Gestione Risorse Umane

La nostra missione è portare benessere sia all’interno delle aziende sia nella vita delle persone, offrendo servizi di qualità.

Differenza tra Incentive e Team Building
Novembre 18, 2021
Gestione Risorse Umane

Differenza tra incentive e team building: cosa sapere

Incentive e team building. Due strumenti utili ad aziende e lavoratori che, seppur simili, hanno finalità diverse. La chiave per il successo di un’azienda risiede nella soddisfazione dei suoi dipendenti. Per questo le imprese di oggi, che siano di grandi dimensioni o appartenenti alla categoria delle PMI, non possono trascurare il benessere e le necessità dei loro collaboratori. Viaggi incentive e team building servono proprio a ­migliorare il benessere dei collaboratori e hanno effetti positivi sul clima aziendale. Ecco perché è importante che chi si occupa di management e risorse umane conosca la differenza tra l’uno e l’altro e sappia come usarli al meglio. Clima aziendale e benessere dei dipendenti: perché sono importanti? Cosa sono i viaggi incentive aziendali? Che cos’è e a cosa serve il team building? Quali sono le differenze tra incentive e team building? Clima aziendale e benessere dei dipendenti: perché sono importanti? Il clima aziendale rappresenta il modo in cui le persone percepiscono e interpretano l’ambiente di lavoro in cui sono inserite. Un clima aziendale positivo, che trasmetta benessere ai lavoratori, ha effetti positivi sulla produttività e sull’attaccamento delle persone all’azienda e al lavoro. Al contrario, un clima aziendale negativo, causa l’insorgere di fenomeni negativi come l’assenteismo e un alto tasso di turnover. Quando un’azienda, analizzando il proprio clima aziendale, si accorge che non è sereno come dovrebbe, può intraprendere diverse azioni che consentano di migliorarlo. Come proporre corsi di formazione esperienziale o un percorso di team building. Un clima aziendale favorevole non può prescindere dal benessere dei dipendenti. Avere collaboratori soddisfatti ed entusiasti è il punto di partenza per qualsiasi azienda che voglia costruire una cultura aziendale solida e avere un clima aziendale positivo. Per garantire il benessere dei dipendenti, i reparti delle risorse umane non solo promuovono forme di lavoro che migliorino la conciliazione vita-lavoro, come lo smart working, ma sviluppano delle vere e proprie strategie di marketing interno, mirate a: fidelizzare i lavoratori, abbattere il loro livello di stress e offrire una gratifica per aver raggiunto gli obiettivi fissati. I viaggi incentive e il team building sono due strumenti utili per garantire il benessere dei dipendenti e migliorare il clima aziendale che, molto spesso, vengono considerati intercambiabili. In realtà, si tratta di strumenti simili che hanno scopi e funzioni diverse. Cosa sono i viaggi incentive aziendali? Da tempo le aziende utilizzano l’incentivazione come sistema per gratificare i dipendenti e riconoscere loro i risultati ottenuti. L’incentivazione costituisce un vero e proprio strumento di marketing interno che, grazie all’erogazione di premi di varia natura (gratifiche in denaro, voucher, buoni regalo, viaggi premio e così via) e a un’efficace campagna di comunicazione interna, spinge i lavoratori a migliorare le proprie performance e raggiungere gli obiettivi assegnati dall’azienda. I viaggi incentive sono dei veri e propri viaggi premio che le aziende offrono ai collaboratori che hanno raggiunto i risultati prefissati. Si tratta di una delle gratifiche più apprezzate e ambite dai lavoratori, tanto che, a volte, i benefici che l’azienda ne ricava sono superiori al valore economico del viaggio stesso. Di solito, si tratta di viaggi di gruppo, ai quali partecipano più persone. A chi viene offerto il viaggio incentive aziendale? Il viaggio incentive può essere offerto solo a una categoria omogenea di lavoratori, o a coloro che si sono particolarmente distinti, oppure coinvolgere la totalità dei dipendenti di un’azienda. Ad esempio, un’impresa può decidere di premiare solo i suoi manager con un viaggio che dimostri l’apprezzamento per il loro lavoro. Se un’azienda ha un reparto vendite, il viaggio incentive può essere offerto come gratifica ai venditori migliori, oppure a tutti i dipendenti che si occupano di vendite. Il viaggio incentive può essere offerto anche ai clienti. Quali sono le mete dei viaggi incentive? La scelta della meta del viaggio dipende da diversi fattori: dai suoi destinatari; dal budget previsto; dalla stagione; da come è impostata l’iniziativa incentive. In generale, si preferiscono location di tendenza, con alberghi moderni e di grande comfort, ma anche città ricche di attrattive storiche e artistiche o soggiorni benessere. Anche gli eventi aziendali come le convention e i meeting di settore sono mete privilegiate per questo tipo di viaggi. Per