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Una semplice scelta che porta con sé tanti vantaggi per le aziende e i loro dipendenti.

Buoni pasto per amministratori e soci: cosa sapere
Gennaio 05, 2025
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Buoni pasto per amministratori e soci: ecco cosa sapere

L'assegnazione di buoni pasto agli amministratori e ai soci di una società può essere un'opzione vantaggiosa che prevede delle agevolazioni fiscali, purché siano rispettate le norme fiscali e i limiti di erogazione. I buoni pasto aziendali sono una forma di remunerazione in natura molto diffusa fra le aziende che decidono di mettere a punto un piano di welfare a favore dei lavoratori dipendenti, degli amministratori e dei soci. Tuttavia, in questi ultimi due casi, è importante sapere che ci sono alcune differenze tra la collaborazione tipica e quella professionale. Nel primo caso, l'amministratore o il socio riceve i buoni pasto come se fosse un dipendente dell'azienda e quindi vengono considerati redditi di lavoro dipendente. Nel secondo caso, invece, l'amministratore o il socio riceve i buoni pasto come rimborso spese e quindi non sono soggetti a tassazione. Va però precisato che, nel caso di rimborso spese, si applicano regole stringenti e documentabili: non sempre i buoni pasto rientrano in questa categoria, per cui la prassi più sicura resta l’inquadramento assimilato a reddito di lavoro dipendente. In entrambi i casi, i buoni pasto sono deducibili dal reddito d'impresa dell'azienda e sono un modo vantaggioso per compensare i collaboratori. Tuttavia, ci sono dei limiti alla quantità di buoni pasto che si possono assegnare ed è necessario rispettare le norme fiscali per evitare sanzioni. I buoni pasto sono un'ottima soluzione per incentivare la collaborazione e migliorare la qualità della vita dei collaboratori. Ma affrontiamo il tema più nel dettaglio. Buoni pasto ad amministratori: cosa sapere Deducibilità dei buoni pasto per gli amministratori Buoni pasto ai soci: cosa sapere e deducibilità Buoni pasto ad amministratori: cosa sapere Fra i benefit più comuni all’interno delle aziende rientra - per scelta dell’azienda, per regolamento aziendale o per quanto previsto dall’accordo collettivo - la somministrazione di vitto. Oltre che attraverso le mense, questa può avere luogo con quelli che sono chiamati servizi sostitutivi di mensa, ovvero la somministrazione di bevande e alimenti – pasti completi - effettuata da esercizi commerciali abilitati, attraverso l’erogazione dei buoni pasto. I buoni pasto rappresentano un fringe benefit molto richiesto sia dai liberi professionisti che dai dipendenti delle aziende perché fiscalmente conveniente per tutte le parti, essendo esente – parzialmente o integralmente – per tutti i beneficiari, e deducibile per l’impresa che scelga di utilizzarlo. Oltre alle categorie citate, anche gli amministratori possono rientrare tra i beneficiari di questo utilissimo benefit anche nei casi di collaborazione non necessariamente subordinata. Il compito di un amministratore di società concerne tutto quello che riguarda la gestione della stessa e, per svolgere tale attività, questi ha diritto al cosiddetto compenso dell’amministratore. È importante sapere che l'erogazione dei buoni pasto agli amministratori dipende dal tipo di contratto, che può essere una collaborazione tipica o una collaborazione professionale. In base a ciò, si può stabilire la deducibilità dei buoni pasto. Nel caso di una collaborazione tipica, l’amministratore non è legato all’impresa da un lavoro subordinato, ma da un rapporto di collaborazione, solitamente continuativa. Il soggetto rientra invece nella collaborazione professionale quando è richiesta una conoscenza tecnico-giuridica correlata direttamente alle prestazioni da lavoro autonomo. In ogni caso, per garantire la corretta deducibilità del benefit e prevenire contestazioni in sede di controllo fiscale, è consigliabile inserire i buoni pasto in un regolamento aziendale che ne disciplini l’erogazione e l’uniformità di trattamento. Deducibilità dei buoni pasto per gli amministratori L'assegnazione dei buoni pasto agli amministratori di una società, sia in caso di collaborazione tipica che professionale, è possibile rispettando i limiti di erogazione e le norme fiscali. In caso di collaborazione