Gestione Risorse Umane

La nostra missione è portare benessere sia all’interno delle aziende sia nella vita delle persone, offrendo servizi di qualità.

Benessere organizzativo, gruppo di colleghi al lavoro
Marzo 25, 2025
Gestione Risorse Umane

Benessere organizzativo: cos’è e perché è importante

Il benessere organizzativo di un’azienda è un obiettivo primario per qualunque impresa che abbia degli obiettivi di crescita a lungo termine. Nel recente passato, anche grazie all'emanazione di norme specifiche, le aziende hanno rivolto sempre più attenzione a questo tema. Ma cos’è, di preciso, il benessere organizzativo e perché, nelle aziende, è necessario garantire una buona cultura organizzativa? Cosa si intende per benessere organizzativo Come si misura il benessere organizzativo Benessere in azienda, perché è importante? Come funziona il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo? Il welfare aziendale come strumento di benessere organizzativo Migliorare il benessere organizzativo con un piano di welfare Che cosa si intende per benessere organizzativo? Quello di benessere organizzativo è un concetto di psicologia del lavoro, delle organizzazioni e delle risorse umane sviluppato agli inizi degli anni 2000 dal professor Francesco Avallone e dai suoi collaboratori. Anche se già prima di allora si parlava di psicologia della salute occupazionale. La definizione ufficiale che il prof. Avallone dà di benessere organizzativo è la seguente: “L’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico psicologico e sociale delle comunità lavorative”. Cosa vuol dire? Vuol dire che le aziende non producono solo beni e servizi, ma anche degli effetti tangibili sui lavoratori. Per capire meglio questo concetto, è importante tenere a mente anche la definizione di salute che dà l’OMS: “Lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. Ciò significa che la salute di una persona non si misura semplicemente dall’assenza di malattie. E se quello che avviene all’interno del luogo di lavoro è in grado di influire positivamente o negativamente sulla salute di un individuo, è importante tenerne conto. Per questo, il concetto di benessere organizzativo si è spostato dal piano puramente teorico a quello pratico, divenendo oggetto di norme specifiche a tutela della salute del lavoratore. Riferimenti normativi Già prima che si sviluppasse il concetto di benessere organizzativo, la legislazione italiana, attraverso la Costituzione e il Codice Civile (art. 2087), si preoccupava di garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori. Tuttavia, è solo nel 2008, con l’emanazione del Decreto Legislativo n°81/2008, che è stato introdotto l’obbligo di valutare i rischi dello stress lavoro correlato. Negli anni successivi, l’INAIL ha messo a disposizione delle imprese strumenti pratici e linee guida per affrontare in modo sistematico il tema dello stress lavoro-correlato. Più recentemente, anche grazie alle indicazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si è rafforzata l’attenzione al benessere nei luoghi di lavoro come parte integrante delle politiche di sostenibilità, inclusione e salute. Come si misura il benessere organizzativo? Secondo il modello sviluppato dal professor Avallone, il benessere organizzativo si misura tenendo conto di alcuni fattori generali: sicurezza, comfort e igiene dell’ambiente di lavoro; chiarezza e coerenza degli obiettivi; riconoscimento e valorizzazione delle competenze dei lavoratori; comunicazione interna; capacità di ascoltare i dipendenti; adeguata prevenzione di rischi e infortuni; giustizia organizzativa; capacità di aprirsi all’ambiente esterno e alle innovazioni sociali e tecnologiche; livelli di stress; capacità di gestione della conflittualità; promozione di una cultura inclusiva, attenta alle diversità e all’accessibilità. Una volta analizzati questi fattori, si prendono anche in considerazione degli indicatori più specifici, che riguardano direttamente il benessere e i comportamenti dei dipendenti: i cosiddetti indicatori di benessere e indicatori di malessere. Tra gli indicatori di benessere più importanti ci sono: soddisfazione nei confronti dell’azienda; voglia di impegnarsi; sentirsi parte di un gruppo; voglia di andare al lavoro; elevato coinvolgimento nell’attività lavorativa; percezione del successo dell’azienda; percezione di equilibrio tra vita lavorativa e privata, anche grazie a modelli di lavoro più flessibili, strumenti digitali e una gestione del tempo rispettosa dei ritmi personali buone relazioni interpersonali sul luogo di lavoro; condivisione dei valori aziendali; fiducia e stima nei confronti del management. Tra gli indicatori di malessere più rilevanti ci sono invece: insofferenza nell’andare al lavoro; assenteismo; risentimento nei confronti dell’azienda; lentezza nel lavoro; desiderio di cambiare lavoro; nervosismo e aggressività; disturbi psicosomatici; provare sentimenti di inutilità e irrilevanza; confusione nei confronti dei ruoli organizzativi; mancanza di propositività; adesione formale alle regole, senza nessun coinvolgimento (un comportamento oggi noto anche come quiet quitting); presenza di sintomi da burnout (esaurimento emotivo, cinismo, riduzione del senso di efficacia) Benessere in azienda, perché è importante? Capita che un’azienda si trovi ad affrontare problemi quali alti livelli di assenteismo, un alto tasso di turnover dovuto alla scarsa fidelizzazione dei collaboratori e la difficoltà ad attrarre nuovi talenti. Quando questo accade, nella maggior parte dei casi, la causa è lo scarso benessere organizzativo, che provoca alti livelli di stress nei lavoratori e incide sulle loro performance e, di conseguenza, sulla produttività e sull’immagine dell’impresa. Sempre più aziende, oggi, comprendono l’importanza di instaurare un clima aziendale positivo, sereno e favorevole ai cambiamenti. Quando non sono soggetti allo stress e possono operare in un clima favorevole e propositivo, infatti, i lavoratori riescono a gestire incarichi complessi senza che ciò incida sulle loro performance e sulla motivazione. L’esperienza della pandemia ha accelerato la consapevolezza del legame tra benessere e flessibilità, portando molte aziende a integrare lo smart working in modo stabile tra le proprie politiche organizzative. Oggi, la possibilità di lavorare da remoto, almeno in forma ibrida, è considerata da molti un prerequisito del benessere sul lavoro. Ecco perché è importante prevenire l’insorgere di problemi causati dalla mancanza di una cultura aziendale solida e di benessere organizzativo e garantire ai collaboratori la possibilità di operare in un ambiente di lavorativo positivo. Come funziona il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo? Se si ha il dubbio che nella propria impresa ci sia uno scarso benessere organizzativo, è importante analizzare la situazione e intervenire per migliorarla. Il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo si compone di diverse fasi: definizione della procedura di rilevazione; raccolta dei dati; elaborazione dei dati raccolti; definizione del piano di miglioramento; monitoraggio del piano. Oggi il processo può essere supportato da strumenti digitali e piattaforme HR tech, che facilitano la raccolta continua di dati (es. survey anonime, pulse check settimanali, analisi dei feedback) e l’individuazione di segnali di malessere attraverso modelli predittivi. Avviando un percorso di miglioramento del benessere organizzativo sia le aziende che i lavoratori possono ottenere diversi benefici: riduzione di turnover e assenteismo; aumento della produttività; miglioramento del clima aziendale; maggiore sintonia tra i collaboratori; migliore conciliazione vita-lavoro. Il welfare aziendale come strumento di benessere organizzativo Uno degli strumenti più efficaci che le aziende hanno a disposizione per migliorare la propria cultura organizzativa è il welfare