Buoni Pasto

Una semplice scelta che porta con sé tanti vantaggi per le aziende e i loro dipendenti.

buoni pasto aziendali vantaggi per i dipendenti
Giugno 14, 2021
Buoni Pasto

Buoni pasto aziendali: perché darli ai dipendenti e quali sono i vantaggi per tutti

I buoni pasto sono uno dei benefit più apprezzati da lavoratori e aziende perché offrono ad entrambi numerosi vantaggi. Ecco quali sono.   I buoni pasto rappresentano uno degli strumenti di welfare aziendale più diffusi. Sono infatti moltissime le imprese che scelgono di offrirli ai propri dipendenti in sostituzione del servizio di mensa. Perché il titolare di un’azienda dovrebbe scegliere di utilizzare uno strumento di questo tipo piuttosto che, ad esempio rimborsare i pasti in busta paga o dare il corrispettivo in denaro in contanti tutti i giorni? Quali sono i vantaggi di cui beneficia un’impresa nel fornire il servizio buoni pasto ai dipendenti? Chiariamo il funzionamento dei buoni pasto e i vantaggi normativi di cui beneficiano dipendenti e imprese, anche alla luce del Decreto n° 122 del 2017, che ne ha modificato i criteri di utilizzo. Chi ha diritto ai buoni pasto? Utilizzo dei buoni pasto: come funziona il servizio sostitutivo di mensa Tutti i vantaggi per dipendenti e aziende Ordinare buoni pasto online? Con Day Shop bastano 4 passaggi!   Chi ha diritto ai buoni pasto? Iniziamo col dire che le aziende non sono obbligate a offrire i buoni pasto ai dipendenti, a meno che tale benefit non sia compreso nei contratti collettivi di categoria. Fatta questa precisazione, vediamo quali lavoratori possono usufruire di questa agevolazione: possono ricevere i buoni pasto tutti i lavoratori dipendenti che ricevano una busta paga, sia che il loro contratto sia a tempo indeterminato, determinato, part-time, o di natura atipica. Ogni lavoratore ha diritto a un buono pasto al giorno per ogni giorno effettivamente lavorato.   Utilizzo dei buoni pasto: come funziona il servizio sostitutivo di mensa? Utilizzare i buoni pasto è davvero molto semplice. Specialmente se si dispone di buoni pasto elettronici, che possono essere gestiti direttamente da un’apposita App. Ogni mese il dipendente riceve un numero di buoni pasto pari al numero di giornate lavorative effettuate nel mese precedente. Il lavoratore può spendere i suoi ticket negli esercizi affiliati, i quali ritirano i buoni come corrispettivo di pagamento per l’acquisto di pasti già pronti o di generi alimentari. Il buono deve essere speso interamente e non dà diritto a resto. Secondo la normativa vigente ogni lavoratore può cumulare fino a un massimo di 8 buoni al giorno.   Tutti i vantaggi per dipendenti e aziende Solitamente, i buoni pasto vengono erogati ai dipendenti dalle aziende che non possono offrire loro un servizio di mensa aziendale, tanto da essere considerati un vero e proprio servizio sostitutivo di mensa. I buoni pasto, tuttavia, non sono l’unica alternativa alla mensa aziendale. Ci sono anche il rimborso delle spese sostenute per i pasti in busta paga e l’indennità sostitutiva di mensa. Queste due opzioni, però, sono spesso accantonate dalle aziende in favore dei buoni pasto e anche i lavoratori preferiscono quest’ultima alternativa. Ma quali sono i motivi per cui i buoni pasto riscuotono tanto successo? Ecco i principali: sostegno al reddito familiare tassazione agevolata aumento del potere d’acquisto deducibilità per le aziende risparmio concreto.   Sostegno al reddito familiare Il buono pasto è un servizio sostitutivo di mensa che rappresenta un sostegno importante al reddito familiare senza che l’azienda incorra in spese accessorie troppo esose. Grazie ad esso, i lavoratori che devono consumare i propri pasti fuori casa per lavoro possono risparmiare sulle spese sostenute per l’acquisto di cibo e destinare maggiori risorse al budget familiare.   