Buoni Pasto

Una semplice scelta che porta con sé tanti vantaggi per le aziende e i loro dipendenti.

Iva buoni pasto
Marzo 16, 2021
Buoni Pasto

Iva sui buoni pasto: aliquote e deducibilità

Di seguito una breve guida che illustra le principali norme fiscali che regolano la circolazione dei buoni pasto. Tra i benefit più apprezzati da aziende e lavoratori ci sono i buoni pasto: ticket cartacei o, più spesso, elettronici dal valore predeterminato che i lavoratori possono utilizzare per ottenere il servizio sostitutivo di mensa sotto forma di pasti già pronti oppure di generi alimentari pronti all’uso. Il buono pasto, rappresentando un beneficio erogato dai datori di lavoro ai propri dipendenti, è soggetto sia a normative relative alla tassazione per le aziende e dipendenti sia a normative in materia di Iva. È necessario fare un po’ di chiarezza su questi argomenti anche alla luce delle recenti interpretazioni dell’Agenzia delle entrate in tema di imposta sul valore aggiunto. In questo articolo troverai tutte le informazioni dettagliate e aggiornate su imposte dirette e IVA riguardo ai buoni pasto Buoni pasto: a quali tasse sono soggetti? Quale aliquota IVA va applicata alla vendita ed alla successiva circolazione dei buoni pasto? Le regole per la fatturazione Detraibilità dell’IVA sui buoni pasto per le aziende: come funziona Buoni pasto: a quali tasse sono soggetti? Quello della tassazione dei buoni pasto è un argomento piuttosto complesso, che coinvolge diversi ambiti. Per quel che riguarda la tassazione nei confronti di datori di lavoro e dipendenti, ai quali i buoni vengono dati, è recentemente intervenuta la Legge di Bilancio 2020, la quale nel revisionare l’Art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, ha previsto maggiori agevolazioni fiscali per i buoni pasto elettronici i quali sono esclusi dalla formazione del reddito da lavoro dipendente fino alla soglia di 8 euro, mentre per i ticket cartacei tale soglia è stata ridotta a 4 Euro. Gli stessi limiti sono validi per l’esenzione dai contributi Inps. Quale aliquota IVA va applicata alla vendita ed alla successiva circolazione dei buoni pasto? Il buono pasto acquistato dalle aziende a favore dei propri dipendenti è assoggettato ad aliquota Iva agevolata del 4%, non sono esclusi altri tipi di utilizzo del buono pasto ma, in tutti i casi di uso diversi da quello sopra indicato, l’aliquota agevolata del 4% non è applicabile. Successivamente al suo utilizzo da parte del dipendente, il buono pasto dovrà essere rifatturato dall’esercizio commerciale che lo ha accettato in pagamento alle società emettitrici.  L’aliquota Iva da applicare è sempre del 10%, sia nel caso di utilizzo del buono pasto presso pubblici esercizi (bar, ristoranti ecc) che nel caso di utilizzo dello stesso presso le mense. In particolare, per quanto riguarda la fatturazione da parte delle mense, a conferma della correttezza dell’interpretazione sopra fornita, è recentemente intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione N° 75/E del 1° dicembre 2020, nella quale ha ribadito che nel “rapporto tra la società emittente e la mensa aziendale ed interaziendale che accetta i buoni pasto, la misura dell’aliquota applicabile sarà del 10 per cento”. Le regole per la fatturazione Le regole per la fatturazione dei buoni pasto variano in funzione della tipologia di rapporti contrattuali di contratto e  del rapporto commerciale in essere e dei soggetti coinvolti. Nel caso di rapporto tra società emettitrice e datore di lavoro, la base imponibile ai fini IVA è costituita dal prezzo convenuto dalle parti per l’acquisto dei buoni pasto anche qualora, per effetto di uno sconto concesso al datore di lavoro da parte della società emettitrice, se  tale prezzo fosse inferiore al valore facciale del buono. Alla base imponibile si applicherà l’aliquota Iva del 4%. Nel caso di un rapporto tra società emettitrice ed esercizio convenzionato, la base imponibile ai fini IVA si calcola applicando la percentuale di sconto concordato al valore facciale del buono, e poi scorporando dall’importo così ottenuto l’IVA compresa nel valore del buono stesso,  (e cioè dividendo l’importo per 110 e moltiplicando il risultato per 100). Day offre ai suoi partner la possibilità di calcolare il valore del rimborso dei buoni pasto ritirati a cui gli stessi avranno diritto sulla base delle condizioni commerciali in essere, attraverso un comodo strumento di calcolo della fattura online: basterà inserire la quantità di buoni ritirati e il loro valore per conoscere l’importo che spetta all’azienda partner. Detraibilità dell’IVA sui buoni pasto per le aziende: come funziona Le aziende che acquistano i buoni pasto per erogarli ai propri dipendenti. Qualora i buoni siano acquistati per un uso diverso, come ad esempio nel caso di acquisto da parte di un libero professionista oppure da parte del titolare di una azienda per utilizzo proprio, occorrerà valutare la normativa applicabile di volta in volta. Per informazioni più dettagliate si può contattare anche Day tramite mail (info@day.it) o servendosi dei riferimenti telefonici sul sito della società.
