Welfare Aziendale

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Premio produttività e welfare aziendale
Gennaio 08, 2025
Welfare Aziendale

Premi produttività e welfare aziendale

Quando un’azienda, durante l’anno, ottiene performance migliori dell’anno precedente - aumentando i guadagni o diventando più efficiente ad esempio - può riconoscere ai dipendenti una somma in denaro a titolo di gratifica. Scopri cosa sono i premi produttività, a chi spettano e come vengono tassati. I premi di produttività sono compensi che il datore di lavoro può erogare al dipendente, in aggiunta allo stipendio, come riconoscimento per i risultati ottenuti. Ecco tutto quello che c’è da sapere sui premi produttività e sulla tassazione agevolata. Cos’è il premio produttività Premio di produttività in busta paga Premi produttività come strumento per migliorare il clima aziendale Vantaggi e benefici del premio di produttività Premio produttività: a chi spetta Differenza tra premio produttività e bonus dipendenti Tassazione del premio produttività Detassazione premi: come funziona Premio di produttività, malattia e maternità Premio di produttività a fondo pensione Cos’è il premio produttività La gestione delle aziende contemporanee è sempre più orientata verso il Management by Objectives o Management by Results (MBO – MBR), una tecnica che basa l’attività dell’azienda sul raggiungimento di obiettivi ben precisi e facilmente misurabili. Il premio di produttività è un riconoscimento economico aggiuntivo rispetto alla retribuzione di base, che il datore di lavoro corrisponde ai propri dipendenti per aver contribuito al conseguimento di determinati obiettivi, stabiliti in sede di contrattazione. I premi di risultato sono importi legati a un miglioramento delle performance dell’azienda, riscontrabile negli incrementi misurabili di produttiva, redditività, qualità efficienza e innovazione. Possono quindi venire corrisposti ai lavoratori una volta all’anno, in sede di chiusura del bilancio aziendale, oppure dalle due alle quattro volte l’anno, se sono legati alla presentazione dei bilanci intermedi.  Premio di produttività in busta paga Il dipendente che ha diritto al premio di produttività può scegliere tra due diverse modalità di fruizione dello stesso. Il lavoratore, infatti, può decidere di ricevere un premio una tantum in busta paga, in denaro, soggetto a tassazione agevolata per importi fino a 3.000 euro (se il reddito del lavoratore non supera gli 80.000 euro), oppure può decidere di convertire la somma che gli spetta in voucher da utilizzare per ottenere servizi di welfare aziendale. Con i voucher erogati in sostituzione del premio di produttività il dipendente può accedere a un paniere di beni e servizi predisposto dall’azienda, che può comprendere: badanti; buoni spesa; assistenza domiciliare per familiari anziani e disabili; baby-sitter; asilo nido; borse di studio per i familiari; servizi di trasporto; rette per centri estivi e invernali; acquisto di libri scolastici; servizi di mensa; servizi di assistenza sanitaria integrativa; polizze di previdenza complementare; investimenti in azioni. Il datore di lavoro può anche decidere di erogare il premio produttività sotto forma di una partecipazione agli utili dell’azienda. Quali voci presenti in busta paga si riferiscono al premio di produzione? Solitamente il premio di produttività viene indicato in una voce distinta dallo stipendio di base o da altri eventuali indennità o bonus. A seconda delle convenzioni adottate dal datore di lavoro, tale voce potrebbe essere “Incentivo produzione” o “Premio produzione”. In alcuni casi, tuttavia, il premio di produzione potrebbe venir suddiviso in ulteriori voci in modo da indicare la parte relativa ai risultati aziendali e quella che concerne invece la performance individuale. I premi di produttività come strumento per migliorare il clima aziendale Il clima aziendale rappresenta la percezione delle persone rispetto al proprio ambiente di lavoro. Un’azienda con un clima aziendale negativo è soggetta a fenomeni quali scarsa motivazione del personale, assenteismo, cali di produttività, performance deludenti. Per questo è importante che il clima aziendale sia sempre positivo. Le cause di un clima aziendale negativo possono essere ricercate in: presenza di processi inutili, pesanti e procedure lunghe e inefficaci; comunicazione poco efficace; incapacità di stabilire le priorità; assenza di riconoscimenti per il lavoro svolto dai dipendenti. Un’azienda che, analizzando il proprio clima aziendale, si accorga che quest’ultimo viene percepito come negativo, ha a disposizione diversi strumenti per migliorare la situazione. Ad esempio, offrire ai lavoratori la possibilità di lavorare in smart working, per favorire la conciliazione vita lavoro o rendere più snella ed efficiente la comunicazione interna. Anche offrire premi di produzione legati al raggiungimento di determinati obiettivi è un buon modo per migliorare il clima aziendale e dimostrare ai collaboratori che il loro lavoro è apprezzato. Vantaggi e benefici del premio produttività I premi di produttività sono considerati strumenti fondamentali da tutte le imprese che puntano sul welfare aziendale come mezzo per raggiungere livelli di efficienza e innovazione più elevati. L’erogazione del premio di produttività può risultare molto vantaggiosa sia per il datore di lavoro, sia per il dipendente: il primo si ritroverà ad avere collaboratori ancor più motivati nel raggiungere gli obiettivi prefissati, e potrà assistere a un incremento della produttività, del prestigio del proprio marchio e degli utili. Il secondo non solo vedrà premiati i suoi sforzi e si sentirà quindi gratificato e motivato a fare sempre meglio, ma sarà anche più felice di ricevere il bonus sapendo che è soggetto a tassazione ridotta. Per non parlare poi del fatto che, nel caso decidesse di convertirlo in beni e servizi, questi risulterebbero totalmente esenti dalle tasse fino a un importo massimo di 3.000 euro. Il datore di lavoro che desidera gratificare i propri dipendenti e incentivarli nel raggiungimento degli obiettivi aziendali, ha a disposizione la cosiddetta lettera di premio in busta paga. Si tratta di un documento che comunica la ricezione del premio e che contiene le seguenti informazioni; La data in cui il lavoratore riceverà il premio La motivazione e l’importo del premio erogato; Il nome e il numero di matricola del dipendente; Dettagli su eventuali tasse e contributi; Limitazioni e condizioni eventuali del premio; La firma del rappresentante del datore di lavoro. Premio produttività: a chi spetta? Il premio di produttività spetta a tutti i lavoratori che prestano lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato in aziende del settore privato, purché tale agevolazione sia prevista dal CCNL, dal contratto di 2° livello aziendale e territoriale o dagli accordi sindacali. Per poter essere considerato a tutti gli effetti un premio di risultato e godere, perciò, delle agevolazioni fiscali previste dalla legge, il premio di risultato deve: essere legato a incrementi della produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione; essere connesso a obiettivi misurabili secondo i criteri di misurazione fissati in fase di sottoscrizione del contratto; venire erogato alla totalità dei dipendenti, o a un determinato settore produttivo o categoria, e non a un