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Novembre 24, 2025
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Decluttering: vivere con meno per vivere meglio
Il minimalismo non è solo un trend estetico fatto di spazi ordinati e ambienti essenziali: è un modo pratico per semplificarci la vita. Significa distinguere ciò che è veramente utile dal superfluo, riducendo gli eccessi, per gestire meglio tempo, energie e risorse. In un contesto in cui siamo costantemente esposti a stimoli, impegni e oggetti che si accumulano, scegliere l’essenziale aiuta a fare ordine e a concentrarsi su ciò che ha un reale valore. Non è una rinuncia, ma una ricerca di equilibrio che rende la quotidianità più leggera ed efficace.
Decluttering e benessere personale
Liberarsi del disordine non riguarda solo armadi o cassetti, anche le abitudini che scandiscono le nostre giornate. Il decluttering – letteralmente "fare spazio" – significa eliminare ciò che non serve, per semplificare la vita. In pratica vuol dire passare in rassegna ciò che abbiamo e ciò che facciamo, applicare dei criteri chiari (lo uso? mi serve? ha un valore concreto?) e decidere se tenere, riparare, donare, vendere, riciclare o eliminare. Selezionato l’essenziale, ciò che resta va riorganizzato, assegnandogli un posto preciso e una piccola routine di mantenimento.
Ad esempio, può significare avere un armadio più essenziale (magari seguendo la regola "uno entra, uno esce"), una scrivania libera da doppioni, ma anche documenti digitali archiviati in cartelle ordinate, una casella mail alleggerita da newsletter inutili o pianificare solo riunioni con un obiettivo chiaro! Tutto questo riduce le distrazioni e il tempo perso, libera attenzione ed energia e rende la quotidianità più fluida, con effetti positivi sulla qualità della vita.
Minimalismo e sostenibilità ambientale
Ridurre gli eccessi non è solo una scelta personale, è anche un gesto di responsabilità verso l’ambiente. Ogni oggetto in meno acquistato, ogni spreco evitato, ogni imballaggio alleggerito riduce il consumo di risorse naturali e la produzione di rifiuti. Pensiamo, ad esempio, al solito armadio pieno di vestiti mai indossati: scegliere dei capi versatili e duraturi significa meno sprechi tessili. Anche nella spesa quotidiana, preferire prodotti con meno confezioni o usare una borraccia riduce plastica e rifiuti. Piccoli gesti come riutilizzare, riparare o condividere gli oggetti hanno un impatto concreto. Adottare uno stile di vita più essenziale significa vivere meglio, con meno stress e più chiarezza, e allo stesso tempo contribuire a proteggere il pianeta, rispettando le risorse che ci circondano.
I benefit come leve di equilibrio
Anche il lavoro può diventare un alleato nel favorire scelte più essenziali e sostenibili. I benefit e i servizi di welfare aziendale, se progettati con attenzione, non sono semplici “bonus”, ma strumenti concreti per semplificare la vita quotidiana e promuovere comportamenti consapevoli.
Con Day questo approccio prende forma in tanti modi: i buoni pasto elettronici sostengono pause pranzo sane ed equilibrate, eliminando la plastica dei supporti fisici; le donazioni solidali, come le box al Banco Alimentare, trasformano il valore dei benefit in un gesto concreto di aiuto; i buoni acquisto digitali Cadhoc orientano i consumi in maniera più responsabile; mentre la piattaforma Welfare di Day integra tutte queste opportunità, offrendo a ciascuno la possibilità di costruire un percorso personalizzato e coerente con i propri valori.
Sono soluzioni che Day propone alle aziende clienti, ma che adotta anche al proprio interno, per dimostrare che sostenibilità e benessere non sono slogan, ma pratiche quotidiane. In questa logica si inseriscono anche il Time Sitter aziendale, che libera tempo prezioso ai dipendenti sbrigando incombenze quotidiane per loro, il sostegno a Last Minute Sotto Casa per ridurre lo spreco alimentare e l’adesione a iniziative di pulizia come il Clean Up Day, digitale e materiale, che quest’anno abbiamo realizzato in collaborazione con Re-Use With Love per il riciclo dei vestiti.
Così i benefit diventano vere leve di equilibrio: strumenti capaci di migliorare la qualità della vita, ridurre sprechi e consumi superflui, restituire valore alla comunità e contribuire a un futuro più sostenibile.
