Buoni Pasto

Una semplice scelta che porta con sé tanti vantaggi per le aziende e i loro dipendenti.

Buoni pasto e smart working: si ha diritto a riceverli?
Maggio 08, 2023
Buoni Pasto

Chi lavora in smart working ha diritto ai buoni pasto?

L’utilizzo sempre più diffuso dello smart working ha generato diversi quesiti sui diritti dei dipendenti che ne usufruiscono. Uno di questi riguarda l’erogazione dei buoni pasto. Ecco cosa sapere. Lo smart working è una modalità di lavoro agile che sempre più aziende decidono di concedere ai propri dipendenti. Secondo la legge, il lavoratore agile ha diritto allo stesso trattamento dei dipendenti che si recano in sede ogni giorno. Tuttavia, la normativa non specifica se tale trattamento riguardi anche i buoni pasto e la giurisprudenza spesso ne nega il diritto, anche se con alcune eccezioni. La tua azienda ti ha proposto di lavorare in smart working e vuoi sapere se hai diritto ad usufruire dei buoni pasto? Vediamo tutto quello che c’è da sapere.   Buoni pasto e smart working La normativa sui buoni pasto Il datore di lavoro può comunque erogare i buoni pasto? Cosa dice la sentenza del Tribunale di Venezia del 2020?   Buoni pasto e smart working Questa modalità di lavoro è sempre più impiegata dalle imprese in quanto rende possibile un maggiore equilibrio fra lavoro e vita personale favorendo, di conseguenza, un maggiore benessere del dipendente. Mentre in passato i lavoratori potevano svolgere il proprio impiego esclusivamente all’interno delle aziende, oggi sono sempre di più le persone che scelgono di svolgere il proprio lavoro quotidiano da remoto, almeno per parte della settimana. Questo perché tale modalità di lavoro alleggerisce le problematiche legate ai vincoli di orario e di luogo. E aumenta il numero di aziende che si rende conto dei benefici che comporta offrire ai dipendenti la possibilità di lavorare da remoto e gestire il proprio lavoro con maggiore autonomia. Lo smart working, infatti, presenta indubbi vantaggi per un lavoratore, dato che non richiede la sua presenza fisica in azienda e gli garantisce una maggiore flessibilità sia per quanto riguarda la scelta dell’orario di lavoro, sia per quanto riguarda la sede dove svolgere la propria prestazione lavorativa. Che può essere, ad esempio, la propria casa, un bar o uno spazio in coworking. I buoni pasto sono tra gli strumenti più utilizzati da imprese e aziende. Vengono erogati ai dipendenti che si trovano a consumare i pasti fuori casa durante le ore lavorative. Sono molto apprezzati anche dagli stessi lavoratori, in quanto permettono di ottenere un risparmio ragguardevole sulla spesa sostenuta per i pasti. Spesa che incide notevolmente sullo stipendio di chi si ritrova a mangiare fuori casa ogni giorno. Per questo, uno dei dubbi che più di frequente sorgono in coloro che vorrebbero lavorare in modalità agile è se, anche operando in smart working, potranno continuare a ricevere i buoni pasto e a poter godere di questa opportunità o se rischiano che l’azienda decida la sospensione della loro erogazione. Spesso, infatti, viene fatta la considerazione che, svolgendo la propria mansione a casa, il lavoratore non abbia la necessità di acquistarsi il pranzo e, quindi, non abbia diritto ad usufruire del buono pasto. Ma le cose stanno davvero così?   La normativa sui buoni pasto Iniziamo col dire che, nonostante i buoni pasto siano un’agevolazione prevista dalla legge (come indennità sostitutiva di mensa), nessuna azienda è tenuta a corrisponderli ai propri dipendenti qualora non disponga di una mensa aziendale, in quanto essi non hanno una natura retributiva ma rappresentano un’erogazione a carattere assistenziale. Pertanto, sono considerati benefici accessori (i cosiddetti fringe benefit). Un’impresa è tenuta a erogarli solo nel caso in cui siano previsti dai contratti collettivi nazionali delle varie categorie. Fatta questa premessa, entriamo più nello specifico e andiamo a vedere cosa dice la normativa su buoni pasto e smart working. Per capire se, secondo la legge, un lavoratore abbia diritto o meno a ricevere i buoni pasto anche operando in smart working, bisogna fare riferimento non solo alle norme che regolano l’erogazione di questo tipo di agevolazione, ma anche alla legge che regola il lavoro agile. Iniziamo dai buoni pasto. La norma che ne regola le modalità di erogazione e la fruizione è il Decreto 122 del 7 giugno 2007. Tale decreto individua gli esercizi presso i quali può essere erogato il servizio sostitutivo di mensa attraverso l’uso dei buoni pasto e stabilisce i requisiti per l’erogazione degli stessi. In particolare, al comma C dell’articolo 4, il decreto stabilisce che hanno diritto a ricevere i buoni pasto solo coloro che prestano lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, anche nel caso in cui l’orario di lavoro non preveda una pausa per il pranzo. Tale diritto è esteso anche alle risorse che abbiano instaurato con il cliente un rapporto di collaborazione non subordinato. Anche se lo smart working non è espressamente citato, questa definizione non ha vincoli particolarmente stringenti e lascia ampio spazio di interpretazione, specialmente nella parte in cui dice che si ha diritto a