quanto riguarda la durata, le aziende tendono a preferire la formula del weekend lungo. Vantaggi dei viaggi incentive I viaggi incentive sono vantaggiosi tanto per le aziende quanto per i partecipanti. I principali vantaggi per le aziende sono: creazione di solidi rapporti interpersonali tra i dipendenti che migliorano il clima aziendale; miglioramento dell’immagine dell’azienda nei confronti dei lavoratori; possibilità di renderlo un’iniziativa aziendale istituzionalizzata, che si può ripetere nel tempo, anche con una forma differente, per offrire a chi vi prende parte un’occasione di partecipazione e di comunicazione sempre diversa. I partecipanti, di contro, apprezzano i viaggi incentive perché: permettono di evadere dalla routine e offrire ai partecipanti un’esperienza speciale; rappresentano un’occasione di svago e di divertimento; costituiscono una fonte di arricchimento personale e culturale; consentono di soddisfare curiosità e desideri personali e di allargare i propri orizzonti mentali; permettono di comunicare e scambiare opinioni e informazioni con i colleghi al di fuori del contesto lavorativo.   Che cos'è e a cosa serve il team building? Il team building negli ultimi decenni ha visto aumentare la sua popolarità. Questa attività di costruzione del gruppo è uno degli strumenti più efficaci che le aziende hanno a disposizione per aiutare le persone ad imparare a lavorare in gruppo e migliorare le proprie competenze e capacità. Di solito, le imprese spingono i dipendenti a partecipare alle attività di team building quando in azienda c’è un clima poco favorevole alla collaborazione o in un gruppo di lavoro c’è poco affiatamento. Il team building, a volte, viene proposto anche ai nuovi assunti, per aiutarli ad instaurare rapporti positivi con i colleghi, o a dipendenti che lavorano per l’azienda da tempo perché abbiano gli strumenti per affrontare con successo un nuovo progetto. Obiettivi del team building Una delle caratteristiche principali del team building è quella di dividere i partecipanti in squadre e proporre loro delle attività che consentano di raggiungere un obiettivo ben definito. Di solito, questo obiettivo viene stabilito dall’azienda da cui provengono i partecipanti, dopo un’attenta analisi della situazione e delle dinamiche tra i lavoratori. Tra gli obiettivi più comuni del team building ci sono: risolvere le conflittualità che si sono create all’interno di un team di lavoro; raggiungere uno stato di benessere condiviso da tutto il gruppo; migliorare le dinamiche relazionali; stimolare le capacità di problem solving dei partecipanti; migliorare la comunicazione e la cooperazione tra i membri del gruppo; trasmettere i valori aziendali; sviluppare le doti di leadership dei partecipanti ed individuare delle figure di riferimento che possano guidare il gruppo per portare a termine i progetti lavorativi. Attività di team building: quali sono? Le attività di team building hanno la particolarità di svolgersi quasi sempre all’aperto e di avere una componente ludica. I format proposti dalle società che offrono servizi di questo tipo, infatti, coinvolgono i partecipanti in qualche tipo di sport o di attività ricreativa. Ecco alcuni esempi: orienteering; caccia al tesoro; parco avventura. Alcune volte, alle attività outdoor si preferiscono quelle indoor, come, ad esempio, lavorare in brigata nella cucina di un ristorante. Quali sono le differenze tra incentive e team building? Viaggi incentive e team bulding, quindi, sono entrambe attività che le aziende offrono ai propri dipendenti che, però, hanno scopi e obiettivi differenti e vengono organizzati da soggetti diversi tra loro. I viaggi incentive fanno parte di vere e proprie campagne di marketing interno che hanno lo scopo di premiare i lavoratori e gratificarli, fidelizzandoli e rendendoli più interessati nelle sorti dell’azienda. La durata di un viaggio incentive, la meta e gli obiettivi sono diversi da quelli dell’attività di team building, sebbene siano realizzati su misura, in base alle richieste dell’azienda, da agenzie di viaggio o tour operator specializzati. Anche quando un viaggio incentive comprenda attività legate al lavoro, come ad esempio una conferenza, il suo fine ultimo è quello di offrire un momento di evasione dalla routine a chi vi partecipa. Il team building, invece, non rappresenta un’occasione di svago, ma un percorso di formazione e crescita personale e di gruppo per i suoi partecipanti. Le attività di gruppo proposte vengono studiate da esperti di risorse umane sulla base delle indicazioni e delle esigenze dell’azienda, mettendo in campo tecniche ludiche, formative ed esperienziali che permettono di raggiungere obiettivi quali la risoluzione di un problema o il miglioramento di determinate capacità. Per questo, sono sempre accompagnate da una fase di briefing e una di debriefing.