singolo lavoratore. L’ammontare del premio di produttività non è mai fisso, ma varia in base all’incremento dei parametri a cui l’azienda ha deciso di legarli. Il datore di lavoro, inoltre, non è obbligato a erogare la stessa somma a tutti i dipendenti, ma può decidere di corrispondere premi di importi diversi a seconda che i lavoratori appartengano o meno a un determinato reparto produttivo, basandosi sulla retribuzione annua lorda o, ancora, sui giorni di presenza e sulle ore lavorate. Nel caso in cui le performance dei parametri a cui è legata l’assegnazione del premio di produttività risultino inferiori alle soglie prefissate, secondo la normativa vigente, l’azienda non ha la facoltà di erogare il premio produttività soggetto a tassazione agevolata. Differenza tra premi produttività e i bonus dipendenti Non è una novità questa abitudine di molte aziende di corrispondere ai lavoratori una gratifica in aggiunta al compenso previsto dal contratto quando il bilancio è in attivo o quando un lavoratore è stato particolarmente efficiente nel suo lavoro. Ogni datore di lavoro, infatti, ha diritto di offrire ai propri dipendenti gli incentivi che preferisce. Tuttavia, non tutti i bonus erogati in busta paga hanno le stesse caratteristiche. Mentre i “bonus dipendenti” possono essere erogati in qualsiasi momento, a uno o più dipendenti, senza vincoli particolari, il premio di produttività, per sua natura, deve essere erogato secondo regole e vincoli precisi. Le differenze maggiori tra l’uno e l’altro tipo di bonus, però, risiedono nella contrattazione e nella tassazione. I bonus per i dipendenti non devono per forza essere previsti dai contratti collettivi nazionali, possono essere inseriti nel contratto di lavoro individuale e vengono assoggettati all’aliquota IRPEF prevista per i redditi da lavoro dipendente. Il premio di produttività, invece, deve essere necessariamente previsto nella contrattazione collettiva e negli accordi sindacali di categoria ed è soggetto a una tassazione agevolata. Tassazione del premio di produttività Adesso che abbiamo visto cos’è il premio di produttività e chi ha diritto a riceverlo, parliamo delle normative che ne regolano la tassazione. A partire dal 2016, la tassazione agevolata dei premi di risultato è diventata strutturale. Ciò significa che i premi di risultato erogati secondo le modalità previste dalla legge non sono soggetti alle aliquote progressive IRPEF bensì ad un’aliquota agevolata in sostituzione di tutte le altre. La normativa di riferimento per quanto riguarda il premio di produttività fino a poco tempo fa era rappresentata dalla Legge di Stabilità del 2016, e dalle Leggi di Bilancio 2017 e 2018 ed era sintetizzata nella circolare dell’Agenzia delle Entrate n° 5 del 2018. Tale normativa specificava non solo i criteri secondo cui le aziende possono erogare premi di risultato detassabili, ma anche quali tipologie di lavoratori hanno accesso al regime di detassazione del premio di risultato. La Legge di Bilancio 2025 (LEGGE 30 dicembre 2024, n. 207 ) ha confermato, all’articolo 1 comma 385, che, per il triennio 2025-2027, l’imposta sostitutiva dell’IRPEF e le addizionali regionali e comunali subiscano una riduzione dal 10% al 5% sulle somme erogate sotto forma di premio di produttività aziendale. Secondo la legge, hanno diritto a tale agevolazione i lavoratori del solo settore privato che nell’anno d’imposta abbiano conseguito redditi da lavoro dipendente per importi non superiori a 80.000 euro. L’importo massimo del premio produttività assoggettabile alla tassazione agevolata, invece, è di 3.000 euro. Solo nel caso in cui il premio di produzione venga erogato ai dipendenti di aziende che coinvolgono i collaboratori nell’organizzazione del lavoro, tale soglia è innalzata fino a 4.000 euro (solo per i rapporti di lavoro già in essere prima del 24 aprile 2017). Nel caso in cui un lavoratore percepisca premi di risultato da più datori di lavoro, il limite della somma soggetta a tassazione agevolata rimane comunque di 3.000. Facciamo un esempio pratico di tassazione del premio di produttività ai fini IRPEF, prevedendo che il lavoratore abbia percepito, nell’anno di imposta, un premio di risultato lordo del valore di 1.800 euro. Grazie alla tassazione agevolata al 5%, l’importo netto che viene corrisposto in busta paga è pari a 1.710 euro. Senza tassazione agevolata, tale importo sarebbe soggetto a un’aliquota variabile tra il 23% e il 43%, a seconda del reddito imponibile. Secondo le disposizioni di legge, come abbiamo visto, il lavoratore ha la possibilità di convertire – in tutto o in parte – l’importo del premio di produzione in servizi di welfare aziendale. In questo caso, il valore del bene o servizio erogato non concorre alla formazione del reddito imponibile, ed è totalmente esente da tassazione. Questa opzione permette al datore di lavoro di ottenere un risparmio per quanto riguarda l’abbattimento degli oneri contributivi, fissando in questo modo una notevole riduzione del cuneo fiscale. Facciamo un esempio pratico. Un lavoratore percepisce un premio di produttività di 1.200 euro e decide di usufruire di un’agevolazione per il trasporto ferroviario. Tale agevolazione viene quantificata in maniera forfettaria nella cifra di 200 euro. La base imponibile per il calcolo dell’imposta sostitutiva al 5% non sarà più di 1.200 euro: da essa verrà escluso il valore del servizio di trasporto ferroviario, che è di 200 euro. L’imposta sostitutiva verrà perciò applicata solo sulla somma di 1.000 euro. Somma che il lavoratore può decidere di convertire in ulteriori benefit. L’Agenzia delle Entrate ha inoltre chiarito che i servizi di welfare aziendale vengono considerati percepiti dal dipendente, e quindi esclusi dal reddito imponibile, nel momento in cui il lavoratore compie la scelta di convertire in benefit il suo premio di risultato, anche se tali benefit vengono erogati, o goduti, in un momento successivo. Detassazione premi: come funziona? L’erogazione dei premi di risultato avviene su base annuale, semestrale o trimestrale, eseguendo un confronto con le prestazioni dell’anno precedente. Per questo, per poter usufruire delle agevolazioni fiscali previste per le somme erogate per premi di risultato è importante che ogni anno le aziende depositino presso il Ministero del Lavoro il contratto di 2° livello e i contratti in scadenza e forniscano queste informazioni: il numero dei lavoratori che ricevono il premio di produttività; l’indicatore dei parametri prefissati; il contratto territoriale o aziendale. Con il premio non tassato in busta paga il lavoratore può beneficiare dell’intero importo senza dover pagare le tasse previste. Questo potrebbe avere un impatto sull’anno seguente perché andrebbe a incidere sul reddito complessivo dell’impiegato e quindi sulla classe di reddito fiscale di appartenenza. Ma quali categorie di lavoratori possono usufruire del premio di produzione detassato? I dipendenti dei lavoratori autonomi, come i titolari di studi privati o ditte; I dipendenti delle aziende private: I dipendenti delle pubbliche amministrazioni che abbiano un contratto di somministrazione di lavoro e quindi dipendenti delle agenzie di lavoro. Rientrano invece fra i soggetti esclusi dalla detassazione dei premi di risultato: Coloro che percepiscono redditi derivanti da collaborazioni coordinate e continuative e a progetto; I