La leggerezza del "meno"
Minimalismo e decluttering non sono rinunce, ma scelte di libertà. Significano liberarsi da ciò che appesantisce, per lasciare spazio a esperienze, relazioni e valori autentici. Meno è meglio: un passo importante per vivere con più leggerezza, energia e consapevolezza. Ogni giorno significa fare scelte concrete, dagli oggetti che acquistiamo alle abitudini che manteniamo, per una vita più semplice e sostenibile.
Novembre 20, 2025
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Novembre si tinge di arancione, contro ogni forma di violenza sulle donne
Ogni anno, il 25 novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ci invita a fermarci, a riflettere — ma soprattutto ad agire, scegliendo gesti concreti per sostenere la libertà e la sicurezza di tutte. In questa data, la solidarietà diventa un linguaggio universale e i gesti si trasformano in simboli di cambiamento.
Anche quest’anno Day rinnova la propria adesione al Progetto Clementine Antiviolenza, l’iniziativa benefica promossa da Confagricoltura Donna Emilia-Romagna, in collaborazione con Soroptimist International d’Italia e FIDAPA. Un progetto che, con semplicità e forza, unisce il mondo agricolo, l’associazionismo e le imprese per sostenere concretamente i centri antiviolenza e le donne che vi trovano ascolto, protezione e nuove possibilità.
Un frutto che parla di rinascita
Da dodici anni la piazza di Bologna ospita "Clementine contro la violenza sulle donne", un evento di beneficenza nato per ricordare Fabiana Luzzi, la giovane di Corigliano Calabro uccisa dal fidanzato nel 2013 in un agrumeto. Quel luogo di dolore si è trasformato in un simbolo di rinascita: le clementine, agrume arancione e luminoso, rappresentano oggi l’impegno di chi sceglie di non restare indifferente.
I fondi raccolti attraverso la vendita delle clementine vengono devoluti alla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna e alla Casa delle Donne di Parma, che ogni giorno aiutano le donne a uscire da situazioni di fragilità e violenza. Ogni confezione acquistata è un gesto concreto che sostiene i servizi di accoglienza, ascolto e prevenzione, fondamentali per riconoscere per tempo i segnali di una relazione che può trasformarsi in abuso.
Arancione, il colore del nostro impegno
Per Day, aderire al progetto significa dare continuità a un impegno concreto che unisce parità di genere, inclusione e responsabilità sociale. L’azienda, da tempo certificata per la parità di genere, promuove ogni giorno un ambiente di lavoro equo e rispettoso, e sostiene iniziative capaci di generare un impatto positivo nelle comunità in cui opera.
In occasione del 25 novembre, le clementine vengono acquistate e donate ai dipendenti, accompagnate da un messaggio di partecipazione e solidarietà. Un piccolo gesto che diventa collettivo: un simbolo condiviso dell’adesione alla campagna delle Nazioni Unite "Orange the World", che invita a colorare il mondo di arancione in ricordo di tutte le donne vittime di violenza. Partecipare significa ricordare che la violenza di genere non è mai un fatto privato, ma una responsabilità che coinvolge tutti.
Per Day, costruire un ambiente di lavoro fondato sul rispetto e sulla parità è un modo di essere impresa: promuovere ogni giorno una cultura di consapevolezza, ascolto e cura reciproca.
Un mese di riflessione condivisa
Novembre è anche il mese del Festival La Violenza Illustrata, promosso dalla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna, che quest’anno celebra la sua ventesima edizione. Da vent’anni il Festival attraversa la città con "venti di libertà", dando voce a incontri, spettacoli e momenti di confronto per costruire una cultura capace di prevenire la violenza e promuovere la parità. L’iniziativa si inserisce nel contesto dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, la campagna internazionale che dal 25 novembre al 10 dicembre unisce persone e realtà di tutto il mondo per affermare i diritti e la libertà delle donne.
Tra i temi di quest'anno, anche la trasparenza dei dati sulla violenza di genere: la campagna #dativiolenzadigenere, promossa da Dati Bene Comune insieme a D.i.Re e Period Think Tank, chiede al Governo di rendere pubblici e accessibili i dati relativi alla violenza maschile contro le donne. Perché conoscere è il primo passo per cambiare — e la consapevolezza collettiva resta la forma più forte di prevenzione.