Formazione esperienziale
Ottobre 26, 2021
Gestione Risorse Umane

Formazione esperienziale: cos’è e come può aiutare le aziende a migliorare

Sfruttando percorsi di apprendimento non convenzionali, la formazione esperienziale aiuta a rendere le persone più unite, ad apprendere nuove competenze e a migliorare il clima aziendale. La formazione esperienziale è una modalità di apprendimento innovativa nella quale l’attività proposta ai partecipanti diventa il centro del processo di trasmissione dei contenuti. Proprio il suo carattere innovativo, diverso dai soliti corsi in aula, riscuote il favore delle aziende che credono nel lifelong learning (apprendimento continuo) come strumento di welfare e investono nella formazione del personale. Vuoi saperne di più sulla formazione esperienziale e sui benefici che possono trarne le aziende? Scopri di più sull’argomento. Che cos'è la formazione esperienziale? Formazione esperienziale outdoor e indoor Esempi di formazione esperienziale Formazione esperienziale e team building Vantaggi della formazione esperienziale per aziende e lavoratori È sempre efficace? Che cos'è la formazione esperienziale? Secondo gli studi neurobiologici più recenti, il nostro cervello riesce ad acquisire più velocemente concetti, nozioni e relazioni se li vive in prima persona. La formazione esperienziale è una tecnica di insegnamento che si basa proprio su questi studi, mettendo la persona al centro del processo di apprendimento. Processo che si basa sull’analisi e sulla risoluzione dei problemi. Al contrario dei metodi di apprendimento tradizionali, dove chi impara è un soggetto passivo, nella formazione esperienziale l’individuo ha quindi un ruolo attivo e deve utilizzare il suo bagaglio di competenze sensoriali, cognitive ed emotive per affrontare e risolvere il problema che gli viene proposto. Gli adulti, in particolare, beneficiano di questo approccio alternativo all’apprendimento perché, per loro, è più facile apprendere quando c’è un totale coinvolgimento della persona. L’educatore statunitense David Kolb ha definito con chiarezza i passaggi per cui questo metodo di apprendimento risulta efficace, sviluppando il cosiddetto learning circle, che rappresenta la base della maggior parte dei percorsi formazione esperienziale. Il learning circle si compone di 4 fasi: esperienza concreta. In questa prima fase i partecipanti svolgono attività, giochi e simulazioni che li spingono ad utilizzare le proprie capacità, abilità e conoscenze in maniera non convenzionale; osservazione riflessiva. Nella seconda fase si analizza ciò che è emerso durante la prova pratica, si riflette su ciò che è stato fatto e si interpretano le sensazioni provate; concettualizzazione astratta. Attraverso la creazione di schemi e diagrammi si studia come adattare i concetti e le abilità appresi a situazioni eterne; sperimentazione attiva. In quest’ultima fase si verificano le conoscenze e le abilità acquisite mettendole in pratica in situazioni nuove. Formazione esperienziale outdoor e indoor Le attività di formazione esperienziale possono svolgersi sia al chiuso, sia all’aperto. Le due tipologie di percorso sono ugualmente valide: la scelta di una piuttosto che dell’altra attività di coaching dipende soprattutto da fattori come le esigenze produttive o legate alla formazione, gli aspetti logistici e i costi. I percorsi di formazione esperienziale indoor, anche se per alcuni aspetti ricalcano la formazione di tipo tradizionale, hanno caratteristiche totalmente differenti da quest’ultima. Di solito avvengono in un luogo chiuso, impiegando modalità di gioco e lavoro interattive, in cui i gruppi devono svolgere attività, esercizi e simulazioni in un contesto diverso da quello abituale. Non c’è un periodo dell’anno più o meno adatto per la formazione indoor, che può avvenire in qualsiasi momento. Le attività che si possono svolgere al chiuso sono moltissime e diverse tra loro e possono essere organizzate anche all’interno della sede aziendale. La scelta di quella giusta dipende dagli obiettivi da raggiungere (ad esempio migliorare la coesione o la comunicazione, o sviluppare le capacità di problem solving di un gruppo di lavoro). Durante la formazione esperienziale indoor si creano delle situazioni specifiche, che vengono elaborate sulla base delle richieste dei clienti della società che si occupa di formazione. I percorsi di formazione esperienziale outdoor, che si svolgono all’aperto, in ambiente urbano o nella natura (boschi, prati, luoghi di mare), hanno come punto di forza la decontestualizzazione. Le esperienze vissute durante questi percorsi di formazione risultano altamente stimolanti, perché richiedono ai partecipanti un coinvolgimento sia mentale, sia fisico. Hanno la caratteristica di realizzare situazioni complesse che abbiano alcuni aspetti della realtà, e sono ideali per creare una metafora di una situazione lavorativa presente o futura. Sono utili per imparare a sviluppare l’intelligenza emotiva e la capacità di utilizzare al meglio le emozioni. Esempi di formazione esperienziale Ma come funziona, in concreto, la formazione esperienziale? Quali sono le esperienze che ci si può trovare ad affrontare? Per quanto riguarda la formazione esperienziale indoor: escape room. Consiste nel cercare di uscire da una stanza chiusa entro il