tipica, l'amministratore è assimilabile ad un lavoratore dipendente ai fini fiscali, pur non essendoci un rapporto di lavoro subordinato. Ciò significa che il reddito percepito è tassato come quello di un lavoratore dipendente e la tassazione dei buoni pasto segue le stesse regole. A stabilirlo è la legge e in particolare l’articolo 50, comma 1, lett. C-bis del TUIR. Pertanto, così come per i dipendenti, il regime fiscale dei buoni pasto erogati all’amministratore “collaboratore” della società prevederà l’esenzione fino all’importo giornaliero complessivo pari a 8 euro, nel caso di buoni pasto elettronici, e pari a 4 euro, nel caso di buoni pasto cartacei. Nel caso di collaborazione professionale, invece, l'amministratore emetterà fattura in quanto professionista titolare di Partita IVA e il suo reddito rientrerà nella categoria dei redditi di lavoro autonomo. In questo caso, la tassazione dei buoni pasto segue le regole previste per i possessori di Partita IVA e sarà possibile dedurre i costi ai fini delle imposte dirette fino al 75% nel limite del 2% del fatturato. Secondo la normativa, invece, è interamente detraibile l'IVA del 10%. È però importante che il buono pasto sia effettivamente inerente all’attività professionale, ad esempio in caso di pasti sostenuti durante trasferte o attività fuori sede. Buoni pasto ai soci: cosa sapere e deducibilità Ma come funziona quando a ricevere i buoni pasto è un socio della società? Prima di tutto, sono definiti soci coloro i quali decidono di creare una società, attraverso un negozio giuridico e detengono quindi un capitale sociale. Vediamo adesso come si identifica il regime fiscale degli utili percepiti dai soci di un’azienda. Prima di tutto, è necessario fare una distinzione a seconda della natura dell’ente. Ad esempio, per quanto riguarda una società di persone, viene applicato il cosiddetto regime della trasparenza fiscale. Significa che i redditi prodotti da tali soggetti sono imputabili a ogni socio a prescindere dalla percezione e in proporzione alla quota di partecipazione agli utili corrispondenti. Secondo l’articolo 6, comma 3 del TUIR, il reddito da imputare direttamente ai soci è definibile come reddito d’impresa quando è conseguito da società di persone commerciali, ovvero snc e sas. Nella società di capitali, invece, secondo l’articolo 44 del TUIR, sussiste una tassazione dei dividendi erogati ai soci come redditi di capitale. Fanno eccezione gli utili percepiti dai soci fondatori di un’azienda per i quali, avendo un reddito equiparabile a quello da lavoratore autonomo, vige la disciplina fiscale applicabile agli amministratori con contratto di collaborazione professionale e ai titolari di P.IVA. A parte questa eccezione, la quota corrisposta dalla società al socio, a differenza dell’amministratore, non costituisce un vero e proprio compenso, ovvero il corrispettivo di una prestazione specifica. Per quanto riguarda il socio assegnatario e il reddito imponibile derivante dall'assegnazione, va notato che a seconda delle circostanze che la determinano, l'assegnazione può o meno produrre reddito imponibile. Se la società decide di assegnare il buono pasto a titolo di distribuzione di utili, sarà tassato in base all'articolo 47, comma 3, del TUIR, che prevede la tassazione del valore imponibile del bene in natura. Invece, se il buono pasto viene erogato come ripartizione di riserve o fondi assimilati al capitale sociale, l'assegnazione ha un valore esclusivamente patrimoniale e non produce ricchezza, quindi non è rilevante ai fini fiscali. Si tratta tuttavia di assegnazioni poco frequenti e spesso difficili da giustificare in fase di controllo: nella prassi operativa, sono scenari residuali. Lo stesso vale se l'assegnazione del buono pasto avviene per pura liberalità della società. Va comunque tenuto presente che se esiste la presunzione legale di distribuzione degli utili, l'assegnazione di riserve di capitale sarebbe riqualificata in utili distribuiti ai soci, tassabili in capo a questi ultimi. In questo caso, anche i buoni pasto concorrerebbero alla formazione del reddito del socio. Proprio perché la gestione dei fringe benefit ai soci rappresenta un’area grigia dal punto di vista fiscale, è consigliabile farsi supportare da un consulente per definire modalità e finalità di eventuali erogazioni.