Buoni pasto al mese spettanze
Marzo 09, 2021
Buoni Pasto

Quanti buoni pasto ti spettano al mese?

A quanti buoni pasto ha diritto un lavoratore ogni mese? Quanti ne può ricevere al giorno? Leggi la nostra guida e trova le risposte a queste e altre domande sui buoni pasto. Le aziende non sono obbligate dalla legge a fornire un servizio di mensa ai dipendenti. Spesso, tuttavia, tale obbligo è compreso nei contratti collettivi di categoria, oppure è l’azienda stessa che sceglie di offrirlo come benefit ai propri collaboratori. In molti casi, quando non c’è una mensa aziendale vera e propria, il datore di lavoro decide di offrire ai dipendenti un’indennità in busta paga o, più spesso, i buoni pasto: dei ticket cartacei o elettronici che rappresentano un’indennità sostitutiva di mensa. Ogni lavoratore riceve tutti i mesi un certo numero di buoni pasto, che può spendere nei locali convenzionati per acquistare dei pasti già pronti, ma anche in negozi e supermercati per acquistare generi alimentari. Vediamo tutto quello che c’è da sapere su questa pratica: Quanti buoni pasto al mese? Quanti buoni pasto al giorno? A quanto ammontano i buoni pasto? Quanti buoni pasto si possono accumulare? Quanti buoni pasto si possono spendere contemporaneamente? Come gestire i buoni pasto Up Day con il portale e la App dedicati Quanti buoni pasto al mese? La quantità di buoni pasto che riceve un lavoratore ogni mese non è fissa, ma dipende dal numero di giorni che ha un mese e dai giorni effettivi di lavoro svolti. Il numero di buoni pasto che spettano ogni mese ai dipendenti di un’azienda viene infatti calcolato in base ai giorni di lavoro effettivi che hanno svolto nel mese precedente. Di seguito un esempio sui mesi di febbraio e marzo. MESE GIORNI DEL MESE GIORNI DI LAVORO SVOLTI BUONI PASTO DOVUTI FEBBRAIO 28 19 (+ 1 di ferie) 19 MARZO 31 23 23 Quanti buoni pasto al giorno? Ogni lavoratore ha diritto a un buono pasto per ogni giornata lavorativa svolta. Ciò vuol dire che non può ricevere più di un buono pasto al giorno e questo buono sarà esente da tassazione fino all’importo massimo stabilito dalla legge. Nel caso in cui i buoni pasto vengano erogati da un’azienda ai propri collaboratori anche nelle giornate non lavorative, essi sono interamente soggetti a tassazione. Il ticket giornaliero spetta anche in quei casi in cui la pausa pranzo non sia prevista, purché l’erogazione dei buoni pasto sia compresa nella contrattazione collettiva di settore o sia estesa a una categoria omogenea di lavoratori. Anche le lavoratrici che usufruiscono della maternità obbligatoria, della maternità anticipata e dei congedi per allattamento hanno comunque diritto al buono pasto. Anche in questo caso, i buoni non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente se il loro valore non supera i limiti fissati dalla normativa. A quanto ammontano i buoni pasto? L’importo minimo di un buono pasto è di 2 euro, mentre l’importo massimo è di 15 euro. Solitamente, le aziende erogano ai propri dipendenti buoni di un valore facciale compreso tra 5 e 10 euro. La nuova normativa fiscale (Legge di Bilancio 2020), volta ad incentivare l’uso degli strumenti elettronici, prevede che i buoni pasto cartacei non concorrano alla formazione del reddito da lavoro dipendente e siano esenti dal versamento dei contributi INPS fino a un importo massimo di 4 euro a buono. Per i buoni pasto elettronici, tale soglia di esenzione è innalzata a 8 euro. Quanti buoni pasto si possono accumulare? Prima di vedere quanti buoni pasto si possono accumulare, è importante fare una distinzione tra i termini accumulare e cumulare. Queste due parole hanno un significato simile ma nel caso dei buoni pasto esse non sono interscambiabili. Questo perché non c’è un limite al numero di buoni pasto che si possono accumulare, se non quello imposto dalla data di scadenza degli stessi. Data che, solitamente, coincide con la fine dell’anno solare. Esiste, invece, un limite alla cumulabilità dei buoni. Quanti buoni pasto si possono spendere contemporaneamente? Cumulare i buoni pasto significa utilizzarne più di uno contemporaneamente. La legge stabilisce un limite ben preciso per quanto riguarda il numero di buoni pasto che si possono spendere contemporaneamente.  