tempo stabilito; team building con i Lego. Con l’aiuto dei famosi mattoncini, i partecipanti realizzano prima un progetto individuale e poi uno di gruppo; improvvisazione teatrale, per stimolare la creatività e lo spirito di partecipazione; team cooking. I partecipanti si trasformano in una vera e propria brigata di cucina e devono occuparsi della preparazione di un menu, utilizzando le proprie abilità di organizzazione, gestione del tempo e delle risorse; cena con delitto. Oltre a promuovere l’aggregazione, aiuta a sviluppare le capacità di analisi dei dati a disposizione, ad affinare l’abilità di problem solving e a migliorare la capacità di lavorare in squadra. Per quanto riguarda, invece, la formazione esperienziale outdoor: orienteering o caccia al tesoro. È una metafora che aiuta ad affinare la capacità di studiare una strategia e aiuta a migliorare la capacità di gestione delle risorse, anche quando queste sono limitate; rugby. Aiuta a migliorare la capacità di lavorare in team e a rafforzare valori come l’impegno, il rispetto degli altri e il senso di responsabilità; mountain bike. Serve a rafforzare la leadership, la capacità di risolvere i problemi e quella di lavorare per obiettivi; parco avventura. I partecipanti affrontano percorsi avventurosi mettendo alla prova il proprio equilibrio e la capacità di concentrazione. Se affrontati in gruppo, aiutano a sviluppare la capacità di lavorare in gruppo e a migliorare l’affiatamento del team. Formazione esperienziale e team building Formazione esperienziale e team building sono due termini che, spesso e volentieri, vengono associati l’uno all’altro; talvolta sono addirittura considerati intercambiabili. In realtà, team building e formazione esperienziale sono due attività ben distinte. Il concetto di team building si basa sulle finalità dell’attività che viene proposta ai partecipanti. Solitamente, gli obiettivi principali dei percorsi di team building sono 2: consolidare l’identità del team e rafforzarne il senso di appartenenza; migliorare la capacità di lavorare in gruppo. Alcune volte, il team building può rappresentare una tappa di un percorso più ampio di formazione esperienziale. Rispetto al team bulding quest’ultima è costituita da una fase in cui ci si dedica ad attività pratiche, seguita da un momento di debriefing in cui i partecipanti analizzano le azioni appena compiute e ne traggono insegnamento. Vantaggi della formazione esperienziale per aziende e lavoratori Sono sempre di più le aziende che, tra le misure di welfare aziendale offerte ai collaboratori, decidono di inserire dei percorsi di formazione aziendale basati sulla formazione esperienziale, intravedendo i numerosi vantaggi che apporta sia ai singoli lavoratori, sia all’impresa nel suo insieme. Tra i vantaggi principali che la formazione esperienziale offre ai lavoratori ci sono: potenziamento delle proprie doti di leadership; miglioramento delle competenze trasversali (relazionali, comunicative ed emotive); acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé; miglioramento della capacità di lavorare in team e di costruire rapporti di collaborazione con i colleghi; sviluppo delle capacità di problem solving; acquisizione della capacità di gestire con successo lo stress e l’ansia, migliorando il proprio benessere e la qualità della vita; aumento dei livelli di autostima personale e di gruppo; acquisizione della capacità di rimuovere maschere e sovrastrutture; Anche le aziende traggono numerosi vantaggi dai percorsi di formazione, che vengono adattati alle esigenze delle singole imprese: aumento del coinvolgimento dei lavoratori; aumento della produttività; maggiore efficacia nel trasmettere competenze organizzative e tecniche; facilitazione delle dinamiche di relazione e di gruppo, che porta a un miglioramento del benessere e del clima aziendale; miglioramento della comunicazione interna; promozione della cultura della sicurezza.   È sempre efficace? Negli ultimi anni, sono state sempre di più le aziende che hanno deciso di affidarsi alle attività di formazione esperienziale per migliorare la gestione aziendale o aiutare i propri collaboratori a sviluppare determinate competenze. In alcuni casi, tuttavia, i percorsi intrapresi non hanno dato i risultati sperati. Perché accade ciò? Hanno forse ragione i detrattori di questo tipo di iniziative? Oppure ci sono degli errori da evitare per raggiungere i risultati sperati? La risposta a queste domande è che la formazione esperienziale risulta efficace se viene svolta bene e si evitando alcuni errori fatali, come: non definire chiaramente gli obiettivi formativi. Se si sceglie di affidarsi alla formazione esperienziale perché va di moda e non si pondera attentamente il motivo per cui si intraprende un percorso e cosa ci si aspetta da esso, il rischio di non ottenere alcun risultato è molto alto; affidarsi a un formatore poco preparato. Prima di fare una scelta, è bene valutare attentamente più esperti, per assicurarsi che siano in grado di offrire corsi in linea con le proprie richieste; non dedicare il tempo sufficiente alle attività. Ogni fase del percorso di formazione esperienziale ha bisogno di essere affrontata nel giusto tempo perché, se viene affrontata troppo in fretta, c’è il rischio che, alla fine, non si raggiungano i risultati desiderati.