PIRAMIDE ALIMENTARE: MANGIARE SANO CONSAPEVOLMENTE
Luglio 18, 2024
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Piramide alimentare: mangiare sano consapevolmente

La piramide alimentare è un modello nutrizionale ideato per spiegare in maniera facile e intuitiva la composizione degli alimenti cardine della dieta mediterranea. Con questa vengono elencati i cibi da consumare e in quali quantità: per rendere facile la comprensione dello schema, è stato pensato quindi di creare una struttura a piramide - nella quale inserire in base alle proporzioni gli ingredienti necessari per una corretta alimentazione. Dimentichiamo quindi diete stressanti, regimi alimentari estremi e il detox; seguendo lo schema della piramide alimentare si promette uno stile di vita sano e bilanciato. La piramide alimentare come funziona Piramide alimentare : i 6 livelli Una soluzione per mangiare sano Come funziona? Il modello della piramide alimentare è piuttosto intuitivo, ma analizziamo velocemente come funziona. Grazie alla struttura piramidale, il procedimento è semplice: gli alimenti che stanno alla base della piramide sono quelli privilegiati e di cui il consumo deve essere maggiore. Salendo verso il vertice della figura, la quantità e la cadenza settimanale di assunzione degli alimenti si riduce. Ciò che si trova nella punta - per esempio - saranno gli ingredienti da mangiare settimanalmente con una cadenza più sporadica. Ma quali sono gli alimenti inseriti nella piramide alimentare? La risposta sta alla base della composizione della dieta mediterranea. Gli alimenti si ripartiscono in un 50/60% di carboidrati, 20/30% circa di grassi e un 10% dalle proteine. Piramide alimentare: i 6 livelli La piramide alimentare si struttura su 6 livelli principali, che sono: Alla base troviamo gli alimenti vegetali, ovvero frutta e verdura. Questi vanno consumati circa 5 volte al giorno, cercando di seguire le regole di stagionalità. Un ottimo consiglio è quello di consumare le verdure crude o preparate con metodi cottura leggeri, come al vapore o al forno. Nel secondo livello la piramide ospita i glucidi - o carboidrati complessi. Pasta, pane, riso e tutti i cereali sono importanti per favorire energia al nostro cervello e a tutto il corpo. Si consiglia un consumo dalle 4 alle 6 porzioni al giorno, preferendo quelli integrali o a basso indice glicemico. A metà del modello piramidale - al terzo posto - si posizionano i grassi o condimenti. Vanno consumate circa 2/3 porzioni a dì, in particolare l’olio extravergine di oliva. Altre fonti possono essere la frutta secca, l’avocado e i semi. Al quarto livello troviamo latte, formaggi e yogurt - per apportare all’organismo una buona dose di calcio. Consuma circa 2/3 porzioni di questi alimenti, preferendo i formaggi magri e leggeri. Quasi al vertice troviamo le proteine, ovvero carne, pesce, uova e legumi. Questi alimenti sono fondamentali per i muscoli, da consumare non troppo spesso - circa 1 o 2 volte al giorno. Al vertice della piramide, infine, gli alimenti che vanno mangiati più sporadicamente. Sono dolci, snack, bevande zuccherate, insaccati e alcolici. Nessuno li demonizza, ma fai attenzione al consumo eccessivo di questi alimenti. Una soluzione per mangiare sano Se vuoi seguire un’alimentazione improntata sulla dieta mediterranea e la piramide alimentare - ma hai pochissimo tempo per organizzarti e cucinare - Nutribees potrebbe essere una soluzione importante. Compilando il test nutrizionale gratuito e inserendo alcuni dati sulla tua condizione fisica, ti verranno consigliati i piatti più adatti alle tue esigenze. Ogni settimana il servizio propone una scelta di più di 40 piatti a settimana, preparati da executive chef secondo la regola del piatto sano e i principi della dieta mediterranea. Con Nutribees puoi ordinare quando vuoi e pagare con i buoni pasto Day.  Qui trovi maggiori informazioni su come pagare la tua spesa online nella app Buoni Up Day .
Deducibilità e detraibilità dei buoni pasto, ecco cosa sapere
Giugno 12, 2024
Buoni Pasto

Deducibilità e detraibilità dei buoni pasto, ecco cosa sapere