Tassazione agevolata La nuova normativa in materia di buoni pasto (Legge di Bilancio 2020) ha stabilito che i ticket siano esenti da tassazione se il loro valore facciale non supera i 4 euro per i buoni cartacei e gli 8 euro per i buoni elettronici. Ciò significa che questo particolare servizio sostitutivo di mensa non concorre a determinare il reddito da lavoro dipendente e non è soggetto al versamento dei contributi. Nel caso un lavoratore riceva dei buoni pasto di importo superiore l’eccedenza viene tassata a norma di legge.   Aumento del potere d’acquisto Quando a un lavoratore viene erogata in busta paga l’indennità di mensa una parte di essa viene erosa dalle tasse e dai contributi, perché l’importo concorre per intero alla formazione del reddito da lavoro dipendente. Se, al posto dell’indennità in denaro il lavoratore riceve i buoni pasto, questi non verranno considerati come reddito da lavoro dipendente e non saranno soggetti a tassazione e oneri previdenziali. Ciò vuol dire che il lavoratore potrà disporre dell’intera somma ricevuta dal datore di lavoro.   Deducibilità per le aziende Un’azienda che sceglie di acquistare buoni pasto per i propri dipendenti ha il vantaggio di fornire un servizio che è totalmente deducibile e risparmiare, quindi, sui costi di gestione del personale. L’unico onere che deve sostenere è l’IVA agevolata al 4%, che è detraibile per intero (l’aliquota IVA è al 10% se ad acquistare i buoni pasto sono liberi professionisti, titolari d’azienda e soci, imprese individuali). Le agevolazioni fiscali per le aziende, però, non si fermano alla detraibilità dell’IVA. Le imprese possono dedurre dalle tasse l’intero importo speso per l’acquisto dei buoni pasto ai dipendenti. I casi in cui è ammessa questa agevolazione sono due: se l’azienda eroga i buoni pasto per rispettare i vincoli del contratto collettivo di settore; quando un’impresa decide di erogare i buoni su base volontaria alla totalità dei dipendenti o a una categoria omogenea di lavoratori.   Ecco alcuni dei riferimenti normativi che regolamentano l’esenzione dalla tassazione dei buoni pasto: DL 112/2008, art. 83, comma 28 bis, per aliquota IVA agevolata al 4%; Circolare Ministeriale 6/E del 3/3/2009, legge per la deducibilità; legge 133/2008, che modifica l’art. 19 bis 1 del DPR 633/72 dal 1/9/2008 per la detraibilità dell’IVA anche sui buoni pasto elettronici.   Risparmio concreto Sul sito ufficiale Day Gruppo Up è possibile effettuare una comparazione della spesa del buono pasto con il rimborso in busta paga in base al numero di dipendenti e al valore scelto. Nella tabella che trovi di seguito, puoi vedere un esempio del risparmio che ottengono sia l’azienda che i dipendenti scegliendo i buoni pasto: Buono Pasto Elettronico Denaro in Busta Paga Valore del buono pasto/somma erogata in busta paga €8 €8 INPS a carico dell’azienda (circa i 30%) €0,00 €2,40 INPS a carico del dipendente (9,19%) €0,00 €0,74 TFR, rateo 13ma, rateo 14ma (a carico dell’azienda) €0,00 €1,93 Irap 3,9% (a carico dell’azienda) €0,00 €0,48 Irpef dipendente (aliquota 23%) €0,00 €1,96 Irpef dipendente (aliquota 27%) dovuta solo in caso l’importo del buono pasto superi il valore facciale di €8, come previsto dall’articolo 51 del TUIR €0,00 €0,00 Numero buoni erogati al dipendente all’anno 220 220 Costo aziendale annuo €1760 €2817,46 Importo spendibile dal lavoratore €8 €5,30   Come puoi vedere, buoni pasto rappresentano la soluzione ideale per erogare degli incentivi ai collaboratori senza che queste agevolazioni pesino troppo sulle casse dell’azienda.   Ordinare buoni pasto online? Con Day Shop bastano 4 passaggi! Acquistare i buoni pasto da una società emittente è molto semplice. Lo si può fare anche in autonomia. Con Up Day si può sperimentare il servizio Day Buoni Pasto direttamente tramite un acquisto sul sito e-commerce Dayshop. E’ pratico, sicuro e veloce. Dayshop è il primo store virtuale per questo tipo di servizi, nato nel 2007. Ti basta seguire quattro semplici step per ordinare i tuoi buoni pasto; una volta completato l’ordine, li riceverai in pochi giorni.