Limite che è fissato a 8 buoni pasto per ogni acquisto. Tra le limitazioni che riguardano i buoni pasto ci sono anche il divieto di cederli ad altri (regola che vale anche per i familiari del lavoratore che riceve il buono) e di convertirli in denaro. I buoni pasto possono essere utilizzati sia nei giorni lavorativi, sia nei giorni non lavorativi, ma solo per acquistare generi alimentari. Vale anche la pena ricordare che il buono pasto deve essere speso per il suo intero valore facciale, in quanto non dà diritto al resto. Ciò significa che non sempre è conveniente spendere più di un ticket contemporaneamente. Facciamo qualche esempio pratico per capire come spendere i buoni pasto. Il primo esempio riguarda l’utilizzo dei buoni pasto durante la pausa pranzo. Mettiamo il caso che un lavoratore riceva dall’azienda dei buoni dal valore facciale di 6,50 euro e decida di pranzare in un ristorante, spendendo 10,50 euro. In questo caso, il lavoratore pagherà una parte del pasto con il buono e la restante in contanti poiché, utilizzando due buoni, non avrebbe diritto al resto di 2,50 euro. Lo stesso lavoratore può anche decidere di conservare i buoni per la spesa settimanale. Poniamo il caso che acquisti generi alimentari per un valore di 40 euro. In questo caso potrà utilizzare per il pagamento fino a 6 buoni pasto da 6,50 euro e dovrà spendere solo 1 euro in contanti. Come gestire i buoni pasto Up Day con il portale e la App dedicati Gestire i tuoi buoni pasto Up Day è facilissimo, grazie al portale e alla App dedicati agli utilizzatori. Da qui potrai facilmente monitorare la quantità di buoni pasto che viene caricata ogni mese sulla tua card e sapere quanti sono i ticket a tua disposizione. La App ti offre anche l’opportunità di trasferire sul cloud i buoni pasto elettronici caricati sulla card, così da poter fare acquisti direttamente online presso i partner convenzionati e di pagare nei negozi fisici utilizzando il Codice e il QR Code.
Dieci consigli per la pausa pranzo
Marzo 01, 2021
Buoni Pasto

Cosa fare in pausa pranzo? 10 consigli per sfruttarla al meglio

La pausa pranzo è uno dei momenti più importanti della giornata per un lavoratore. Ecco trucchi e consigli per sfruttarla al meglio. Capita spesso che, complici la fretta e l’ansia di rimettersi a lavorare, non si riesca a gestire al meglio il tempo dedicato alla pausa pranzo. Anche se si tratta di uno dei momenti più importanti della giornata per chi deve trascorrerne la maggior parte fuori casa. Sono molti gli esperti che sostengono quanto sia importante dedicare il giusto tempo alla pausa pranzo per garantire il proprio benessere e dare il massimo sul lavoro. Certo, non è facile cambiare le abitudini quotidiane ma bastano un poco di impegno e organizzazione per ottenere dei benefici dalla pausa pranzo. Cosa si deve fare per sfruttare al massimo questo momento? Scoprilo leggendo il nostro articolo. Quanto dura la pausa pranzo? Cosa mangiare in pausa pranzo? Gli effetti positivi di una pausa pranzo fatta bene Pausa pranzo: 10 consigli per sfruttarla al meglio Pausa sana: i consigli di Day per la pausa pranzo Quanto dura la pausa pranzo? Secondo quanto previsto dalla legge, la pausa pranzo non può durare meno di 10 minuti. Questo tempo, tuttavia, è davvero poco per riuscire a consumare un pasto degno di questo nome. Solitamente, le aziende concedono dai 30 minuti a 1 ora per la pausa pranzo dei dipendenti. In alcuni luoghi di lavoro, la pausa pranzo può durare anche 2 ore. Cosa mangiare in pausa pranzo? Può capitare che, a causa della fretta o di cattive abitudini, quando si mangia fuori casa si scelgano cibi poco salutari, magari perché sono già pronti e si consumano