I buoni pasto sono uno dei benefit più diffusi tra le aziende con dipendenti che non possiedono una mensa aziendale. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle normative che ne regolano l’erogazione e la tassazione. Se le grandi aziende conoscono bene il servizio sostitutivo di mensa tramite buono pasto, non tutte le medie e piccole imprese sanno che anche con pochi dipendenti si può usufruire di un servizio dai molteplici vantaggi. In questo articolo troviamo informazioni utilissime circa detraibilità e deducibilità dei buoni pasto e i vantaggi fiscali per azienda e dipendenti. Erogazione e tassazione dei buoni pasto: qual è la normativa vigente Regole di utilizzo dei buoni pasto Vantaggi fiscali dei buoni pasto Detraibilità e deducibilità dei buoni pasto   Erogazione e tassazione dei buoni pasto: qual è la normativa vigente I buoni pasto rappresentano un importante benefit per i dipendenti, regolato da specifiche normative fiscali. Secondo l’art. 51, comma 2, lett. c) del TUIR, i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino a determinati limiti: 8 euro per i buoni pasto elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Questa esenzione consente ai datori di lavoro di fornire ai propri dipendenti un beneficio senza incidere sul loro reddito imponibile. Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 122 del 7 giugno 2017 stabilisce quali categorie di lavoratori abbiano diritto ai buoni pasto, individua gli esercizi presso i quali può essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso attraverso i buoni pasto e specifica le caratteristiche che devono avere i buoni cartacei ed elettronici. Le recenti normative, confermate anche per il 2024, prevedono che i buoni pasto possano essere utilizzati da una vasta gamma di dipendenti, inclusi quelli a tempo pieno, part-time, collaboratori continuativi e lavoratori in smart working​.   Regole di utilizzo del buono pasto Il titolare del buono pasto deve conoscere alcune caratteristiche del servizio: i ticket consentono all’utilizzatore di ricevere un servizio sostitutivo di mensa dell’importo pari al valore facciale del buono pasto; i buoni sono dei veri e propri titoli di legittimazione e costituiscono il documento che consente agli esercizi convenzionati di provare alla società di emissione l’avvenuta prestazione nei confronti del titolare del buono; i buoni pasto spettano ai prestatori di lavoro subordinato, a tempo pieno e parziale, anche qualora l’orario di lavoro non preveda una pausa pranzo; spettano inoltre ai soggetti che abbiano instaurato con l’impresa che li eroga un rapporto di collaborazione anche non subordinato; possono essere utilizzati per acquistare generi alimentari pronti al consumo nei supermercati e per usufruire della somministrazione dei pasti nelle attività di ristorazione; i buoni pasto non sono cedibili, commercializzabili, né convertibili in denaro; sono utilizzabili esclusivamente per l’intero valore facciale. Non è previsto il resto; si possono cumulare, e quindi utilizzare, fino a un massimo di 8 buoni contemporaneamente; vanno utilizzati entro e non oltre la data di validità indicata sul buono. Non sono previste proroghe.   Vantaggi fiscali dei buoni pasto L’erogazione dei buoni pasto comporta numerosi vantaggi sia per il lavoratore, sia per il datore lavoro, anche sotto il profilo fiscale. Vantaggi fiscali dei buoni pasto per l'azienda Le aziende che decidono di attribuire buoni pasto ai propri dipendenti godono di numerosi vantaggi fiscali. Oltre alla possibilità di detrarre integralmente i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, le aziende non sono tenute a operare ritenute contributive e previdenziali sul valore dei buoni, purché entro i limiti stabiliti dalla normativa. Questo riduce il costo del lavoro e permette alle imprese di offrire un benefit altamente apprezzato senza gravare eccessivamente sui costi operativi​. Vantaggi fiscali dei buoni pasto per i dipendenti Per i dipendenti, i buoni pasto rappresentano un vantaggio fiscale significativo poiché non concorrono alla formazione del reddito imponibile fino ai limiti di 8 euro giornalieri per i buoni elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Questo significa che i dipendenti possono beneficiare di un incremento del potere d’acquisto senza subire un aumento della tassazione. Inoltre, i buoni pasto non sono soggetti a contributi previdenziali, riducendo ulteriormente il carico fiscale complessivo per i lavoratori​. Quanto si risparmia con i buoni pasto? Ecco un esempio concreto di risparmio per un’azienda con 10 dipendenti, ai quali vengono erogati buoni pasto elettronici dal valore facciale di €8,00. Insomma, con l’erogazione dei buoni pasto, il dipendente non subisce oneri a carico in busta paga. * percentuali medie, il valore esatto dipende dal CCNL Detraibilità e deducibilità dei buoni pasto I buoni pasto offrono notevoli vantaggi fiscali alle aziende, grazie alla loro detraibilità e deducibilità. Detraibilità dell'IVA sui buoni pasto La detraibilità dell'IVA sui buoni pasto dipende dalla loro forma. Per i buoni pasto elettronici, l’IVA è interamente detraibile con un'aliquota del 4%. Questa detraibilità si applica quando i buoni pasto vengono utilizzati in conformità con la normativa fiscale vigente. Tuttavia, per i buoni pasto cartacei, l’IVA non è detraibile. Questo cambiamento è avvenuto a seguito della soppressione dell’art. 19-bis1, lett. e) del D.P.R. n. 633/1972 da