Pausa Sana e Mindful eating
Marzo 25, 2021
Buoni Pasto

Pausa Sana : Intuitive eating, che cos’è e come applicarlo

Calcolare le calorie e i macronutrienti, pesare il cibo costantemente: queste azioni a lungo termine possono diventare insostenibili in alimentazione e nella vita di tutti i giorni. Esistono tantissimi modi per mangiare in modo sano, senza essere influenzati da bilance e sensi di colpa. L’intuitive eating - o mindful eating - è una pratica che aiuta a nutrirsi secondo l’istinto, portando corpo e mente in totale equilibrio. Vediamo meglio in cosa consiste questa pratica che ha preso piede negli ultimi anni nel campo dell’alimentazione. Mangiare in modo intuitivo: cos’è l’intuitive eating Come accennato prima, l’intuitive eating significa letteralmente alimentazione intuitiva. Questa espressione fa riferimento alla possibilità di entrare in contatto con le vere esigenze del nostro corpo. Il processo risponde al bisogno di volersi liberare da diete, schemi, tabelle e calcoli: è solamente il nostro corpo a dirci di cosa abbiamo bisogno e di quanto ne abbiamo bisogno. La mindful eating nasce intorno alla fine degli anni ‘90 da due nutrizioniste americane - Evelyn Tribole ed Elyse Resch - che decidono di focalizzare lavoro e studio sul rapporto tra corpo e mente in alimentazione. Il loro scopo era insegnare ai loro pazienti a non avere più sensi di colpa legati al cibo, al fine di portare benessere alla mente e soddisfare così le voglie con consapevolezza. Il processo di alimentazione intuitiva si spinge a capire i reali bisogni del corpo, nel porre attenzione agli alimenti che si consumano e ad essere consapevoli del momento in cui si sta mangiando. Importante - in questo percorso - è soffermarsi sugli aspetti sensoriali che ci legano al cibo: l’aspetto, i colori, gli odori e i sapori degli alimenti sono elementi su cui bisogna riflettere per conoscere la vera percezione della fame. L’intuitive eating è quindi un viaggio di introspezione, capace di creare un legame sano e duraturo tra corpo, mente e cibo. Questa pratica viene sempre più usata da terapeuti e specialisti per far fronte ai tantissimi disturbi del comportamento alimentare: in particolare, grazie all’intuitive eating un paziente con disturbi alimentari può imparare a riconoscere quali sono i cibi che scatenano comportamenti come l’abbuffata. Il focus diventa capire da dove viene la nostra fame, se è un bisogno fisiologico oppure un “capriccio”. Alcuni consigli per l’intuitive eating La prima regola da seguire quando si vuole intraprendere il percorso di alimentazione intuitiva è sicuramente quello di abbandonare l’idea di dieta classica. Le diete restrittive non portano giovamento a lungo termine; anzi, spesso si rischia di cadere in attacchi di fame, abbuffate, aumento o stallo di peso. Cerca di seguire un’alimentazione sana, senza però rinunciare a qualche sfizio. Il secondo passo è capire da dove viene il senso di fame: abbiamo veramente fame o stiamo solamente sfogando una nostra emozione sul cibo? Impara ad ascoltare il tuo corpo e a capire quando hai veramente fame e soprattutto il perchè. Non esistono cibi che fanno bene o male: non ci sono cibi di serie A o di serie B. Tutti gli alimenti possono essere inseriti in alimentazione, senza demonizzarne alcuni. Puoi inserire qualsiasi cibo durante la tua giornata, ma con consapevolezza: questo dovrebbe aiutarti a non avere sensi di colpa! Il cibo è un piacere: cerca di soddisfare tutti i sensi attraverso il cibo, rendendolo un’esperienza a 360°. Il movimento è importante anche per l’intuitive eating: cerca di avere uno stile di vita attivo e di dedicarti a qualche sport. Bevi molto: l’acqua è un’amica della nostra salute. Cerca di idratarti durante tutto l’arco della giornata e bere almeno 2 litri di acqua al giorno: spesso confondiamo la fame con la sete! Buoni Up Day e Nutribees Se vuoi iniziare un percorso di alimentazione sano senza contare le calorie e mangiando con consapevolezza, puoi provare il servizio di healthy delivery food di Nutribees. Questa giovane startup italiana spedisce in tutta Italia piatti sani e bilanciati, ma senza rinunciare al gusto! Trovi il partner Nutribees all'interno della app di Day  "Buoni Up Day"
Iva buoni pasto
Marzo 16, 2021
Buoni Pasto

Iva sui buoni pasto: aliquote e deducibilità

