche le più restie, hanno dovuto adottarlo in emergenza, scoprendone poi il potenziale. Quel momento ha segnato una svolta: oggi, nel 2025, il lavoro agile è entrato stabilmente tra le opzioni organizzative di molte imprese, anche se con modalità molto diverse tra loro. Lo smart working, infatti, non solo aiuta i lavoratori a raggiugere il cosiddetto work-life balance, ma ha anche effetti positivi sul welfare aziendale. Vediamo perché Cosa significa welfare aziendale? Lo smart working è un welfare aziendale? I benefici del lavoro agile Smart working e produttività Cosa significa welfare aziendale? La parola welfare significa benessere. Sempre più spesso, questo termine viene associato alla parola “aziendale”, per indicare tutte le iniziative che un’azienda mette in campo per migliorare il benessere dei propri dipendenti, ponendoli nelle condizioni di lavorare al massimo delle proprie possibilità. Insomma, il concetto di welfare aziendale coincide con il concetto di benessere organizzativo. Cioè la capacità di un’azienda di promuovere e mantenere un grado elevato di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori. In questo modo viene data grande rilevanza, all’interno delle politiche aziendali, al benessere dei dipendenti. Ciò significa che le imprese (e sono sempre di più, in Italia, a riconoscere la validità di queste misure) pensano a una serie di benefit e agevolazioni per migliorare la conciliazione vita-lavoro. Come mai? Sono numerosi gli studi che confermano che una migliore qualità della vita spinge le persone a lavorare meglio e in maniera più produttiva. L'esempio delle imprese che hanno già avviato con successo dei progetti di welfare aziendale è la dimostrazione della loro validità. Tra le misure di welfare aziendale più comuni ci sono benefit come, ad esempio, auto e telefono aziendale, viaggi, formazione, assicurazioni. Anche il miglioramento degli spazi di lavoro rientra tra queste politiche di welfare. I vantaggi che derivano dall’attuazione o dall’incremento di un piano di welfare aziendale sono: maggiore motivazione dei lavoratori, che si sentiranno così più legati all’azienda e avranno voglia di lavorare meglio; riduzione dell’assenteismo; la concessione della possibilità di lavorare in maniera più flessibile spinge i dipendenti a essere più produttivi; diminuzione del turnover, e quindi dei costi legati all’assunzione di nuovi dipendenti; agevolazioni fiscali. Lo smart working è un welfare aziendale? Non esiste una risposta immediata e univoca a questa domanda. Quella dello smart working è una materia complessa, soprattutto in un Paese come l'Italia ancora un po' acerbo su questi temi. Ad esempio, spesso e volentieri, si fa coincidere il termine smart working con la definizione di lavoro da remoto. Cosa che restringe notevolmente il suo significato e la sua utilità: lavorare in smart working, infatti, non significa solo lavorare in telelavoro. Significa, più che altro, non avere vincoli su orari e luogo di lavoro e organizzare i propri compiti per fasi, cicli e obiettivi, concordati con l’azienda, avendo anche una maggiore autonomia di gestione. Negli ultimi anni, accanto allo smart working “tradizionale”, si stanno diffondendo modelli di lavoro ibrido, che prevedono un’alternanza tra presenza in ufficio e lavoro da remoto. Alcune aziende offrono anche il cosiddetto "work from anywhere", che consente ai dipendenti di lavorare da luoghi diversi, anche fuori dal proprio comune di residenza o dall’Italia, in base a policy aziendali sempre più flessibili. Questi approcci richiedono un'evoluzione culturale profonda e nuove competenze manageriali. È dimostrato che avere una maggiore flessibilità di orario e poter lavorare a casa propria o nel luogo che si preferisce ha un effetto positivo sul rendimento del lavoratore e sulla qualità della sua vita. Date queste premesse, viene da domandarsi, piuttosto, se lo smart working non sia una misura volta a migliorare il welfare aziendale e non solo un benefit da offrire al lavoratore per andare incontro alle sue esigenze di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. Quello