aziendale. Compreso nella maggior parte dei contratti collettivi di categoria, il welfare aziendale comprende tutta una serie di benefit e agevolazioni alternative alla retribuzione che le aziende possono offrire ai propri collaboratori per garantirne il benessere e valorizzare il loro operato. Tra le misure di welfare più apprezzate dai lavoratori ci sono sia quelle che riguardano direttamente la sfera lavorativa e permettono di lavorare in un ambiente accogliente e sereno, favorendo la conciliazione vita-lavoro, quali: iniziative a favore della flessibilità oraria; smart working; banca ore; supporto psicologico a favore dei collaboratori, anche attraverso piattaforme digitali, percorsi strutturati e accesso a professionisti del benessere mentale; progetti di formazione; sostegno alla carriera; ambienti di lavoro piacevoli esteticamente e funzionali; ricompensa delle performance lavorative attraverso l’erogazione di premi di risultato, come buoni regalo, viaggi incentive, e così via; incentivi a coltivare sane abitudini alimentari; piani di salute fisica e sportivi per i dipendenti; Sia quelle che influiscono anche sulla vita privata, offrendo un aiuto concreto nel migliorare la qualità della vita e aumentare la capacità di spesa del singolo dipendente, quali: mensa aziendale e buoni pasto; buoni carburante; previdenza complementare; assicurazione sanitaria; rimborso delle spese di trasporto; sostegno alle spese per l’istruzione dei figli (rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di libri di testo, borse di studio); sostegno alle spese per l’accudimento di familiari non autosufficienti. Migliorare il benessere organizzativo con un piano di welfare Il modo migliore per decidere quali siano le misure di welfare che possono portare maggiori vantaggi a un’azienda e ai suoi collaboratori e far sì che risultino davvero efficaci è realizzare un piano di welfare aziendale. Dopo aver analizzato i bisogni e le aspettative dei lavoratori, l’azienda fissa un budget da destinare all’attuazione del piano di welfare e decide quali siano le misure da erogare e le modalità di erogazione. Un processo piuttosto complesso, che può essere gestito direttamente all’interno dell’azienda oppure venire affidato a un provider esterno come Day. Grazie alla piattaforma Day Welfare, Day supporta le aziende in ogni fase di attuazione del piano di welfare, dall’analisi dei bisogni all’erogazione dei benefit. Gli HR manager potranno gestire tutto dall’apposito portale, con il supporto di persone qualificate, mentre i lavoratori avranno un’area riservata in cui potranno verificare il loro credito welfare e scegliere come usufruirne: ad esempio destinandolo alla previdenza complementare o convertendolo in voucher per l’acquisto di beni e servizi presso i partner convenzionati. Negli ultimi anni, il welfare aziendale si è evoluto in direzione di una maggiore personalizzazione e digitalizzazione: piattaforme come Day Welfare permettono ai collaboratori di scegliere con grande autonomia i benefit più adatti alle proprie esigenze, con modalità d’uso semplici, tracciabili e flessibili. Nel 2025 il benessere organizzativo si conferma un driver strategico per la sostenibilità dell’impresa, sempre più intrecciato a temi come la responsabilità sociale d’impresa, l’impatto ambientale, l’etica del lavoro e l’adozione di modelli di leadership gentile e partecipativa.
Cultura aziendale: gruppo di colleghi che collaborano
Marzo 20, 2025
Gestione Risorse Umane

Come migliorare la cultura aziendale?

La cultura aziendale è uno degli elementi fondamentali di un’azienda che desidera avere successo e raggiungere i suoi obiettivi. Negli ultimi decenni sempre più aziende italiane si sono rese conto dell’importanza di ricercare e promuovere una cultura d’impresa solida, fatta di valori ben definiti e strategie organizzative condivise da tutti i dipendenti. In tempi più recenti, poi, la cultura aziendale ha assunto un ruolo ancora più centrale, in risposta ai profondi cambiamenti portati dalla pandemia, dall’espansione dello smart working e dalle nuove aspettative delle persone verso il lavoro. Oggi, coltivare una cultura aziendale solida non è solo una leva strategica, ma una condizione essenziale per attrarre e trattenere talenti, affrontare l’incertezza e promuovere benessere organizzativo. In questo articolo ti aiuteremo a conoscere meglio il concetto di cultura aziendale e ti offriremo preziosi consigli per aiutarti a costruire una cultura aziendale solida, anche attraverso l’impiego del welfare aziendale. Che cos'è la cultura aziendale Come costruire una cultura aziendale solida Strumenti pratici per migliorare la cultura aziendale Day welfare: la piattaforma per i servizi di welfare aziendale Che cos'è la cultura aziendale? Ogni azienda, che ne sia consapevole o meno, ha una sua cultura aziendale. Ma cos’è, di preciso, la cultura d’azienda? È quell’insieme di valori, norme comportamentali e organizzative che accomunano tutti coloro che fanno parte di un’impresa, dai manager ai lavoratori che stanno alla base della piramide. La cultura di un’impresa si fonda sulla sua mission e sui valori che ne hanno ispirato la nascita. Si costruisce e consolida con il tempo, con impegno e coerenza. I comportamenti dei collaboratori nei confronti gli uni degli altri e degli interlocutori esterni, il modo in cui i valori vengono comunicati al pubblico, sono tutti elementi fondamentali di una buona cultura aziendale. Perché è importante avere una cultura aziendale ben definita? Avere una cultura aziendale ben definita è un'importante opportunità di crescita e sviluppo per un'impresa. Ha un forte impatto: sulla reputazione dell’azienda; sul modo in cui i clienti la percepiscono; sulla qualità del marchio; sul posizionamento all’interno del mercato; sulla motivazione dei collaboratori. Spesso, quando se ne sente parlare, si ha l’impressione di avere a che fare con un concetto astratto, tanto difficile da comprendere quanto da mettere in pratica. E si finisce per sottovalutarlo. Ma non è per niente un concetto astratto: è un vero e proprio manuale operativo dei valori e delle norme che regolano l’attività di un’impresa all’interno e all’esterno. Se questo manuale operativo non è mai stato scritto o, peggio ancora, è stato scritto male e con poca attenzione, la sua assenza o la scarsa cura nel redigerlo penalizzeranno fortemente l’azienda. Al contrario, se un’impresa ha una cultura aziendale forte e consolidata e se ne prende cura, rifletterà positivamente anche all’esterno la solidità dei suoi valori e della sua mission. Inoltre, la cultura aziendale incide direttamente sul livello di engagement e sul senso di appartenenza delle persone, contrastando fenomeni come il quiet quitting (disimpegno silenzioso) o la great resignation, che hanno messo in luce l’esigenza di ambienti di lavoro più umani, coerenti e inclusivi. Come costruire una cultura aziendale solida? Un’azienda di successo, perciò, non può esimersi dal costruirsi una cultura aziendale solida. Come si può raggiungere questo obiettivo? Ecco alcuni consigli per iniziare a costruire una cultura forte e positiva per la propria impresa. Innanzitutto, bisogna analizzare attentamente la propria attività prendendo in considerazione diversi fattori e chiedendosi: come opera l’azienda; quali sono i valori condivisi; come si comportano le persone che lavorano al suo interno, cercando di capire cosa le unisce e cosa, invece, crea dei conflitti. Dopo aver analizzato i valori e gli obiettivi della propria attività, occorre stilare un piano d’azione che consenta di creare una cultura aziendale solida e ben definita, rinforzando i punti deboli e riempiendo le lacune. Ecco le 7 misure utili a creare o rafforzare la cultura di un’azienda: 1.      