Di seguito una breve guida che illustra le principali norme fiscali che regolano la circolazione dei buoni pasto.   Tra i benefit più apprezzati da aziende e lavoratori ci sono i buoni pasto: ticket cartacei o, più spesso, elettronici dal valore predeterminato che i lavoratori possono utilizzare per ottenere il servizio sostitutivo di mensa sotto forma di pasti già pronti oppure di generi alimentari pronti all’uso. Il buono pasto, rappresentando un beneficio erogato dai datori di lavoro ai propri dipendenti, è soggetto sia a normative relative alla tassazione per le aziende e dipendenti sia a normative in materia di Iva. È necessario fare un po’ di chiarezza su questi argomenti anche alla luce delle recenti interpretazioni dell’Agenzia delle entrate in tema di imposta sul valore aggiunto. In questo articolo troverai tutte le informazioni dettagliate e aggiornate su imposte dirette e IVA riguardo ai buoni pasto Buoni pasto: a quali tasse sono soggetti? Quale aliquota IVA va applicata alla vendita ed alla successiva circolazione dei buoni pasto? Le regole per la fatturazione Detraibilità dell’IVA sui buoni pasto per le aziende: come funziona   Buoni pasto: a quali tasse sono soggetti? Quello della tassazione dei buoni pasto è un argomento piuttosto complesso, che coinvolge diversi ambiti. Per quel che riguarda la tassazione nei confronti di datori di lavoro e dipendenti, ai quali i buoni vengono dati, è recentemente intervenuta la Legge di Bilancio 2020, la quale nel revisionare l’Art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, ha previsto maggiori agevolazioni fiscali per i buoni pasto elettronici i quali sono esclusi dalla formazione del reddito da lavoro dipendente fino alla soglia di 8 euro, mentre per i ticket cartacei tale soglia è stata ridotta a 4 Euro. Gli stessi limiti sono validi per l’esenzione dai contributi Inps. Quale aliquota IVA va applicata alla vendita ed alla successiva circolazione dei buoni pasto? Il buono pasto acquistato dalle aziende a favore dei propri dipendenti è assoggettato ad aliquota Iva agevolata del 4%, non sono esclusi altri tipi di utilizzo del buono pasto ma, in tutti i casi di uso diversi da quello sopra indicato, l’aliquota agevolata del 4% non è applicabile. Successivamente al suo utilizzo da parte del dipendente, il buono pasto dovrà essere rifatturato dall’esercizio commerciale che lo ha accettato in pagamento alle società emettitrici.  L’aliquota Iva da applicare è sempre del 10%, sia nel caso di utilizzo del buono pasto presso pubblici esercizi (bar, ristoranti ecc) che nel caso di utilizzo dello stesso presso le mense. In particolare, per quanto riguarda la fatturazione da parte delle mense, a conferma della correttezza dell’interpretazione sopra fornita, è recentemente intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione N° 75/E del 1° dicembre 2020, nella quale ha ribadito che nel “rapporto tra la società emittente e la mensa aziendale ed interaziendale che accetta i buoni pasto, la misura dell’aliquota applicabile sarà del 10 per cento”.   Le regole per la fatturazione Le regole per la fatturazione dei buoni pasto variano in funzione della tipologia di rapporti contrattuali di contratto e  del rapporto commerciale in essere e dei soggetti coinvolti. Nel caso di rapporto tra società emettitrice e datore di lavoro, la base imponibile ai fini IVA è costituita dal prezzo convenuto dalle parti per l’acquisto dei buoni pasto anche qualora, per effetto di uno sconto concesso al datore di lavoro da parte della società emettitrice, se  tale prezzo fosse inferiore al valore facciale del buono. Alla base imponibile si applicherà l’aliquota Iva del 4%. Nel caso di un rapporto tra società emettitrice ed esercizio convenzionato, la base imponibile ai fini IVA si calcola applicando la percentuale di sconto concordato al valore facciale del buono, e poi scorporando dall’importo così ottenuto l’IVA compresa nel valore del buono stesso,  (e cioè dividendo l’importo per 110 e moltiplicando il risultato per 100). Day offre ai suoi partner la possibilità di calcolare il valore del rimborso dei buoni pasto ritirati a cui gli stessi avranno diritto sulla base delle condizioni commerciali in essere, attraverso un comodo strumento di calcolo della fattura online: basterà inserire la quantità di buoni ritirati e il loro valore per conoscere l’importo che spetta all’azienda partner.   Detraibilità dell’IVA sui buoni pasto per le aziende: come funziona Le aziende che acquistano i buoni pasto per erogarli ai propri dipendenti. Qualora i buoni siano acquistati per un uso diverso, come ad esempio nel caso di acquisto da parte di un libero professionista oppure da parte del titolare di una azienda per utilizzo proprio, occorrerà valutare la normativa applicabile di volta in volta. Per informazioni più dettagliate si può contattare anche Day tramite mail (info@day.it) o servendosi dei riferimenti telefonici sul sito della società.  