dipendenti che beneficiano dell’auto aziendale, di un alloggio aziendale o che ricevono prestiti concessi dal datore di lavoro; I dipendenti delle amministrazioni pubbliche che hanno un contratto di natura privatistica; I dipendenti che lavorano all’estero per un periodo superiore a 183 giorni all’anno. È bene ricordare che quando il dipendente non fornisce tutte le informazioni utili per l’applicazione del regime fiscale agevolato nei tempi e limiti previsti dalla norma agevolativa, il datore di lavoro sarà indotto ad applicare l’imposta sostitutiva anche oltre il limite di premio annuale. In questo caso, dovrà essere cura del dipendente far concorrere al suo reddito complessivo, al momento della dichiarazione dei redditi, i premi di risultato impropriamente assoggettati a imposta sostitutiva. Lo stesso vale nel caso in cui il premio di produzione sia stato concesso sotto forma di benefit detassato. Premio di produttività, malattia e maternità Nel computo delle ore lavorate al fine di determinare il premio di produzione da destinare ai dipendenti, secondo la Legge di Bilancio 2023 andranno considerati anche: i permessi della Legge 104 anche per badare a familiari o figli disabili o con patologie gravi; l’astensione obbligatoria dal lavoro per maternità e paternità; assenze per gravidanza il 50% dei giorni di congedo parentale retribuito richiesto dai neogenitori; gli infortuni sul lavoro; malattia professionale; donazione di sangue e midollo assenza per ferie permessi e riposi compensativi Con la sentenza 13 aprile 2022 n.212, infatti, la Corte di Appello di Torino ha dichiarato che se eventuali giorni di assenza dal lavoro causati da ragioni di assistenza o cura per disabilità, proprie o altrui, dovessero incidere sulla determinazione del premio di produzione, come nel caso di assenze “normali”, in questo caso si tratterebbe di discriminazione diretta e tale comportamento da parte di un datore di lavoro avrebbe natura discriminatoria. E sempre in tema di possibili discriminazioni, al fine di evitare una penalizzazione delle assenze per maternità e allattamento da parte delle lavoratrici e in virtù della parità di genere nel sistema premiale, la Legge di Bilancio 2023 stabilisce che il periodo di congedo di maternità obbligatorio va computato nella determinazione della corresponsione del premio di produttività. Premio di produttività a fondo pensione Con la Legge di Bilancio 2017 e 2023 sono stati introdotti altri vantaggi fiscali a favore dei dipendenti che scelgono di versare il premio di produttività a un fondo di pensione complementare o a un fondo sanitario. Nel caso di premio a previdenza complementare, nello specifico, gli importi dei premi nel limite di 3.000 euro non sono soggetti a imposta sostitutiva del 5% e non concorrono a comporre reddito da lavoro dipendente anche qualora sforino il plafond di deducibilità (3.615 euro per i fondi sanitari e 5.164,57 euro per i fondi pensione). La legge stabilisce che le somme relative a questa tipologia di contribuzione non devono essere tassate nemmeno in fase di prestazione, quindi l’esenzione è totale. Il lavoratore che beneficia di questi vantaggi non deve sostenere alcun costo aggiuntivo.
Come funziona il welfare aziendale
Dicembre 20, 2024
Welfare Aziendale

Welfare aziendale: che cos’è e come funziona

Il termine welfare aziendale si usa per indicare tutte quelle misure messe in campo dalle aziende per garantire il benessere del lavoratore e favorire la conciliazione vita-lavoro. Negli ultimi decenni si è assistito ad una contrazione progressiva delle misure di welfare pubblico, in particolare in ambiti come la sanità e le pensioni. Per questo motivo, le recenti normative orientate ad agevolare le iniziative di welfare finalizzate a sostenere e supportare il welfare pubblico hanno trovato terreno fertile nelle aziende private. I datori di lavoro sono sempre più sensibili e interessati alla qualità della vita dei propri dipendenti, sia nell’ambiente di lavoro, sia nella vita privata. Tanto che sono sempre di più le aziende, anche di medie e piccole dimensioni, che decidono di attuare piani di welfare aziendale per sostenere e premiare i propri collaboratori. Ma cos’è, di preciso, il welfare aziendale, e come lo si può applicare in concreto? Leggi la nostra guida per trovare le risposte a tutte le tue domande sul welfare aziendale. Cosa significa welfare aziendale? Come funziona il welfare aziendale? Quando viene erogato il welfare aziendale Come funziona il welfare aziendale in busta paga? Un esempio Piani di welfare aziendale: gestione e finanziamento Esempi di welfare aziendale Welfare aziendale pro e contro Piani di welfare: quando funzionano davvero? Come accedere al welfare aziendale Qual è la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale? Cosa significa welfare aziendale? Secondo la definizione di AIWA (Associazione Italiana Welfare Aziendale) il termine “welfare aziendale” si usa per indicare tutte quelle somme, beni, prestazioni, opere e servizi corrisposti al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese, la cui finalità di rilevanza sociale li escluda, in tutto o in parte, dalla formazione del reddito da lavoro dipendente. Rientrano, perciò, nell’ambito del welfare aziendale tutte le attività promosse dal datore di lavoro che contribuiscono a favorire il benessere dei dipendenti. Gran parte di queste attività, in particolare quelle cui è riconosciuta una rilevanza sociale, contemplano importanti vantaggi fiscali e contributivi tanto per l’azienda quanto per i lavoratori coinvolti. Tuttavia, i vantaggi fiscali e contributivi non sono i soli benefici di cui godono le imprese e i lavoratori che hanno accesso al welfare. Le misure adottate dalle aziende in questo ambito, offerte sia ai lavoratori, sia ai loro familiari, sono finalizzate a migliorare il work-life balance e la soddisfazione dei dipendenti. L’impresa, invece, vedrà aumentare il benessere organizzativo, la motivazione e la produttività del personale. Come funziona il welfare aziendale? L’applicazione delle misure di welfare aziendale è diversa per ogni azienda, anche se tutte le imprese che scelgono di offrire delle agevolazioni ai propri collaboratori devono seguire lo stesso percorso, che si compone di almeno 5 fasi fondamentali: analisi dei benefit e delle misure già adottate, dei costi e dei canali di finanziamento del piano (risorse proprie, premio di risultato); analisi della popolazione aziendale e dei suoi fabbisogni; progettazione del piano. Scelta delle misure di welfare più idonee a soddisfare le esigenze dei lavoratori, investimento delle somme necessarie alla sua attuazione, pianificazione degli obiettivi e individuazione delle modalità di erogazione dei benefit aziendali; informazione dei dipendenti riguardo all’attuazione del piano di welfare, dei suoi contenuti e delle modalità scelte dall’azienda per erogare i benefit; monitoraggio delle performance del piano di welfare. L’azienda, quindi, dopo aver individuato eventuali misure di welfare già esistenti, analizza i bisogni dei propri dipendenti e pianifica di conseguenza un PWA (Piano di Welfare Aziendale) cercando di conciliare la disponibilità di risorse, eventuali obblighi contrattuali e le aspettative del personale. Le misure che compongono il PWA possono essere: di tipo organizzativo, ad esempio operando sull’orario di lavoro; di tipo compensativo