ricevere il buono pasto anche qualora l’orario giornaliero di lavoro non preveda una pausa per il pranzo. Per avere una risposta più esaustiva, proviamo a vedere cosa dice la Legge n° 81 del 22 maggio 2017 che, al capo II, dà precise disposizioni in merito al lavoro agile. Il comma 1 dell’articolo 20, in particolare, afferma che il lavoratore che svolge la propria occupazione in modalità di lavoro agile ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello applicato nei confronti delle risorse che svolgono le stesse mansioni all’interno dell’azienda. In questo caso, pur non avendo un preciso riferimento ai buoni pasto, la norma può essere interpretata a favore del rilascio dei buoni pasto anche allo smart worker, in quanto quest’ultimo ha diritto al medesimo trattamento del lavoratore che svolge la propria occupazione esclusivamente all’interno dell’azienda. Sempre nella stessa legge, all’articolo 19, viene specificato inoltre che le modalità di lavoro agile devono essere regolamentate da un accordo individuale scritto tra il datore di lavoro e il proprio dipendente. Tale accordo può comprendere anche l’erogazione dei buoni pasto. Dunque possiamo concludere che i buoni pasto non sono espressamente concessi durante lo smart working, ma non sono neanche espressamente vietati. La scelta su cosa fare dipende quindi solo ed esclusivamente dall’azienda.   Il datore può comunque erogare i buoni pasto? Come abbiamo visto, la normativa che disciplina l’erogazione dei buoni pasto è piuttosto ampia e lascia ampia discrezionalità ai datori di lavoro. Anche se non li obbliga a erogare i buoni pasto (a meno che non siano compresi nei contratti collettivi nazionali), essi possono decidere autonomamente di offrire questo bonus ai propri dipendenti. La stessa normativa, sebbene non faccia specifico riferimento allo smart working, lascia intendere che anche i dipendenti che operano da remoto abbiano diritto a ricevere questo tipo di prestazione. Molte aziende scelgono di erogare i buoni pasto anche alle risorse che svolgono la propria attività in via telematica, in quanto sanno benissimo che questi dipendenti non lavorano solo da casa, ma si spostano anche in spazi di coworking o in altre sedi aziendali. C’è da dire poi che anche quando il lavoratore si trova nella propria abitazione, si ritrova a consumare i pasti durante l’orario di lavoro, perciò potrebbe comunque avere diritto al buono pasto. Altre aziende, invece, ritengono che, operando da casa, il proprio dipendente non abbia bisogno di spendere soldi per il pasto, perciò il buono pasto non gli sarebbe necessario, così come il servizio di mensa aziendale. A volte, sono gli stessi accordi sindacali a limitare la possibilità di uno smart worker di ottenere i buoni pasto. I dipendenti privati, quindi, devono rifarsi ai contratti individuali e collettivi propri della propria azienda e del proprio settore per sapere se hanno diritto al riconoscimento dei buoni pasto anche qualora lavorino da remoto. Starà al datore di lavoro stabilire se un lavoratore che opera in smart working abbia diritto ai buoni pasto. Se stai già lavorando in smart working o stai per iniziare a farlo, controlla cosa prevede il contratto collettivo nazionale del tuo settore, e l’accordo che hai stipulato con la tua azienda, per verificare che all’interno degli stessi siano compresi anche i buoni pasto e quindi anche tu abbia diritto ad usufruirne. Vuoi approfondire questo argomento? Ecco cosa sapere:   Se il buono pasto è incluso nella contrattazione collettiva o nel contratto individuale, è possibile riceverlo anche lavorando in smart working. In tal caso, infatti, qualsiasi modifica contrattuale deve essere concordata fra le parti e potrebbe essere necessario un accordo sindacale. In seguito vedremo alcune eccezioni; Se si tratta invece di un’erogazione concessa autonomamente dall’azienda, questa può essere modificata con un atto unilaterale o interno. Per fare un esempio, la sentenza di Cassazione 16135/2020 precisa che anche nel caso in cui il buono pasto sia una prestazione erogata come prassi aziendale da diversi anni, il datore di lavoro può interromperla in qualsiasi momento, senza che il dipendente possa pretenderne il diritto. Quando l’erogazione di buoni pasto è prevista dal regolamento aziendale, l’obbligo può essere variato unilateralmente dal datore di lavoro, nel rispetto dei limiti previsti nel regolamento.   Per concludere, nonostante non ci sia alcuna legge che obblighi i datori di lavoro a corrispondere i buoni pasto, sussistono ancora tutte le agevolazioni fiscali. Infatti, fornire dei benefit sotto forma di buono pasto non comporta un aumento dei costi o una tassazione aggiuntiva e sono comunque possibili sia le detrazioni dell’IVA sull’acquisto sia le deduzioni. Trattandosi di un’integrazione del reddito che non è sottoposta a tassazione, l’erogazione dei buoni pasto rimane un benefit estremamente apprezzato dal lavoratore, che avrà modo di utilizzarlo senza commissioni aggiuntive presso ristoranti, supermercati e locali tamponando così le spese personali. Cosa dice la sentenza del Tribunale di Venezia del 2020? Nel decreto 3463 dell’8 luglio 2020 il Tribunale di Venezia ha affermato che, alla luce del fatto che il buono pasto tecnicamente non fa parte della retribuzione del dipendente da un punto di vista normativo, il suo diritto a ricevere questo benefit non sussiste. Ma cosa è successo di preciso?   