Buoni pasto al mese spettanze
Marzo 09, 2021
Buoni Pasto

Quanti buoni pasto ti spettano al mese?

A quanti buoni pasto ha diritto un lavoratore ogni mese? Quanti ne può ricevere al giorno? Leggi la nostra guida e trova le risposte a queste e altre domande sui buoni pasto. Le aziende non sono obbligate dalla legge a fornire un servizio di mensa ai dipendenti. Spesso, tuttavia, tale obbligo è compreso nei contratti collettivi di categoria, oppure è l’azienda stessa che sceglie di offrirlo come benefit ai propri collaboratori. In molti casi, quando non c’è una mensa aziendale vera e propria, il datore di lavoro decide di offrire ai dipendenti un’indennità in busta paga o, più spesso, i buoni pasto: dei ticket cartacei o elettronici che rappresentano un’indennità sostitutiva di mensa. Ogni lavoratore riceve tutti i mesi un certo numero di buoni pasto, che può spendere nei locali convenzionati per acquistare dei pasti già pronti, ma anche in negozi e supermercati per acquistare generi alimentari. Vediamo tutto quello che c’è da sapere su questa pratica: Quanti buoni pasto al mese? Quanti buoni pasto al giorno? A quanto ammontano i buoni pasto? Quanti buoni pasto si possono accumulare? Quanti buoni pasto si possono spendere contemporaneamente? Come gestire i buoni pasto Up Day con il portale e la App dedicati   Quanti buoni pasto al mese? La quantità di buoni pasto che riceve un lavoratore ogni mese non è fissa, ma dipende dal numero di giorni che ha un mese e dai giorni effettivi di lavoro svolti. Il numero di buoni pasto che spettano ogni mese ai dipendenti di un’azienda viene infatti calcolato in base ai giorni di lavoro effettivi che hanno svolto nel mese precedente. Di seguito un esempio sui mesi di febbraio e marzo. MESE GIORNI DEL MESE GIORNI DI LAVORO SVOLTI BUONI PASTO DOVUTI FEBBRAIO 28 19 (+ 1 di ferie) 19 MARZO 31 23 23     Quanti buoni pasto al giorno? Ogni lavoratore ha diritto a un buono pasto per ogni giornata lavorativa svolta. Ciò vuol dire che non può ricevere più di un buono pasto al giorno e questo buono sarà esente da tassazione fino all’importo massimo stabilito dalla legge. Nel caso in cui i buoni pasto vengano erogati da un’azienda ai propri collaboratori anche nelle giornate non lavorative, essi sono interamente soggetti a tassazione. Il ticket giornaliero spetta anche in quei casi in cui la pausa pranzo non sia prevista, purché l’erogazione dei buoni pasto sia compresa nella contrattazione collettiva di settore o sia estesa a una categoria omogenea di lavoratori. Anche le lavoratrici che usufruiscono della maternità obbligatoria, della maternità anticipata e dei congedi per allattamento hanno comunque diritto al buono pasto. Anche in questo caso, i buoni non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente se il loro valore non supera i limiti fissati dalla normativa.   A quanto ammontano i buoni pasto? L’importo minimo di un buono pasto è di 2 euro, mentre l’importo massimo è di 15 euro. Solitamente, le aziende erogano ai propri dipendenti buoni di un valore facciale compreso tra 5 e 10 euro. La nuova normativa fiscale (Legge di Bilancio 2020), volta ad incentivare l’uso degli strumenti elettronici, prevede che i buoni pasto cartacei non concorrano alla formazione del reddito da lavoro dipendente e siano esenti dal versamento dei contributi INPS fino a un importo massimo di 4 euro a buono. Per i buoni pasto elettronici, tale soglia di esenzione è innalzata a 8 euro.   Quanti buoni pasto si possono accumulare? Prima di vedere quanti buoni pasto si possono accumulare, è importante fare una distinzione tra i termini accumulare e cumulare. Queste due parole hanno un significato simile ma nel caso dei buoni pasto esse non sono interscambiabili. Questo perché non c’è un limite al numero di buoni pasto che si possono accumulare, se non quello imposto dalla data di scadenza degli stessi. Data che, solitamente, coincide con la fine dell’anno solare. Esiste, invece, un limite alla cumulabilità dei buoni.   