velocemente. Certo, non c’è niente di male se, occasionalmente, si sceglie di pranzare con un panino, una pizza o un kebab, tuttavia questa non deve diventare la norma, perché la salute può risentirne. Se si mangia ogni giorno fuori casa, si deve variare il proprio menu, scegliendo alimenti sani e poco calorici. Consumare pasti salutari è importante per mantenersi in buona salute, specialmente se si conduce una vita molto sedentaria. Per questo si deve seguire una dieta bilanciata e mangiare in modo sano durante la pausa pranzo. Se preferisci consumare pasti già pronti, con il portale e la App Buoni Up Day puoi trovare facilmente ristoranti e locali nella zona del tuo ufficio dove acquistare pasti salutari con i tuoi buoni pasto. Se, invece, ami cucinare e preferisci preparare i tuoi pasti, ti consigliamo di stilare un menu settimanale, e di preparare in anticipo i piatti da mettere nella schiscetta, così da evitare di rimpinzarti di cibi poco salutari per mancanza di tempo. Durante la tua pausa pranzo evita di consumare cibi troppo pesanti e ricchi di grassi, perché appesantiscono il corpo e la mente, rendendo sonnolenti e fiacchi. Prediligi alimenti sani, ricchi di vitamine e facilmente digeribili. Ricorda anche di portare con te della frutta, da consumare a fine pasto o quando senti la necessità di fare uno spuntino. Gli effetti positivi di una pausa pranzo fatta bene Spesso, per abitudine o un’errata pianificazione della propria giornata, si finisce per trascorrere la pausa pranzo seduti alla scrivania, mangiando velocemente il proprio pasto, magari continuando a lavorare o, comunque, senza staccarsi dal pc. Non c’è niente di più sbagliato e poco salutare. Sia che si lavori da casa, sia che ci si trovi in ufficio, per garantire il proprio benessere, è importante sfruttare il tempo della pausa pranzo per smettere di lavorare e ricaricare le batterie, così da affrontare al meglio il resto della giornata. Una pausa pranzo fatta bene: aiuta a vedere le cose con più obiettività e, magari, a risolvere quel problema su cui ci si è arrovellati per ore; migliora la capacità di concentrazione, così si riesce a lavorare meglio e a commettere meno errori; aiuta a migliorare il benessere psicofisico, aumenta il buonumore e riduce i livelli di stress; consente di aumentare la produttività e la performance lavorativa; migliora le relazioni tra colleghi, perché staccare la mente dal lavoro aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a ridimensionare i problemi. Pausa pranzo: 10 consigli per sfruttarla al meglio Insomma, la pausa pranzo è uno dei momenti più importanti della giornata per un lavoratore. Perciò non se ne deve sprecare neanche un minuto. Ecco 10 consigli per sfruttare la pausa pranzo nel modo giusto e ottenere dei benefici. 1.      Pianifica la tua giornata lavorativa tenendo in considerazione il pranzo Si dice chi ben comincia è a metà dell’opera. Pianificare la giornata tenendo in debita considerazione la pausa pranzo è il primo passo per gestire al meglio il tempo ad essa dedicato. Organizza il tuo lavoro in modo da non avere incombenze che possano trattenerti alla scrivania ed evita di fissare incontri di lavoro o riunioni a ridosso dell’orario di pranzo. 2.      Allontanati dalla postazione di lavoro Staccarsi dalla propria postazione di lavoro serve a ottenere un distacco fisico e mentale dal lavoro e a rilassarsi maggiormente. Restare davanti al computer è infatti il modo migliore per perseguire cattive abitudini come continuare a lavorare durante il pasto o evitare di fare esercizio fisico. Se possibile, è meglio uscire dall’ufficio e trascorrere del tempo all’aperto. Se si rimane in ufficio, è comunque importante trascorrere il tempo della pausa pranzo lontani dalla scrivania. 3.      