Novembre 17, 2025
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Day porta il welfare nell’energia: un nuovo modello di benessere condiviso
Il welfare aziendale continua a evolversi, adattandosi ai bisogni reali delle persone e ai cambiamenti del nostro tempo. Day rimane al passo e amplia il suo orizzonte portando il welfare nel mondo dell’energia. È un passo che unisce innovazione e responsabilità: sostenere i dipendenti nel compiere scelte energetiche più consapevoli, contrastare la povertà energetica e contribuire alla transizione ecologica, generando valore per le persone, le imprese e le comunità locali.
Dal welfare tradizionale al welfare energetico
Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz
Un incontro per presentare il progetto
Un welfare che guarda al futuro
Dal welfare tradizionale al welfare energetico
Negli ultimi anni l’energia è diventata un tema centrale nella vita di famiglie e imprese: una voce importante nei bilanci domestici e aziendali, ma anche una sfida che chiama tutti a essere più consapevoli. Mentre il governo ha reso possibile utilizzare i fringe benefit per il rimborso delle bollette domestiche, Day ha scelto di portare il welfare dentro una nuova dimensione: quella dell’energia condivisa.
Attraverso il portale Welfare di Day, le aziende possono consentire ai dipendenti di utilizzare il proprio credito welfare per fare parte della Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), reti locali in cui cittadini, imprese e istituzioni collaborano per produrre, condividere e consumare energia pulita. In questo processo Day agisce da facilitatore, costruendo connessioni tra persone e territorio e trasformando un benefit aziendale in un gesto concreto di sostenibilità.
Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz
Tra le prime esperienze di questa evoluzione del welfare energetico c’è WeVèz, una Comunità Energetica Rinnovabile nata a San Lazzaro di Savena (Bologna) con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. L’impianto fotovoltaico della comunità produce energia rinnovabile sufficiente a coprire i consumi medi di circa 500 famiglie e 10 piccole imprese della zona, contribuendo in modo concreto alla transizione ecologica locale. Grazie all’accordo con Day, i lavoratori delle aziende del territorio possono utilizzare il proprio credito welfare per diventare soci della comunità e partecipare così al consumo condiviso di energia rinnovabile.
Ecco come funziona una CER: l’energia green prodotta dall’impianto di WeVèz viene immessa nella rete elettrica pubblica, dove si mescola a tutta l’energia in circolazione. La condivisione è virtuale: non esiste un collegamento fisico tra l’impianto e le abitazioni o le imprese, ma un abbinamento orario tra la produzione e i consumi registrato dai contatori. Quando la produzione dell’impianto e i consumi dei membri della comunità avvengono nello stesso momento, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) calcola la cosiddetta energia condivisa – il valore minimo tra l’energia prodotta e quella consumata dai soci – e riconosce un incentivo economico alla comunità per aver generato e utilizzato energia verde a livello locale.
Su questa quota maturano incentivi statali di durata ventennale, che la comunità incassa e redistribuisce ai propri membri secondo regole trasparenti. Il beneficio, quindi, non arriva come sconto diretto in bolletta, ma attraverso il valore economico generato dalla condivisione dell’energia. Nel caso di WeVèz, questi incentivi vengono trasformati in buoni acquisto spendibili presso supermercati, negozi e servizi della zona. È un modello di economia circolare territoriale: l’energia del sole diventa spesa locale, e la spesa locale sostiene chi vive e lavora nel territorio. In questo modo, il valore economico e sociale rimane all’interno della comunità, rafforzando la rete di relazioni tra persone, imprese e istituzioni.
Un incontro per presentare il progetto
Il 27 novembre alle 16.30, alla Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO), si terrà l’incontro "Comunità Energetiche per le imprese. Il futuro del welfare e del bilancio di sostenibilità", promosso da Day insieme a WeVèz e ai partner del territorio. Un’occasione per approfondire come le CER possano diventare un nuovo strumento di welfare aziendale, capace di coniugare sostenibilità e benessere delle persone.
Tra i relatori, Paolo Benfenati, presidente di WeVèz, e Paolo Gardenghi, responsabile Area Welfare di Day, porteranno l’esperienza della collaborazione tra le due realtà. A seguire, una tavola rotonda con rappresentanti del mondo cooperativo, bancario e imprenditoriale per discutere le opportunità delle CER e le nuove forme di collaborazione tra aziende e territorio. Il confronto sarà aperto alle domande del pubblico: un momento per chiarire come funzionano le comunità energetiche e come aderire concretamente.