Quanti buoni pasto si possono spendere contemporaneamente? Cumulare i buoni pasto significa utilizzarne più di uno contemporaneamente. La legge stabilisce un limite ben preciso per quanto riguarda il numero di buoni pasto che si possono spendere contemporaneamente.  Limite che è fissato a 8 buoni pasto per ogni acquisto. Tra le limitazioni che riguardano i buoni pasto ci sono anche il divieto di cederli ad altri (regola che vale anche per i familiari del lavoratore che riceve il buono) e di convertirli in denaro. I buoni pasto possono essere utilizzati sia nei giorni lavorativi, sia nei giorni non lavorativi, ma solo per acquistare generi alimentari. Vale anche la pena ricordare che il buono pasto deve essere speso per il suo intero valore facciale, in quanto non dà diritto al resto. Ciò significa che non sempre è conveniente spendere più di un ticket contemporaneamente. Facciamo qualche esempio pratico per capire come spendere i buoni pasto. Il primo esempio riguarda l’utilizzo dei buoni pasto durante la pausa pranzo. Mettiamo il caso che un lavoratore riceva dall’azienda dei buoni dal valore facciale di 6,50 euro e decida di pranzare in un ristorante, spendendo 10,50 euro. In questo caso, il lavoratore pagherà una parte del pasto con il buono e la restante in contanti poiché, utilizzando due buoni, non avrebbe diritto al resto di 2,50 euro. Lo stesso lavoratore può anche decidere di conservare i buoni per la spesa settimanale. Poniamo il caso che acquisti generi alimentari per un valore di 40 euro. In questo caso potrà utilizzare per il pagamento fino a 6 buoni pasto da 6,50 euro e dovrà spendere solo 1 euro in contanti.   Come gestire i buoni pasto Up Day con il portale e la App dedicati Gestire i tuoi buoni pasto Up Day è facilissimo, grazie al portale e alla App dedicati agli utilizzatori. Da qui potrai facilmente monitorare la quantità di buoni pasto che viene caricata ogni mese sulla tua card e sapere quanti sono i ticket a tua disposizione. La App ti offre anche l’opportunità di trasferire sul cloud i buoni pasto elettronici caricati sulla card, così da poter fare acquisti direttamente online presso i partner convenzionati e di pagare nei negozi fisici utilizzando il Codice e il QR Code.
Dieci consigli per la pausa pranzo
Marzo 01, 2021
Buoni Pasto

Cosa fare in pausa pranzo? 10 consigli per sfruttarla al meglio

La pausa pranzo è uno dei momenti più importanti della giornata per un lavoratore. Ecco trucchi e consigli per sfruttarla al meglio. Capita spesso che, complici la fretta e l’ansia di rimettersi a lavorare, non si riesca a gestire al meglio il tempo dedicato alla pausa pranzo. Anche se si tratta di uno dei momenti più importanti della giornata per chi deve trascorrerne la maggior parte fuori casa. Sono molti gli esperti che sostengono quanto sia importante dedicare il giusto tempo alla pausa pranzo per garantire il proprio benessere e dare il massimo sul lavoro. Certo, non è facile cambiare le abitudini quotidiane ma bastano un poco di impegno e organizzazione per ottenere dei benefici dalla pausa pranzo. Cosa si deve fare per sfruttare al massimo questo momento? Scoprilo leggendo il nostro articolo. Quanto dura la pausa pranzo? Cosa mangiare in pausa pranzo? Gli effetti positivi di una pausa pranzo fatta bene Pausa pranzo: 10 consigli per sfruttarla al meglio Pausa sana: i consigli di Day per la pausa pranzo   Quanto dura la pausa pranzo? Secondo quanto previsto dalla legge, la pausa pranzo non può durare meno di 10 minuti. Questo tempo, tuttavia, è davvero poco per riuscire a consumare un pasto degno di questo nome. Solitamente, le aziende concedono dai 30 minuti a 1 ora per la pausa pranzo dei dipendenti. In alcuni luoghi di lavoro, la pausa pranzo può durare anche 2 ore.   