Nel 2020 la Federazione Metropolitana della FP CGIL di Venezia ha presentato un ricorso al Tribunale nei confronti del Comune di Venezia per non aver riconosciuto l’erogazione dei buoni pasto ai lavoratori in smart working durante il periodo emergenziale causato dalla pandemia da Covid-19, senza previa contrattazione con le varie organizzazioni sindacali. Il Tribunale di Venezia ha respinto il ricorso con le seguenti motivazioni: come previsto dagli articoli 45 e 46 del CNNL Regioni e Autonomie Locali del 14 settembre 2000, per la maturazione del buono pasto è necessario che l’orario di lavoro sia strutturato con scadenze orarie specifiche e che il dipendente consumi il pranzo o il pasto in generale fuori dall’orario di lavoro; come disposto dall’articolo 87, comma 1 del decreto legislativo 18/2020 e dal DPCM dell’11/03/2020, il lavoro agile è stato imposto per legge alle pubbliche amministrazioni come modalità ordinaria di lavoro. Di conseguenza, non si è trattata propriamente di una scelta dell’ente sul modo di organizzare gli uffici e, pertanto, non è stata oggetto di informativa sindacale; ai sensi della sentenza n.31137/2019 della Cassazione, i buoni pasto sono dei bonus facenti parte del welfare aziendale con lo scopo di conciliare le esigenze del dipendente con il lavoro e sono conseguenti alla tipologia di organizzazione del lavoro - ad esempio, nel caso di una pausa pranzo ridotta. Nel caso del lavoro agile, il lavoratore ha tutto il tempo per organizzare i propri tempi di lavoro e pertanto l’obbligo a carico dell’azienda non sussiste.
pagamenti elettronici sicuri anche per legge
Febbraio 21, 2023
Buoni Pasto

Pagamenti elettronici: sicuri anche per legge

I pagamenti elettronici sono sicuri? La normativa europea e del garante della privacy ne garantiscono la sicurezza. Negli ultimi anni i pagamenti elettronici sono sempre più diffusi. E lo saranno sempre di più, grazie alle norme che promuovono la trasformazione digitale nell’ambito delle transazioni commerciali. Questa spinta verso i pagamenti elettronici è anche il motivo per cui la legge ne garantisce la sicurezza, sia a livello nazionale, sia a livello europeo. Ecco cosa dice la normativa del garante della privacy sui pagamenti elettronici. Cosa sono i pagamenti elettronici? Categorie di pagamenti digitali Pagamenti elettronici sicuri per legge con le regole del Garante della Privacy La sicurezza dei pagamenti elettronici garantita anche a livello europeo Up Day garantisce la sicurezza degli utenti Cosa sono i pagamenti elettronici? I pagamenti elettronici o digitali sono gli acquisti di beni e servizi effettuati con mezzi diversi dal denaro contante, come le carte di pagamento fisiche e digitali (carta di credito, carta di debito, carta prepagata), le App di pagamento sul telefono, il credito telefonico, il borsellino elettronico, i bonifici bancari effettuati attraverso l’home banking. Categorie di pagamenti digitali I pagamenti digitali possono essere catalogati in diversi modi. Un primo modo è quello che li divide in old digital payment (come, ad esempio le carte di credito e debito e le prepagate) e new digital payment (ad esempio i pagamenti effettuati tramite App sul telefono). Un secondo modo è quello che li suddivide in: Mobile Remote Commerce:questa categoria comprende tutti gli acquisti effettuati online, su siti e App attraverso l’addebito su carta di pagamento o portafoglio elettronico; Mobile Remote Payment:di questa categoria fanno parte tutti i pagamenti di ricariche telefoniche, bollette, bollettini, parcheggi, biglietti del trasporto, ecc. attraverso il telefono cellulare con servizi come l’home banking o l’App PagoPA con addebito su carta di pagamento o credito telefonico o portafoglio elettronico; Mobile Proximity Payment: si tratta dei pagamenti effettuati presso i negozi fisici attraverso il cellulare con addebito su carta di pagamento o direttamente sul conto corrente. Pagamenti elettronici sicuri per legge con le regole del Garante della Privacy Quando utilizziamo un qualsiasi mezzo di pagamento elettronico forniamo alla società che gestiscono il servizio alcuni dei nostri dati sensibili, come ad esempio il codice fiscale e il numero del documento d’identità. Per questo, nel 2014, il Garante della Privacy ha ritenuto opportuno regolamentare le modalità di pagamento elettronico con una normativa ad hoc, che si concentra in particolare sui pagamenti effettuati nell’ambito del mobile remote payment. Il Provvedimento generale in materia di trattamento dei dati personali nell'ambito dei servizi di mobile remote payment del 22 maggio 2014 mette al sicuro i dati personali degli utenti da qualunque uso improprio o abuso da parte della società del settore. Chi acquista beni e servizi online attraverso smartphone, pc o tablet, dice il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, potrà essere sicuro che i dati personali forniti durante la transazione (dati anagrafici, indirizzo, numero di telefono, indirizzo e-mail, etc) non