Disconnettiti Un altro errore che si compie molto spesso è quello di rimanere continuamente connessi a Internet durante la pausa pranzo. Dal computer si passa allo smartphone o al tablet, si controllano le e-mail e i social network. Navigare continuamente in Internet, senza mai staccare la spina, genera ansia e aumenta i livelli di stress. Per rilassarsi davvero è importante spegnere il computer e concedersi dei momenti in cui si mettono da parte tutti i dispositivi elettronici e ci si concentra solo su sé stessi e il proprio benessere. 4.      Dedica il giusto tempo al pasto Mangiare velocemente è sempre sconsigliato, perché ha effetti negativi sulla digestione, non permette di assimilare correttamente le sostanze nutrienti e influisce anche sulla salute dei denti. Anche se hai fretta, perciò, ricorda di dedicare il giusto tempo ai tuoi pasti, mastica lentamente e assapora ogni boccone. Non solo ne beneficeranno la tua linea e il tuo stomaco, ma ti sentirai anche più energico. 5.      Pratica un esercizio di mindfulness prima di mangiare Quello di mindfulness è un concetto molto più ampio di benessere e comprende un tipo di meditazione diverso da quello tradizionale. I benefici che regala possono essere raggiunti dedicandole pochi minuti al giorno. Quando finisci di lavorare, prima di iniziare a mangiare, concediti un minuto di meditazione: chiudi gli occhi, respira lentamente e concentrati solo su te stesso e sulla respirazione, isolandoti dal mondo esterno e allontanando tutti i pensieri. Oppure concentrati su un oggetto che trovi sulla tua scrivania. Libera la mente. Osservalo come se lo vedessi per la prima volta, toccalo per sperimentarne la consistenza e la struttura. Dedica questa stessa concentrazione anche al cibo. Libera la mente, focalizza la tua attenzione su ciò che stai mangiando e sulle sensazioni che provi. 6.      Fai esercizio fisico Praticare attività fisica è importante per il proprio benessere, specialmente se si trascorre tanto tempo seduti. Vorresti andare a correre la mattina prima di andare in ufficio ma non hai tempo? Puoi dedicarti a questa attività durante la pausa pranzo. Oppure andare in palestra, se sei un appassionato di fitness. Tuttavia, se hai poco tempo a disposizione o non sei abituato a fare esercizio fisico, bastano anche una semplice passeggiata al parco, o un quarto d’ora di camminata veloce, per rilassarsi e mantenersi in forma. 7.      Socializza Confrontarsi con le persone che ci circondano è importante per stare bene con noi stessi e vivere più serenamente l’ambiente di lavoro. La pausa pranzo è un buon momento per conoscere i colleghi e socializzare con loro. 8.      Organizza la tua settimana Una delle ragioni per cui si accumula tanto stress e ci si sente sopraffatti dalle mille incombenze quotidiane è la poca organizzazione. Usare il tempo della pausa pranzo per organizzare al meglio la tua settimana ti permette di focalizzarti meglio sugli obiettivi da raggiungere, avere la mente più libera e abbassare i livelli di stress. 9.      Pianifica la tua carriera Quello della pausa giornaliera è anche un buon momento per focalizzarsi sulla propria carriera. Se sei una di quelle persone che amano pianificare, puoi sfruttare la pausa pranzo per fare un bilancio della tua vita lavorativa, sugli obiettivi che hai raggiunto e su quelli da raggiungere, raccogliendo e organizzando idee e progetti. 10.  Dedica del tempo alle tue passioni Leggere un libro. Visitare una mostra. Dedicarsi alla scrittura, al disegno, al cucito. La pausa pranzo è il momento ideale per dedicare un po’ di tempo alle proprie passioni. Così, oltre a nutrire la propria anima creativa, ci si rilassa e si recupera la serenità necessaria ad affrontare il resto della giornata lavorativa con grinta e buonumore. Pausa Sana: i consigli di Day per la pausa pranzo Day conosce bene l’importanza della pausa pranzo e sa anche quanto possa essere difficile trovare il modo di organizzare questo tempo nel modo giusto. La rubrica Pausa Sana è nata proprio con lo scopo di aiutare chi lavora a godere al meglio della propria pausa pranzo, con tanti suggerimenti e consigli utili anche per chi lavora in smart working.
