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Novembre 17, 2025
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Day porta il welfare nell’energia: un nuovo modello di benessere condiviso
Il welfare aziendale continua a evolversi, adattandosi ai bisogni reali delle persone e ai cambiamenti del nostro tempo. Day rimane al passo e amplia il suo orizzonte portando il welfare nel mondo dell’energia. È un passo che unisce innovazione e responsabilità: sostenere i dipendenti nel compiere scelte energetiche più consapevoli, contrastare la povertà energetica e contribuire alla transizione ecologica, generando valore per le persone, le imprese e le comunità locali.
Dal welfare tradizionale al welfare energetico
Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz
Un incontro per presentare il progetto
Un welfare che guarda al futuro
Dal welfare tradizionale al welfare energetico
Negli ultimi anni l’energia è diventata un tema centrale nella vita di famiglie e imprese: una voce importante nei bilanci domestici e aziendali, ma anche una sfida che chiama tutti a essere più consapevoli. Mentre il governo ha reso possibile utilizzare i fringe benefit per il rimborso delle bollette domestiche, Day ha scelto di portare il welfare dentro una nuova dimensione: quella dell’energia condivisa.
Attraverso il portale Welfare di Day, le aziende possono consentire ai dipendenti di utilizzare il proprio credito welfare per fare parte della Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), reti locali in cui cittadini, imprese e istituzioni collaborano per produrre, condividere e consumare energia pulita. In questo processo Day agisce da facilitatore, costruendo connessioni tra persone e territorio e trasformando un benefit aziendale in un gesto concreto di sostenibilità.
Il progetto pilota: la Comunità Energetica Rinnovabile WeVèz
Tra le prime esperienze di questa evoluzione del welfare energetico c’è WeVèz, una Comunità Energetica Rinnovabile nata a San Lazzaro di Savena (Bologna) con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. L’impianto fotovoltaico della comunità produce energia rinnovabile sufficiente a coprire i consumi medi di circa 500 famiglie e 10 piccole imprese della zona, contribuendo in modo concreto alla transizione ecologica locale. Grazie all’accordo con Day, i lavoratori delle aziende del territorio possono utilizzare il proprio credito welfare per diventare soci della comunità e partecipare così al consumo condiviso di energia rinnovabile.
Ecco come funziona una CER: l’energia green prodotta dall’impianto di WeVèz viene immessa nella rete elettrica pubblica, dove si mescola a tutta l’energia in circolazione. La condivisione è virtuale: non esiste un collegamento fisico tra l’impianto e le abitazioni o le imprese, ma un abbinamento orario tra la produzione e i consumi registrato dai contatori. Quando la produzione dell’impianto e i consumi dei membri della comunità avvengono nello stesso momento, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) calcola la cosiddetta energia condivisa – il valore minimo tra l’energia prodotta e quella consumata dai soci – e riconosce un incentivo economico alla comunità per aver generato e utilizzato energia verde a livello locale.
Su questa quota maturano incentivi statali di durata ventennale, che la comunità incassa e redistribuisce ai propri membri secondo regole trasparenti. Il beneficio, quindi, non arriva come sconto diretto in bolletta, ma attraverso il valore economico generato dalla condivisione dell’energia. Nel caso di WeVèz, questi incentivi vengono trasformati in buoni acquisto spendibili presso supermercati, negozi e servizi della zona. È un modello di economia circolare territoriale: l’energia del sole diventa spesa locale, e la spesa locale sostiene chi vive e lavora nel territorio. In questo modo, il valore economico e sociale rimane all’interno della comunità, rafforzando la rete di relazioni tra persone, imprese e istituzioni.
Un incontro per presentare il progetto
Il 27 novembre alle 16.30, alla Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO), si terrà l’incontro "Comunità Energetiche per le imprese. Il futuro del welfare e del bilancio di sostenibilità", promosso da Day insieme a WeVèz e ai partner del territorio. Un’occasione per approfondire come le CER possano diventare un nuovo strumento di welfare aziendale, capace di coniugare sostenibilità e benessere delle persone.
Tra i relatori, Paolo Benfenati, presidente di WeVèz, e Paolo Gardenghi, responsabile Area Welfare di Day, porteranno l’esperienza della collaborazione tra le due realtà. A seguire, una tavola rotonda con rappresentanti del mondo cooperativo, bancario e imprenditoriale per discutere le opportunità delle CER e le nuove forme di collaborazione tra aziende e territorio. Il confronto sarà aperto alle domande del pubblico: un momento per chiarire come funzionano le comunità energetiche e come aderire concretamente.