Definire la mission e i valori Se non è stato ancora fatto, definire la mission, cioè l’obiettivo della propria attività, è il primo passo da compiere per costruire la cultura di un’azienda. In seguito, bisogna definire anche i valori, che ne rappresentano il fulcro. È attraverso di essi, infatti, che si individua il modo più efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati. 2.      Prendere in considerazione le esigenze dei collaboratori e migliorare il loro coinvolgimento Oggi le persone cercano sempre più aziende che dimostrino attenzione autentica verso il loro benessere, equilibrio vita-lavoro, sviluppo personale e professionale. Questo implica ascolto continuo, trasparenza e capacità di rispondere con misure concrete, anche attraverso strumenti digitali di rilevazione del clima e del sentiment. Un’attività che ha collaboratori poco affiatati e motivati è un gigante dai piedi d’argilla, che poggia su una base molto instabile. Il primo passo per rendere più solida la cultura aziendale, perciò, è analizzare e prendere seriamente in considerazione le esigenze dei dipendenti. Formare team di lavoro affiatati e definire insieme ai lavoratori gli obiettivi da raggiungere è il passo successivo per aumentare il senso di appartenenza e assicurare il loro coinvolgimento nelle sorti dell’azienda. 3.      Aumentare la fidelizzazione dei dipendenti Avere collaboratori di talento che non decidano di cambiare azienda non appena si presenta un’opportunità di lavoro più vantaggiosa è un obiettivo a cui aspirano tutte le aziende. Il continuo turnover, infatti, non solo rappresenta un costo, ma rischia anche di renderla meno efficiente e appetibile per gli altri lavoratori. Offrire un ambiente di lavoro sereno e valorizzare le competenze dei collaboratori, con aumenti di stipendio periodici e concrete possibilità di avanzamenti di carriera, sono fattori che aiutano ad aumentare la fidelizzazione dei dipendenti. 4.      Creare un ambiente di lavoro sereno Quando le persone si trovano a lavorare in un ambiente accogliente e sereno sono più motivate e produttive. Per questo è importante che gli spazi di lavoro siano permeati da un clima positivo. 5.      Offrire maggiore flessibilità La società sempre più dinamica e la diffusione strutturale dello smart working hanno modificato le abitudini di vita e lavoro, rendendo la flessibilità un requisito imprescindibile. La società sempre più dinamica in cui viviamo ha modificato le abitudini di vita delle persone, che hanno necessità di orari di lavoro più flessibili per conciliare in modo soddisfacente lavoro e vita privata. Tra le misure più apprezzate dai dipendenti ci sono la possibilità di lavorare da casa e quella di scegliere quando iniziare e smettere di lavorare, purché si raggiunga il numero di ore prestabilito. Le aziende più evolute introducono modelli di lavoro ibrido, settimane corte o orari personalizzabili, con attenzione a non sacrificare la collaborazione e il senso di squadra. 6.      Migliorare la comunicazione con i dipendenti Per avere un’impresa sana e produttiva non basta verificare periodicamente che vengano effettivamente raggiunti gli obiettivi prestabiliti, affidandosi a una comunicazione unilaterale. Oggi è sempre più diffusa anche la pratica della "employee advocacy", che valorizza le persone come ambasciatori dell'azienda: una cultura aziendale trasparente e partecipativa ne è il presupposto fondamentale. Per mantenere standard elevati la comunicazione tra azienda e dipendenti deve essere costante, ci devono essere comprensione ed empatia quando sorgono dei problemi e si devono riconoscere i meriti di chi si impegna e aiuta a raggiungere gli obiettivi prefissati. 7.      Rafforzare la propria leadership Un datore di lavoro, per essere ritenuto credibile e ispirare fiducia, non deve solo avere buone capacità imprenditoriali, ma anche incarnare la figura del leader. Un manager che si dimostri forte e capace agli occhi dei dipendenti può conquistare la loro fiducia e la loro lealtà, spingendoli a dare il massimo. Così facendo, potrà anche attrarre i migliori talenti del settore in cui opera e garantire prestigio alla propria azienda. Strumenti pratici per migliorare la cultura aziendale Negli ultimi anni, le aziende più attente hanno iniziato a usare il welfare aziendale non solo come misura di supporto, ma anche come leva identitaria, per rafforzare il senso di cura e coerenza tra ciò che si dichiara nei valori e ciò che si pratica ogni giorno. È una delle soluzioni più efficaci che le aziende hanno a disposizione per migliorare la cultura d’impresa. L’attuazione di politiche di welfare che tengano conto delle esigenze dei collaboratori di un’impresa è fondamentale sia per costruire una cultura d’azienda solida, sia per avviare un processo di innovazione della stessa. Ecco quali sono i servizi di welfare aziendale più apprezzati dai lavoratori: Flessibilità lavorativa Avere orari di lavoro flessibili permette ai lavoratori di conciliare con più efficacia la vita lavorativa e quella familiare e li aiuta a concentrarsi maggiormente sugli obiettivi prefissati. Tra le misure di welfare che un’azienda può offrire per favorire la flessibilità lavorativa dei propri collaboratori ci sono lo smart working, la possibilità di accedere al part-time e la banca ore. Servizi a sostegno della vita familiare Offrire dei servizi a sostegno della vita familiare dei dipendenti, in particolare delle lavoratrici, aumenta la loro fiducia nell’azienda per cui lavorano. Tra i servizi per la famiglia più apprezzati ci sono: asilo nido aziendale, bonus babysitter, rimborso di rette scolastiche e universitarie, rimborso delle rette per campi estivi e doposcuola, contributi per l’acquisto di testi scolastici, assistenza per le persone non autosufficienti. Servizi a sostegno del reddito Tra i servizi di sostegno al reddito che le imprese possono includere nei piani di welfare aziendale ci sono mutui e finanziamenti a tasso agevolato, ma anche i buoni spesa che i lavoratori possono utilizzare per acquistare beni e servizi di vario genere. Servizi per migliorare il benessere dei lavoratori Per dimostrare ai propri dipendenti che si ha a cuore il loro benessere e aumentare la fidelizzazione nei confronti dell’azienda, è possibile offrire loro dei servizi di welfare come voucher per acquistare abbonamenti alla palestra, soggiorni nei centri benessere, viaggi o corsi di formazione. Servizi per garantire la salute e il futuro dei dipendenti Per diminuire il turnover e fidelizzare i dipendenti, i servizi di welfare più adatti sono rappresentati dalle polizze sanitarie e dalla previdenza complementare, poiché offrono ai lavoratori importanti garanzie per la salute e per il futuro. Sempre più aziende negli ultimi tempi includono nei propri piani di welfare servizi dedicati al benessere psicologico: sportelli di ascolto, piattaforme digitali di supporto emotivo, percorsi di mindfulness e coaching personalizzato. Questi strumenti non solo migliorano il benessere individuale, ma rafforzano la fiducia e il senso di appartenenza all’organizzazione. Day welfare: la piattaforma per i servizi di welfare aziendale Perché le politiche di welfare aziendale messe in atto per migliorare la cultura di un’impresa abbiano successo, devono essere pianificate e gestite con attenzione. Day mette a disposizione dei reparti delle risorse umane delle aziende la piattaforma Day Welfare. Uno strumento realizzato appositamente per creare e gestire piani di welfare aziendale su misura, facile da usare sia per gli HR manager, sia per i lavoratori. Con Day Welfare è semplicissimo scegliere come distribuire il budget destinato al welfare, offrire ai dipendenti pacchetti di servizi personalizzati e monitorare le performance del piano. In un’epoca in cui i confini tra vita personale e professionale sono sempre più fluidi, la cultura aziendale diventa il vero collante tra strategia, persone e futuro. Investire su di essa significa costruire un’impresa resiliente, sostenibile e capace di evolversi con coerenza e senso.