prevedendo ad esempio l’erogazione di prestazioni e servizi per la generalità o categorie omogenee di dipendenti. È importante che il welfare aziendale non sia inteso in termini retributivi perché non è stato concepito dal legislatore per sostituire la retribuzione. Quando viene erogato il welfare aziendale La Circolare INPS numero 73 del 24 giugno 2022 fornisce novità importanti per ciò che riguarda il calendario dei pagamenti dell’indennità. In sintesi, i dipendenti riceveranno un bonus di 200 euro a luglio, mentre le altre categorie dovranno attendere il mese di ottobre per l’erogazione del bonus. È stato inoltre rinnovato il CCNL Metalmeccanici, siglato da alcune organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, che sarà valido per i prossimi 3 anni, fino al 30 giugno 2024. Tra le novità introdotte, i lavoratori del settore avranno diritto a 200 euro all'anno di flexible benefit, che potranno utilizzare per acquistare beni o servizi. Le aziende dovranno mettere a disposizione di tutti i dipendenti questi strumenti di welfare entro giugno di ogni anno, e i lavoratori avranno fino a maggio dell'anno successivo per usufruirne. I dipendenti con contratto a tempo indeterminato e determinato con almeno 3 mesi di anzianità nell'anno potranno beneficiare di queste novità e le aziende potranno offrire una gamma di flexible benefit tra cui scegliere. Come funziona il welfare aziendale in busta paga? Un esempio La modifica dell'articolo 51 del Tuir del 2016 ha reso il welfare aziendale uno strumento molto utile per ridurre il cuneo fiscale delle aziende. Il welfare aziendale prevede che l'azienda offra ai propri dipendenti dei benefici esenti da contributi e tasse. Vediamo insieme un esempio pratico. Se l'azienda vuole erogare un premio di 1000€ al dipendente, dovrà spendere circa 1500€, in quanto il premio verrà tassato e il dipendente riceverà solo circa 700€. Invece, con il welfare aziendale, i 1000€ pagati dall'azienda sono netti per il dipendente e l'azienda risparmierà sul costo del lavoro. Il welfare aziendale può essere attivato tramite un regolamento interno e può comprendere servizi e beni come voucher per la sanità, assicurazioni, corsi di formazione e attività sportive. In questo modo, l'azienda può migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti e allo stesso tempo ottenere vantaggi fiscali. Piani di welfare aziendale: gestione e finanziamento Negli ultimi anni si sono proposte sul mercato diverse imprese (i cosiddetti provider) che offrono servizi di supporto alle aziende che intendono implementare i propri piani di welfare aziendale con erogazione di flexible benefit. Generalmente, quest’attività è gestita mediante piattaforme web: dei veri e propri portali all’interno dei quali i lavoratori trovano tutti i benefit messi a loro disposizione dal datore di lavoro, a cui possono attingere utilizzando i crediti welfare assegnati a ciascuno dall’azienda. La fonte di tali importi dipende dall’origine del piano di welfare. Sostanzialmente, i crediti welfare sono riconducibili a tre macrocategorie di finanziamento: Welfare contrattuale. Deriva da obblighi che il datore di lavoro si è assunto aderendo a un contratto collettivo nazionale o di secondo livello (aziendale o territoriale), oppure emanando un regolamento che lo vincola all’erogazione del welfare aziendale anche se l’iniziativa è volontaria e unilaterale; Welfare derivato dalla trasformazione del Premio di Risultato aziendale (PDR). In questo caso, il welfare aziendale deriva dalla possibilità che il legislatore ha dato ai lavoratori di scegliere se ricevere il proprio premio di risultato sotto forma di un bonus in denaro, direttamente in busta paga, con tassazione agevolata al 5% (solitamente al 10%) per il triennio 2025-2027 o in misure di welfare non soggette ad alcuna tassazione; Welfare volontario unilaterale, concesso in autonomia dal datore di lavoro in piena liberalità (in questo caso, secondo la legge, la deducibilità fiscale del PWA è limitata al 5 per mille del costo generale annuo del lavoro). Esempi di welfare aziendale Il welfare aziendale è un insieme di iniziative che ha come obiettivo principale il benessere e la salute dei lavoratori, non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di assistenza sanitaria, mobilità e conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. Il welfare aziendale si basa prevalentemente sull’erogazione di benefit che riguardano sia il lavoratore stesso, sia la sua famiglia: Previdenza complementare; Buoni carburante; Buoni acquisto; Sanità integrativa (assicurazione sanitaria); Assistenza e cura dei familiari; Educazione e istruzione dei figli: rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette di asilo nido, scuola dell’infanzia, doposcuola e centri estivi, acquisto di libri e testi scolastici; Accesso ad attività culturali e ricreative: abbonamenti a cinema, teatri, musei e altri luoghi di cultura; Rimborso delle spese di trasporto pubblico locale: rimborso delle spese sostenute per i viaggi di andata e ritorno dal lavoro; Finanziamenti e mutui; Acquisti (limitatamente ai fringe benefit, quindi, a 258,23€ annui per dipendente, innalzati a 2000 € per i dipendenti con figli a carico e a 1000 € per tutti gli altri, limitatamente al triennio 2025-2027); Corsi di formazione; Buoni regalo. Tuttavia, sarebbe errato confondere il welfare aziendale con la sola erogazione dei benefit. Tra le tante forme che può assumere ci sono anche diverse iniziative che hanno lo scopo di offrire un maggiore sostegno alla vita lavorativa dei dipendenti come: flessibilità oraria; smart working; telelavoro; banca ore. Welfare aziendale pro e contro Il welfare aziendale rientra in una logica di “total reward” che rappresenta un’evoluzione del concetto di retribuzione tradizionalmente inteso. Ragionando in termini più generali di compensazione piuttosto che di retribuzione, tutte le risorse e i vantaggi che l’azienda mette a disposizione dei propri collaboratori per riconoscerne e valorizzarne l’impegno sono enfatizzate e ottimizzate. I vantaggi che derivano da questo approccio sono connessi al miglioramento del riconoscimento dell’impegno reciproco e del senso di appartenenza. Esistono quindi vantaggi sia per il dipendente che per l’azienda. I vantaggi per i lavoratori Se il welfare aziendale riesce a incidere positivamente sulla qualità della vita e sul benessere dei dipendenti, questi lavoreranno con maggiore soddisfazione e in condizioni di maggiore sicurezza e serenità. I vantaggi più significativi, oltre a motivazione e compartecipazione, sono: riduzione dello stress; miglioramento della conciliazione vita-lavoro, che consente di dedicare più tempo alla vita familiare e alle attività ricreative; aumento del proprio potere d’acquisto. Misure come l’erogazione di buoni pasto e buoni acquisto e il rimborso delle spese di trasporto offrono il grande vantaggio di ottenere un risparmio sulle spese fisse mensili e, di conseguenza, un innalzamento del potere d’acquisto. Lo stesso risultato lo si ottiene anche consentendo ai dipendenti la possibilità di convertire il premio di risultato in misure di welfare. I vantaggi per le aziende Un personale più attento e motivato rappresenta un valore aggiunto per l’azienda, che ottiene numerosi vantaggi tangibili: incremento della produttività. È una conseguenza quasi automatica del miglioramento del clima