che cos'è la responsabilità sociale d'impresa
Luglio 16, 2021
Gestione Risorse Umane

Responsabilità sociale d’impresa. Cos’è la social responsibility

Le aziende sono sempre più consapevoli dell’impatto che la loro attività ha sulla società e si impegnano a far sì che tale impatto sia positivo. È ormai sempre più chiaro che il welfare e la realizzazione del benessere sociale non siano più ambiti di esclusiva competenza pubblica. Le aziende svolgono un ruolo sempre più di primo piano nell’offrire quei servizi che il soggetto pubblico spesso non fornisce più o fornisce in maniera inadeguata. Succede così che l’interesse delle imprese moderne non sia più improntato esclusivamente al raggiungimento di un profitto, ma sia rivolto anche alla soddisfazione di precise esigenze della società. E che la responsabilità sociale d’impresa giochi un ruolo sempre più importante nel successo dell’attività di un’azienda. Ma cos’è, di preciso, la responsabilità sociale d’impresa? Quali sono i valori a cui deve ispirarsi un’impresa etica? Ne parliamo in questo articolo. Che cos’è la responsabilità sociale d’impresa (CSR) Quando nasce la CSR? Che cos’è l’impresa etica? Chi sono gli stakeholders? Quali sono gli strumenti di un’impresa socialmente responsabile? Up Day, social company attenta ai diritti e alla responsabilità sociale Che cos'è la responsabilità sociale d'impresa (CSR) La definizione accademica della responsabilità sociale d’impresa ci dice che si tratta dell’“integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa: è una manifestazione delle grandi, medie e piccole imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nell’ambiente circostante”. Se volessimo darne una definizione più semplice, diremmo che la responsabilità sociale d’impresa è l’insieme delle azioni e dei comportamenti socialmente responsabili messe in atto da un’azienda. Quello di responsabilità sociale d’impresa (o Corporate Social Responsibility) è un concetto che è entrato a far parte della mission della quasi totalità delle aziende che oggi operano sul mercato. Non si tratta di un qualcosa di astratto, che si basa su teorie utopistiche, ma di un insieme di azioni ben definite, come ad esempio: garantire i diritti dei lavoratori e migliorarne la qualità della vita; operare in modo etico, anche dal punto di vista ambientale e della sostenibilità; interagire con il territorio in cui si opera, diventando attori primari del suo sviluppo. Azioni che hanno lo scopo di offrire benefici concreti alla collettività, dare prestigio alla reputazione del brand e offrire un’immagine positiva dell’azienda. Etica aziendale, sostenibilità e attenzione alle tematiche sociali, infatti, sono temi sempre più cari all’opinione pubblica e possono determinare il successo o il fallimento di un’impresa. Quando nasce la CSR? Il concetto di responsabilità sociale d’impresa nasce negli Stati Uniti, all’incirca intorno agli anni ’50. È Howard Bowen, considerato il padre della corporate responsibility, a darne una prima definizione nel 1953, sostenendo che è una precisa responsabilità degli uomini d’affari perseguire degli obiettivi che siano non solo profittevoli per l’azienda, ma anche sostenibili dal punto di vista sociale. Prima che si possa parlare di responsabilità sociale d’impresa vera e propria e rendere l’azienda la principale responsabile delle sue azioni, però, ci vorranno all’incirca altri dieci anni. Tuttavia, è solo negli anni ’80 che la definizione di RSI assume una forma più definita e tira in ballo anche gli stakeholders (i detentori di diritti) e i loro diritti. Negli anni ‘2000, poi, la responsabilità sociale d’impresa si pone al centro dell’attenzione delle Nazioni Unite e della Comunità Europea. CSR e Global Compact Saranno proprio le Nazioni unite a stilare il cosiddetto Global Compact, un decalogo di comportamenti virtuosi a cui le aziende possono aderire spontaneamente per far sì che la loro attività venga svolta sempre in maniera sostenibile e socialmente accettabile. Decalogo che può essere così riassunto: promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti; non violare i diritti umani e non rendersi complici, anche indirettamente, della loro violazione; eliminare tutte le forme di lavoro forzato; eliminare il lavoro minorile; eliminare qualsiasi forma di discriminazione in ambito professionale; sostenere un approccio preventivo nei confronti delle sfide ambientali; intraprendere iniziative che incentivino lo sviluppo di una maggiore responsabilità ambientale; incoraggiare la diffusione di tecnologie green e rispettose dell’ambiente; contrastare la corruzione. Che cos'è l'impresa etica Un’impresa etica è un’azienda che fonda la sua attività su regole di condotta virtuose, come quelle esposte nel decalogo del Global Compact, curando uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. In questo modo, non solo trasmette fiducia e benessere e diffonde un’immagine credibile di sé, ma risulta anche utile a sé stessa, ai suoi stakeholders e alla comunità in cui opera. Tra gli obiettivi perseguiti dalle aziende che basano la propria attività su un modello di business etico ci sono: sicurezza dell’ambiente di lavoro, sostenibilità ambientale, assunzione di responsabilità verso le generazioni future, miglioramento dei rapporti con le comunità locali.   