Un welfare che guarda al futuro
Il welfare energetico rappresenta per Day una nuova frontiera, perfettamente coerente con la sua missione di Società Benefit: creare valore economico, sociale e ambientale attraverso la propria attività. Significa mettere in relazione imprese, persone e comunità locali, rafforzando quel tessuto di solidarietà e responsabilità condivisa che è alla base di un welfare moderno.
Per le imprese, aderire a una CER significa poter misurare con precisione la quota di energia rinnovabile condivisa e le tonnellate di CO₂ evitate: dati concreti da riportare nei bilanci di sostenibilità secondo gli standard ESG. Allo stesso tempo, partecipare a un patto locale tra cittadini, cooperative e amministrazioni rafforza la reputazione aziendale e il legame con la comunità.
In questa direzione si inserisce anche la collaborazione con Billding, la start-up che aiuta famiglie e PMI a individuare e mantenere nel tempo le tariffe energetiche più vantaggiose, rendendo il risparmio più accessibile e consapevole. Il welfare energetico è, in fondo, un modo concreto per dimostrare che sostenibilità e benessere non sono concetti astratti, ma gesti e scelte quotidiane che migliorano la vita delle persone e del territorio.
Novembre 10, 2025
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Serve un Welfare Media Manager? L’intervista a Riccardo Pirrone
Durante l’evento ESG & Welfare organizzato da Day a Roma, Alessandra Bertazzoni, Relationship Manager, ha dialogato con Riccardo Pirrone, uno dei nomi più noti e influenti della comunicazione digitale in Italia. Presidente dell’Associazione Italiana Social Media Manager, Pirrone è CEO dell’agenzia Kirweb ed è conosciuto al grande pubblico come responsabile della comunicazione di Taffo, il brand di pompe funebri che ha rivoluzionato il linguaggio dei social con la sua ironia irriverente e provocatoria, diventando un vero e proprio caso di studio.
Il suo intervento è stato l'occasione per riflettere su un tema insolito: come comunicare il welfare aziendale con la stessa efficacia e autenticità con cui si comunica un brand? In altre parole: serve davvero un "Welfare Media Manager"? E, se sì, da dove si comincia? Quali strategie, linguaggi, strumenti — e soprattutto quale mentalità — servono per raccontare in modo credibile il benessere delle persone dentro un’organizzazione?
Ne è nata una conversazione vivace, piena di spunti concreti e di riflessioni sul valore della comunicazione interna come leva di sostenibilità:
Alessandra Bertazzoni: Riccardo, tu vieni da un mondo molto diverso, quello della comunicazione. Che cosa ti ha spinto ad accettare l’invito di Day e parlare di welfare aziendale?
Riccardo Pirrone: Mi ha convinto il fatto che il welfare, in fondo, è comunicazione. È il modo in cui un’azienda parla di sé stessa attraverso le sue azioni, non attraverso gli slogan. Io vengo dal mondo del marketing, dove siamo abituati a dire che "la comunicazione è tutto", ma in realtà tutto è comunicazione: anche un piano welfare lo è. Quando un’azienda decide di fare welfare, sta dicendo qualcosa su chi è, su come considera le persone, su che idea di società ha in mente.
AB: Quindi il welfare come linguaggio dell’impresa?
RP: Esattamente. Le aziende, oggi, non comunicano solo con la pubblicità: comunicano con i comportamenti. Se investi sul benessere dei tuoi dipendenti, se rispetti l'ambiente, se ti prendi cura delle relazioni interne, non hai bisogno di fare grandi campagne: la comunicazione accade da sola, perché le persone parlano bene di te. Il welfare è la forma più autentica di storytelling, perché racconta i fatti, non le promesse.
AB: Spesso però le aziende comunicano il welfare come se fosse un'operazione di immagine.
RP: Sì, e questo è un errore comune. Il welfare non si comunica per vantarsi, si comunica per condividere. Se lo usi come vetrina, perdi credibilità; se lo racconti per ispirare altre aziende o per spiegare come hai migliorato la vita dei tuoi collaboratori, allora funziona. La chiave è la trasparenza: dire anche le cose che non sono andate come previsto, far vedere che dietro ai risultati ci sono persone vere, non modelli da brochure.
AB: Tu lavori con brand molto noti per la loro comunicazione ironica, come Taffo. C’è spazio per l’ironia anche quando si parla di welfare o sostenibilità?