aziendale; riduzione di fenomeni quali assenteismo e turnover; miglioramento della capacità di attrarre e mantenere i talenti dovuta alla realizzazione di ambienti di lavoro positivi ed accoglienti. È bene notare, inoltre, che il fenomeno delle grandi dimissioni, noto come "Great Resignation", è stato accentuato dalla pandemia di COVID-19 e sta mettendo ancora oggi sotto pressione molte aziende. Per contrastarlo, le aziende possono implementare piani di welfare aziendale che offrano benefici e vantaggi ai dipendenti con lo scopo di migliorare il benessere dei lavoratori, aumentare il loro impegno e ridurre di conseguenza il rischio di dimissioni. Vantaggi fiscali per tutti Secondo quanto stabilito dalla normativa che regola le imposte sui redditi (TUIR – Testo Unico delle Imposte sui Redditi) sia aziende che lavoratori ottengono anche numerose agevolazioni fiscali dalle misure di welfare. A seconda della tipologia di benefit erogati e della loro natura giuridica, infatti, si può ottenere un’esenzione parziale o totale dal pagamento delle tasse su questi beni e servizi. Welfare aziendale: ci sono svantaggi? No, se applicate all’interno di un piano ben strutturato, le misure di welfare comportano solo vantaggi sia per il datore di lavoro che per il lavoratore dipendente. Piani di welfare: quando funzionano davvero? L’efficacia di una buona politica di welfare aziendale dipende da quanto questa è coerente con le altre politiche dell’organizzazione per la gestione e lo sviluppo del personale. Ogni iniziativa finalizzata al miglioramento del benessere del personale non può risultare credibile, apprezzabile e sostenibile se innestata in un contesto culturale e gestionale che non è percepito dai lavoratori come orientato al riconoscimento e alla valorizzazione delle risorse umane e al soddisfacimento delle loro reali esigenze. Diverse ricerche hanno ormai chiaramente dimostrato che, potendo scegliere, la maggioranza dei lavoratori chiede innanzitutto maggiore flessibilità d’orario per disporre più liberamente del proprio tempo e maggiore capacità di spesa. Il welfare aziendale, perciò, diventa un valore aggiunto tanto più importante e riconosciuto quanto più queste premesse sono effettivamente soddisfatte. Altrimenti, anche per non aggiungere frustrazione a frustrazione, è meglio attenersi alla contrattazione e riconoscere quanto dovuto in termini retributivi e contrattuali senza creare aspettative che non si è in grado di soddisfare. Come accedere al welfare aziendale? Quando un’impresa sceglie di intraprendere un percorso di welfare strutturato deve innanzitutto stabilire gli obiettivi strategici che intende perseguire, quindi deve coinvolgere il personale e le principali parti interessate (tra cui, prioritariamente, le parti sociali) per stabilire quali fabbisogni s’intendono soddisfare. Dopo aver chiaramente individuato i target e i risultati attesi, compatibilmente con le risorse disponibili, l’organizzazione pianifica e realizza le misure che ritiene più appropriate per i propri scopi. In questa fase, l’esperienza di un provider di welfare aziendale e il supporto tecnologico che questi può fornire sono molto utili per poter continuare a concentrare le proprie energie sul core business primario e ottenere il massimo dal proprio piano di welfare. Lo scopo di uno specialista qualificato quale è il provider di welfare aziendale è infatti quello di gestire il piano in tutti i suoi aspetti: dalle incombenze amministrative e gestionali all’erogazione dei benefit ai dipendenti. Dopo aver definito i servizi e i beni dei quali è possibile usufruire, è importante comprendere come erogarli in modo pratico ed efficace. Una volta attivato il piano di welfare aziendale, i lavoratori possono accedere a un portale personalizzato per fruire dei servizi e dei crediti welfare. Day Welfare è il portale di Up Day che consente di gestire in modo semplice i piani di welfare aziendale rendendo facile e sicura l’esperienza sia del personale sia delle funzioni che si occupano della gestione e dell’amministrazione del personale. La piattaforma welfare per la gestione dei flexible benefit può essere utilizzata da qualsiasi dispositivo ed è possibile capire quali sono i benefit a disposizione e utilizzarli in modo semplice, intuitivo e rapido. Inoltre, è presente un servizio di assistenza completo per i dipendenti e per i referenti aziendali. In questo modo, il welfare aziendale può essere offerto in modo efficiente e comodo per i dipendenti, migliorando la soddisfazione dei collaboratori e l'efficienza dell'azienda. Grazie alle convenzioni stipulate con imprese che si occupano di servizi alla persona e con importanti partner commerciali, attraverso la piattaforma Day Welfare è possibile offrire ai propri dipendenti un ampio ventaglio di beni e servizi. Qual è la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale? Il welfare aziendale e i fringe benefit sono entrambi strumenti a disposizione delle aziende per incentivare e premiare i propri dipendenti, ma esistono alcune differenze significative fra i due. Il welfare aziendale riguarda un insieme di prestazioni e servizi offerti dall'azienda ai propri dipendenti con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita del lavoratore e della sua famiglia. Questi servizi sono di solito erogati in modo gratuito o scontato e possono riguardare ad esempio l'assistenza sanitaria integrativa, l'accesso a servizi di asilo nido, il supporto per l'acquisto di beni come computer o biciclette. Inoltre, il welfare aziendale è in genere riconosciuto a tutti i dipendenti o a una specifica categoria. I fringe benefits, invece, sono vantaggi e premi aggiuntivi che l'azienda concede ai propri dipendenti. Essi possono riguardare ad esempio la possibilità di partecipare a eventi sportivi o culturali, l'accesso a corsi di formazione, la concessione di auto aziendali o il rimborso spese per pasti e trasporti. I fringe benefit possono essere concessi a tutti i dipendenti o solo a una parte di essi in base alla loro posizione all'interno dell'azienda o ai risultati raggiunti. Sebbene negli ultimi anni il legislatore abbia innalzato il limite di non imponibilità dei fringe benefit, la soglia per il welfare aziendale è molto più alta e deve sottostare a una rigida regolamentazione. Ad ogni modo, sia i fringe benefits che il welfare aziendale contribuiscono a migliorare il clima aziendale e il benessere dei lavoratori.
Che cos'è il conto welfare e come utilizzarlo
Ottobre 07, 2024
Welfare Aziendale

Che cos’è il conto welfare e come utilizzarlo