saranno usati per altre finalità, come l’invio di pubblicità o le analisi di marketing, senza il suo chiaro consenso. Tutti i soggetti coinvolti nelle forniture di servizi di pagamento tramite “mobile remote payment” sono tenuti per legge ad adoperarsi in modo da proteggere i loro clienti dal rischio di uso improprio dei loro dati personali, sia che questi usino un abbonamento o una carta propagata per i loro acquisti. Il provvedimento si estende sia agli operatori della comunicazione elettronica (le compagnie che forniscono il servizio di pagamento tramite cellulare), agli aggregatori (le società che forniscono i siti internet o le app), i venditori (le aziende che offrono contenuti digitali e servizi); nonché tutti gli altri soggetti eventualmente coinvolti nella transazione (come quelli che consentono, anche tramite apposite app, l’accesso al mercato digitale). La sicurezza dei pagamenti elettronici garantita anche a livello europeo Anche l’Unione Europea si è espressa in merito alla sicurezza dei pagamenti elettronici, istituendo una normativa che regolamenta tutto ciò che riguarda i pagamenti digitali: si tratta della PSD2. Entrata ufficialmente in vigore nel 2018, questa normativa garantisce: maggiore integrazione ed efficienza per il mercato dei servizi di pagamento; condizioni di parità per i soggetti che forniscono i servizi di pagamento; una maggiore sicurezza delle transazioni e, di conseguenza, una maggiore tutela per i consumatori. Up Day garantisce la sicurezza degli utenti A partire dai buoni pasto elettronici e dai vocuher welfare digitali, Up Day è costantemente impegnato nello sviluppo di sistemi e servizi mobile che semplificano la vita dei clienti e degli utilizzatori dei buoni pasto Day, garantendo sempre i massimi livelli di sicurezza e privacy per gli utenti dei suoi servizi. Un esempio di questo impegno è Day Tronic, la nuova app per la gestione dei buoni pasto da supporto mobile, che si basa su più tecnologie, includendo anche l’attualissima NFC per il pagamento tramite smartphone.
Liberi professionisti e fatturazione elettronica. Le soluzioni per le spese di vitto
Febbraio 20, 2023
Buoni Pasto

Liberi professionisti e fatturazione elettronica. Le soluzioni per le spese di vitto

I buoni pasto rappresentano la soluzione ideale per semplificare la gestione delle spese di vitto da parte dei liberi professionisti dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica. L’obbligo della fatturazione elettronica ha cambiato da un giorno all’altro le abitudini delle aziende italiane. Se per le imprese più strutturate la gestione è a cura del settore amministrativo e ha semplificato le procedure, più difficoltà ci sono per le ditte individuali e i liberi professionisti. La fattura elettronica, infatti, va emessa anche per piccoli importi. La gestione di tanti documenti legati al vitto può rappresentare un costo e un impegno non indifferente per i lavoratori autonomi e per le aziende che gli commissionano il lavoro. Ecco come l’uso dei buoni pasto e dei buoni regalo può semplificare le operazioni e abbattere i costi. Fatture elettroniche: come funzionano e chi deve emetterle? Rimborso spese professionisti e fatturazione: come funziona? Buoni pasto: la soluzione per semplificare la fatturazione elettronica per ditte individuali e liberi professionisti Up Day: un’ampia gamma di servizi per aziende e professionisti Fatture elettroniche: come funzionano e chi deve emetterle? Quella della fatturazione elettronica è una modalità di fatturazione entrata in vigore nel 2014 che si basa sul Sistema di Interscambio sviluppato dalla Pubblica Amministrazione. Dopo che il soggetto che deve emettere fattura l’avrà generata e inviata utilizzando un apposito software di fatturazione, questo verrà poi inserito nel sistema di interscambio che provvederà ad inoltrarla al destinatario tramite posta elettronica. Hanno l’obbligo di emettere la fattura elettronica tutti i soggetti che cedono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione e agli enti pubblici, alle aziende e ai professionisti italiani e ai privati residenti in Italia. Dal 1° luglio 2022 anche i professionisti che operano in regime forfettario e, nell’anno precedente hanno guadagnato più di 25.000 euro, hanno l’obbligo di utilizzare il sistema della fatturazione elettronica. L’emissione di fattura elettronica non è, invece, obbligatoria, per la cessione di beni e servizi a soggetti privati e aziende non residenti sul territorio italiano. Rimborso spese professionisti e fatturazione: come funziona? Quando un professionista svolge un incarico per un’azienda e deve affrontare delle spese per vitto e alloggio ha a disposizione due modi per ottenere il rimborso: il pagamento delle spese da parte dell’azienda cliente; il pagamento delle spese da parte del professionista, che poi emetterà una fattura elettronica all’azienda cliente per recuperare quanto speso. Nel primo caso, chi fornisce i servizi di vitto e alloggio al professionista emetterà la fattura direttamente all’azienda cliente, e il professionista non dovrà occuparsi di nessuna incombenza. Nel secondo caso, invece, i fornitori di vitto e alloggio emetteranno una fattura al professionista, che