parte dell’art. 83 del D.L. n. 112/2008, che ha eliminato il riferimento all'indetraibilità oggettiva dell'IVA sui buoni pasto​​. Deduzione dei costi dei buoni pasto Le società con partita IVA possono detrarre al 100% i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, a condizione che questi siano erogati alla generalità o a categorie specifiche di dipendenti, come stabilito dalla Circ. n. 326/E/1997. Questa deduzione permette alle aziende di ridurre la base imponibile e, di conseguenza, l'imposta sul reddito delle società​. Deducibilità dei buoni pasto in smart working: cosa dice la legge? Anche i dipendenti in smart working possono beneficiare dei buoni pasto, che rimangono deducibili alle stesse condizioni dei dipendenti che lavorano in sede. La normativa non distingue tra le modalità di lavoro, permettendo così alle aziende di incentivare il lavoro da remoto senza perdere i benefici fiscali associati ai buoni pasto​. Con la crescita del numero di lavoratori che svolgono le proprie mansioni in smart working molte aziende si sono chieste se fosse ancora necessario erogare loro i buoni pasto nelle giornate in cui i dipendenti non si trovano in ufficio e, soprattutto, se, per i buoni pasto erogati nelle giornate di smart working le agevolazioni fiscali continuassero a sussistere. Sull’argomento si è espressa l’Agenzia delle Entrate con la risposta ad interpello numero 956-2631/2020 resa dalla Direzione regionale del Lazio. Analizzando l’attuale normativa riguardante i servizi sostitutivi di mensa e i buoni pasto, l’Agenzia ha stabilito che l’esenzione dalla tassazione prevista dal TUIR spetti anche nel caso in cui i buoni pasto vengano erogati a lavoratori in smart working in quanto il regime fiscale opera in maniera indipendente dall’articolazione dell’orario di lavoro e dalle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa. Ditte individuali e liberi professionisti Il servizio buono pasto non è un’esclusività delle aziende di grandi dimensioni, delle PMI e i loro dipendenti. Anche altre tipologie di società possono acquistare ticket restaurant. In questi casi però non può essere applicata l’aliquota agevolata del 4% e cambiano altresì le modalità di deduzione della fattura. I riferimenti legislativi a cui fare riferimento, in questo caso, sono: DL 112/2008, art. 83, comma 28 bis; Circolare Ministeriale 6/E del 3/3/2009 per la deducibilità. Per maggiori informazioni relative a detraibilità e deducibilità per i buoni pasto per lavoratori con partita IVA, ditte individuali e liberi professionisti, consultare l’articolo che approfondisce la conoscenza in merito
la tassazione dei buoni pasto in busta paga
Giugno 04, 2024
Buoni Pasto

Come avviene la tassazione dei buoni pasto in busta paga?

I buoni pasto fanno parte dei cosiddetti fringe benefit: beni e servizi aggiuntivi erogati dalle aziende ai propri dipendenti per migliorare la conciliazione vita-lavoro, assoggettati a una tassazione di favore. Ecco come vengono tassati in busta paga i buoni pasto cartacei e quelli elettronici.   I buoni pasto sono dei voucher erogati ai lavoratori dipendenti come servizio sostitutivo di mensa e possono essere utilizzati per acquistare pasti già pronti e prodotti alimentari. I lavoratori che li ricevono sono esentati dal pagamento delle tasse solo fino a determinate soglie stabilite dalla legge. Ecco un’utile guida sulla tassazione dei buoni pasto in busta paga aggiornata con le informazioni necessarie relative all’anno 2024. . Perché i buoni pasto sono soggetti a tassazione? C’è differenza tra la tassazione dei buoni pasto cartacei e quelli elettronici? La tassazione dei buoni pasto per le aziende La normativa che regola la tassazione dei buoni pasto   Perché i buoni pasto sono soggetti a tassazione? Esistono diversi tipi di benefit che le aziende possono erogare ai propri dipendenti: i flexible benefits, che sono totalmente esenti dall’imposizione fiscale e contributiva (perché considerati complementari alla retribuzione ordinaria) e i fringe benefits, che, invece, sono soggetti a tassazione parziale perché considerati aggiuntivi rispetto alla normale retribuzione. I buoni pasto fanno parte dei cosiddetti fringe benefits: beni e servizi considerati come retribuzioni aggiuntive, e quindi esenti dalla tassazione solo se il loro valore non supera le soglie indicate dalla legge. Se un’azienda eroga ai propri dipendenti dei buoni pasto il cui valore è superiore ai limiti stabiliti dalla legge, la differenza verrà inserita in busta paga e il lavoratore dovrà pagarci sopra tasse e contributi. Inoltre, sia i flexible benefits che i fringe benefits hanno diritto ad essere tassati in maniera agevolata solo se vengono erogati a tutti i dipendenti, o a categorie omogenee di lavoratori.   