Il welfare aziendale offre numerosi benefici sia ai dipendenti che alle aziende, offrendo una vasta gamma di beni e servizi per soddisfare le esigenze quotidiane dei lavoratori e delle loro famiglie. Fornendo un supporto economico concreto per le diverse necessità dei dipendenti, esso facilita l’equilibrio vita-lavoro. Per sfruttare al massimo questi benefit è fondamentale avere un conto welfare: in questo articolo vediamo insieme di cosa si tratta e perché sia così importante. Che cos'è il conto welfare Come utilizzare il conto welfare Vantaggi del conto welfare per i dipendenti Vantaggi del conto welfare per le aziende Scegliere i servizi sul conto di welfare Che cos'è il conto welfare Il conto welfare è lo strumento che permette al lavoratore di accedere con facilità al welfare aziendale, ossia l’insieme di servizi e benefici che l’azienda mette a sua disposizione al di fuori della retribuzione ordinaria. Grazie al conto welfare, il dipendente può gestire il credito offerto dall’azienda, ad esempio, accedendo in modo semplice e veloce alla piattaforma digitale proposta dall’azienda. Si tratta di un’alternativa ormai molto diffusa alla ricezione del welfare aziendale attraverso la busta paga. Nato come strumento per facilitare la gestione del welfare, il conto welfare si è evoluto nel corso degli anni soprattutto in risposta ai cambiamenti nel mercato del lavoro, alle tecnologie disponibili e alle nuove esigenze dei dipendenti. Come utilizzare il conto welfare Utilizzare il conto welfare è semplice e intuitivo, ma, come accennato in precedenza, può variare a seconda delle specifiche offerte e delle modalità operative adottate dall'azienda. Al giorno d’oggi, il sistema più diffuso è quello in cui al dipendente viene assegnato un credito annuale o mensile che può essere speso su una piattaforma dedicata, come la piattaforma Day, dove sono elencati tutti i servizi e i beni disponibili. La piattaforma di gestione del conto welfare consente ai lavoratori di scegliere come utilizzare tutti i benefit a disposizione in base alle proprie esigenze personali e familiari. I servizi disponibili variano ampiamente e possono includere, ad esempio, buoni pasto, abbonamenti a palestre, buoni per viaggi, rimborsi per le spese scolastiche o universitarie dei figli, polizze assicurative e tanto altro. Alcune aziende offrono anche la possibilità di convertire una parte del bonus annuale in ulteriori servizi di welfare, permettendo così ai dipendenti di avere maggiore flessibilità. Ecco le modalità di utilizzo del conto welfare per beni e servizi previste dalla normativa: Il dipendente può usufruire di beni e servizi generando voucher per i servizi o buoni acquisto tramite la piattaforma. Il dipendente beneficiario sostiene una spesa e successivamente carica sul portale le ricevute, gli scontrini e altra documentazione richiesta per ottenere il rimborso totale o parziale. Il dipendente può decidere di versare una parte o l’intera somma presente sul conto welfare al fondo previdenziale a cui è iscritto. Inoltre, se previsto dal regolamento aziendale, è possibile effettuare versamenti alla cassa sanitaria per coprire le spese mediche. Per utilizzare il conto welfare, al dipendente basterà quindi accedere alla piattaforma online, selezionare i servizi desiderati e confermare l'utilizzo del credito. Una volta completata la procedura, i beni o servizi vengono attivati o consegnati, a seconda della tipologia. In alcuni casi, come per i buoni pasto o gli abbonamenti, il dipendente potrà ricevere un codice o un voucher da utilizzare presso i fornitori convenzionati. Vantaggi del conto welfare per i dipendenti Il conto welfare consente ai dipendenti di accedere al piano di welfare aziendale e di gestire con grande semplicità il credito destinato all'acquisto di beni e servizi offerti dall’azienda secondo il contratto. Questo strumento offre a persone e famiglie un'importante forma di integrazione al reddito, completamente esentasse, progettata per sostenere agevolmente le spese quotidiane, accrescendo il potere d’acquisto e migliorando l'equilibrio tra lavoro e vita privata. Questo rappresenta un risparmio immediato, soprattutto per quei servizi che sarebbero comunque necessari, come l'assicurazione sanitaria o i buoni pasto. Grazie al conto welfare, il dipendente può scegliere liberamente come gestire il welfare a sua disposizione. Che sia attraverso buoni pasto, servizi di assicurazione sanitaria aggiuntivi, servizi di assistenza per anziani o disabili, rimborsi per spese scolastiche o universitarie dei figli, il dipendente può gestire con flessibilità tutti i benefit che gli spettano tenendo sempre presente l’importo rimasto a disposizione, le varie possibilità di spesa e i limiti imposti, in modo da evitare spiacevoli sorprese. L’avere una piattaforma, inoltre, permette una comodità aggiuntiva, come la possibilità di accedere ai servizi in modo pratico e veloce tramite smartphone o tablet. Vantaggi del conto welfare per le aziende Per le aziende, offrire servizi di welfare rappresenta un investimento nel benessere dei propri dipendenti, che può tradursi in un aumento della produttività e della fedeltà aziendale. Un dipendente soddisfatto e motivato è infatti più propenso a rimanere in azienda e a dare il massimo delle sue capacità. D’altro canto, dal punto di vista fiscale, il conto welfare rappresenta un vantaggio significativo anche per l'azienda, poiché molte delle spese sostenute per finanziare questi servizi sono deducibili dal reddito d'impresa. Questo consente alle aziende di investire nel benessere dei propri dipendenti, migliorare il clima lavorativo e le interazioni tra i dipendenti, senza gravare eccessivamente sui bilanci aziendali. Scegliere i servizi sul conto di welfare La scelta dei servizi del conto welfare dovrebbe basarsi sulle esigenze personali e familiari del dipendente. È fondamentale valutare attentamente le opzioni disponibili e pianificare l’uso dei benefit per ottenerne il miglior risultato. Ad esempio, un dipendente con figli in età scolare potrebbe trovare utile utilizzare il conto welfare per coprire le spese scolastiche o per i corsi extrascolastici. Al contrario, chi desidera migliorare il proprio benessere fisico potrebbe preferire utilizzare i benefit per abbonarsi in palestra o per altre attività sportive. Un fattore importante da considerare è la scadenza dei crediti welfare. Molti crediti hanno una validità limitata nel tempo, quindi è consigliabile pianificare l'utilizzo dei fondi in modo da non perderli. Cosa succede, infatti, se il credito sul conto welfare non viene interamente consumato dai dipendenti entro la data stabilita? In questo caso si apre la questione relativa alla gestione dei residui. Poiché non esiste una normativa specifica in merito, è necessario che il dipendente faccia affidamento alle regole indicate negli accordi con il datore di lavoro e nel regolamento del piano welfare aziendale. In particolare: Se esplicitato chiaramente sul contratto, c’è la possibilità di azzerare il valore dei benefit. In questo caso, il dipendente destinatario del bonus è obbligato a utilizzare l’intero importo a sua disposizione entro la scadenza fissata. È quindi importante che il dipendente monitori la piattaforma per evitare di perdere i benefici che gli spettano. Altrimenti, si può trasferire interamente il credito non utilizzato all’annualità successiva, senza decurtazione. È talvolta possibile destinare i valori residui a una forma specifica di welfare, come fondi pensionistici previsti nel fondo di previdenza complementare. Il conto welfare è uno strumento prezioso sia per i dipendenti che per le aziende. Permette infatti alle aziende di offrire in modo pratico e veloce una serie di servizi e benefit ai propri dipendenti. I dipendenti, dal canto loro, avranno la possibilità di accedere a questi servizi con facilità e di pianificarne l’utilizzo in modo strategico per sfruttarne al massimo i vantaggi. Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal conto welfare, è importante che i dipendenti siano sempre informati sulle opzioni disponibili e sulle modalità di utilizzo dei crediti per minimizzare gli eventuali limiti dei benefit a disposizione.