pagherà le spese e, per recuperarle, dovrà poi emettere una fattura elettronica a carico dell’azienda cliente, anche se si tratta di piccoli importi. In questo caso, il professionista dovrà pagare le tasse anche sugli importi ricevuti come rimborso spese, poiché questi importi, di fatto, rientrano nel compenso del professionista. Buoni pasto: la soluzione per semplificare la fatturazione elettronica per ditte individuali e liberi professionisti Per semplificare la gestione delle spese di vitto e la gestione della contabilità riguardante i rimborsi spese, si può ricorrere al servizio del buono pasto. Il pagamento delle spese sostenute per l’acquisto di generi alimentari attraverso i buoni pasto rende inutile la fatturazione elettronica da parte dell’esercente, in quanto il titolare di Partita Iva farà riferimento a quella emessa dall’azienda emittente dei ticket. Per l’acquisto di pasti già pronti presso i ristoranti e altri esercizi di questo tipo basteranno gli scontrini semplici che accompagneranno la fattura elettronica per giustificare la spesa sostenuta. Il modo più veloce, semplice ed economico per ordinare i buoni pasto è utilizzare i servizi online di Dayshop, l’e-commerce inventato più di dieci anni fa da Up Day. Up Day: un’ampia gamma di servizi per aziende e professionisti Up Day è un provider di servizi di benessere rivolti alle imprese e alle persone. Oltre ai buoni pasto, mette a disposizione di aziende e professionisti un portale per la gestione dei servizi di welfare aziendale, schede carburante e buoni regalo da impiegare per erogare servizi di welfare ai dipendenti o per omaggiare i clienti. Cos’è Cadhoc? Cadhoc è il buono spesa Up Day che rappresenta un incentivo efficace e vantaggioso tanto per i lavoratori dipendenti quanto per i clienti a cui viene offerto. Si tratta di un buono shopping universale ideato appositamente per incentivare e motivare il personale, fidelizzare i clienti e premiare la forza vendita. Cadhoc rappresenta la soluzione ideale in ogni occasione dell’anno per gratificare in modo personale qualunque collaboratore, dal più tradizionalista al nativo digitale, grazie possibilità di utilizzarlo sia nei negozi fisici, sia negli e-commerce. Il voucher welfare Cadhoc offre anche numerosi vantaggi fiscali alle aziende, che, nei casi previsti dalla legge, hanno la possibilità di dedurlo al 100% dalle tasse.
Tirocini e stage: tutto quello che c’è da sapere su rimborsi e buoni pasto
Dicembre 05, 2022
Buoni Pasto

Tirocini e stage: tutto quello che c’è da sapere su rimborsi e buoni pasto

Il tirocinio, o stage, è uno strumento utile ai giovani per inserirsi nel mondo del lavoro. In questa guida abbiamo raccolto tutte le risposte alle domande sulla retribuzione per le varie tipologie di tirocinio, compreso il diritto a ricevere o meno i buoni pasto. Quanto dovrebbe essere retribuito per legge uno stage o un tirocinio? Fino a qualche anno la risposta a questa domanda la potevano dare solo le aziende, che decidevano autonomamente se dare o non dare agli stagisti e ai tirocinanti un rimborso più o meno consono al loro contributo all’attività. Dopo anni e anni di abusi e di sfruttamento indiscriminato di giovani neolaureati ed alle prime armi, nel 2013 la riforma Fornero ha imposto che ad ogni tirocinio “formativo e di orientamento” debba corrispondere una qualche forma di rimborso spese, lasciando poi ai consigli regionali la responsabilità di definire le modalità e gli standard delle indennità di questi lavoratori con contratti atipici. Con la legge di Bilancio 2022, poi, sono state introdotte delle ulteriori novità riguardanti la retribuzione del tirocinio extracurricolare. Vuoi saperne di più sulla retribuzione e sui benefit che spettano a coloro che svolgono un tirocinio? In questa guida trovi tutte le informazioni che ti servono. Qual è la differenza tra stage, tirocinio curricolare e tirocinio extracurricolare? Tirocinio curricolare: cos’è? Tirocinio extracurricolare: cos’è? Tirocinio extracurricolare: cosa dice la normativa? Stage e buoni pasto: i tirocinanti possono riceverli? Tirocinio extracurricolare: la mappa dei rimborsi Qual è la differenza tra stage, tirocinio curricolare e tirocinio extracurricolare? Chi vuole avvicinarsi al mondo del lavoro e ha poca esperienza può rimanere confuso nel sentir parlare di stage, tirocini curricolari ed extracurricolari, alternanza scuola-lavoro e così via. Se, infatti, tutti questi termini si riferiscono a dei tirocini formativi pensati per far acquisire ai giovani competenze pratiche e aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro, questi strumenti hanno delle notevoli differenze, sia per quanto riguarda le modalità di attuazione, sia per quanto riguarda l’eventuale retribuzione dovuta al tirocinante durante il suo periodo di formazione presso un’azienda. Iniziamo subito col dire che stage è un altro termine che viene utilizzato per indicare il tirocinio, sia curricolare sia extracurricolare. La vera differenza è tra i due tipi di tirocinio: Il tirocinio curricolare; Il tirocinio extracurricolare. Tirocinio curricolare: cos’è? Il tirocinio o stage curricolare è una modalità di lavoro che si svolge all’interno di un percorso