che è sicuro, è che influisce positivamente sulla produttività dei lavoratori, che riescono a conciliare meglio i loro orari e i propri impegni. Di ciò, ovviamente beneficia anche l’azienda, che avrà dipendenti più felici di lavorare e vedrà aumentare la qualità del lavoro. Oggi possiamo dire che lo smart working è sempre più riconosciuto come una componente strutturale del welfare aziendale. Alcune imprese lo inseriscono nei piani di welfare come benefit organizzativo, mentre altre lo formalizzano nei contratti di lavoro individuali o collettivi, rafforzandone il valore anche simbolico. In un contesto dove il benessere organizzativo è sempre più centrale, offrire flessibilità e autonomia è una delle scelte più apprezzate dai lavoratori. I benefici del lavoro agile Il lavoro agile, in Italia, è regolato da una normativa specifica: la legge n°81 del 2017. La legge stabilisce che, per poter usufruire di questa modalità di lavoro, il lavoratore deve stipulare un accordo scritto in cui vengono definite le modalità con cui prestare la propria opera al di fuori dei locali aziendali, comprese le ore e i giorni di riposo. Tale accordo deve garantire un trattamento retributivo e normativo non inferiore a quello garantito ai lavoratori che non usufruiscono del lavoro agile. Durante l’emergenza sanitaria, sono state introdotte deroghe che hanno semplificato l’adozione dello smart working, rendendolo accessibile senza accordo individuale. Dal 1° settembre 2022, queste misure straordinarie sono state superate e la regolamentazione è tornata a prevedere l’accordo individuale scritto. Tuttavia, per incentivare la diffusione dello smart working in forma strutturata, sono stati previsti strumenti di contrattazione collettiva e linee guida settoriali che molte imprese hanno adottato. Alcuni CCNL hanno già incluso specifiche disposizioni sul lavoro agile, rendendolo parte integrante delle relazioni sindacali. Considerando il numero crescente di aziende che decide di offrire ai propri collaboratori questa possibilità, la richiesta crescente da parte dei lavoratori e la complessità di questa modalità di lavoro, la normativa risulta ancora insufficiente a regolamentarla in maniera corretta. Lo smart working, infatti, rappresenta un cambiamento notevole sia per il lavoratore, che si trova ad avere una maggiore responsabilità nella gestione del proprio lavoro, sia per l’azienda. Ma, se messo in atto in maniera corretta e organizzata, favorisce l’incontro tra i bisogni aziendali e quelli personali del lavoratore, garantendo numerosi benefici al dipendente che ne usufruisce e all’impresa che ha deciso di concederglielo. I benefici principali che un lavoratore può trarre dallo smart working sono tre: miglioramento del work-life balance. In una società che ci vuole sempre più produttivi e impegnati, mantenere un soddisfacente bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa non è cosa da poco. L’assenza di vincoli e tempi troppo rigidi, la possibilità di lavorare nell’ambiente che risulta più congeniale e la valorizzazione delle proprie capacità, consentono alle persone di essere più rilassate, soddisfatte e produttive; flessibilità. Per molti lavoratori, in particolare per le lavoratrici donne, conciliare la vita familiare con quella lavorativa, specialmente se ci sono dei figli, risulta molto difficile e stressante. Tuttavia, a dare un grande valore alla flessibilità lavorativa non è solo chi ha delle famiglie e dei bambini da gestire, ma anche i lavoratori più giovani. La maggiore flessibilità di orari e la possibilità di lavorare a distanza permettono sicuramente di conciliare meglio le necessità di lavoro e vita privata; motivazione e soddisfazione personale. Dalla maggiore responsabilizzazione derivante dall’avere più autonomia, si ricavano anche una più grande motivazione nello svolgere bene i propri compiti e una maggiore soddisfazione personale per aver portato a termine gli obiettivi prefissati. Va considerato anche il rovescio della medaglia: l’assenza di confini netti tra lavoro e vita privata può esporre i lavoratori a un rischio maggiore di stress e burnout digitale. Per questo motivo, molte aziende stanno introducendo politiche di diritto alla disconnessione e iniziative di supporto al benessere psicologico, spesso incluse nei programmi di welfare aziendale. Smart working e produttività Anche l’azienda che consente ai propri dipendenti di lavorare in maniera agile ottiene diversi vantaggi: aumento della produttività. Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, aggiornati al 2024, le imprese che adottano modelli strutturati di lavoro agile registrano un incremento medio del 12% della produttività e un miglioramento del benessere percepito del 15%; diminuzione dei costi. Un lavoro agile ben organizzato, a fronte di un investimento iniziale in tecnologia e attrezzature per lavorare da remoto, consente alle aziende di razionalizzare le proprie risorse e ridurre i costi di gestione. Diminuendo i consumi di energia si migliora anche sul fronte della sostenibilità; miglioramento del welfare aziendale. Non solo lo smart working consente di migliorare l’umore dei collaboratori e il loro benessere psico-fisico. Spesso, le politiche di attuazione del lavoro agile comprendono anche un’ottimizzazione degli spazi aziendali che contribuisce a migliorare il welfare aziendale. Molte imprese, tuttavia, sono ancora caute su questa modalità di lavoro, perché sono ancorate al connubio presenza sul luogo di lavoro/numero di ore lavorate = produttività. Un pregiudizio difficile da sradicare, soprattutto perché spesso lo smart working viene attuato e gestito in maniera confusa. Per offrire dei risultati soddisfacenti e rappresentare una vera opportunità di crescita per l’azienda, lo smart working deve essere organizzato in maniera efficiente e razionale. Perché ciò sia possibile, si deve prima di tutto stilare un piano ben definito che contenga le modalità di attuazione del lavoro agile e gli obiettivi che ogni collaboratore deve raggiungere. Poi si deve offrire ai propri collaboratori la tecnologia necessaria a lavorare in smart working. Si devono formare i dipendenti perché imparino a gestire con responsabilità i propri progetti, focalizzandosi sugli obiettivi da raggiungere. Inoltre, è importante implementare la comunicazione tra azienda e collaboratori, perché risulti efficace nel mantenimento dei rapporti e nella gestione del lavoro. In conclusione, lo smart working, se attuato in maniera razionale, rappresenta una concreta possibilità di crescita per le aziende, perché non solo favorisce il benessere dei collaboratori e l’aumento della loro produttività, ma contribuisce a migliorare notevolmente il welfare aziendale. Affinché lo smart working possa generare reale valore, però, serve un impegno a livello di cultura organizzativa: formare i manager alla gestione per obiettivi, investire nella fiducia reciproca, strutturare i momenti di comunicazione e condivisione. Solo così lo smart working potrà diventare non solo una risposta a esigenze contingenti, ma una leva strategica per la sostenibilità e la competitività aziendale.
fringe benefit 2023 cosa cambia
Febbraio 17, 2025
Welfare Aziendale

Esenzione fringe benefit, ecco che cosa cambia per il 2025

Negli ultimi due anni, sono state tante le novità ai decreti di fine anno che riguardavano da vicino il mondo del lavoro. Ma cosa cambia nel 2025? Per il triennio 2025-2027, grazie alla Legge di Bilancio 2025, la soglia di esenzione viene confermata a 1.000€ anno/dip. Sale a 2.000€ per i soli lavoratori con figli fiscalmente a carico. Cosa sono i fringe benefits e perché riconoscerli al dipendente Quali sono le novità 2025 sulla tassazione dei fringe benefit Fringe benefit e auto aziendali Cadhoc il fringe benefit ideale per azienda e dipendenti Cadhoc nel welfare aziendale COSA SONO I FRINGE BENEFITS E PERCHÉ RICONOSCERLI AL DIPENDENTE I fringe benefits sono beni e servizi erogati dalle aziende ai dipendenti su base volontaria, nell’ambito di politiche di welfare aziendale volte a migliorare la qualità della vita e la produttività dei collaboratori. Essi sono costituiti sia da strumenti e agevolazioni che migliorano e facilitano la vita lavorativa