Convertire il premio di risultato in welfare
Settembre 27, 2024
Welfare Aziendale

Come convertire il premio di risultato in welfare aziendale

Ad oggi, numerosi sono gli incentivi legati alla contribuzione e vari servizi offerti ai dipendenti che non costituiscono reddito da lavoro dipendente e sono deducibili dal reddito d’impresa, tra questi, può esserci anche il premio di risultato. Costituito generalmente per incentivare l’aumento della produttività, il premio di risultato può ora essere convertito in welfare aziendale. In questo articolo, esamineremo cosa sia il premio di risultato, come sia possibile convertirlo in welfare aziendale, quali siano i limiti e le regole da rispettare e quali siano le implicazioni fiscali di questa scelta. Che cos'è il premio di risultato Convertire il premio di risultato in welfare aziendale: è possibile? Quali sono i limiti di conversione del premio di risultato in welfare Tassazione del premio di risultato convertito in welfare Come si converte il premio di risultato in welfare aziendale? Vantaggi per aziende e dipendenti Che cos'è il premio di risultato Il premio di risultato, spesso chiamato anche premio di produttività, è una forma di retribuzione variabile che i dipendenti ricevono al raggiungimento di determinati obiettivi aziendali. Questi obiettivi possono variare dall'incremento del fatturato alla riduzione dei costi operativi, fino al miglioramento della qualità del prodotto o del servizio fornito dall'azienda. Per usufruire del premio di risultato agevolato, vi deve essere un accordo territoriale o di 2⁰ livello con le parti sindacali che preveda espressamente la possibilità di usufruirne per la totalità dei lavoratori. Il lavoratore può scegliere se ricevere il premio in busta paga. Le modifiche più recenti alla legge di bilancio che regola il premio di risultato e il welfare aziendale sono avvenute nel 2023 e poi revisionate per l’anno 2024. Per questi anni, l'imposta sostitutiva sull'IRPEF e sulle addizionali regionali e comunali per i premi di risultato è stata ridotta al 5%. Quest’aliquota agevolata può essere applicata su un importo massimo di 3.000 euro annui per i lavoratori dipendenti il cui stipendio non superi gli 80.000 euro, oltre la soglia del quale non è possibile accedere a questi vantaggi fiscali. Questi limiti si applicano ai premi di risultato erogati in base a obiettivi specifici e verificabili, come stabilito dagli accordi collettivi aziendali o territoriali. Come poi chiarito dall’Agenzia delle Entrate, quest’agevolazione è applicabile anche nel caso in cui l'anno precedente non si sia percepito alcun reddito da lavoro dipendente o se il limite di 80.000 euro sia stato superato a causa di redditi diversi da quelli da lavoro dipendente. Va tuttavia segnalato che, come chiarito dall’Agenzia delle Entrate nella Risposta 59/2024, i premi di produttività possono beneficiare dell’imposta sostitutiva del 5% solo se: almeno uno degli obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione deve aumentare in un periodo adeguato l’incremento deve essere verificabile tramite indicatori numerici stabiliti dalla contrattazione collettiva anche se non necessariamente legato a un risultato incrementale, il valore raggiunto deve essere superiore a quello dell’anno precedente. Convertire il premio di risultato in welfare aziendale: è possibile? Come abbiamo visto, il premio di risultato è soggetto a tassazione, anche se agevolata. Tuttavia è possibile ricevere il premio spettante in forma totalmente esentasse. Come? Attraverso la conversione dello stesso in welfare aziendale, una pratica che sta diventando sempre più diffusa nelle aziende italiane, grazie anche agli incentivi fiscali previsti dalla normativa vigente. Questa conversione non è obbligatoria e può solamente essere effettuata qualora espressamente indicato all’interno dell’accordo negoziale. In questo caso, i dipendenti solitamente nel momento di erogazione del premio, possono decidere se ricevere il premio di risultato in denaro o in servizi di welfare. Questo consente loro di usufruire di una serie di flexible o fringe benefit tra cui un’assistenza sanitaria integrativa, servizi di formazione o sussidi per l’istruzione dei figli a carico, buoni pasto, buoni carburante, servizi di previdenza complementare e molte altre aree legate al benessere personale e familiare. Ma quali sono i vantaggi della conversione del premio di risultato in welfare? Uno dei principali è la totale esenzione fiscale e contributiva, che permette al lavoratore di ottenere un valore netto maggiore rispetto alla liquidazione del premio in denaro. Quali sono i limiti di conversione del premio di risultato in welfare È bene ricordare che la conversione del premio di risultato in welfare aziendale è soggetta a una serie di limiti e condizioni che è importante conoscere per poter sfruttare al meglio questa opportunità. In particolare, questi limiti riguardano principalmente l'importo massimo del premio che può essere convertito in welfare e le tipologie di servizi welfare ammissibili. Importo massimo Il dipendente può scegliere di convertire una parte o tutto l’importo di premio risultato in welfare aziendale, mentre la parte eccedente sarà soggetta a tassazione, qualora sia erogata in denaro. È fondamentale per i dipendenti e le aziende monitorare attentamente gli importi erogati e valutare la convenienza della conversione. Tipologie di servizi welfare Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è che non tutte le tipologie di welfare aziendale possono essere coperte dalla conversione del premio di risultato. La legge prevede che i servizi welfare debbano rientrare in specifiche categorie previste dall'art. 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Tra questi servizi, i più comuni sono: Assistenza sanitaria integrativa Contributi per la previdenza complementare Spese scolastiche e formazione Servizi di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti Tassazione del premio di risultato convertito in welfare Come specificato in precedenza, la conversione del premio di risultato in welfare aziendale è soggetta a un trattamento fiscale agevolato. Infatti, i premi convertiti in servizi di welfare sono esenti sia dall'IRPEF che dai contributi previdenziali. Di conseguenza, l'intero importo del premio convertito può essere utilizzato per accedere ai servizi, senza subire le riduzioni dovute alla tassazione sui redditi da lavoro dipendente. Esenzione fiscale L’esenzione fiscale offre un notevole beneficio ai dipendenti, permettendo loro di ottenere un valore netto superiore rispetto alla liquidazione del premio in denaro. Ad esempio, un premio di 1.000 euro convertito in welfare aziendale mantiene il suo valore di 1.000 euro, mentre lo stesso premio liquidato in denaro verrebbe ridotto a causa delle aliquote IRPEF e dei contributi previdenziali applicabili. Non imponibilità contributiva Oltre all’esenzione fiscale, la conversione del premio di risultato in welfare comporta anche la non imponibilità contributiva sia per l’azienda che per il lavoratore dipendente. Questo significa che né il dipendente né l’azienda dovranno versare contributi previdenziali sull’importo del premio convertito. Questo aspetto rende la conversione in welfare particolarmente vantaggiosa, soprattutto per le aziende, che possono ridurre il costo del lavoro senza penalizzare i dipendenti. Come si converte il premio di risultato in welfare aziendale? Il processo di conversione del premio di risultato in welfare aziendale può variare a seconda delle procedure stabilite dall'azienda, ma generalmente segue alcune fasi comuni. Prendiamo come esempio il caso di Luca, che ha diritto a un premio di risultato pari a 2800 euro per l’anno 2024. Comunicazione della scelta Luca ha deciso di convertire parte del suo premio di risultato in welfare e pertanto deve prontamente comunicare la scelta al datore di lavoro; l’azienda in cui Luca lavora ha stabilito che la scelta deve essere presa entro il 31 marzo 2024 e ha messo a disposizione una piattaforma online dove è possibile gestire i servizi di welfare erogati. Luca non dovrà pertanto compilare alcun modulo di richiesta, ma gli basterà accedere alla piattaforma e comunicare la sua scelta direttamente lì. Assegnazione e utilizzo del welfare Luca sceglie di convertire 1.000 euro del premio di risultato che gli spetta in welfare. Una volta che Luca ha espresso la volontà di convertire il premio di risultato in welfare, l’azienda gli assegna l’importo totale di 1.000 euro in crediti welfare. Vantaggi per aziende e dipendenti La possibilità di convertire il premio di risultato in welfare aziendale offre numerosi vantaggi sia per i dipendenti che per le aziende. Nel caso di Luca, la scelta di convertire il premio di risultato gli permette di ottenere un valore netto (e quindi un potere d’acquisto) maggiore, grazie all’esenzione fiscale e contributiva. Per l’azienda di Luca, offrire servizi di welfare aziendale rappresenta uno strumento di fidelizzazione e motivazione dei dipendenti, che può contribuire a migliorare il clima aziendale e la produttività. Inoltre, la riduzione del costo del lavoro derivante dalla non imponibilità contributiva rende questa opzione conveniente anche dal punto di vista economico. In definitiva, la conversione del premio di risultato in welfare aziendale offre un’importante opportunità per migliorare la qualità della vita dei dipendenti e ottimizzare il valore delle retribuzioni variabili. È essenziale, tuttavia, che le aziende informino adeguatamente i propri dipendenti sulla possibilità e le modalità di conversione e sui vantaggi fiscali associati, affinché possano fare una scelta consapevole e vantaggiosa.