C’è differenza tra la tassazione dei buoni pasto cartacei e quelli elettronici? Oggi, le aziende che decidono di erogare ai propri dipendenti un servizio sostitutivo di mensa hanno la possibilità di scegliere se versare in busta paga un’indennità sostitutiva di mensa (indennità che, a parte alcuni rari casi, è totalmente soggetta a tassazione), oppure se offrire loro i buoni pasto. I buoni pasto sono ticket in forma cartacea o elettronica, di importo variabile, che i lavoratori possono usare per acquistare pasti già pronti, ma anche prodotti alimentari di vario genere. Al dipendente viene erogato un buono pasto per ciascuna giornata lavorativa. Se si tratta di buoni cartacei, a inizio mese gli viene consegnato un blocchetto contenente il numero di buoni corrispondente alle giornate lavorate nel mese precedente. Se si tratta di buoni elettronici, la card dei buoni pasto viene ricaricata con la cifra corrispondente. Se il valore di ogni singolo buono pasto supera la soglia stabilita dalla legge, la differenza va inserita in busta paga. Quindi, per rispondere alla domanda che dà il titolo a questo paragrafo: la tassazione dei buoni pasto è uguale sia per i buoni cartacei, sia per quelli elettronici. Se il loro valore supera le soglie fissate dalla normativa, la quota che eccede viene tassata. Ciò che cambia sono le soglie di esenzione dalla tassazione, più vantaggiose per i buoni elettronici. Per quanto riguarda la detraibilità e la deducibilità, le società titolari di partita IVA possono dedurre al 100% i costi sostenuti per l’acquisto di buoni pasto, a condizione che questi vengano erogati alla generalità o a categorie di dipendenti. L’IVA, con aliquota al 4%, è interamente detraibile per i buoni pasto elettronici, mentre non è detraibile per quelli cartacei. Inoltre, i titolari d’azienda, i soci e le aziende individuali possono detrarre l’IVA al 10% e il 75% delle spese per un importo massimo pari al 2% del fatturato. Anche i dipendenti e i collaboratori beneficiano di vantaggi fiscali. Secondo l’art.51, comma 2, lett.C del TUIR, i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente o assimilato e non contribuiscono alla determinazione della base imponibile contributiva. Per i buoni pasto digitali, l’importo complessivo giornaliero che non concorre a formare reddito lavorativo è fissato a 8 euro, mentre per i buoni pasto cartacei il limite giornaliero è fissato a 4 euro. Dall’anno 2020 e ancora oggi, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio relativa al 2020, le soglie stabilite sono le seguenti: Buoni pasto esenti da tassazione fino al limite di 4 euro a buono per buoni cartacei Buoni pasto esenti da tassazione fino al limite di 8 euro a buono per quelli elettronici. Vediamo un esempio concreto della tassazione in busta paga dei buoni pasto cartacei e di quelli elettronici, utilizzando un’aliquota IRPEF convenzionale al 27% (senza tenere conto di eventuali detrazioni da lavoro dipendente o per carichi di famiglia). Poniamo il caso che a un dipendente, nel mese di maggio, vengano erogati 20 buoni pasto di importo giornaliero pari a €8,50, per un valore di €170,00 complessivi. Se i buoni pasto fossero cartacei, andrebbe inserita in busta paga la somma di €90 che è ottenuta moltiplicando la differenza tra la soglia di esenzione e l’effettivo valore del buono pasto. Se, invece, i buoni pasto erogati fossero in formato elettronico, in busta paga andrebbe inserito un importo di €10. Di seguito la tabella con il calcolo degli importi da inserire in busta paga e delle quote INPS e IRPEF da versare, al fine di comprendere meglio la differenza di tassazione tra buoni cartacei e buoni elettronici.   BUONI PASTO CARTACEI BUONI PASTO ELETTRONICI VALORE BUONI PASTO (€8,50 x 20) € 170,00 €170,00 QUOTA DA INSERIRE IN BUSTA PAGA (€4,50 X 20) €90 (€0,5 x 20) €10 INPS DA VERSARE (ALIQUOTA 9,19%) €8,27 €0,91 IRPEF DA VERSARE (ALIQUOTA CONVENZIONALE AL 27%) €24,30 €2,7   Perché ci sono più vantaggi fiscali se si usano i buoni pasto elettronici? La recente introduzione della soglia di esenzione più alta per i buoni pasto elettronici li ha resi uno strumento più appetibile per aziende e dipendenti. Ma perché è stata operata questa scelta, da parte del legislatore? La motivazione principale è che, aumentando la soglia di esenzione dei buoni pasto elettronici fino a 8 euro, si spera di incentivarne l’uso e favorire un progressivo abbandono del mezzo di pagamento cartaceo. Oltre ad essere più pratici da usare rispetto ai cartacei, infatti, i buoni pasto elettronici sono più facilmente tracciabili ed è più difficile che ne venga fatto un uso scorretto sia da parte degli utilizzatori, sia da parte degli esercenti.   