Cosa mangiare in pausa pranzo? Può capitare che, a causa della fretta o di cattive abitudini, quando si mangia fuori casa si scelgano cibi poco salutari, magari perché sono già pronti e si consumano velocemente. Certo, non c’è niente di male se, occasionalmente, si sceglie di pranzare con un panino, una pizza o un kebab, tuttavia questa non deve diventare la norma, perché la salute può risentirne. Se si mangia ogni giorno fuori casa, si deve variare il proprio menu, scegliendo alimenti sani e poco calorici. Consumare pasti salutari è importante per mantenersi in buona salute, specialmente se si conduce una vita molto sedentaria. Per questo si deve seguire una dieta bilanciata e mangiare in modo sano durante la pausa pranzo. Se preferisci consumare pasti già pronti, con il portale e la App Buoni Up Day puoi trovare facilmente ristoranti e locali nella zona del tuo ufficio dove acquistare pasti salutari con i tuoi buoni pasto. Se, invece, ami cucinare e preferisci preparare i tuoi pasti, ti consigliamo di stilare un menu settimanale, e di preparare in anticipo i piatti da mettere nella schiscetta, così da evitare di rimpinzarti di cibi poco salutari per mancanza di tempo.   Durante la tua pausa pranzo evita di consumare cibi troppo pesanti e ricchi di grassi, perché appesantiscono il corpo e la mente, rendendo sonnolenti e fiacchi. Prediligi alimenti sani, ricchi di vitamine e facilmente digeribili. Ricorda anche di portare con te della frutta, da consumare a fine pasto o quando senti la necessità di fare uno spuntino.   Gli effetti positivi di una pausa pranzo fatta bene Spesso, per abitudine o un’errata pianificazione della propria giornata, si finisce per trascorrere la pausa pranzo seduti alla scrivania, mangiando velocemente il proprio pasto, magari continuando a lavorare o, comunque, senza staccarsi dal pc. Non c’è niente di più sbagliato e poco salutare. Sia che si lavori da casa, sia che ci si trovi in ufficio, per garantire il proprio benessere, è importante sfruttare il tempo della pausa pranzo per smettere di lavorare e ricaricare le batterie, così da affrontare al meglio il resto della giornata. Una pausa pranzo fatta bene: aiuta a vedere le cose con più obiettività e, magari, a risolvere quel problema su cui ci si è arrovellati per ore; migliora la capacità di concentrazione, così si riesce a lavorare meglio e a commettere meno errori; aiuta a migliorare il benessere psicofisico, aumenta il buonumore e riduce i livelli di stress; consente di aumentare la produttività e la performance lavorativa; migliora le relazioni tra colleghi, perché staccare la mente dal lavoro aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a ridimensionare i problemi.   Pausa pranzo: 10 consigli per sfruttarla al meglio Insomma, la pausa pranzo è uno dei momenti più importanti della giornata per un lavoratore. Perciò non se ne deve sprecare neanche un minuto. Ecco 10 consigli per sfruttare la pausa pranzo nel modo giusto e ottenere dei benefici.   1.      Pianifica la tua giornata lavorativa tenendo in considerazione il pranzo Si dice chi ben comincia è a metà dell’opera. Pianificare la giornata tenendo in debita considerazione la pausa pranzo è il primo passo per gestire al meglio il tempo ad essa dedicato. Organizza il tuo lavoro in modo da non avere incombenze che possano trattenerti alla scrivania ed evita di fissare incontri di lavoro o riunioni a ridosso dell’orario di pranzo. 2.      Allontanati dalla postazione di lavoro Staccarsi dalla propria postazione di lavoro serve a ottenere un distacco fisico e mentale dal lavoro e a rilassarsi maggiormente. Restare davanti al computer è infatti il modo migliore per perseguire cattive abitudini come continuare a lavorare durante il pasto o evitare di fare esercizio fisico. Se possibile, è meglio uscire dall’ufficio e trascorrere del tempo all’aperto. Se si rimane in ufficio, è comunque importante trascorrere il tempo della pausa pranzo lontani dalla scrivania.   3.      