Welfare aziendale e scuola
Settembre 20, 2024
Welfare Aziendale

Welfare aziendale e spese scolastiche: tutto quello che c’è da sapere

Retta scolastica, libri, materiali, corsi supplementari. Il costo dell’istruzione per i figli può gravare in modo significativo sull’economia di una famiglia italiana media. Proprio per questo motivo, tra i vari servizi inclusi in un piano di welfare aziendale, i rimborsi relativi alle spese scolastiche sono particolarmente graditi dai lavoratori, poiché permettono di ottenere significativi risparmi economici e di affrontare con maggiore tranquillità le spese per l’istruzione dei figli a carico. In questo articolo, analizziamo nel dettaglio quali spese scolastiche possono essere rimborsate con il welfare aziendale, i limiti e i massimali di esenzione e altri aspetti rilevanti da considerare. Quali sono le spese scolastiche rimborsabili con il welfare aziendale? Quali sono i limiti e i massimali di esenzione? Come attivare il welfare aziendale per le spese scolastiche? Vantaggi e benefici del welfare aziendale per le famiglie Quali sono le spese scolastiche rimborsabili con il welfare aziendale? Come esplicitato nella Circolare n. 14 /E dell’Agenzie delle Entrate, alle famiglie italiane è data la possibilità di detrarre nella dichiarazione dei redditi fino al 19% delle spese scolastiche. Tuttavia, le aziende possono offrire al dipendente anche una serie di crediti di welfare aziendale che possono essere utilizzati per coprire o rimborsare alcune spese scolastiche. Il welfare aziendale per le spese scolastiche è regolato dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), in particolare dall’articolo 51, comma 2, lettera f-bis, che fa riferimento alle spese sostenute dal dipendente a favore dei familiari per finalità educative. Secondo il TUIR, le spese rimborsabili con il welfare aziendale includono: Rette d’iscrizione ad istituti scolastici riconosciuti (dall’asilo nido ai master post laurea) Le spese relative al pagamento delle rette scolastiche, per scuole private o istituti paritari oppure la retta universitaria, possono essere rimborsabili tramite il welfare aziendale. Questa possibilità rappresenta un significativo aiuto per le famiglie che scelgono un percorso educativo privato per i propri figli, permettendo di ridurre il costo complessivo dell'istruzione. Mense scolastiche Questo tipo di rimborso consente ai genitori di ottenere un rimborso parziale o totale dei costi sostenuti per il servizio di mensa scolastica dei figli, sia che si tratti di scuole pubbliche che private. Frequenza a corsi estivi, extra-scolastici (pre o post scuola), ludoteche, ecc. Alcuni piani di welfare aziendale includono il rimborso per corsi di lingua o altre attività extrascolastiche che contribuiscono alla formazione e crescita personale degli studenti. Questa categoria può includere anche attività sportive, culturali e artistiche, purché finalizzate all’educazione e allo sviluppo delle competenze dei bambini e ragazzi. Abbonamento ai mezzi pubblici o per i servizi di scuolabus Il trasporto scolastico è un'altra spesa che può essere rimborsabile. Questo può includere abbonamenti a servizi di trasporto pubblico utilizzati dai figli per recarsi a scuola o, in alcuni casi, il rimborso delle spese per l'utilizzo di mezzi privati, come scuolabus privati. Gite e viaggi d’istruzione I viaggi di istruzione organizzati dalla scuola dell’obbligo o da enti di formazione secondari possono rientrare in alcuni piani di welfare. Testi e libri scolastici e universitari e/o tool digitali necessari per la didattica a distanza (DAD) come PC o tablet Un'altra categoria spesso inclusa è quella delle spese per l'acquisto di materiale didattico, come libri di testo, quaderni, cancelleria e dispositivi elettronici utilizzati per lo studio, come tablet e computer. È comunque importante controllare quali servizi o materiali siano effettivamente rimborsabili secondo il piano di welfare stabilito dalla propria azienda, poiché non tutte le aziende offrono una copertura totale per questo tipo di spese. Quali sono i limiti e i massimali di esenzione? Quando si parla di welfare aziendale e spese scolastiche è sempre importante conoscere i limiti e i massimali di esenzione che sono consentiti da una parte dalla legge vigente e dall’altra dal piano di welfare offerto dall’azienda. I limiti in questione determinano l’importo massimo dei rimborsi che possono essere ricevuti da un dipendente senza incorrere alla tassazione applicabile. Secondo la Legge di bilancio relativa al 2024 la soglia di esenzione per i dipendenti con figli a carico arriva a un massimo di 2.000 euro annui, mentre per gli altri lavoratori la soglia è pari a 1.000 euro. Va però notato che, oltre al limite complessivo relativo a tutti i benefit di welfare aziendale, alcuni piani possono prevedere dei massimali specifici per ogni categoria di spesa. Ad esempio, un’azienda potrebbe stabilire un tetto massimo per il rimborso delle spese relative alla retta scolastica o al trasporto. Per questo motivo, è importante che le aziende informino prontamente i propri dipendenti circa il regolamento del proprio piano di welfare per spiegare quali siano i massimali applicabili. Se l’azienda offre una piattaforma digitale per la gestione dei servizi di welfare aziendale proposti, il dipendente potrà consultare servizi a disposizione e massimali applicabili direttamente lì. Anche le modalità di rimborso delle spese scolastiche possono variare a seconda del piano di welfare proposto. In alcuni casi, il dipendente deve presentare la documentazione che attesta le spese sostenute (come ricevute o fatture) per ottenere il rimborso. Esistono tuttavia modalità alternative, come l’erogazione di voucher da utilizzare per le spese scolastiche. Un ultimo aspetto da tenere in considerazione è che alcuni servizi di welfare non sono cumulabili con altre agevolazioni fiscali. Come detto in precedenza, alcune spese scolastiche possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi, ma non è possibile cumulare la detrazione fiscale con il rimborso tramite welfare. Pertanto, è importante che il lavoratore dipendente sia a conoscenza di tutte le informazioni per poter scegliere l'opzione più vantaggiosa. Come attivare il welfare aziendale per le spese scolastiche? Se l’azienda mette a disposizione dei propri dipendenti una piattaforma online, attivare il welfare aziendale per le spese scolastiche è molto semplice. Sulla piattaforma, il dipendente può consultare i servizi offerti, verificare le soglie previste, caricare le ricevute delle spese scolastiche sostenute e richiedere il rimborso. In alternativa, il dipendente dovrà compilare dei moduli cartacei. Alcune aziende offrono anche un servizio di assistenza come incontri formativi e workshop per aiutare i dipendenti a navigare tra le opzioni disponibili e a comprendere al meglio come utilizzare i benefit a loro disposizione. Vantaggi e benefici del welfare aziendale per le famiglie Da una parte il welfare aziendale dedicato all'istruzione dei figli rappresenta uno strumento prezioso per un'azienda che desidera promuovere il benessere dei propri dipendenti, migliorare la propria reputazione e incrementare l’employee rentention, mentre dal punto di vista dei dipendenti i principali vantaggi sono derivanti dal trattamento fiscale agevolato di cui questi benefit godono, poiché non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente. Inoltre, per ricevere i rimborsi richiesti attraverso la dichiarazione dei redditi, i dipendenti devono attendere l'anno successivo a quello in cui la spesa è stata sostenuta e possono recuperarne solo una parte; invece, i rimborsi di welfare aziendale sono rilasciati nell’anno in cui la spesa è stata svolta (solitamente il mese successivo a quello in cui il lavoratore ha fatto richiesta). Il welfare aziendale rappresenta, quindi, uno strumento potente per migliorare la qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie. Le spese scolastiche, in particolare, costituiscono un’ingente spesa per molte famiglie italiane e poterle rimborsare tramite il welfare aziendale offre un concreto aiuto economico e permette ai lavoratori di incrementare il loro potere d’acquisto.099999'ì
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