Trattenere i talenti in azienda, un hr che tiene fra le mani delle pedine che rappresentano i dipendenti
Marzo 20, 2025
Gestione Risorse Umane

Employee retention: come trattenere i talenti e migliorare la valorizzazione dei dipendenti

La capacità di trattenere i dipendenti più talentuosi è uno dei fattori che determinano il successo di un’azienda. Scopri cos’è l’employee retention e i consigli per migliorarla. I dipendenti sono il capitale di maggior valore di un’azienda. Per questo è importante non solo puntare ad acquisire lavoratori talentuosi e capaci, ma anche a garantire il loro benessere e valorizzarne le capacità. Ecco perché è fondamentale monitorare costantemente il livello di soddisfazione dei dipendenti e cercare di migliorare l’employee retention. Negli ultimi anni, la crescente attenzione verso il benessere psicologico, la flessibilità e la sostenibilità lavorativa ha arricchito molto il concetto di employee retention, che ora comprende anche il supporto alla salute mentale, la promozione della diversità e inclusione e l’adozione di modelli di lavoro ibridi o flessibili. Cosa vuol dire employe retention? Cos’è il turnover del personale? Employee retention rate: cos’è e come si calcola L’importanza di migliorare l’employee retention Come valorizzare i dipendenti Cosa vuol dire employee retention? L’employee retention (o HR retention) indica la capacità di un’azienda di trattenere i propri lavoratori, in particolare i più talentuosi. In un mercato sempre più competitivo, è fondamentale garantire che il personale sia soddisfatto sia del proprio ruolo sia dell’ambiente di lavoro, evitando così che cerchi altrove opportunità migliori. Non basta quindi attrarre collaboratori di talento: è altrettanto importante riuscire a conservarli nel tempo. L’employee retention non è solo un dato statistico, rappresentato dall’employee retention rate, ma il risultato concreto di tutte le azioni messe in campo dall’azienda per assicurare il benessere e la soddisfazione dei dipendenti. Per le imprese, questo processo costituisce una preziosa opportunità di crescita. Oggi la retention si integra sempre più con strategie di engagement che si basano su ascolto attivo, inclusione e comunicazione trasparente, elementi chiave per influenzare positivamente la percezione dei lavoratori e rafforzarne la motivazione a restare. Cos’è il turnover del personale? L’espressione turnover, in ambito lavorativo, viene usata per indicare il flusso di persone che vengono assunte e si dimettono o vengono licenziate. La rotazione del personale ha un forte impatto sull’impresa e sui vari team di lavoro, per questo deve essere sempre monitorata e andrebbe ridotta al minimo. Il turnover viene classificato in due modi: turnover fisiologico. È il naturale processo di avvicendamento dei dipendenti, che comprende anche l’assunzione di nuova forza lavoro per sostituire chi va in pensione; turnover patologico. Quando la rotazione del personale è più frequente del normale perché ci sono lavoratori insoddisfatti che decidono di lasciare l’azienda il turnover non è più fisiologico, ma diventa la spia di un problema molto grave. Per verificare che il turnover rimanga fisiologico, ogni azienda deve svolgere periodicamente un’indagine statistica che prenda in esame la soddisfazione dei dipendenti e l’employee retention rate. Oggi, molte organizzazioni si avvalgono anche di analisi predittive basate su dati (people analytics) per individuare tempestivamente segnali di rischio di turnover e intervenire con azioni mirate. Employee retention rate: cos’è e come si calcola? L’employee retention rate è il dato che indica quanti dipendenti sono rimasti in azienda e quanti se ne sono andati in un preciso lasso di tempo. Attualmente questo indicatore viene sempre più integrato con dati qualitativi raccolti tramite survey continue e analisi predittive basate su intelligenza artificiale, per anticipare rischi di abbandono e intervenire tempestivamente. Per calcolare l’esatta percentuale di turnover si deve dividere il numero di dipendenti rimasti in azienda al termine del periodo per il numero di lavoratori presenti a inizio periodo e moltiplicare il risultato per cento. Dal calcolo si dovrebbero escludere i lavoratori che hanno lasciato il posto di lavoro per andare in pensione. Poniamo ad esempio che un’azienda voglia calcolare l’employee retention rate per l’anno 2025: a inizio anno c’erano 120 dipendenti; 7 sono andati in pensione; a fine anno sono rimasti 95 lavoratori. Per prima cosa si devono sottrarre dal dato iniziale i 7 dipendenti che sono andati in pensione (120 - 7 = 113). Dopodiché si devono dividere i dipendenti rimasti per quelli presenti a inizio anno (95 : 113 = 0,8407). Infine, si deve moltiplicare il risultato ottenuto per 100 (0,8407 x 100 = 84,07%). Adesso sappiamo che l’azienda, nel 2025, ha avuto un tasso di employee retention pari all’84,07%. Più la rotazione tra dipendenti che si sono dimessi e nuovi assunti aumenta, più l’employee retention rate scende, trasformando il turnover fisiologico in patologico. La diffusione di forme di lavoro ibride e flessibili, insieme alla crescente attenzione al benessere psicologico e all’inclusione, impone oggi di considerare l’employee retention anche in relazione a indicatori come il livello di engagement, la soddisfazione lavorativa e il work-life balance. Turnover patologico: come si riconosce? Un employee retention rate troppo basso è solo il segnale più evidente che il turnover da fisiologico è diventato patologico. Se, esaminando questo dato, ci si trova di fronte a numeri poco incoraggianti, si deve analizzare a fondo la situazione e ricercare altri segnali, che sono: scarsa produttività e motivazione dei dipendenti; scarsa disponibilità alla collaborazione; assenteismo; scarsa soddisfazione dei lavoratori. Quando c’è un tasso di turnover elevato i dipendenti risultano insoddisfatti e poco produttivi, sono poco disponibili a lavorare in team e collaborare, si assentano di frequente dal lavoro, arrivano in ritardo o escono prima. Tra le cause di questa insoddisfazione diffusa, che spesso degenera fino a che il lavoratore non dà le dimissioni, le più comuni sono: stress causato dai cattivi rapporti con i colleghi e i manager; mancanza di condivisione dei valori aziendali; mancato riconoscimento del lavoro e delle qualità del collaboratore. Negli ultimi anni si è inoltre riscontrata una crescente insoddisfazione legata a una scarsa attenzione al work-life balance, alla mancanza