Tassazione dei buoni pasto: i vantaggi rispetto all’erogazione dell’indennità in busta paga Tra i servizi sostitutivi di mensa che l’azienda può erogare ai propri dipendenti non ci sono solo i buoni pasto, ma anche l’indennità sostitutiva di mensa: un importo che viene versato direttamente nella busta paga del lavoratore, come forma di indennizzo per l’assenza di una mensa aziendale dove poter consumare i pasti durante l’orario di lavoro. Questo tipo di indennità non rientra nella platea dei fringe benefit che il datore di lavoro può erogare ai propri dipendenti, pertanto non è soggetta a tassazione agevolata, ma viene tassata per il suo intero importo. Gli unici casi in cui questo tipo di agevolazione risulta esente da tassazione fino alla soglia (questa rimasta invariata) di 5,29 euro, sono rappresentati dal versamento dell’indennità ai lavoratori che operano nei cantieri edili, in altre strutture a carattere temporaneo o in unità produttive situate in zone dove siano assenti i servizi di ristorazione. Sotto il profilo della tassazione, perciò, i buoni pasto, in particolare quelli elettronici, risultano più convenienti per i lavoratori, rispetto all’indennità sostitutiva di mensa, perché la tassazione agevolata riduce l’erosione del loro potere d’acquisto.   La tassazione dei buoni pasto per le aziende L’azienda che decida di erogare i buoni pasto ai propri dipendenti ottiene numerosi vantaggi fiscali, poiché la loro tassazione prevede numerose agevolazioni. Tra i vantaggi fiscali dei buoni pasto, anche per il 2024, figura la possibilità per i datori di lavoro di dedurre integralmente i costi relativi all'acquisto dei buoni pasto, a condizione che questi siano erogati alla generalità o a specifiche categorie di dipendenti. Inoltre, il datore di lavoro non è tenuto a operare ritenute contributive e previdenziali sul valore dei buoni pasto, come previsto dall’art. 51, comma 2, lett. c), TUIR, che non concorre alla determinazione della retribuzione imponibile ai fini contributivi. Fino al 2008, l'IVA sui servizi alberghieri e di somministrazione di alimenti e bevande era indetraibile, fatta eccezione delle somministrazioni effettuate nei locali aziendali. Poiché i buoni pasto non rientravano in questa eccezione, l'IVA sui buoni pasto era considerata indetraibile. Con l’entrata in vigore dell’art. 83, D.L. n. 112/2008, è stata soppressa questa disposizione, eliminando così il riferimento all'indetraibilità oggettiva dell'IVA sui buoni pasto. Come detto, il costo dei buoni pasto è deducibile al 100%. Ciò significa che le imprese che decidono di riconoscerli ai propri collaboratori possono recuperare il costo sostenuto per erogarli in maniera completa. I buoni pasto elettronici, inoltre, sono soggetti ad un’aliquota IVA agevolata, pari al 4%, anch’essa totalmente deducibile. Questo vale, però, solo per i buoni pasto elettronici. L’IVA versata dalle aziende per i buoni cartacei, che sono soggetti ad un’aliquota del 10%, non è deducibile in alcun modo.   La normativa che regola la tassazione dei buoni pasto La normativa di riferimento che regola la tassazione dei buoni pasto è costituita da diverse norme. Le più importanti sono: la circolare numero 26 E del 2010 l’articolo 51 dei TUIR il decreto legislativo n°314 del 1997 La circolare numero 26 E del 2010 stabilisce che i buoni pasto siano equiparabili a compensi in denaro e non in natura, pertanto non è possibile convertire il loro valore in denaro. L’articolo 51 dei TUIR intitolato “Determinazione dei redditi da lavoro dipendente”, aggiornato alla Legge di Bilancio 2020, che si esprime sia sulle soglie di esenzione, sia sulla cumulabilità dei buoni. Secondo quanto stabilito al comma 2c, non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o date in gestione a terzi. Lo stesso articolo, sempre al comma 2c, stabilisce che non concorrono a formare il reddito imponibile le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto fino all’importo complessivo giornaliero di euro 4, aumentato a euro 8 nel caso in cui esse siano rese in forma elettronica. Al comma 3 bis viene poi specificato che l’erogazione di beni, prestazioni opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire attraverso l’erogazione di documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale. Questa è la normativa che riguarda l’imposizione fiscale sui redditi. I buoni pasto, però, sono soggetti anche a imposizione contributiva. Il Decreto Legislativo n°314 del 1997, che ha modificato il TUIR, il Testo Unico sulle Imposte sui Redditi, proprio nella parte riguardante la determinazione dei redditi da lavoro dipendente, ha previsto l’allineamento della base imponibile fiscale con quella previdenziale. Ciò vuol dire che i buoni pasto sono esenti dal versamento dei contributi fino alle soglie di 4 e 8 euro stabilite dalla normativa.
Ristorazione green: buon cibo e sostenibilità, una combinazione possibile.