del dipendente, sia da benefici di cui i collaboratori possono usufruire nella loro sfera privata, durante il tempo libero, per perseguire i propri interessi, e a cui possono avere accesso anche le famiglie. Alcuni esempi sono i buoni spesa e i buoni acquisto per beni e servizi di vario genere, come viaggi e vacanze con il welfare aziendale. I fringe benefit sono benefici accessori che, in passato, molte aziende vedevano solo come costi aggiuntivi da evitare il più possibile, oppure come vantaggi a cui avevano diritto solo i dipendenti delle grandi aziende. Il massimo che veniva concesso ai lavoratori era una gratifica in busta paga, più o meno generosa, se il bilancio di quell’anno mostrava un segno positivo. Oggi, invece, sempre più imprese, anche di medie e piccole dimensioni, sono attente alle esigenze dei propri collaboratori e si sono rese conto del valore aggiunto che comporta la concessione di questo tipo di agevolazioni, a partire dallo smart working, sempre più diffuso. Questo perché ci si è accorti che i dipendenti appagati e soddisfatti sono più produttivi e rappresentano quindi un vantaggio per l’azienda, che vedrà così aumentare il proprio potenziale. Inoltre, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoro dipendente (art. 51 comma 3 del TIUR), cosa che costituisce un altro grande vantaggio per il lavoratore. Riconoscere i fringe benefits al dipendente significa investire nel capitale umano della propria impresa, e questo è importante perché: I dipendenti che si sentono più gratificati e meno stressati sono più produttivi; si crea un rapporto di fiducia più stretto tra l’impresa e i suoi collaboratori; si riduce il turnover; la reputazione aziendale subisce un miglioramento visibile; le persone talentuose in cerca di lavoro vengono invogliate ad entrare a lavorare in azienda; Inserire i fringe benefit nel proprio piano di welfare aziendale è conveniente per le aziende anche da un punto di vista fiscale, perché ad essi il fisco riserva una tassazione agevolata. In questo caso, l’importo esente dei fringe benefit può essere riconosciuto anche per i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa. QUALI SONO LE NOVITÀ 2025 SULLA TASSAZIONE DEI FRINGE BENEFIT È bene ricordare che la norma a cui fare riferimento è l’articolo 51, comma 3, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che disciplina la tassazione del reddito da lavoro dipendente. La Circolare dell’Agenzia delle Entrate ha riassunto tutte le novità circa i fringe benefit relative al triennio 2025-2027 come stabilite dalla relativa Legge di Bilancio 2025. Ecco le novità introdotte nel 2025 dalla normativa: La soglia di esenzione dei fringe benefit viene confermata a 1000 euro per tutti i dipendenti ed a 2000 euro per dipendenti con figli fiscalmente a carico. Per "figli fiscalmente a carico" si intendono i figli minori di 30 anni che, nel periodo d'imposta dell'anno in corso, hanno un reddito totale, al lordo delle detrazioni fiscali, che non supera i 2.840,51€. Tuttavia, per i figli di età inferiore ai 24 anni, questa soglia sale a 4.000€, come specificato nel comma 2 dell'articolo 12 del TUIR. È importante notare che i figli devono essere fiscalmente a carico per l'intero anno solare. Nel caso in cui, durante l'anno, il reddito del figlio superasse la soglia massima prevista (rendendo quindi il figlio non più a carico), il dipendente subirebbe trattenute fiscali e contributive sullo stipendio di dicembre, applicate sull'intero fringe benefit erogato nell'anno in corso. Tra i beneficiari di questa agevolazione rientrano i soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente (come collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori a progetto, amministratori, stagisti, eccetera). Al superamento del limite di euro 1.000 o 2.000 stabilito, il valore è soggetto a tassazione per l’intero importo; nell’ambito di questi importi, possono essere riconosciuti, anche i rimborsi delle utenze domestiche di acqua, luce e gas naturale (no GPL), delle spese sostenute per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa. Per i premi e le