di flessibilità e all’assenza di politiche concrete per la tutela della salute mentale. L’importanza di migliorare l’employee retention Avere dipendenti soddisfatti del proprio lavoro ha diversi effetti positivi per un’azienda. I principali sono: aumento della produttività; miglioramento della reputazione presso clienti e aziende del settore; riduzione dei costi per la formazione del nuovo personale; capacità di attrarre lavoratori di talento. Per questo, se c’è un eccessivo ricambio di personale, è importante correre ai ripari, adottando strategie che permettano di migliorare il clima aziendale e la soddisfazione dei dipendenti. Per ottenere questi risultati, si deve innanzitutto analizzare la situazione, intervistando i collaboratori per capire quali siano i problemi e analizzando fattori quali la cultura aziendale e gli incentivi offerti ai lavoratori. Una volta fatto questo, si può impostare una strategia di employer branding, promuovendo l’azienda e i suoi valori presso i dipendenti tanto presso i nuovi assunti quanto verso chi lavora già da tempo per l’impresa. L’employer branding è una vera e propria attività di marketing che punta a migliorare la reputazione dell’azienda e mostrarne il valore ai dipendenti. Perché essa abbia successo, deve essere svolta coinvolgendo i settori che si occupano di marketing e comunicazione e le risorse umane e avere come fine la valorizzazione dei collaboratori. Oggi, un employer branding efficace include la promozione della sostenibilità, della responsabilità sociale d’impresa e della diversity, equity & inclusion, temi molto apprezzati soprattutto dalle nuove generazioni di lavoratori. Per impostare una strategia che abbia successo e migliorare il grado di fidelizzazione dei lavoratori nei confronti dell’azienda, si deve innanzitutto creare una solida cultura aziendale, i cui valori devono essere presentati ai lavoratori in modo chiaro e coerente. Dopo aver sviluppato una cultura aziendale che rispecchi valori quali positività, collaborazione, rispetto e fiducia verso il lavoratore e le sue capacità, si deve intervenire sul processo di selezione del personale, eseguendo un’attenta selezione dei futuri collaboratori. Illustrare in modo chiaro i valori dell’azienda e gli obiettivi che il lavoratore dovrà raggiungere e assicurarsi che quest’ultimo sia in linea con essi è il punto di partenza migliore per costruire un rapporto durevole tra impresa e collaboratore. Come valorizzare i dipendenti L’employer branding passa anche attraverso la valorizzazione dei dipendenti e l’attenzione al loro benessere. Ci sono soluzioni che azienda può adottare per dimostrare ai propri dipendenti di riconoscere il loro valore e avere a cuore il loro benessere: ascoltare opinioni e suggerimenti; offrire benefit e incentivi; riconoscere i successi ottenuti dal lavoratore; offrire la possibilità di fare carriera a chi lo desideri; offrire occasioni per arricchire il proprio bagaglio di esperienze. Ascoltare opinioni e suggerimenti Effettuare sondaggi periodici per verificare la soddisfazione dei propri collaboratori e conoscere la loro opinione sull’attività che svolgono è un buon punto di partenza per migliorare il clima aziendale. Ciò favorisce anche lo spirito di appartenenza all’azienda e aumenta il coinvolgimento dei lavoratori nel suo successo. Oggi si utilizzano anche piattaforme digitali di ascolto continuo (pulse surveys, feedback apps) che permettono di raccogliere opinioni in tempo reale e attivare interventi tempestivi. Offrire benefit e incentivi Offrire benefit e incentivi ai lavoratori, sotto forma di servizi di welfare, permette di dimostrare il proprio apprezzamento per il lavoro che svolgono, ottenendo in cambio collaboratori felici del proprio lavoro, un aumento della produttività e un miglioramento della propria reputazione. Tra i benefit più apprezzati dai lavoratori ci sono i buoni pasto, il cellulare o l’auto aziendale, la concessione di smart working e part time, il fondo pensione e le iniziative a sostegno delle famiglie dei dipendenti. Recentemente si è ampliata la gamma dei benefit, includendo anche servizi legati alla salute mentale (come consulenze psicologiche), programmi di wellbeing, supporto per la genitorialità e attività di formazione continua personalizzata. Molte aziende si affidano a piattaforme di welfare digitale come Day Welfare per gestire in modo efficiente e personalizzato questi servizi. Riconoscere i successi ottenuti dal lavoratore Il mondo del lavoro si sta evolvendo sempre di più. Complici anche la pandemia e un aumento esponenziale dello smart working, oggi si tende sempre di più a misurare il successo e la dedizione di un lavoratore non dalle ore di lavoro svolte, o dal tempo trascorso in ufficio, ma dalla sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Quando questo avviene, è importante che il datore di lavoro riconosca i successi del suo collaboratore. Offrire dei bonus, come il premio di produttività, è uno dei modi migliori per dimostrare ai propri dipendenti quanto si apprezzi il loro lavoro. Offrire la possibilità di fare carriera a chi lo desideri Valorizzare i propri dipendenti significa anche dare loro la possibilità di fare carriera e migliorare la propria posizione lavorativa. Per questo è importante incentivare le aspirazioni dei lavoratori che desiderano fare carriera e avere maggiori responsabilità. Offrire occasioni per arricchire il proprio bagaglio di esperienze Offrire ai propri collaboratori la possibilità di accedere a corsi di formazione che non siano strettamente legati con la professione svolta e migliorare le proprie competenze, di acquistare abbonamenti a cinema e teatri, di visitare musei, di viaggiare, è un buon modo per favorire la crescita personale dei lavoratori, avere personale talentuoso e dimostrare attenzione per il loro benessere. Oggi molte aziende integrano anche percorsi di reskilling e upskilling con modalità digitali e microlearning, per adattarsi velocemente ai cambiamenti tecnologici e organizzativi. L'accesso a piattaforme digitali di formazione continua è considerato un benefit strategico per attrarre e trattenere talenti. Molte di queste soluzioni possono essere attuate da un’azienda attraverso la creazione di un piano di welfare ben strutturato, servendosi di una piattaforma come Day Welfare, con cui il reparto delle risorse umane non dovrà preoccuparsi della gestione pratica del piano, ma solo di trovare i servizi più adatti a soddisfare le esigenze dei collaboratori.