Luglio 13, 2020
Buoni Pasto

Differenze tra i cibi industriali e cibi nutrienti

Cos'è che realmente rende poco sani i "cibi industriali", cioè gli alimenti lavorati? In un recente articolo sull'obesità infantile sono stati evidenziati 11 differenze sostanziali tra gli alimenti freschi e i cibi industriali lavorati. Inoltre sono state individuate quattro macro aree nelle quali i cibi industriali creano danni alla salute: portano a un aumento del consumo di carboidrati raffinati, aumentano il rischio di obesità e diabete di tipo 2, danneggiano l'ambiente e, danneggiando la nostra salute, portano a una maggiore spesa sanitaria. Gli alimenti trasformati sono definiti in base ai processi industriali necessari per ottenere il prodotto finale. I cibi industriali, di solito, soddisfano 7 criteri: Il cibo è prodotto in serie, è coerente da lotto a lotto, è coerente da paese a paese, utilizza ingredienti specializzati, è costituito da macronutrienti predefiniti e predosati, resta in emulsione (il che significa che le parti grasse e le parti acquose rimangono mescolate insieme invece che separarsi come avverrebbe naturalmente) e ha lunghi tempi di conservazione. Ma definire gli alimenti raffinati solo da queste proprietà non identifica le grandi differenze nutrizionali tra i prodotti alimentari industriali e quelli freschi. Le 11 differenze fra cibi industriali e lavorati Vediamo adesso nello specifico le 11 differenze principali dei cibi industriali rispetto a quelli preparati da alimenti freschi: Non contengono fibra a sufficienza - Paragonati ai cibi freschi, quelli industriali hanno molte meno fibre. Le fibre sono importanti per la nostra salute perché giocano un ruolo chiave nell'assorbimento dei nutrienti, nel mantenere la glicemia sotto controllo, riducono il colesterolo e aiutano la motilità Non hanno sufficienti acidi grassi omega-3 - Gli acidi grassi omega-3 si trovano principalmente nel pesce e hanno tante proprietà benefiche per il nostro organismo. Hanno troppi acidi grassi omega-6 - Se è vero che il cibo industriale ha pochi omega-3, è anche vero che ha troppi omega-6. Avere il giusto rapporto di acidi grassi omega-6 e omega-3 è importante per il benessere del nostro organismo. Un eccesso di acidi grassi omega-6 rispetto agli omega-3 può causare uno stato infiammatorio e stress ossidativo. Non hanno micronutrienti sufficienti - Gli alimenti processati hanno meno vitamine e minerali della controparte fresca, questa perdita è dovuta ai processi industriali di preparazione che impoveriscono gli alimenti dei loro nutrienti. Sono ricchi di grassi Trans - I grassi Trans sono molto pericolosi per la nostra salute (non vengono usati come energia e si accumulano nelle arterie andandole ad ostruire), tanto che è stata varata una legge che ne vieta l'utilizzo a partire dal 2018. Però ad oggi sono ancora tanti gli alimenti industriali ricchi di grassi trans. Contengono troppi aminoacidi ramificati - Gli aminoacidi ramificati sono indispensabili per l'organismo e sono comunemente presi come integratore dagli sportivi, ma un loro eccesso porta ad accumuli di grasso indesiderato. Contengono troppi emulsionanti - Gli emulsionanti sono sostanze chimiche usate per evitare che parti grasse e parti acquose si separino. I cibi industriali ne sono ricchi e, dato che funzionano anche come detergenti, un loro eccesso può portare a disturbi intestinali. Contengono troppi nitrati - I nitrati si trovano prevalentemente nei salumi e negli insaccati e vengono trasformati dal nostro organismo in nitrosourea che è una molecola cancerogena. Sono troppo salati - Gli alimenti lavorati contengono grosse quantità di sale. Un eccesso di sale può portare ad ipertensione e malattie cardiache. Sono una fonte di etanolo - Non tutti i cibi industriali contengono etanolo ma quelli che lo contengono ne hanno in genere troppo. Un eccesso di etanolo è collegato a stress ossidativo, diabete e malattie epatiche. Contengono troppo fruttosio - Un eccesso di fruttosio porta a sintomi simili a quelli dell'eccesso di etanolo, tanto da dargli il nome di "alcol dei bambini". Puoi trovare l’articolo originale qui, scritto dal dott. Giuseppe Scopelliti Biologo Nutrizionista.