Chi sono gli stakeholders? Gli stakeholders sono tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno a che fare con un’azienda: i clienti; i fornitori; i dipendenti; gli eventuali soci ed azionisti (chiamati anche shareholder); le istituzioni; l’ambiente; la comunità in cui è inserita. Se in passato si pensava che un’azienda dovesse rendere conto solo ai suoi azionisti, avendo come unico scopo il raggiungimento del massimo profitto, con la diffusione del concetto di responsabilità sociale d’impresa si è arrivati a comprendere che vanno tenuti in considerazione gli effetti che le azioni di un’azienda hanno su tutti i suoi stakeholders. Quali sono gli strumenti di un’impresa socialmente responsabile? Un’impresa socialmente responsabile ha a disposizione diversi strumenti per svolgere la sua attività in maniera sostenibile anche dal punto di vista sociale e ambientale: linee guida e certificazioni specifiche; codice etico; bilancio sociale; marketing sociale; CSR manager. Linee guida e certificazioni specifiche Delle linee guida e delle certificazioni fanno parte tutte quelle sigle composte da cifre e lettere che troviamo nelle dichiarazioni di conformità delle aziende di cui spesso ci chiediamo il significato. Rappresentano una sorta di controllo qualità, che dimostra che un’impresa stia effettivamente svolgendo la sua attività seguendo criteri etici e sostenibili. Tra le certificazioni ritenute più affidabili ci sono: SA8000 (certificazione utilizzata anche da Up Day); OHSAS18001; ISO14000; ISO26000. Codice etico È un documento redatto su base volontaria che stabilisce quali siano i principi e le modalità di condotta su cui l’azienda basa la sua attività. Tutti i soggetti coinvolti in tale attività devono farvi riferimento in ogni momento. Cosa si intende per bilancio sociale? Quando si parla di imprese e della loro gestione viene subito da pensare al bilancio d’esercizio. Un documento obbligatorio per legge che si compila a fine anno che contiene tutti i dati economici riguardanti l’attività e mostra una fotografia dettagliata della situazione economica di un’azienda. Il bilancio sociale è un documento che viene stilato su base volontaria dalle aziende che svolgono la propria attività in modo etico e desiderano dimostrarlo concretamente. Si tratta di uno strumento che ha lo scopo di rendicontare le azioni messe in atto nei confronti degli stakeholders di una determinata azienda, misurandone l’impatto. Tra le voci che si possono trovare in un bilancio sociale ci sono: l’impatto della struttura sul territorio; il grado di coerenza tra mission, strategie, attività e risultati conseguiti; la politica delle assunzioni; l’accertamento della customer satisfaction; le azioni compiute per garantire la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro; le risorse impiegate per promuovere iniziative socialmente utili. I vantaggi dell’adozione di un bilancio sociale sono diversi: migliorare l’efficacia della comunicazione; comprendere il ruolo svolto nella società civile; rendicontare le azioni sociali dell’azienda basandosi su parametri quali utilità, legittimazione ed efficienza; comprendere quale sia l’effettivo valore aggiunto prodotto e distribuito nei confronti degli stakeholder; effettuare un’autovalutazione al fine di migliorare la qualità di prodotti e servizio, il rapporto con gli utenti, la sicurezza sul posto di lavoro, e così via. Marketing sociale Servirsi del marketing sociale può essere utile per far conoscere a clienti, aziende concorrenti e, più in generale, al mercato in cui si opera, le azioni compiute in ambito sociale ed ecologico, rafforzando così la propria immagine di impresa socialmente responsabile nei confronti di clienti, collaboratori, fornitori e concorrenti. CSR Manager Le aziende che vogliano migliorare la propria cultura aziendale e basare la propria attività sulla responsabilità sociale non possono fare a meno di affidarsi al CSR manager. Una figura con competenze trasversali, che ha la capacità di perseguire un modello di management sostenibile e traghettare le imprese verso una gestione moderna e responsabile, attenta alle esigenze sociali ed ambientali. Up Day: la social company attenta ai diritti e alla responsabilità sociale Ogni giorno Up Day propone ai suoi clienti servizi e soluzioni di welfare aziendale capaci di garantire e accrescere il benessere aziendale, promuovendo una cultura attenta a tutte le sfumature della responsabilità sociale e ambientale. La stessa cultura su cui Up Day basa quotidianamente la sua attività. Impegnandosi a garantire ai suoi collaboratori condizioni di lavoro ottimali. Impostando una politica aziendale volta alla tutela dell’ambiente. Tutelando la privacy dei suoi utenti. Collaborando con diverse onlus per favorire la difesa di tutti gli individui, in particolar modo dei più deboli.
Corporate social responsability
Febbraio 17, 2021
Gestione Risorse Umane

La corporate social responsability al centro del dna di Up Day

Solidarietà e attento ascolto delle esigenze dei propri dipendenti: questi gli asset valoriali fondanti di Up Day, Valori che vengono concretizzati e applicati da tempo in programmi di Corporate Social Responsibility e in piani mirati al benessere delle proprie risorse che oggi, in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, acquistano più che mai importanza e spessore, Giornate libere retribuite a disposizione per svolgere volontariato, centesimi di euro dopo la virgola del proprio stipendio donati in beneficienza ogni mese, un fondo aziendale creato per sostenere colleghi in difficoltà. Sono questi i principali progetti che gravitano nella sfera della solidarietà e dell’assistenziale, che hanno avuto grande rilievo e raccolto ampio consenso all’interno di Up Day. Economia solidale, responsabilità sociale e assistenzialismo sono infatti alcuni degli asset valoriali fondanti di Up Day, valori che appunto vengono concretizzati e applicati in diversi programmi di Corporate Social Responsibility e che oggi, in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, acquistano più che mai importanza e spessore. Progetti di cui l’azienda, e chi ne fa parte, può definirsi fiera. Giornate solidali Giornate solidali è l’iniziativa recentemente