Un welfare che guarda al futuro
Il welfare energetico rappresenta per Day una nuova frontiera, perfettamente coerente con la sua missione di Società Benefit: creare valore economico, sociale e ambientale attraverso la propria attività. Significa mettere in relazione imprese, persone e comunità locali, rafforzando quel tessuto di solidarietà e responsabilità condivisa che è alla base di un welfare moderno.
Per le imprese, aderire a una CER significa poter misurare con precisione la quota di energia rinnovabile condivisa e le tonnellate di CO₂ evitate: dati concreti da riportare nei bilanci di sostenibilità secondo gli standard ESG. Allo stesso tempo, partecipare a un patto locale tra cittadini, cooperative e amministrazioni rafforza la reputazione aziendale e il legame con la comunità.
In questa direzione si inserisce anche la collaborazione con Billding, la start-up che aiuta famiglie e PMI a individuare e mantenere nel tempo le tariffe energetiche più vantaggiose, rendendo il risparmio più accessibile e consapevole. Il welfare energetico è, in fondo, un modo concreto per dimostrare che sostenibilità e benessere non sono concetti astratti, ma gesti e scelte quotidiane che migliorano la vita delle persone e del territorio.
Novembre 10, 2025
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Serve un Welfare Media Manager? L’intervista a Riccardo Pirrone
Durante l’evento ESG & Welfare organizzato da Day a Roma, Alessandra Bertazzoni, Relationship Manager, ha dialogato con Riccardo Pirrone, uno dei nomi più noti e influenti della comunicazione digitale in Italia. Presidente dell’Associazione Italiana Social Media Manager, Pirrone è CEO dell’agenzia Kirweb ed è conosciuto al grande pubblico come responsabile della comunicazione di Taffo, il brand di pompe funebri che ha rivoluzionato il linguaggio dei social con la sua ironia irriverente e provocatoria, diventando un vero e proprio caso di studio.
Il suo intervento è stato l'occasione per riflettere su un tema insolito: come comunicare il welfare aziendale con la stessa efficacia e autenticità con cui si comunica un brand? In altre parole: serve davvero un "Welfare Media Manager"? E, se sì, da dove si comincia? Quali strategie, linguaggi, strumenti — e soprattutto quale mentalità — servono per raccontare in modo credibile il benessere delle persone dentro un’organizzazione?
Ne è nata una conversazione vivace, piena di spunti concreti e di riflessioni sul valore della comunicazione interna come leva di sostenibilità:
Alessandra Bertazzoni: Riccardo, tu vieni da un mondo molto diverso, quello della comunicazione. Che cosa ti ha spinto ad accettare l’invito di Day e parlare di welfare aziendale?
Riccardo Pirrone: Mi ha convinto il fatto che il welfare, in fondo, è comunicazione. È il modo in cui un’azienda parla di sé stessa attraverso le sue azioni, non attraverso gli slogan. Io vengo dal mondo del marketing, dove siamo abituati a dire che "la comunicazione è tutto", ma in realtà tutto è comunicazione: anche un piano welfare lo è. Quando un’azienda decide di fare welfare, sta dicendo qualcosa su chi è, su come considera le persone, su che idea di società ha in mente.
AB: Quindi il welfare come linguaggio dell’impresa?
RP: Esattamente. Le aziende, oggi, non comunicano solo con la pubblicità: comunicano con i comportamenti. Se investi sul benessere dei tuoi dipendenti, se rispetti l'ambiente, se ti prendi cura delle relazioni interne, non hai bisogno di fare grandi campagne: la comunicazione accade da sola, perché le persone parlano bene di te. Il welfare è la forma più autentica di storytelling, perché racconta i fatti, non le promesse.
AB: Spesso però le aziende comunicano il welfare come se fosse un'operazione di immagine.
RP: Sì, e questo è un errore comune. Il welfare non si comunica per vantarsi, si comunica per condividere. Se lo usi come vetrina, perdi credibilità; se lo racconti per ispirare altre aziende o per spiegare come hai migliorato la vita dei tuoi collaboratori, allora funziona. La chiave è la trasparenza: dire anche le cose che non sono andate come previsto, far vedere che dietro ai risultati ci sono persone vere, non modelli da brochure.
AB: Tu lavori con brand molto noti per la loro comunicazione ironica, come Taffo. C’è spazio per l’ironia anche quando si parla di welfare o sostenibilità?