formativo ed è promosso direttamente dagli enti scolastici. Uno studente, quindi, svolge lo stage o tirocinio curriculare mentre sta ancora studiando: in questo modo ha la possibilità di fare esperienza sul campo, acquisire nuove competenze che vadano ad arricchire il CV e verificare che quelle già acquisite siano funzionali al lavoro pratico. Trattandosi di un progetto formativo finalizzato al completamento di un percorso di studi, il tirocinio o stage curriculare non è considerato come un convenzionale rapporto lavorativo subordinato, pertanto non prevede il diritto a ricevere alcuna retribuzione. Per l’attivazione di un tirocinio curricolare, tuttavia, tra soggetto promotore, soggetto ospitante e tirocinante devono stipulare un’apposita convenzione e predisporre di un piano formativo condiviso. Della categoria dei tirocini curricolari fa parte anche l’alternanza scuola-lavoro promossa nella scuola secondaria di secondo grado per aiutare gli studenti ad inserirsi nel mondo del lavoro.   Tirocinio extracurricolare: cos’è? Il tirocinio extracurricolare è uno stage che ha la finalità di aiutare i giovani o i disoccupati ad inserirsi o a reinserirsi nel mondo del lavoro. Secondo la normativa, si possono individuare tre tipologie di tirocini extracurricolari: tirocini formativi e di orientamento. Sono percorsi finalizzati ad agevolare le scelte professionali e l'occupabilità dei giovani nel periodo di transizione tra scuola e lavoro. Questo tipo di tirocinio si rivolge alle persone che hanno conseguito un titolo di studio entro e non oltre 12 mesi; tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro. Sono percorsi che hanno la finalità di aiutare le persone a inserirsi, o reinserirsi, nel mondo del lavoro. Sono rivolti principalmente a disoccupati (anche in mobilità) e inoccupati. Possono prendere parte a questi tirocini anche i lavoratori che si trovano in regime di cassa integrazione tirocini di orientamento e formazione o di inserimento/reinserimento in favore di disabili di cui all'articolo l, comma l, della legge n. 68/99, persone svantaggiate ai sensi della legge n. 381/91 nonché richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Tirocinio extracurricolare: cosa dice la normativa? L’istituto del tirocinio è regolamentato in maniera generale dall’articolo 18 della Legge 196/1997. Nel 2012, con la Legge 92/2012, la definizione delle linee guida in materia di tirocini è stata demandata alle regioni. Nel 2017, la Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano ha emanato le “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento”. Tra le regole stabilite da questo documento ci sono: l’individuazione dei soggetti che possono fungere da promotori; i limiti per i soggetti ospitanti, che non possono realizzare più di un tirocinio con il medesimo tirocinante; la durata massima del tirocinio, che non deve essere inferiore ai due mesi (un mese per i tirocini svolti presso le attività stagionali) e non superare i 12 mesi per quanto riguarda i tirocini formativi e di orientamento e per i tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro e i 24 mesi per i tirocini svolti da persone con disabilità; i casi in cui il tirocinante può richiedere la sospensione dello stage, che comprendono maternità, malattia e infortunio; le condizioni di attivazione, che prevedono che il tirocinante non possa sostituire i lavoratori subordinati nei periodi di picco dell’attività né il personale assente per maternità, malattia o ferie; le modalità di attivazione e le garanzie assicurative che il soggetto ospitante deve garantire ai tirocinanti; le modalità di attuazione del tirocinio; il numero massimo di stagisti per azienda; le funzioni del tutor che dovrà seguire lo stagista per tutta la durata del tirocinio; l’importo minimo dell’indennità di partecipazione (la retribuzione per lo stage extracurricolare viene fissata autonomamente dalle regioni), che prevede una retribuzione su base mensile non inferiore ai 300 euro lordi. Nel caso in cui i tirocinanti siano lavoratori sospesi o precettori di forme di sostegno al reddito, in quanto fruitori di ammortizzatori sociali, l'indennità non viene corrisposta. L’indennità percepita per la partecipazione a un tirocinio è assimilata ai redditi da lavoro dipendente. Inoltre, la Legge di Bilancio 2022 (Legge 234/2021, art. 1, commi 720-726), ha introdotto delle misure per contrastare gli abusi che possono verificarsi durante lo svolgimento dei tirocini extracurricolari. Stage e buoni pasto: i tirocinanti possono riceverli? Secondo quanto stabilito dalla normativa (Legge 122/2017) a poter usufruire dei buoni pasto sono i lavoratori titolari di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o determinato e i collaboratori a progetto. Sono esclusi, quindi, coloro che partecipano a uno stage curricolare o extracurricolare. Nulla, però impedisce al datore di lavoro di erogare i buoni pasto anche a coloro che prendono parte a uno stage, tanto che alcune regioni hanno previsto questa possibilità nel definire gli importi minimi e massimi dei rimborsi spettanti agli stagisti. I buoni pasto non sono solo uno strumento di sostegno al reddito ideale per integrare l’indennità di partecipazione, ma