introdotta dall’azienda che permette ai suoi lavoratori di usufruire di una giornata o due mezze giornate di permesso retribuito l’anno per poter svolgere azioni di volontariato, in accordo con l’ufficio Risorse Umane e con il proprio diretto responsabile e a fronte della necessaria documentazione compilata. I lavoratori volontari si impegnano con associazioni locali, in aiuto a bambini e famiglie, anziani, disabili, ambiente e animali o comunque in linea con la filosofia aziendale. Con questa operazione, Up Day vuole incentivare e sostenere percorsi di volontariato a supporto degli obiettivi sociali ed assistenziali delle associazioni del territorio. Campagna di Solidarietà Arrivata invece già alla sua 6°edizione, Operazione Zerovirgola è la campagna di solidarietà dove ciascuno può scegliere di donare i centesimi, con un arrotondamento per difetto alla cifra intera, dopo la virgola del proprio stipendio su base mensile, oppure anche un importo fisso, destinandoli ad un’associazione e deducendoli dai redditi da lavoro dipendente. Una scelta totalmente libera, individuale e revocabile in ogni momento. Fino alla fine del 2020, le associazioni che ne hanno beneficiato sono Piccoli Grandi Cuori e Ageop, scelte dai dipendenti stessi dopo un sondaggio interno. La decisione dei lavoratori di Up Day è un segno concreto di solidarietà e il modello di questa iniziativa è mutuato dall’esperienza consolidata della sua capogruppo, Gruppo Up, cooperativa francese che ha tra i suoi scopi quello di sostenere progetti sociali. Fondo aziendale solidale Infine, l’azienda ha istituito su base annuale il Fondo aziendale solidale, una cassa autogestita che si propone di aiutare colleghi in difficoltà, coordinata da un comitato formato da 6 dipendenti: durante la crisi Covid-19, ad esempio, ha rappresentato un sostegno concreto. Mariacristina Bertolini DG di Up Day : "Attraverso questi progetti, cerchiamo di dare un segno concreto di solidarietà, che in tempi di crisi economica assume ancora più valore e rappresenta una testimonianza da condividere. Per noi è importante migliorare le prestazioni in ambito di CSR, far passare questo genere di messaggi sensibilizzando i clienti e, in primis, i nostri collaboratori. Fa parte del DNA aziendale, perché ci rifacciamo all’esperienza della nostra casa madre, Gruppo UP, ambasciatore dell’economia sociale e solidale, portatore d’innovazione e valore per tutte le parti interessate: importiamo tale cultura aziendale al nostro interno per poi poterla proporre in seguito anche ai nostri clienti".
Lifelong Learning
Dicembre 21, 2020
Gestione Risorse Umane

Lifelong learning: quando la formazione diventa permanente

Il lifelong learning permette di accrescere le competenze di una persona in ambito professionale e sociale. Scopri come possono beneficiarne i lavoratori e come può migliorare il benessere lavorativo. Nel corso della loro vita le persone apprendono continuamente nuove cose: si tratta di un processo naturale e inevitabile, che consente loro di adattarsi al meglio alle nuove fasi della vita che man mano si trovano ad affrontare. Quando si parla di lifelong learning, però, non ci si riferisce a questo tipo di apprendimento, ma a una formazione più specifica e mirata. Quando viene applicato al contesto aziendale, rappresenta un’opportunità di crescita per i lavoratori, e, di riflesso, anche per l’impresa stessa. Ecco cos’è il lifelong learning e come può essere impiegato per migliorare il benessere lavorativo. Che cosa significa lifelong learning? Il termine si può tradurre con formazione permanente e viene utilizzato per indicare un processo intenzionale di apprendimento di nuove competenze da parte di un individuo. Quello di lifelong learning è un concetto piuttosto recente, che si è sviluppato negli anni ’70 e ’80 del ‘900 soprattutto in riferimento alla formazione scolastica e universitaria. In tempo di crisi economica, infatti, sembrava sempre più evidente che lo studio non fosse più in grado di offrire le garanzie di accesso ad una qualità di vita e una società migliori. Con il passare del tempo il concetto si è spostato dall’ambito scolastico e collettivo a quello economico e individualistico, divenendo un mezzo che il singolo individuo può impiegare per migliorare le proprie possibilità in ambito professionale e per ottenere una posizione più prestigiosa all’interno della società. A partire dagli anni 2000, poi, la Comunità Europea ha indicato il lifelong learning come lo strumento migliore per garantire lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza e su uno sviluppo economico sostenibile: la cosiddetta learning society, per vivere nella quale l’apprendimento continuo è fondamentale. A cosa serve il lifelong learning e perché può migliorare il benessere lavorativo Il concetto di lifelong learning è sempre più associato all’ambito lavorativo perché si è visto come la formazione continua sia un vero e proprio strumento di welfare aziendale, che aiuta a migliorare il benessere lavorativo e a rendere i lavoratori più competitivi.   Come può migliorare il benessere lavorativo Il lifelong learning, quindi, rappresenta una condizione fondamentale per la permanenza nel mondo del lavoro. Il potenziamento delle competenze già acquisite, e l’apprendimento di nuove skill, serve: per migliorare la propria produttività; per superare le difficoltà legate ai cambiamenti sempre più repentini che si verificano in ambito lavorativo; per favorire un’eventuale ricollocazione nel mondo del lavoro.   