Benessere dei dipendenti: un gruppo di colleghi che scherza
Marzo 07, 2025
Gestione Risorse Umane

Benessere dei dipendenti: la sua realizzazione fa bene a tutti

Un lavoratore felice e soddisfatto è più produttivo e coinvolto nelle sorti dell’azienda per cui lavora. Ecco perché sempre più imprese sono attente a garantire il benessere dei propri dipendenti. Quella del benessere dei lavoratori non è certo una questione nuova. Sono decenni, ormai, che sia lo Stato, sia le imprese più lungimiranti, pongono l’accento su quanto sia importante garantire il benessere dei lavoratori. Tuttavia, fino a non molto tempo fa, erano in pochi a riconoscere che assicurare ai lavoratori un corretto work-life balance non fosse solo una gentile concessione delle aziende, ma una vera e propria opportunità di crescita per qualsiasi impresa. Negli ultimi anni, la consapevolezza sull’importanza del benessere dei dipendenti è cresciuta, anche per far fronte a nuove sfide come la pandemia globale, la diffusione dello smart working e una crescente attenzione verso la salute mentale e la sostenibilità ambientale. Oggi il benessere organizzativo si inserisce in una più ampia visione di responsabilità sociale d’impresa. Nonostante questo, far capire alle aziende che garantire il benessere dei propri collaboratori è fondamentale per il successo, è un tema su cui c’è ancora una certa confusione. Tanto che spesso si finisce per adottare misure insufficienti o sbagliate, che portano ad ottenere l’effetto opposto a quello sperato. In questo articolo ti aiuteremo a capire cosa si intende quando si parla di benessere dei dipendenti e quali siano le strategie migliori per garantirlo. Benessere dei dipendenti in azienda: cosa vuol dire? Aumentare il benessere dei dipendenti. Perché farlo? Come aumentare il benessere dei propri dipendenti Migliorare l’ambiente di lavoro per migliorare il benessere dei lavoratori Welfare aziendale: le misure più desiderate dai lavoratori Benessere dei dipendenti in azienda: cosa vuol dire? Per individuare le strategie più adatte a garantire il benessere dei dipendenti, bisogna prima sapere bene cosa significa questo concetto. Il benessere sul lavoro, o benessere organizzativo, è un po’ diverso dal benessere in generale: si tratta di creare un ambiente che aiuti le persone a stare bene e a sentirsi soddisfatte nel loro lavoro, qualunque esso sia. Oggi questa definizione si è ampliata includendo anche la salute digitale, ovvero la capacità di gestire in modo equilibrato e sostenibile l’uso degli strumenti tecnologici, parte integrante del benessere complessivo dei dipendenti. Aumentare il benessere dei dipendenti. Perché farlo? Il fine ultimo di un’azienda è, ovviamente, ottenere un profitto dalla propria attività. Per raggiungere questo scopo, tuttavia, è necessario che le imprese imparino a valorizzare il più grande capitale che hanno a disposizione: le risorse umane. I dipendenti sono una risorsa fondamentale per un'impresa e prendersi cura del loro benessere non è solo un dovere imposto dalla legge, ma un’opportunità di miglioramento e di crescita, tanto per l’azienda quanto per i suoi collaboratori. Entrambi traggono vantaggio da un ambiente di lavoro sereno e collaborativo, in cui le persone si sentano felici e libere di esprimere sé stesse. Ecco quali sono i principali benefici generali: riduzione dello stress; miglioramento della conciliazione vita-lavoro; aumento del senso di comunità; incremento della produttività e delle performance dei singoli lavoratori; diminuzione dell’assenteismo; riduzione del turnover; incremento della fidelizzazione dei collaboratori nei confronti del brand; miglioramento della reputazione dell’azienda; aumento della capacità di attrarre nuovi talenti; possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali. Negli ultimi anni, la pandemia ha evidenziato quanto il benessere psicologico sia cruciale per la resilienza delle aziende. Numerosi studi hanno confermato come investire in programmi di supporto alla salute mentale riduca significativamente assenteismo e turnover. Inoltre, sempre più giovani lavoratori - in particolare Gen Z - scelgono aziende che garantiscano un ambiente di lavoro umano, flessibile e attento al benessere complessivo Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale capire cosa serve davvero all’azienda e ai dipendenti, e tradurre queste esigenze in un piano chiaro e ben organizzato. Come aumentare il benessere dei propri dipendenti? Sebbene negli ultimi anni siano sempre di più le aziende che capiscono quanto sia importante garantire la soddisfazione e il benessere dei collaboratori, attuare delle misure che le aiutino a raggiungere questo obiettivo si rivela spesso difficile. Questo accade perché, molte volte, manca una strategia ben definita. Si pensa che sia sufficiente offrire qualche benefit, magari perché obbligati dal CCNL, per rendere felici i propri dipendenti. Questi sono i casi in cui non si ottengono gli effetti sperati. In cui la situazione rimane sempre la stessa, se non peggiora. Perché le misure volte ad aumentare il benessere dei dipendenti risultino davvero efficaci e vantaggiose tanto per i lavoratori quanto per l’azienda, si deve ricorrere a una vera e propria strategia di marketing, che punti ad ottenere una maggior fidelizzazione dei dipendenti e garantire la loro felicità. Per raggiungere questo scopo si deve, innanzitutto, fare un’analisi delle necessità dei lavoratori e di ciò che non va. E poi si devono attuare misure volte a migliorare l’ambiente di lavoro e ideare un piano di welfare ben strutturato. Oggi, inoltre, molte aziende adottano un approccio di Employee Experience, ovvero curano l’esperienza complessiva del dipendente durante tutto il percorso lavorativo, integrando momenti di ascolto attivo e feedback continui tramite. Si punta anche molto sulla personalizzazione delle misure di welfare, per rispondere meglio alle diverse esigenze individuali. Migliorare l’ambiente di lavoro per migliorare il benessere dei lavoratori La prima cosa da fare, quando si decide di attuare un piano per aumentare il benessere dei propri dipendenti, è attuare delle misure che migliorino l’ambiente di lavoro: ridisegnare gli spazi di lavoro; migliorare la comunicazione; favorire la socializzazione. Ridisegnare gli spazi di lavoro L’ambiente di lavoro influisce molto sul benessere delle persone. Spazi chiusi, poco ariosi e mal illuminati trasmettono una sensazione di malessere che non invoglia i lavoratori a rimanerci e a sentirsi a loro agio. Quando si decide di intervenire per migliorare il benessere dei propri dipendenti, si devono prendere in esame gli ambienti in cui lavorano e, se necessario, intervenire per migliorarli. Come? Creando spazi ampi, ben illuminati e confortevoli, che favoriscano anche il movimento e la possibilità di cambiare postazione. È utile anche arredare l’ambiente con delle piante e offrire ai collaboratori la possibilità di avere accesso a del cibo sano. Oggi inoltre molte aziende stanno investendo in aree relax o spazi “green” per permettere ai lavoratori di prendersi pause rigeneranti, contribuendo così a ridurre stress e affaticamento. In questo modo, le persone saranno più felici di restare in ufficio e si sentiranno più a loro agio. Migliorare la comunicazione Migliorare la comunicazione è la chiave per ridurre lo stress, aumentare la fiducia dei lavoratori nei confronti dei manager e favorire il loro senso di appartenenza all’azienda. Per ottenere questo risultato, è importante che il reparto delle risorse umane lavori in sinergia con chi si occupa della gestione dei vari settori dell’impresa, per promuovere una cultura aziendale positiva e instaurare un clima di fiducia. Favorire la socializzazione Per migliorare il clima aziendale è importante anche favorire la socializzazione tra colleghi, così da creare un ambiente rilassato e libero da tensioni e imbarazzi. In quest'ottica, oggi la valorizzazione della diversità e dell’inclusione è diventata una priorità: iniziative che promuovono la parità di