RP: Assolutamente sì, ma bisogna saperla dosare. L’ironia serve a rompere le barriere, a far arrivare messaggi che altrimenti sembrerebbero troppo istituzionali o noiosi. Il problema è che molte aziende hanno paura di essere ironiche, perché pensano che non sia “professionale”. Ma se l’ironia è usata con intelligenza, diventa un modo per umanizzare la comunicazione, e il welfare, in fondo, parla proprio di umanità. Io dico sempre che non serve prendersi troppo sul serio per essere seri: basta essere sinceri.
AB: C’è un consiglio che daresti alle aziende che vogliono comunicare meglio le proprie iniziative di welfare?
RP: Sì, non cercate la perfezione, cercate la coerenza. La comunicazione perfetta non esiste. Esiste quella coerente, che rispecchia ciò che siete davvero. Mostrate il dietro le quinte, fate parlare i vostri dipendenti, fate vedere i risultati concreti. E soprattutto: comunicate anche quando non avete numeri clamorosi da mostrare. Le persone vogliono verità, non performance. E poi ricordate che la comunicazione non è un reparto, è un comportamento collettivo. Tutti, in azienda, comunicano: dal CEO all’addetto alla reception.
Il welfare, se è vissuto davvero, diventa parte naturale del racconto aziendale.
AB: In chiusura, se dovessi sintetizzare il senso del tuo intervento in una frase?
RP: Direi che la comunicazione rende concreto il welfare. Perché se non lo racconti, il welfare resta un gesto invisibile. E se lo racconti male, diventa solo marketing. Ma se lo racconti bene, con autenticità, allora diventa cultura. E questo, per me, è il punto in comune tra comunicazione e sostenibilità: entrambe funzionano solo se sono veri atti di responsabilità.
Ottobre 27, 2025
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Day cambia logo: nuova immagine, stessi valori
È arrivato il momento di mostrare la nostra evoluzione: Day cambia logo e abbraccia la nuova identità visiva del Gruppo Up, ora Upcoop.
Un'evoluzione che rappresenta non solo un cambiamento grafico con un logo più moderno e digitale, ma soprattutto un modo per riaffermare i valori che da sempre guidano il nostro Gruppo: cooperazione, innovazione e impatto sociale.
Un logo che racconta la cooperazione
Il nuovo nome della casa madre, Upcoop, valorizza l’essenza cooperativa del gruppo francese — una cooperativa di lavoratori e impresa sociale presente in 25 Paesi e 4 continenti — e la sua volontà di costruire un'economia più equa e sostenibile.
In questo contesto, Day S.p.A. Società Benefit, partecipata al 10% dalla cooperativa Camst e parte integrante del gruppo Upcoop, continua a promuovere in Italia soluzioni che migliorano la qualità della vita, il benessere delle persone e lo sviluppo dei territori, sempre nel rispetto dei principi cooperativi e sociali che la distinguono.
La nuova baseline italiana, Insieme per fare la differenza è un adattamento del messaggio francese "Tant d’avantages à coopérer" (Tanti vantaggi nel cooperare): valorizza il concetto di cooperazione (insieme) e sottolinea l’unicità della nostra azienda (fare la differenza), comunicando inclusività, collaborazione e i valori quotidiani che guidano Day.
Rinnovati nella forma, coerenti nei valori
“Come ha ricordato il Direttore generale del Gruppo Youssef Achour, con questa nuova identità - più moderna e digitale - non solo si riaffermano i valori di cooperazione che il nostro Gruppo sostiene, ma si vuole dimostrare che si può fare business in modo diverso. Siamo nati e sviluppati attorno a un nucleo sociale fatto di cooperazione, dopo il Covid abbiamo capito l’impatto che abbiamo sul territorio e che l’impatto si può generare collettivamente.” – spiega Marc Buisson, Segretario Generale del Gruppo Upcoop, Presidente e AD di Day.
Oggi Day è presente in tutta Italia con i suoi servizi. Con oltre 120 dipendenti, raggiunge ogni giorno 30.000 aziende clienti e 1,3 milioni di beneficiari, collaborando con 150.000 partner affiliati. Nel 2024 ha gestito 1,1 miliardi di emissioni, confermando una crescita costante e sostenibile. Il nuovo volto di Day non rappresenta solo un’immagine aggiornata, ma racconta l’impegno quotidiano a creare valore concreto per le persone, le aziende e le comunità.