anche di un’opportunità per l’azienda di fare employer branding e attirare risorse di valore. Tirocinio extracurricolare: la mappa dei rimborsi Come stabilisce la normativa, la cifra esatta che ciascuna azienda deve corrispondere ai tirocinanti viene decisa dalle singole regioni. Ecco la mappa dei rimborsi per lo stage extracurricolare regione per regione: REGIONE IMPORTO INDENNITÀ ECCEZIONI Valle d’Aosta Indennità minima di €600 per 40 ore settimanali L’importo si riduce se il tirocinante svolge meno di 40 ore di lavoro settimanali Lombardia €500 se il tirocinante svolge almeno l’80 del monte ore mensile L’importo si riduce a 400 euro se allo stagista vengono corrisposti i buoni pasto o può usufruire della mensa aziendale Piemonte Indennità minima di €600 per 40 ore settimanali Per il part time l’indennità minima è di 300 euro Trentino Alto-Adige ·         Provincia autonoma di Trento. L’indennità massima è di €600. ·         Provincia autonoma di Bolzano. In caso di almeno 40 ore di presenza l’indennità oraria è di 4 euro per i maggiorenni e di 3 euro per i minorenni È prevista una maggiorazione di €1,5 se il luogo di lavoro si trova al di fuori del comune di residenza del tirocinante Friuli Venezia-Giulia Indennità minima di €400 per almeno 30 ore settimanali e massima di €500 per 40 ore settimanali L’importo è innalzato a €800 se il tirocinio è svolto presso un soggetto appartenente alla pubblica amministrazione Veneto Indennità minima di €450 se il tirocinante svolge almeno il 70% del monte ore settimanale In caso vengano corrisposti i buoni pasto, l’importo minimo dell’indennità scende a €350 Liguria Per l’impiego full time l’indennità è di 500 euro oppure di €400 più un rimborso spese di €100 In caso di presenza tra il 50 e il 69% l’importo viene ridotto a €250 Emilia-Romagna L’indennità è pari a €450 mensili Toscana L’indennità è pari a €500 mensili Lazio L’indennità è pari a € 800 mensili a fronte di una frequenza minima del 70% del monte ore previsto dal CCNL di riferimento Campania L’importo dell’indennità minima è fissato a €500 Marche Al tirocinante spetta un’indennità minima di €400 mensili che sale a €500 se il monte ore è di almeno 30 ore settimanali Umbria Indennità minima di €400 per 40 ore settimanali Abruzzo L’indennità corrisponde a €500 mensili Basilicata Indennità minima di €600 mensili Molise ·         Per i tirocini formativi l’Indennità massima è di €450 per 30 ore settimanali. ·         Per i tirocini di inserimento/reinserimento l’indennità massima è pari a €400 per il part-time e ad €600 per il full time. Puglia Indennità minima €450 mensili Calabria Indennità minima di €400 mensili Sicilia L’indennità massima è di €500 Sardegna L’indennità massima è di €600 Il tirocinante viene retribuito anche nel caso in cui usufruisca di ammortizzatori sociali  
Merende e spuntini sani
Ottobre 18, 2022
Buoni Pasto

Merende e spuntini sani: cosa mangiare per tenersi leggeri?

Quali sono gli alimenti giusti da utilizzare per la pausa pranzo o lo spuntino, evitando cibi ultra-calorici o junk food? I consigli per mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato anche quando si trascorrono tante ore alla scrivania.   Tutti una volta nella vita si sono chiesti: cosa posso mangiare a merenda o come spuntino? Non è sempre facile trovare delle idee veloci e semplici per preparare merende o spuntini sani: uno snack che spezzi la fame nella pausa caffè – a lavoro o a casa – senza però appesantire. Non esiste nessun segreto in particolare. Sono tantissimi gli alimenti perfetti per spuntini e merende veloci e salutari! Vediamo insieme quali sono questi ingredienti e alcune idee per gustare ogni giorno merende sane, che favoriscano il benessere e aiutino a mantenersi leggeri. Spuntini sani al lavoro: i cibi perfetti per uno spuntino sano e nutriente Merende e spuntini sani: le regole da seguire per una pausa salutare Ricevi ogni giorno uno spuntino sano con Up Day Spuntini sani al lavoro: i cibi perfetti per uno spuntino sano e nutriente Quando si cercano gli alimenti giusti per uno spuntino sano, i primi ingredienti da prendere in considerazione sono frutta e verdura. Ricca di fibre e vitamine la verdura, soprattutto se consumata cruda, da sgranocchiare preferibilmente lontano dalla scrivania, è uno spezza fame perfetto per i nostri spuntini. Ideale è anche la frutta, preferibilmente di stagione, che dà subito un senso di sazietà ed è disponibile in tantissime varianti: frutta fresca, frullati, centrifughe, spremute, frutta essiccata e mousse. Ma anche frutta secca, yogurt e cereali sono tutti alimenti adatti ad uno spuntino di metà mattina o di metà pomeriggio. Ecco quali sono i cibi perfetti per una pausa all’insegna del benessere. Yogurt bianco Un alimento pratico per la merenda è lo yogurt bianco: se sei a dieta, scegli quello magro, lo yogurt greco o il kefir, che non hanno zuccheri aggiunti. Se vuoi fare una merenda completa di tutti i macronutrienti, aggiungi allo yogurt dei frutti di bosco, della frutta secca o del muesli. Frutta secca Estremamente saziante e pratica negli spuntini, la frutta secca è ricca di grassi buoni e proteine e regala tantissima energia al nostro corpo. Un mix di