La dematerializzazione dei buoni pasto
Luglio 09, 2020
Buoni Pasto

Dematerializzazione dei buoni pasto: cos’è, come funziona e quali sono i benefici

I buoni pasto diventano smart, con il servizio di dematerializzazione offerto dalle società di distribuzione alle attività commerciali affiliate. Ecco quali sono i vantaggi della dematerializzazione dei buoni pasto. Con i servizi di dematerializzazione dei buoni pasto dedicati a ristoranti ed esercenti della piccola e grande distribuzione, accettarli e ottenere il rimborso diventa facile e veloce. Come un click del mouse! Scopri tutte le informazioni sulla dematerializzazione dei buoni pasto. Cosa significa “dematerializzazione dei buoni pasto”? Come funziona praticamente la dematerializzazione? Benefici tecnici della dematerializzazione La dematerializzazione dei buoni pasto è obbligatoria? Cosa significa “dematerializzazione dei buoni pasto”? Dematerializzare significa, letteralmente, sostituire dei documenti cartacei con documenti digitali, con la finalità di renderne più agevole la circolazione e l’utilizzo. I documenti dematerializzati hanno lo stesso valore legale di quelli cartacei, consentono di diminuire gli sprechi di carta e di tempo e di rendere più efficienti le procedure di invio degli stessi. Per essere considerati dematerializzati, i documenti cartacei devono essere distrutti dopo il processo di dematerializzazione. Il termine “dematerializzazione dei buoni pasto” viene usato per indicare quel processo che permette di dematerializzare i buoni pasto cartacei. Infatti, mentre i buoni pasto elettronici sono già dematerializzati e per validarli basta che gli esercenti siano in possesso un POS Day, simile a quello per il pagamento delle carte di credito, il procedimento tradizionale per la validazione e il rimborso dei buoni pasto cartacei risulta più lungo e laborioso. Con gli strumenti per la dematerializzazione dei buoni pasto, invece, basta leggere il codice a barre di cui sono muniti per validarli in tempo reale e inviarli immediatamente alla società emettitrice. Proprio questa semplicità ha fatto sì che, negli ultimi anni, sempre più esercenti convenzionati abbiano deciso di dotarsi dei sistemi di dematerializzazione dei buoni pasto, perché questa operazione comporta numerosi vantaggi per chi accetta i buoni pasto cartacei in pagamento. Benefici della dematerializzazione Oggi sono moltissime le aziende che prevedono l’erogazione dei buoni pasto ai dipendenti, in sostituzione del servizio di mensa aziendale. Questo tipo di ticket è spendibile in moltissimi esercizi, come ristoranti, negozi di alimentari e supermercati. Gli esercenti che accettano i buoni pasto in pagamento, specialmente se ne ricevono tanti, non possono che trarre beneficio da un sistema di validazione dei ticket più veloce e snello. La dematerializzazione dei buoni pasto cartacei comporta numerosi benefici per gli esercenti affiliati che li accettano in pagamento. Ecco quali sono i principali vantaggi per chi decide di passare a questa modalità di validazione dei ticket: si può controllare in tempo reale la validità dei buoni pasto cartacei, annullando quasi del tutto il rischio di accettare ticket già usati, contraffatti oppure scaduti; non è più necessario inviare i buoni originali alla società emettitrice, perché le codeline sono trasmesse online, in tutta sicurezza dalla piattaforma telematica Dayclick ; non serve più far firmare i buoni pasto ai titolari, né timbrarli; i costi di spedizione e i rischi legati al trasporto, nonché quelli di custodire i buoni in cassa, vengono azzerati; non si devono più trascorrere ore e ore ad eseguire complicati conteggi, suscettibili di errori, per sapere a quanto ammonta il rimborso dei buoni pasto accettati; si ha subito la certezza che i buoni pasto inviati in maniera telematica saranno quelli effettivamente rimborsati, senza che ci siano più discrepanze tra il numero di buoni conteggiati dall’esercente e quelli ricevuti dagli emettitori; grazie alla scansione digitale dei buoni pasto, la fattura elettronica viene emessa immediatamente; sia che l’esercente decida di utilizzare lo scanner, sia che decida di servirsi dell’App, la fattura viene saldata entro 8 giorni dall’emissione. La dematerializzazione dei buoni pasto è obbligatoria? Iniziamo subito col dire che la dematerializzazione dei buoni pasto non è obbligatoria. Tuttavia, con l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica, alcune società che si occupano di emettere i buoni pasto hanno