genere, l’inserimento di persone con disabilità e il rispetto delle diversità culturali contribuiscono significativamente al benessere organizzativo. Welfare aziendale: le misure più desiderate dai lavoratori Migliorare l’ambiente di lavoro da solo non basta a garantire il benessere dei collaboratori. È importante affiancare servizi che rispondano ai loro bisogni e aiutino a conciliare vita privata e lavoro. Un modo efficace per farlo è mettere in piedi un piano di welfare aziendale, che può essere gestito direttamente dall’azienda o da un partner specializzato come Day, includendo tutte le misure necessarie a sostenere i dipendenti. Ma cosa deve contenere un piano di welfare per essere efficace? Ecco alcune delle misure più apprezzate: smart working; assistenza sanitaria e previdenza complementare; banca ore; premio di produzione; formazione linguistica; strumenti di sostegno alla famiglia. Oggi, accanto a queste misure, sono sempre più diffusi e richiesti anche programmi di supporto alla salute mentale (come counselling e mindfulness), iniziative legate alla sostenibilità e al purpose aziendale, formazione continua e digitale per reskilling e upskilling, servizi di mobilità sostenibile. Smart working In un’epoca in cui la cultura digitale fa passi da gigante, il successo di un’azienda si misura non da quante ore i lavoratori trascorrono in azienda, ma dalla loro capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo sono sempre di più le imprese che offrono ai collaboratori la possibilità di lavorare in smart working e gestire il lavoro con maggiore flessibilità e autonomia. Lo smart working oggi è parte strutturale e consolidata dell’organizzazione del lavoro, con investimenti continui in tecnologie e processi per garantirne efficacia, inclusività e benessere. Assistenza sanitaria e previdenza complementare Con il venire meno dei servizi pubblici essenziali, sono sempre di più i lavoratori che guardano alle aziende per cui lavorano come un vero e proprio sostegno per il loro benessere attuale e per la garanzia di un futuro sereno, anche in caso di malattia. Per questo, tra le misure più apprezzate dai dipendenti ci sono l’assistenza sanitaria e la previdenza complementare. Negli ultimi anni, l’offerta si è ampliata includendo anche servizi di telemedicina e assistenza sanitaria digitale, che facilitano l’accesso e la fruizione dei servizi. Senza contare il supporto psicologico che viene apprezzato e utilizzato sempre di più. Banca ore La banca ore è un’alternativa al pagamento degli straordinari molto apprezzata dai lavoratori, perché permette loro di accumulare dei permessi aggiuntivi da utilizzare quando ne abbiano più bisogno. Spesso integrata oggi da permessi per esigenze familiari o personali, favorisce decisamente un migliore equilibrio vita-lavoro. Premio di produzione Non c’è niente di meglio per riconoscere il valore di un dipendente e dimostrare l’apprezzamento per il lavoro che ha svolto di offrire un premio di produzione per aver raggiunto determinati obiettivi comuni. Inoltre, offrire la possibilità di convertire il premio di produzione in servizi di welfare consente ai lavoratori di avere a disposizione l’intero importo erogato dall’azienda e, a quest’ultima, permette di ottenere vantaggiose agevolazioni fiscali. La gamma di servizi welfare disponibili per la conversione è ogni anno più ampia, includendo ad esempio attività culturali, sportive e viaggi. Formazione linguistica I lavoratori apprezzano le aziende che incentivano il desiderio di migliorare le proprie competenze e cultura personale attraverso corsi di formazione non strettamente legati all’attività lavorativa svolta; diversi, quindi, dai corsi di aggiornamento obbligatori. I corsi di formazione linguistica sono tra i servizi welfare più apprezzati dai dipendenti delle aziende italiane. Accanto alla formazione linguistica, oggi molte aziende offrono corsi su competenze digitali, soft skills, sostenibilità e altre aree di crescita personale e professionale. Strumenti di sostegno alla famiglia Tra le misure di welfare più apprezzate dai lavoratori dipendenti ci sono anche gli strumenti di sostegno alla famiglia, come i bonus per sostenere le spese di istruzione dei figli o per ottenere assistenza per le persone non autosufficienti. Si sono inoltre diffusi servizi di supporto al caregiving, baby-sitting e congedi parentali flessibili, rispondendo alle nuove esigenze delle famiglie. Infine, per tutto ciò che rimane fuori dalla proposta del piano di welfare aziendale, oggi esistono soluzioni come la piattaforma Day Welfare, che permettono ai lavoratori di scegliere e personalizzare facilmente i propri benefit. Questo favorisce una maggiore partecipazione e soddisfazione, rendendo il welfare aziendale uno strumento ancora più efficace per migliorare il benessere dei dipendenti.
Work life balance
Marzo 01, 2025
Gestione Risorse Umane

Il work-life balance nei piani di welfare aziendale

Le politiche di welfare aziendale permettono alle aziende di garantire una migliore conciliazione vita-lavoro ai dipendenti. Alla base del concetto di work-life balance c’è il raggiungimento del giusto equilibrio tra vita privata e vita professionale. Un obiettivo sempre più ricercato dai lavoratori e dalle aziende che desiderano avere dipendenti pienamente soddisfatti e realizzati. Se, infatti, i lavoratori sono sempre più attenti al proprio benessere psicofisico, anche le imprese comprendono l’importanza di avere dipendenti felici del proprio lavoro e della propria vita familiare. Le politiche di welfare aziendale sono lo strumento privilegiato dalle aziende che vogliono garantire il benessere dei propri collaboratori incentivando il miglioramento del work-life balance. In questo articolo potrai trovare un approfondimento sul tema della conciliazione vita-lavoro e tutte le soluzioni di welfare aziendale per migliorarla. Che cosa si intende per work-life balance? I vantaggi del work-life balance nell’ambiente di lavoro Come le aziende possono migliorare il work-life balance dei dipendenti attraverso soluzioni di welfare aziendale Work-life balance e smart working Lavoro ibrido: la nuova modalità per migliorare il work-life balance Che cosa si intende per work-life balance? Work-life balance è un termine inglese che viene usato per indicare l’equilibrio fra vita privata e professionale. Si tratta di un concetto ampio e complesso, che è stato usato per la prima volta in Gran Bretagna verso la fine degli anni ’70. Oggi quello del work-life balance è diventato uno dei temi più importanti del mondo del lavoro. Soprattutto perché, grazie alla diffusione di tecnologie sempre più avanzate, che ci permettono di tenerci in contatto con il mondo e con il nostro lavoro sempre e dovunque, i confini tra vita lavorativa e vita privata si sono fatti sempre più labili. Accade così molto spesso che il lavoro non finisca quando si esce dall’ufficio, ma venga a casa con noi, creando stati di ansia e stress che incidono sul benessere psicofisico e sulla capacità di stare al passo con tutti gli impegni. Per questo è di fondamentale importanza raggiungere il giusto equilibrio fra vita privata e vita professionale. Il work-life balance nella vita professionale e privata Ottenere il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata significa non solo saper distribuire in maniera equa il tempo dedicato all’una e all’altra. Vuol dire anche evitare di lasciare che i problemi del lavoro interferiscano con il tempo dedicato alla famiglia e al tempo libero e viceversa. Per ottenere il giusto work-life balance è importante: lavorare in modo produttivo. Che non significa bruciare le tappe, ma mettere il giusto impegno nel lavoro per raggiungere gli obiettivi prefissati senza stress; assicurarsi che al proprio lavoro venga dato il giusto valore; socializzare con i colleghi. Socializzare con chi condivide il nostro ambiente di lavoro ed essere in buoni rapporti con i colleghi è molto importante per il nostro benessere psicofisico e per lavorare in maniera serena e produttiva; curare