Disconnettiti Un altro errore che si compie molto spesso è quello di rimanere continuamente connessi a Internet durante la pausa pranzo. Dal computer si passa allo smartphone o al tablet, si controllano le e-mail e i social network. Navigare continuamente in Internet, senza mai staccare la spina, genera ansia e aumenta i livelli di stress. Per rilassarsi davvero è importante spegnere il computer e concedersi dei momenti in cui si mettono da parte tutti i dispositivi elettronici e ci si concentra solo su sé stessi e il proprio benessere.   4.      Dedica il giusto tempo al pasto Mangiare velocemente è sempre sconsigliato, perché ha effetti negativi sulla digestione, non permette di assimilare correttamente le sostanze nutrienti e influisce anche sulla salute dei denti. Anche se hai fretta, perciò, ricorda di dedicare il giusto tempo ai tuoi pasti, mastica lentamente e assapora ogni boccone. Non solo ne beneficeranno la tua linea e il tuo stomaco, ma ti sentirai anche più energico.   5.      Pratica un esercizio di mindfulness prima di mangiare Quello di mindfulness è un concetto molto più ampio di benessere e comprende un tipo di meditazione diverso da quello tradizionale. I benefici che regala possono essere raggiunti dedicandole pochi minuti al giorno. Quando finisci di lavorare, prima di iniziare a mangiare, concediti un minuto di meditazione: chiudi gli occhi, respira lentamente e concentrati solo su te stesso e sulla respirazione, isolandoti dal mondo esterno e allontanando tutti i pensieri. Oppure concentrati su un oggetto che trovi sulla tua scrivania. Libera la mente. Osservalo come se lo vedessi per la prima volta, toccalo per sperimentarne la consistenza e la struttura. Dedica questa stessa concentrazione anche al cibo. Libera la mente, focalizza la tua attenzione su ciò che stai mangiando e sulle sensazioni che provi.   6.      Fai esercizio fisico Praticare attività fisica è importante per il proprio benessere, specialmente se si trascorre tanto tempo seduti. Vorresti andare a correre la mattina prima di andare in ufficio ma non hai tempo? Puoi dedicarti a questa attività durante la pausa pranzo. Oppure andare in palestra, se sei un appassionato di fitness. Tuttavia, se hai poco tempo a disposizione o non sei abituato a fare esercizio fisico, bastano anche una semplice passeggiata al parco, o un quarto d’ora di camminata veloce, per rilassarsi e mantenersi in forma.   7.      Socializza Confrontarsi con le persone che ci circondano è importante per stare bene con noi stessi e vivere più serenamente l’ambiente di lavoro. La pausa pranzo è un buon momento per conoscere i colleghi e socializzare con loro.   8.      Organizza la tua settimana Una delle ragioni per cui si accumula tanto stress e ci si sente sopraffatti dalle mille incombenze quotidiane è la poca organizzazione. Usare il tempo della pausa pranzo per organizzare al meglio la tua settimana ti permette di focalizzarti meglio sugli obiettivi da raggiungere, avere la mente più libera e abbassare i livelli di stress.   9.      Pianifica la tua carriera Quello della pausa giornaliera è anche un buon momento per focalizzarsi sulla propria carriera. Se sei una di quelle persone che amano pianificare, puoi sfruttare la pausa pranzo per fare un bilancio della tua vita lavorativa, sugli obiettivi che hai raggiunto e su quelli da raggiungere, raccogliendo e organizzando idee e progetti.   10.  Dedica del tempo alle tue passioni Leggere un libro. Visitare una mostra. Dedicarsi alla scrittura, al disegno, al cucito. La pausa pranzo è il momento ideale per dedicare un po’ di tempo alle proprie passioni. Così, oltre a nutrire la propria anima creativa, ci si rilassa e si recupera la serenità necessaria ad affrontare il resto della giornata lavorativa con grinta e buonumore.   Pausa Sana: i consigli di Day per la pausa pranzo Day conosce bene l’importanza della pausa pranzo e sa anche quanto possa essere difficile trovare il modo di organizzare questo tempo nel modo giusto. La rubrica Pausa Sana è nata proprio con lo scopo di aiutare chi lavora a godere al meglio della propria pausa pranzo, con tanti suggerimenti e consigli utili anche per chi lavora in smart working.
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