noci e mandorle, magari con degli anacardi, è uno snack sfizioso che fa bene anche al cervello. Non superare la dose di 40g al giorno raccomandata dalla FDA (Food and Drug Administration). Cioccolato fondente Un alimento che fa bene al corpo e soprattutto all’umore, alla memoria e alla concentrazione, grazie ai flavonoidi del cacao, che hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti e favoriscono l’iper-plasticità del cervello. Prediligi quello fondente, dal 70% in su, per ottenere dei benefici dal consumo di questo goloso alimento. Barrette di cereali Anche le barrette di cereali e frutta secca sono una idea validissima per i tuoi spuntini. Se non vuoi comprarle, puoi prepararle velocemente in casa scegliendo un cereale a tua scelta (l’avena è consigliata), da mischiare con frutta secca/essiccata e miele o sciroppo d’agave. Panino fatto in casa Anche i classici panini possono diventare spuntini salutari, specialmente se fatti in casa. Per preparare un panino equilibrato dal punto di vista nutrizionale, usa delle fette di pane integrali al posto del pane bianco. Aggiungi anche una parte vegetale, che può essere dell’insalata, una verdura grigliata o un’altra verdura adatta ad essere consumata cruda, come i cetrioli o i pomodori. Condiscile con poco olio extravergine d’oliva per rendere il panino più gustoso. Anche le proteine sono importanti per un panino equilibrato. Puoi usare del pollo o del tacchino alla griglia, della bresaola o del formaggio per farcire il tuo panino. L’importante è scegliere una sola proteina. Hummus Questa sfiziosa crema a base di ceci e tahina è ideale per un saporito spuntino di metà mattina. Facile da preparare nella cucina di casa se si utilizzano i ceci precotti, abbinala a delle verdurine crude da pinzimonio, come sedano e carota, per saziare la tua voglia di uno sfizioso snack salato. Popcorn può sembrare all’inizio un’idea poco sana, ma se lo prepari a casa con pochissimo olio di semi e sale, i chicchi di mais scoppiati possono diventare un’alternativa sana e gustosa per la tua merenda.   Merende e spuntini sani: le regole da seguire per una pausa salutare Dopo aver scoperto tanti alimenti buoni e salutari e alcune idee sfiziose adatte al momento della merenda, è giusto soffermarsi su alcune regole da seguire per far sì che lo spuntino di metà mattina o di metà pomeriggio sia davvero una pausa salutare che si inserisce in un’alimentazione sana ed equilibrata. I pasti non si saltano, nemmeno lo spuntino! Saltare i pasti non è la scelta giusta per rimanere in linea. Cerca di fare 5 pasti al giorno, merende comprese. Lo spuntino è un momento fondamentale per ricaricare le energie del nostro organismo e aiuta a svolgere le attività della giornata. No alle merende abbondanti Sappiamo che a metà della mattina o del pomeriggio il nostro stomaco inizia a brontolare per via della fame. Tuttavia, è bene non cedere alla golosità ed evitare di sovraccaricare l’organismo con troppo cibo durante gli spuntini: la merenda non è un pranzo o una cena, e deve rimanere tale! Per i tuoi spuntini cerca di non superare le 150/200 kcal. Cura la varietà Come per tutti gli altri pasti, anche per le merende il segreto è la varietà. Cerca di variare le fonti dei tuoi spuntini, evitando i junk food, ma anche i cibi ricchi di carboidrati, come biscotti e fette biscottate che, invece, sono ideali da consumare a colazione. Non scordarti di bere Uno degli errori che si commettono più di frequente è quello di non consumare una quantità di acqua sufficiente. Specialmente in estate, è importante mantenersi idratati bevendo almeno 8 bicchieri di acqua al giorno. Durante la pausa pranzo e gli spuntini, perciò, non dimenticare mai di bere almeno un bicchiere d’acqua, così da favorire anche la digestione.   Stai alla larga dai prodotti ricchi di sale e zucchero La tentazione di scegliere alimenti ricchi di sale e zucchero è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando non si ha troppo tempo a disposizione. Evita prodotti troppo lavorati, come patatine e merendine – prediligendo merende con alimenti freschi e genuini: ti sentirai molto più leggero, sazio e appagato! Ogni giorno uno spuntino sano con Up Day Fare spuntini sani quando si è al lavoro e si ha poco tempo da dedicare alla loro preparazione è facile, grazie all’App Buoni Up Day e al portale dedicato agli utilizzatori di buoni pasto Day.  Basta scegliere il filtro pausa sana per trovare tutti i servizi di ristorazione che accettano il pagamento con i buoni pasto, offrono alimenti ideali per uno spuntino sano ed equilibrato e sono disponibili per la consegna con delivery o take away. Se vuoi iniziare un percorso di alimentazione sano senza contare le calorie e mangiando con consapevolezza, puoi provare il servizio di healthy delivery food di Nutribees. Questa giovane startup italiana spedisce in tutta Italia piatti sani e bilanciati, ma senza rinunciare al gusto. Nutribees offre inoltre tantissime proposte interessanti per la merenda: barrette, cereali, hummus, yogurt ecc…! Puoi scegliere Nutribees direttamente dalla spesa online della app Buoni Up Day e pagare con tuoi buoni pasto elettronici!  
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