Aprile 12, 2024
Buoni Pasto

Ristorazione green: buon cibo e sostenibilità, una combinazione possibile

Cosa significa davvero essere un ristorante sostenibile? E cosa fa un ristorante per guadagnarsi questa etichetta? Ve lo spieghiamo meglio nell’articolo che trovate di seguito. Negli ultimi anni, l'interesse per la sostenibilità è cresciuto in modo esponenziale in vari settori, compreso quello del mondo della ristorazione. I consumatori sono sempre più consapevoli dell'impatto ambientale delle loro scelte alimentari e desiderano sostenere attivamente le aziende che adottano pratiche sostenibili. Un ristorante sostenibile fa del suo meglio per utilizzare ingredienti locali e di stagione. Questo non solo riduce l'impatto ambientale legato al trasporto, ma supporta anche i produttori locali e promuove la diversità biologica. I menù stagionali consentono ai cuochi di sfruttare al massimo la freschezza e il sapore degli ingredienti, garantendo un'esperienza culinaria superba. Riduzione dello Spreco Alimentare Risparmio Energetico e Utilizzo di Energia Rinnovabile Educazione e Coinvolgimento della Comunità Ristorazione sostenibile 360: il progetto dell’Emilia Romagna   Riduzione dello Spreco Alimentare La riduzione dello spreco alimentare è una priorità fondamentale per un ristorante sostenibile. Questo può essere realizzato attraverso pratiche come il monitoraggio attento delle scorte, la porzionatura accurata dei piatti e l'offerta di opzioni di ridistribuzione degli avanzi. Alcuni ristoranti sperimentano anche tecniche di conservazione avanzate, come la fermentazione e la liofilizzazione, per prolungare la durata di conservazione degli alimenti. Un'altra caratteristica chiave di un ristorante sostenibile è la promozione di opzioni alimentari a base vegetale. Ridurre il consumo di carne può contribuire significativamente a ridurre l'impatto ambientale complessivo dell'industria alimentare. I ristoranti sostenibili non necessariamente rinunciano alla carne del tutto, ma offrono una gamma diversificata di piatti che mettono in risalto verdure, legumi e cereali integrali.   Risparmio Energetico e Utilizzo di Energia Rinnovabile L'efficienza energetica è un'altra area in cui i ristoranti sostenibili si distinguono. Ciò può includere l'adozione di apparecchiature a basso consumo energetico, l'ottimizzazione dei sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria e l'investimento in energia rinnovabile, come pannelli solari o turbine eoliche. Ridurre il consumo energetico non solo aiuta l'ambiente, ma può anche ridurre i costi operativi a lungo termine. Un ristorante sostenibile si impegna anche nella gestione responsabile delle risorse idriche. Questo può significare l'installazione di dispositivi a basso flusso per rubinetti e docce, nonché l'implementazione di pratiche per la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane. La riduzione dello spreco idrico è cruciale per proteggere le risorse idriche locali.   Educazione e coinvolgimento della comunità Infine, un ristorante sostenibile cerca di educare e coinvolgere la comunità sulle questioni legate alla sostenibilità alimentare. Questo può essere fatto attraverso eventi educativi, workshop culinari e collaborazioni con organizzazioni ambientali locali. Inoltre, alcuni ristoranti possono coinvolgere attivamente i propri clienti, incoraggiandoli ad adottare comportamenti più sostenibili anche al di fuori del ristorante. I buoni pasto Up Day e l’app Buoni Up Day offrono la possibilità di fare una pausa pranzo salutare e consapevole e di individuare i locali sostenibili di interesse, grazie al filtro PAUSA SANA disponibile sulla app e di scegliere quello più adatto ad uno stile di vita sano e ad un’equilibrata alimentazione.   In conclusione, un ristorante sostenibile non è solo un luogo dove si gusta del buon cibo, ma è anche un punto di riferimento per pratiche alimentari che rispettano l'ambiente e promuovono un futuro più sostenibile per tutti. Attraverso un impegno concreto e continuo, questi ristoranti dimostrano che è possibile coniugare gusto, qualità e responsabilità ambientale in un'unica esperienza culinaria straordinaria.   Ristorazione sostenibile 360: il progetto dell’Emilia Romagna RS360 è un programma volontario di certificazione per la ristorazione regionale, adatto ad ogni tipo di ristorante dell’Emilia Romagna. È un’opportunità per il ristoratore di condividere con trasparenza i propri impegni responsabili ai clienti ed avrà la possibilità di valutare e misurare le proprie prestazioni di sostenibilità, anticipando così le sfide del futuro. RS360 è un programma inclusivo, composto da membri della comunità tecnico-scientifica del settore, che ne garantisce la solidità ed il continuo adeguamento alle più avanzate conoscenze. Un video esplicativo di questo progetto : https://youtu.be/HpdEgOLOr6w