RP: Assolutamente sì, ma bisogna saperla dosare. L’ironia serve a rompere le barriere, a far arrivare messaggi che altrimenti sembrerebbero troppo istituzionali o noiosi. Il problema è che molte aziende hanno paura di essere ironiche, perché pensano che non sia “professionale”. Ma se l’ironia è usata con intelligenza, diventa un modo per umanizzare la comunicazione, e il welfare, in fondo, parla proprio di umanità. Io dico sempre che non serve prendersi troppo sul serio per essere seri: basta essere sinceri.
AB: C’è un consiglio che daresti alle aziende che vogliono comunicare meglio le proprie iniziative di welfare?
RP: Sì, non cercate la perfezione, cercate la coerenza. La comunicazione perfetta non esiste. Esiste quella coerente, che rispecchia ciò che siete davvero. Mostrate il dietro le quinte, fate parlare i vostri dipendenti, fate vedere i risultati concreti. E soprattutto: comunicate anche quando non avete numeri clamorosi da mostrare. Le persone vogliono verità, non performance. E poi ricordate che la comunicazione non è un reparto, è un comportamento collettivo. Tutti, in azienda, comunicano: dal CEO all’addetto alla reception.
Il welfare, se è vissuto davvero, diventa parte naturale del racconto aziendale.
AB: In chiusura, se dovessi sintetizzare il senso del tuo intervento in una frase?
RP: Direi che la comunicazione rende concreto il welfare. Perché se non lo racconti, il welfare resta un gesto invisibile. E se lo racconti male, diventa solo marketing. Ma se lo racconti bene, con autenticità, allora diventa cultura. E questo, per me, è il punto in comune tra comunicazione e sostenibilità: entrambe funzionano solo se sono veri atti di responsabilità.
Ottobre 27, 2025
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Day cambia logo: nuova immagine, stessi valori
È arrivato il momento di mostrare la nostra evoluzione: Day cambia logo e abbraccia la nuova identità visiva del Gruppo Up, ora Upcoop.
Un'evoluzione che rappresenta non solo un cambiamento grafico con un logo più moderno e digitale, ma soprattutto un modo per riaffermare i valori che da sempre guidano il nostro Gruppo: cooperazione, innovazione e impatto sociale.
Un logo che racconta la cooperazione
Il nuovo nome della casa madre, Upcoop, valorizza l’essenza cooperativa del gruppo francese — una cooperativa di lavoratori e impresa sociale presente in 25 Paesi e 4 continenti — e la sua volontà di costruire un'economia più equa e sostenibile.
In questo contesto, Day S.p.A. Società Benefit, partecipata al 10% dalla cooperativa Camst e parte integrante del gruppo Upcoop, continua a promuovere in Italia soluzioni che migliorano la qualità della vita, il benessere delle persone e lo sviluppo dei territori, sempre nel rispetto dei principi cooperativi e sociali che la distinguono.
La nuova baseline italiana, Insieme per fare la differenza è un adattamento del messaggio francese "Tant d’avantages à coopérer" (Tanti vantaggi nel cooperare): valorizza il concetto di cooperazione (insieme) e sottolinea l’unicità della nostra azienda (fare la differenza), comunicando inclusività, collaborazione e i valori quotidiani che guidano Day.
Rinnovati nella forma, coerenti nei valori
“Come ha ricordato il Direttore generale del Gruppo Youssef Achour, con questa nuova identità - più moderna e digitale - non solo si riaffermano i valori di cooperazione che il nostro Gruppo sostiene, ma si vuole dimostrare che si può fare business in modo diverso. Siamo nati e sviluppati attorno a un nucleo sociale fatto di cooperazione, dopo il Covid abbiamo capito l’impatto che abbiamo sul territorio e che l’impatto si può generare collettivamente.” – spiega Marc Buisson, Segretario Generale del Gruppo Upcoop, Presidente e AD di Day.
Oggi Day è presente in tutta Italia con i suoi servizi. Con oltre 120 dipendenti, raggiunge ogni giorno 30.000 aziende clienti e 1,3 milioni di beneficiari, collaborando con 150.000 partner affiliati. Nel 2024 ha gestito 1,1 miliardi di emissioni, confermando una crescita costante e sostenibile. Il nuovo volto di Day non rappresenta solo un’immagine aggiornata, ma racconta l’impegno quotidiano a creare valore concreto per le persone, le aziende e le comunità.
