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gestire welfare aziendale dopo dimissioni
Gestione Risorse Umane

Come gestire il welfare aziendale dopo le dimissioni

Il welfare aziendale è un termine che racchiude tutto l’insieme di strumenti e servizi che le imprese mettono a disposizione dei propri dipendenti con l’obiettivo di migliorare la loro qualità della vita e favorire il loro benessere individuale e familiare. Grazie agli incentivi fiscali che vengono rivalutati e aggiornati ogni anno durante le revisioni di bilancio, il welfare è diventato una componente fondamentale della retribuzione complessiva. Ma cosa accade a questi benefici nel momento in cui un lavoratore presenta le proprie dimissioni? La risposta non è così semplice: molto dipende dal tipo di benefit, dalla fonte del welfare (CCNL, conversione del PdR o on-top), dal contratto collettivo nazionale (CCNL) applicato, dagli accordi sindacali e, soprattutto, dai regolamenti che disciplinano i vari elementi del piano di welfare. In questo articolo analizzeremo i principali aspetti da considerare per gestire al meglio il welfare aziendale dopo le dimissioni.

Cosa succede al welfare aziendale dopo le dimissioni?

Quando un dipendente rassegna le dimissioni, il rapporto di lavoro cessa e con esso anche la maggior parte dei vantaggi legati al welfare aziendale. Tuttavia, non tutti i benefit hanno lo stesso destino. Alcuni si estinguono automaticamente con la fine del contratto, altri possono essere trasferiti, riscattati o utilizzati entro determinati termini. Se stai per dare le dimissioni o hai dato le dimissioni di recente, è fondamentale che tu conosca i tuoi diritti e le regole applicabili a ciascun beneficio, per non rischiare di perdere opportunità economiche o coperture assicurative importanti.

Quali vantaggi si estinguono con le dimissioni e quali no?

Solitamente i buoni pasto, fringe benefit come auto aziendale o telefono, accesso a piattaforme di welfare digitale, servizi aziendali interni (palestra, mensa, convenzioni) tendono a estinguersi o non essere più validi dalla data in cui le dimissioni hanno effetto.

Invece, possono essere mantenuti o trasferiti: previdenza complementare (che resta di proprietà del lavoratore), fondi di sanità integrativa (che possono continuare a essere utilizzati se previsti dal fondo), crediti maturati ma non ancora spesi (da utilizzare entro le scadenze fissate).

Alcune aziende offrono periodi definiti, dall’inglese “grace periods”, durante i quali quali l’ex dipendente può ancora utilizzare determinati servizi anche dopo il termine del contratto di lavoro.

Cosa cambia a seconda del CCNL di riferimento?

Va notato che il CCNL applicato può avere un ruolo rilevante. Alcuni contratti collettivi prevedono fondi di categoria per previdenza o sanità integrativa a cui il lavoratore continua a partecipare anche dopo le dimissioni, a patto che venga versata una quota individuale. Altri disciplinano la gestione dei buoni pasto non utilizzati o dei rimborsi spese. Ad esempio:

  • CCNL Commercio: prevede fondi sanitari integrativi obbligatori, ai quali si può continuare ad aderire individualmente;
  • CCNL Metalmeccanici: stabilisce regole precise su previdenza complementare (Fondo Cometa), che generalmente può essere trasferita, riscattata o mantenuta nel fondo;
  • CCNL Terziario e Servizi: disciplina alcune forme di assistenza sanitaria collettiva.

È quindi essenziale che verifichi le norme del tuo CCNL per sapere cosa mantieni e cosa perdi quando dai le dimissioni.

Cosa controllare prima di lasciare l’azienda

Prima di lasciare l’azienda in maniera definitiva, ti consigliamo di controllare cosa succede ai seguenti benefit:

  • Previdenza complementare

Il fondo pensione o la previdenza integrativa non si perde mai. I contributi versati restano di proprietà del lavoratore, che può scegliere di:

  1. lasciare la posizione aperta e non versare ulteriori contributi;
  2. trasferire la posizione a un nuovo fondo collegato alla nuova azienda;
  3. continuare a versare contributi volontari individuali.