il proprio benessere fisico e mentale. Spesso, chi ha una vita frenetica, tende a trascurare l’alimentazione, a fare poca attività fisica e a non concedersi momenti di relax. Questo si traduce in un malessere generalizzato che finisce per intaccare sia la vita privata sia il rendimento sul lavoro. Alimentarsi in maniera corretta, praticare ogni giorno un po’ di attività fisica e concedersi del tempo per rilassarsi consente di stare bene con sé stessi e dare il massimo quando si è al lavoro; non sottovalutare l’importanza di una vita familiare serena e soddisfacente; curare le relazioni con gli amici; perseguire i propri hobby e interessi. Dedicarsi alle proprie attività preferite permette di sentirsi completi e realizzati anche al di fuori dell’ambiente lavorativo; dormire abbastanza. Spesso si tende a trascurare l’importanza che un sonno sano e regolare ha sul benessere generale delle persone. Quando non si dorme abbastanza peggiora la qualità del lavoro svolto, si è più irritabili e scontenti e si abbassano le difese immunitarie. Per ottenere un buon work-life balance, perciò, è importante pianificare le proprie giornate dando la giusta importanza al sonno. I vantaggi del work-life balance nell’ambiente di lavoro Sono sempre di più le aziende, anche di piccole dimensioni, che hanno capito che favorire la conciliazione vita-lavoro dei propri collaboratori è estremamente vantaggioso e porta a un miglioramento delle condizioni generali dell’impresa, sia in termini di produttività, sia in termini di immagine. In particolare, grazie all’attuazione di piani di welfare aziendale e al miglioramento del work-life balance dei dipendenti, le imprese possono ottenere importanti vantaggi, quali: un maggiore coinvolgimento nell’attività e nelle sorti dell’azienda; un miglioramento delle performance dei lavoratori; la diminuzione dell’assenteismo; il raggiungimento degli obiettivi prefissati; la fidelizzazione dei collaboratori più talentuosi, per scongiurare il pericolo che cerchino lavoro in ambienti più stimolanti; un’immagine aziendale più prestigiosa, sia nei confronti dei clienti, sia nei confronti di nuovi, possibili, collaboratori. Come le aziende possono migliorare il work-life balance dei dipendenti attraverso soluzioni di welfare aziendale Un’impresa che voglia garantire ai dipendenti la possibilità di conciliare la vita lavorativa e quella privata trova nelle politiche di welfare aziendale gli strumenti ideali per raggiungere lo scopo. Tali strumenti dovrebbero aiutare: a ridurre lo stress, a rendere l’ambiente di lavoro più accogliente e a migliorare la qualità e lo stile di vita dei lavoratori. Ecco quali sono le misure di welfare aziendale più adatte per migliorare il work-life balance e la soddisfazione dei dipendenti. Misure per aumentare la flessibilità del lavoro Una maggiore flessibilità sul lavoro garantisce ai collaboratori di un’impresa la possibilità di conciliare al meglio la vita lavorativa e quella privata. Le misure più apprezzate sono: orari di lavoro flessibili, con la possibilità di accedere al part-time; smart working; banca delle ore; job sharing; elasticità dell’orario giornaliero. Misure in aiuto della famiglia Le misure in aiuto della famiglia sono le più apprezzate dai lavoratori che hanno figli, in particolare dalle lavoratrici donne, che spesso hanno difficoltà a conciliare gli impegni lavorativi e quelli dell’ambiente familiare. Tra gli strumenti di welfare per la famiglia più apprezzati ci sono: asilo nido aziendale per i figli dei dipendenti; baby-sitting; contributi per le rette dei campi estivi; contributi per il doposcuola; contributi per le rette scolastiche e universitarie; contributi per i testi scolastici e il materiale didattico; assistenza infermieristica per i parenti dei lavoratori non autosufficienti; trasporto di malati e anziani. Misure per garantire il benessere e la crescita personale e culturale Dedicare il giusto tempo alla cura di sé è importante per conciliare in modo efficace vita privata e lavoro. Per questo sono molto apprezzate dai lavoratori tutte quelle misure di welfare che mirano a garantire il benessere e la crescita personale dei propri dipendenti. Tra le più apprezzate ci sono: voucher per abbonamenti alla palestra; voucher per centri benessere; corsi di formazione; voucher da spendere in cultura, viaggi e attività da fare nel tempo libero; assistenza domestica. Misure per garantire la salute e il futuro dei dipendenti In un momento tanto delicato e incerto, con i servizi pubblici spesso assenti o poco garantiti, le persone apprezzano quelle aziende che si preoccupano della salute e del futuro dei propri dipendenti, mettendo a loro diposizione polizze sanitarie e fondi di previdenza integrativa. Day welfare: a sostegno dell’equilibrio vita-lavoro Grazie a servizi come Day Welfare, la gestione delle risorse umane e dei piani di welfare diventa facilissima. I reparti delle risorse umane delle aziende possono accedere alla piattaforma per creare e gestire facilmente piani di welfare personalizzati, adattandoli alle necessità dei dipendenti, per offrire loro tutte le risorse necessarie a migliorare il work-life balance. I lavoratori, invece, in base al budget stanziato a loro favore, hanno la possibilità di scegliere dei pacchetti di servizi già pronti, oppure di comporre il proprio pacchetto personalizzato. Work-life balance e smart working Lo smart working, da semplice strumento emergenziale durante la pandemia Covid-19, si è evoluto in una modalità strutturale che molte aziende continuano a adottare. Oggi, però, il lavoro da remoto è sempre più integrato in modelli più flessibili e personalizzati, come il lavoro ibrido, che combina presenza in ufficio e lavoro agile da casa o altri luoghi. Questa evoluzione ha ampliato le possibilità di conciliazione tra vita privata e professionale, offrendo maggiore autonomia nella gestione del tempo e degli spazi. Per garantire che smart working e work-life balance vadano davvero di pari passo, è fondamentale adottare strumenti digitali dedicati al monitoraggio del benessere dei dipendenti, del carico di lavoro e del raggiungimento degli obiettivi. Questi strumenti aiutano a prevenire il rischio di burnout, assicurano una comunicazione efficace e permettono un miglior bilanciamento tra lavoro e vita personale. Inoltre, è importante che l’azienda e il lavoratore mantengano un dialogo costante per definire orari flessibili, obiettivi chiari e momenti di disconnessione, in modo da salvaguardare il tempo libero e la salute psicofisica. Lavoro ibrido: la nuova modalità per migliorare il work-life balance Negli ultimi anni, il lavoro ibrido è diventato il modello preferito da molte aziende e lavoratori, rappresentando un’evoluzione dello smart working tradizionale. Questo modello prevede una combinazione equilibrata di lavoro in presenza e da remoto, permettendo di adattare la propria attività alle esigenze personali e organizzative. Il lavoro ibrido favorisce un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale, grazie alla possibilità di scegliere dove e quando lavorare, senza rinunciare al confronto diretto con i colleghi e alla partecipazione alle attività in ufficio. Questa flessibilità contribuisce a ridurre stress e spostamenti, migliorando il benessere generale e la produttività. Anche Day ha adottato con successo questo modello: nell’accordo di smart working in vigore è prevista la chiusura degli uffici il venerdì, per favorire un maggiore equilibrio tra tempo personale e familiare. Questa scelta contribuisce inoltre alla sostenibilità ambientale, riducendo le emissioni dirette di gas serra grazie alla minore necessità di spostamenti e consentendo un risparmio energetico negli uffici. Per sfruttare al meglio i benefici del lavoro ibrido, le aziende stanno implementando politiche specifiche di welfare aziendale e utilizzano strumenti digitali per supportare la comunicazione, la collaborazione e il monitoraggio del benessere dei dipendenti.
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