Settembre 22, 2025
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Packaging sostenibile e abitudini anti-spreco nelle scelte quotidiane
Ogni giorno, quasi senza pensarci, facciamo delle scelte che hanno un impatto sull’ambiente: un acquisto al supermercato, un detersivo da ricomprare, un imballaggio che finisce nella spazzatura. In ognuno di questi gesti c’è spazio per una decisione diversa, più consapevole e più sostenibile. Oggi abbiamo a disposizione tante soluzioni per ridurre gli sprechi nella vita quotidiana, piccole grandi scelte che ci permettono di lasciare un’impronta più leggera sul pianeta.
Packaging che non pesa sull’ambiente
Ricaricare invece di buttare: la logica del refill
Tecnologia al servizio dell’anti-spreco: il packaging intelligente
L'impegno di Day: soluzioni concrete per un consumo più consapevole
Il cambiamento parte dalle abitudini
Packaging che non pesa sull’ambiente
Uno degli ambiti in cui queste scelte si notano di più è il packaging. Oggi sempre più prodotti arrivano confezionati con materiali compostabili o biodegradabili, pensati per decomporsi in poco tempo senza lasciare dietro di sé alcun rifiuto. Ci sono poi tantissimi tipi di confezioni realizzate con materiali riciclati o riciclabili, che dimostrano come sia possibile e conveniente dare una seconda vita agli imballaggi. Ci sono anche idee più originali, come il packaging edibile, cioè imballaggi fatti con ingredienti naturali come alghe o amidi vegetali: per esempio delle stoviglie usa e getta che una volta usate si possono addirittura mangiare! In tutti questi casi, l’obiettivo è sempre quello: ridurre l’impatto ambientale del contenitore senza compromettere la qualità del contenuto.
Ricaricare invece di buttare: la logica del refill
Un altro modo sempre più diffuso per ridurre gli sprechi è quello della ricarica. Invece di comprare ogni volta un contenitore nuovo, possiamo scegliere prodotti che si possono ricaricare. Questa abitudine è molto diffusa soprattutto nei settori dei detersivi e della cosmesi, ma si sta espandendo anche ad altri ambiti. Nei supermercati del Nord Europa, ad esempio, è normale trovare il refill anche per i cereali da colazione, il cibo per gli animali o altri alimenti secchi, che si possono acquistare a peso. Le ricariche di solito sono più concentrate o hanno formati più leggeri e spesso si trovano in negozi con dispenser sfusi. Così si produce meno plastica, si occupa meno spazio durante il trasporto e si riduce notevolmente la quantità complessiva di rifiuti.
Tecnologia al servizio dell’anti-spreco: il packaging intelligente
Anche la tecnologia sta offrendo strumenti preziosi per ridurre lo spreco, in particolare nel settore alimentare. Alcune confezioni sono oggi dotate di etichette intelligenti che cambiano colore in base allo stato di conservazione del prodotto. Altre hanno QR code che permettono di vedere tutte le informazioni sulla provenienza, sulla tracciabilità e su come conservare al meglio il prodotto. Esistono persino imballaggi "attivi", capaci di assorbire ossigeno o umidità per far durare di più gli alimenti. Grazie a queste soluzioni innovative, evitiamo di buttare via cibo ancora buono solo perché sembra “vecchio” o vicino alla scadenza.
L'impegno di Day: soluzioni concrete per un consumo più consapevole
Anche Day, da sempre attenta alla sostenibilità, ha deciso di fare la sua parte per aiutare persone e aziende a scegliere comportamenti più responsabili. Il primo passo è stato realizzare tutte le sue card elettroniche in plastica riciclata al 100%. A questo si aggiunge la dematerializzazione: i servizi digitali hanno via via sostituito i supporti fisici, rendendo tutto più semplice per chi li usa e più leggero per l’ambiente.
Grazie a iniziative come Last Minute Sotto Casa e My Food Hero, Day contribuisce anche a combattere lo spreco alimentare. Questi strumenti digitali aiutano negozi e supermercati a tenere sotto controllo le scadenze dei prodotti in vendita. Quando il sistema individua articoli vicini alla scadenza, genera automaticamente un volantino digitale inviato a chi abita in zona. Così, le persone scoprono che vicino a casa ci sono prodotti ancora buoni, disponibili a prezzi scontati. In questo modo si riducono gli sprechi, si sostiene il commercio locale e si crea un circolo virtuoso che unisce convenienza e consapevolezza.