I vantaggi per le aziende Va da sé che per un’azienda avere collaboratori sempre aggiornati rappresenti un valore aggiunto ed è per questo che molte imprese decidono di investire nel campo della formazione continua. Ecco quali sono i vantaggi dell’investire nel lifelong learning: aumento della produttività. I dipendenti che migliorano la propria preparazione e acquisiscono nuove competenze, di solito, acquisiscono anche una maggiore dimestichezza con strumenti e tecnologie innovativi. In conseguenza di ciò, aumenta anche l’efficienza nello svolgimento delle loro mansioni, che porta ad un aumento generale della produttività; aumento della competitività. Avere collaboratori sempre aggiornati rende le aziende più competitive sul mercato; aumento della comprensione della Mission aziendale. Non basta avere una cultura aziendale ben definita perché questa venga assimilata dai propri dipendenti. Bisogna anche fornire loro gli strumenti per comprendere come funziona l’attività che svolgono, quali sono gli obiettivi da raggiungere e i modi migliori per ottenere determinati risultati; fidelizzazione dei dipendenti. Investire nella formazione continua dei propri collaboratori dimostra loro che l’azienda ha davvero a cuore il loro benessere. Di conseguenza, i lavoratori si sentiranno più partecipi delle sue sorti e svilupperanno una fedeltà al marchio che si rifletterà anche sulla sua immagine pubblica; riduzione del turnover. Acquisire e formare nuovo personale rappresenta un costo che pesa fortemente sul bilancio di un’azienda. Garantire ai lavoratori un ambiente stimolante, che li metta nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità e offra loro riconoscimenti per i risultati raggiunti è il modo migliore per trattenere i talenti e impedire che si rivolgano altrove. Uno dei tanti mezzi per ottenere questo obiettivo è proprio fornire loro una formazione continua. La formazione permanente come strumento di motivazione per il dipendente La formazione permanente è un’opportunità che le aziende non possono proprio lasciarsi sfuggire. Ma qual è il modo migliore di sfruttarla per motivare i propri dipendenti? Creando un vero e proprio ecosistema di apprendimento, capace di toccare in maniera trasversale persone di tutte le età e livello di studio.   Quali caratteristiche deve avere l’istruzione per un adulto Prima di vedere come è possibile creare un ecosistema di apprendimento che rappresenti un vero valore aggiunto per l’azienda, cerchiamo di capire quali siano le caratteristiche che deve avere l’offerta formativa rivolta a un adulto per essere efficace: deve fare leva sulla motivazione. Mentre un bambino studia soprattutto perché sollecitato dalle persone che lo circondano, un adulto sceglie di continuare ad imparare spinto da motivazioni individualistiche (come il desiderio di migliorare la propria cultura personale o di aumentare l’autostima, la voglia di ottenere soddisfazioni personali e di migliorare la qualità della vita); deve intercettare la disponibilità e il bisogno di apprendere. Perché la formazione risulti efficace, deve far leva sulla disponibilità di una persona ad apprendere cose nuove e sulla sua voglia di imparare; deve tenere conto delle esperienze pregresse. Mentre un bambino è come un quaderno intonso sul quale ci si appresta a scrivere per la prima volta, un adulto è come un libro in parte già scritto. L’offerta formativa rivolta ai lavoratori deve tenere conto del bagaglio di competenze e di esperienze che ciascuno si porta dietro. Bagaglio che, se non viene preso in considerazione, può diventare un ostacolo; deve essere improntata sulle reali necessità dei lavoratori. Prima di avviare qualsiasi percorso di formazione, è necessario eseguire delle indagini mirate per capire quali siano le competenze dei dipendenti che hanno bisogno di essere affinate.   Come favorire il lifelong learning in azienda Per favorire la formazione permanente nella propria azienda e far sì che rappresenti un vantaggio per i lavoratori e per l’impresa stessa si hanno a disposizione diversi strumenti, che diventano sempre più articolati con l’avanzare dei progressi in campo tecnologico: mentorhsip. È forse il tipo di insegnamento più semplice e longevo, in quanto permette ai lavoratori di formarsi direttamente sul campo, seguendo l’esempio di chi ha più esperienza di loro. Caduto progressivamente in disuso in Italia, il concetto di mentorship è invece tenuto in gran conto all’estero; organizzazione di un corso di aggiornamento dal vivo. Il corso di aggiornamento è il primo strumento che un’impresa ha per garantire al proprio personale una formazione personale continua; e-learning. Le nuove piattaforme di e-learning rappresentano un valore aggiunto per le aziende che decidono di investire nella formazione dei lavoratori, in quanto offrono maggiori possibilità e flessibilità; business games, si tratta di efficaci strumenti per aumentare la motivazione delle persone. Essi ricreano determinate situazioni in un ambiente controllato e permettono a chi vi partecipa di mettere a frutto la propria capacità di problem solving; T – Group. Si tratta di gruppi di discussione ai quali si prende parte per più giorni consecutivi. Non solo formazione professionale La formazione permanente non deve avere come unico obiettivo il miglioramento delle competenze professionali. Perché rappresenti un vero valore aggiunto per il dipendente e migliori davvero la sua qualità della vita deve toccare anche ambiti che esulano dall’ambiente di lavoro. In questo senso, oltre all’organizzazione di corsi di perfezionamento e aggiornamento interni all’azienda, si deve prevedere l’offerta di corsi e percorsi formativi esterni all’ambiente di lavoro (ad esempio corsi di lingue o informatica), che possono essere ricompresi nei piani di welfare aziendale. Ad esempio, si possono creare pacchetti personalizzati ai quali si può accedere attraverso l’impiego dei voucher welfare offerti al lavoratore come premio di risultato.  
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