È importante che comunichi tempestivamente al fondo l’interruzione del rapporto di lavoro per non interrompere la gestione corretta della posizione.

  • Sanità integrativa

Molti fondi sanitari di categoria consentono di mantenere le coperture anche dopo le dimissioni, previo pagamento di una quota annuale. Alcune polizze aziendali, invece, cessano automaticamente con l’ultimo giorno di lavoro. Prima di dimettersi, è utile richiedere alla propria azienda o al fondo informazioni sulle modalità di prosecuzione.

  • Buoni pasto e altri benefit non utilizzati

I buoni pasto elettronici o cartacei rimangono validi fino alla loro scadenza naturale, anche se il rapporto di lavoro è terminato. È bene però controllare eventuali limiti stabiliti dall’azienda. Altri benefit, come voucher per palestre o corsi di formazione, possono avere termini più rigidi: spesso devono essere utilizzati entro la data di cessazione del contratto.

  • Fringe benefit

Auto aziendale, computer, smartphone e altri strumenti concessi in uso promiscuo devono essere restituiti alla cessazione del rapporto. Alcune aziende permettono l’acquisto di questi beni a prezzo agevolato. Vale la pena che ti informi su questa possibilità per non perdere un’occasione.

  • Crediti residui

Molti piani di welfare aziendale prevedono un “conto welfare” su cui il dipendente accumula crediti da spendere in servizi o rimborsi (spese scolastiche, trasporto, mutuo, ecc.). Alla cessazione del rapporto, spesso i crediti non utilizzati decadono. Ti consigliamo quindi di spenderli prima delle dimissioni, salvo diversa previsione aziendale.

Consigli utili per dipendenti e azienda

Ecco alcuni consigli utili sia per te che per l’azienda in cui lavori.

Per te, dipendente:

  • fai un controllo completo del tuo pacchetto welfare prima di dimetterti;
  • contatta i fondi di categoria (pensione e sanità) per chiarire le opzioni di prosecuzione;
  • utilizza tutti i benefit disponibili prima dell’ultimo giorno di lavoro;
  • chiedi al tuo punto di riferimento in HR tutti le informazioni su eventuali procedure interne (restituzione beni, scadenze crediti, opzioni di riscatto).

Per l’azienda:

  • è importante fornire un documento riepilogativo con tutti i dettagli sul welfare ai propri dipendenti;
  • è necessario facilitare il trasferimento di fondi pensione e sanitari, offrendo assistenza burocratica;
  • deve sempre comunicare con trasparenza le scadenze relative ai crediti residui e ai benefit non utilizzati;
  • deve prevedere policy standard che evitino contenziosi o fraintendimenti.

Un aspetto spesso trascurato è la mancata informazione. Molti dipendenti lasciano l’azienda senza sapere che i loro crediti welfare decadono o che la copertura sanitaria può essere prolungata. D’altro canto, alcune aziende non comunicano in maniera chiara le procedure di chiusura dei benefit. Questo genera malcontento e, in alcuni casi, contestazioni legali.

Ti consigliamo di informarti bene, soprattutto perché trasferire in maniera ordinata la previdenza complementare o fare scelte consapevoli in materia di sanità integrativa possono garantire continuità e sicurezza anche durante un periodo di transizione lavorativa.

Conoscere in anticipo cosa succede ai diversi strumenti permette di non perdere valore e di gestire in modo più sereno il passaggio a una nuova esperienza lavorativa.

Tanto per il dipendente quanto per l’azienda, la trasparenza e la comunicazione sono fondamentali: il primo per tutelare i propri diritti, la seconda per rafforzare la propria reputazione e garantire un rapporto di fiducia anche al termine della collaborazione.

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