deciso di obbligare gli esercenti affiliati ai loro programmi a dematerializzare i buoni, per semplificare il processo di emissione della fattura. Day continua a validare i buoni pasto cartacei anche in maniera tradizionale e offre agli esercenti affiliati al suo programma la possibilità di continuare a conteggiare manualmente e spedire i buoni pasto cartacei grazie al servizio Pagosubito. Con Pagosubito, l’esercente ha la possibilità di inviare i buoni pasto accettati ad uno dei punti di raccolta (ce ne sono in tutta Italia) attraverso una modalità di spedizione sicura e tracciabile. Anche in questo caso, il pagamento della fattura è garantito in soli 8 giorni. Inoltre, Day mette a disposizione dei suoi affiliati la possibilità di calcolare direttamente dal sito il valore dei buoni pasto ritirati, di verificare la valildità delle codeline e di richiedere il codice Parter Day. Come funziona praticamente la dematerializzazione? Esistono due diversi sistemi per dematerializzare i buoni pasto cartacei che i lavoratori dipendenti utilizzano durante la pausa pranzo per pagare i pasti: lo scanner da collegare al PC o al POS; la App Dayclick. Grazie alla tecnologia che Day mette a disposizione degli esercizi affiliati, la gestione dei buoni cartacei diventa facile e veloce; in più si ottiene subito la fattura pronta per il pagamento e non si devono più inviare gli originali agli emettitori. Dematerializzazione con scanner collegato al pc o al POS Vediamo come funziona praticamente il sistema di dematerializzazione dei buoni pasto che prevede l’uso dello scanner collegato al POS o al pc. Per prima cosa, il negoziante deve munirsi di un lettore di codici fornito da Day, che è lo strumento che consente di dematerializzare i buoni. Il lettore deve poi essere collegato al POS Day. Quando arriva un cliente che decide di pagare il proprio pasto o gli acquisti effettuati con i buoni pasto cartacei, l’affiliato, servendosi dello scanner, procede alla lettura del codice a barre stampato sul buono. Immediatamente, il POS trasmette alla società emettitrice il codice del buono, e ne verifica in tempo reale la validità. Se il ticket non è scaduto e non è mai stato utilizzato prima, il POS lo convalida. Se il cliente è in possesso di più buoni cartacei, l’esercente deve ripetere l’operazione con tutti i ticket (ricordiamo che è possibile accettarne un massimo di 8). Quando tutti i buoni cartacei saranno stati validati, è sufficiente indicare il numero progressivo di fatturazione e la data per ottenere immediatamente la fattura di rimborso, che viene inviata a Day in tempo reale, già pronta per il pagamento. Gli esercenti che non sono in possesso del POS, potranno collegare lo scanner al pc. In questo caso, per poter procedere alla validazione dei buoni pasto e all’emissione della fattura, l’affiliato deve prima registrarsi su affiliatiday.it e accedere all’area riservata. Nel momento in cui arriva un cliente che desidera pagare con dei buoni pasto cartacei, l’esercente accede all’area del sito dedicata alla validazione dei ticket e scannerizza il codice presente sul buono. Subito, sullo schermo appariranno tutti i dati relativi al buono pasto scannerizzato, compreso se sia o meno valido. Nel caso si commetta un errore, è possibile anche stornare i buoni già scannerizzati. Il negoziante procede alla validazione di tutti i buoni pasto, poi accede alla sezione del sito dedicata alla fatturazione, inserisce numero e data della fattura e procede all’emissione del documento. Una volta emessa la fattura, l’affiliato ha la responsabilità di distruggere i buoni pasto già dematerializzati. Dematerializzazione con App Dayclick Gli utilizzatori del servizio di dematerializzazione dei buoni pasto cartacei possono anche servirsi dell’App Dayclick per smartphone, una soluzione alternativa allo scanner per computer e POS, che è possibile impiegare per scannerizzare i ticket e visualizzare e gestire le transazioni e le fatture già emesse. Usare l’App Dayclick è estremamente semplice: servendosi della fotocamera del cellulare, l’affiliato può scannerizzare i codici a barre presenti sui buoni spesi dai clienti. Come con il POS e il pc, potrà verificare la validità dei buoni ed emettere la fattura in tempo reale. I partner Day che usufruiscono del servizio di dematerializzazione dei buoni pasto possono anche decidere di spenderli sul sito daymarket.it e fare la spesa online per il proprio esercizio commerciale.
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