somme erogati negli anni 2025, 2026 e 2027, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività, di cui all’articolo 1, comma 182, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è ridotta al 5%. FRINGE BENEFIT E AUTO AZIENDALI Tra i benefit più apprezzati dai dipendenti c’è senza ombra di dubbio la concessione di un’auto aziendale ad uso promiscuo. Il dipendente che la riceve come premio, quindi, potrà utilizzarla sia per scopi personali sia per recarsi sul luogo di lavoro e per partecipare a eventi aziendali, convegni e appuntamenti con clienti. Nell’articolo 51, comma 4, lettera A il TUIR disciplina i criteri per calcolare la misura in cui l’utilizzo promiscuo dell’auto concorre a formare il reddito da dipendente. Ecco alcune informazioni che possono tornare utili quando il fringe benefit è corrisposto sotto forma di auto aziendale. In questo caso, il benefit ha natura forfettaria e non è quindi collegato né agli eventuali costi a carico del dipendente (carburante, manutenzione, pneumatici, bollo, assicurazione RCA) né ai chilometri percorsi (per fare un esempio pratico, la tassazione non cambia tra chi percorre 20000 km in un anno e chi ne percorre 40000). Inoltre, nonostante il fringe benefit auto aziendale sia stabilito su base annuale, deve essere assoggettato mese per mese a tassazione ed esposto nel cedolino Ma come si fa il calcolo del fringe benefit sulle auto aziendali? È necessario considerare due aspetti principali: il chilometraggio standard definito dalla normativa, che equivale a 15000 km il costo chilometrico di esercizio della vettura, che viene indicato nelle tabelle che l’ACI pubblica annualmente sulla Gazzetta Ufficiale Il rimborso chilometrico fa parte dei costi di impresa ed è quindi deducibile. Ti invitiamo a consultare il portale ACI per conoscere limiti ed eccezioni. CADHOC IL FRINGE BENEFIT IDEALE PER AZIENDA E DIPENDENTI Cos’è Cadhoc? È il buono acquisto di Up Day, soluzione perfetta per gratificare il personale, fidelizzare i clienti, premiare la forza vendita. Un dono sempre indovinato, sia per chi lo fa che per chi lo riceve. Chi riceve questa tipologia di voucher ha il vantaggio di decidere in che modo spenderlo. Può essere un voucher per fare shopping nelle migliori catene di negozi, oppure può essere convertito in buoni da spendere negli shop e-commerce più cliccati della rete. CADHOC NEL WELFARE AZIENDALE Cadhoc, inoltre, è la soluzione per i rinnovi contrattuali nazionali di categoria che prevedono flexible benefit obbligatori al loro interno. Il buono spesa per acquistare benzina, libri scolastici, alimentari ecc. che si adatta alle diverse esigenze dei lavoratori. Un esempio? Il contratto Metalmeccanico PMI CONFAPI; Tessile, Abbigliamento e Moda; Porti; Studi e Attività Professionali; Soccorso Stradale. Il buono acquisto universale per incentivare e motivare il personale, fidelizzare i clienti e premiare la forza vendita è l’ideale in ogni occasione dell’anno ed è la soluzione per gratificare in modo personale qualunque collaboratore, dal più tradizionalista al nativo digitale grazie alla sua spendibilità on e offline. Tanti vantaggi fiscali alle aziende, perché Cadhoc è l’incentivo che soddisfa davvero i desideri di tutti. Scegliendo i buoni acquisto Cadhoc ottieni vantaggi per i dipendenti completamente deducibile, esente da IVA e privo di oneri fiscali e previdenziali. Con Cadhoc, è possibile acquistare ciò di cui si ha bisogno, dove, quando e come si preferisce. Ora con i buoni acquisto Cadhoc, puoi coprire diverse esigenze: dalla spesa al carburante, dall'elettronica agli articoli per la casa, dalla bellezza agli accessori per animali, e molto altro ancora.  Puoi inoltre personalizzare i buoni scegliendo il loro valore, il formato (digitale o cartaceo) e la modalità di consegna (tramite app o blocchetto cartaceo) mentre Up Day si occupa del resto. Per avere maggiori info su Cadhoc: Per acquistare i buoni acquisto Cadhoc è a disposizione il Numero Verde 800834009 e la mail info@day.it. Per acquistare direttamente Cadhoc cartaceo l’e-commerce CadhocShop è la soluzione più immediata ed efficace.