Il cambiamento parte dalle abitudini
La sostenibilità è un percorso fatto di tante piccole decisioni. Preferire una ricarica a un flacone nuovo, scegliere un prodotto dall’imballaggio più leggero, fare attenzione alle date di scadenza o usare servizi che aiutano a salvare ciò che altrimenti finirebbe sprecato: sono gesti semplici, alla portata di tutti. Consumare meglio vuol dire anche vivere meglio.
Settembre 11, 2025
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Un filtro alla volta: la scelta sostenibile di Day con #RICiCCAMI
Ogni anno, in Italia, finiscono a terra circa 14 miliardi di mozziconi di sigaretta. Si tratta di uno dei rifiuti più inquinanti al mondo: difficili da degradare, pieni di sostanze tossiche che contaminano acqua, suolo e aria. Un singolo mozzicone può impiegare oltre 10 anni per decomporsi e inquinare fino a 1.000 litri d’acqua.
Di fronte a questi numeri, è chiaro come anche un gesto all’apparenza piccolo – come non gettare una sigaretta a terra – possa fare la differenza. Da questa consapevolezza nasce #RICiCCAMI, la campagna ideata da Human Maple, prima realtà in Italia capace di riciclare davvero i filtri delle sigarette e trasformarli in qualcosa di utile.
Cos’è #RICiCCAMI
Il progetto unisce praticità e consapevolezza. Grazie a una rete di posacenere intelligenti e ben riconoscibili, i mozziconi vengono raccolti e avviati a un processo che li trasforma in nuove risorse sostenibili, secondo i principi dell’economia circolare.
La campagna si accompagna ad attività di sensibilizzazione, gadget green – come i portachiavi realizzati con i filtri riciclati – e giornate dedicate, pensate per coinvolgere attivamente cittadini e aziende. I benefici non sono solo ambientali: l’obiettivo è anche educare alla responsabilità civica, migliorare il decoro urbano e ridurre i costi di pulizia e gestione dei rifiuti.
L’impegno di Day: un gesto concreto a beneficio della collettività
Day ha scelto di aderire alla campagna #RICiCCAMI installando uno dei posaceneri Human Maple in uno spazio condominiale condiviso della propria sede aziendale. Una scelta che non si limita alla cura del proprio ambiente di lavoro, ma che punta a creare un impatto positivo anche per chi condivide quello spazio, coinvolgendo dipendenti, visitatori e altre realtà della zona.
Dice in proposito il Presidente e AD Marc Buisson:
"In Day abbiamo avviato un'iniziativa concreta per il riciclo dei mozziconi di sigaretta, in piena coerenza con il nostro spirito cooperativo. Abbiamo scelto di collaborare con una startup innovativa – sostenuta da Reseau Entreprendre, che ho l'onore di presiedere dal 2017 – capace di trasformare una criticità ambientale in un’opportunità sostenibile. Questa giovane impresa, già molto apprezzata per il suo approccio pionieristico, è riuscita a far riconoscere i mozziconi come rifiuto plastico e li raccoglie tramite dispositivi moderni e interattivi che mantengono gli spazi più puliti. Il materiale recuperato viene poi riciclato e riutilizzato, ad esempio per l’imbottitura di piumini e giacche. Con questa collaborazione, Day contribuisce con entusiasmo alla crescita di una startup eco-responsabile, proteggendo al tempo stesso il pianeta".
Marco Boccia, co-fondatore e amministratore di Human Maple, commenta:
“Con #RICiCCAMI vogliamo mostrare come anche un gesto semplice, come il corretto smaltimento di un mozzicone, possa diventare parte di un cambiamento più grande. Ogni filtro che raccogliamo non è solo un rifiuto sottratto all’ambiente, ma una risorsa che, attraverso il nostro processo, torna a nuova vita. La collaborazione con Day per noi rappresenta un segnale importante: significa che le aziende possono essere protagoniste di un’economia circolare che unisce innovazione, responsabilità sociale e attenzione al territorio. Crediamo che sia proprio dalla somma di tanti piccoli gesti, moltiplicati in rete, che si possa generare un impatto ambientale e culturale significativo.”
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Come Società Benefit, Day ha integrato nel proprio statuto obiettivi di beneficio comune legati alla sostenibilità ambientale, sociale e alla creazione di valore per la comunità. Questo impegno si concretizza ogni giorno: dalla riduzione degli impatti ambientali interni alle campagne di sensibilizzazione, fino alla selezione di partner e fornitori che condividono i principi ESG. L’adesione a #RICiCCAMI va in questa direzione. È un piccolo gesto che può generare un cambiamento reale, se fatto con coerenza, responsabilità – e insieme a chi ci sta intorno.