Gestione Risorse Umane

La nostra missione è portare benessere sia all’interno delle aziende sia nella vita delle persone, offrendo servizi di qualità.

Benessere Organizzativo
Dicembre 21, 2021
Gestione Risorse Umane

Benessere organizzativo: cos’è e perché è importante

Il benessere organizzativo di un’azienda è un obiettivo primario per qualunque impresa che abbia degli obiettivi di crescita a lungo termine. Nel recente passato, anche grazie all’emanazione di norme specifiche, le aziende hanno rivolto sempre più attenzione al tema del benessere organizzativo. Ma cos’è, di preciso, il benessere organizzativo e perché, nelle aziende, è necessario garantire una buona cultura organizzativa? Che cosa si intende per benessere organizzativo? Quello di benessere organizzativo è un concetto di psicologia del lavoro, delle organizzazioni e delle risorse umane sviluppato agli inizi degli anni 2000 dal professor Francesco Avallone e dai suoi collaboratori. Anche se già prima di allora si parlava di psicologia della salute occupazionale. La definizione ufficiale che il prof. Avallone dà di benessere organizzativo è la seguente: “L’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico psicologico e sociale delle comunità lavorative”. Cosa vuol dire? Vuol dire che le aziende non producono solo beni e servizi, ma anche degli effetti tangibili sui lavoratori. Per capire meglio questo concetto, è importante tenere a mente anche la definizione di salute che dà l’OMS: “lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. Ciò significa che la salute di una persona non si misura semplicemente dall’assenza di malattie. E se quello che avviene all’interno del luogo di lavoro è in grado di influire positivamente o negativamente sulla salute di un individuo, è importante tenerne conto. Per questo, il concetto di benessere organizzativo si è spostato dal piano puramente teorico a quello pratico, divenendo oggetto di norme specifiche a tutela della salute del lavoratore. Riferimenti normativi Già prima che si sviluppasse il concetto di benessere organizzativo, la legislazione italiana, attraverso la Costituzione e il Codice Civile (art. 2087), si preoccupava di garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori. Tuttavia, è solo nel 2008, con l’emanazione del Decreto Legislativo n°81/2008, che è stato introdotto l’obbligo di valutare i rischi dello stress lavoro correlato. Come si misura il benessere organizzativo? Secondo il modello sviluppato dal professor Avallone, il benessere organizzativo si misura tenendo conto di alcuni fattori generali: sicurezza, comfort e igiene dell’ambiente di lavoro; chiarezza e coerenza degli obiettivi; riconoscimento e valorizzazione delle competenze dei lavoratori; comunicazione interna; capacità di ascoltare i dipendenti; adeguata prevenzione di rischi e infortuni; giustizia organizzativa; capacità di aprirsi all’ambiente esterno e alle innovazioni sociali e tecnologiche; livelli di stress; capacità di gestione della conflittualità. Una volta analizzati questi fattori, si prendono anche in considerazione degli indicatori più specifici, che riguardano direttamente il benessere e i comportamenti dei dipendenti: i cosiddetti indicatori di benessere e indicatori di malessere. Tra gli indicatori di benessere più importanti ci sono: soddisfazione nei confronti dell’azienda; voglia di impegnarsi; sentirsi parte di un gruppo; voglia di andare al lavoro; elevato coinvolgimento nell’attività lavorativa; percezione del successo dell’azienda; percezione di equilibrio tra vita lavorativa e privata; buone relazioni interpersonali sul luogo di lavoro; condivisione dei valori aziendali; fiducia e stima nei confronti del management. Tra gli indicatori di malessere più rilevanti ci sono invece: insofferenza nell’andare al lavoro; assenteismo; risentimento nei confronti dell’azienda; lentezza nel lavoro; desiderio di cambiare lavoro; nervosismo e aggressività; disturbi psicosomatici; provare sentimenti di inutilità e irrilevanza; confusione nei confronti dei ruoli organizzativi; mancanza di propositività; adesione formale alle regole, senza nessun coinvolgimento. Benessere in azienda, perché è importante? Capita che un’azienda si trovi ad affrontare problemi quali alti livelli di assenteismo, un alto tasso di turnover dovuto alla scarsa fidelizzazione dei collaboratori e la difficoltà ad attrarre nuovi talenti. Quando questo accade, nella maggior parte dei casi, la causa è lo scarso benessere organizzativo, che provoca alti livelli di stress nei lavoratori e incide sulle loro performance e, di conseguenza, sulla produttività e sull’immagine dell’impresa. Sempre più aziende, oggi, comprendono l’importanza di instaurare un clima aziendale positivo, sereno e favorevole ai cambiamenti. Quando non sono soggetti allo stress e possono operare in un clima favorevole e propositivo, infatti, i lavoratori riescono a gestire incarichi complessi senza che ciò incida sulle loro performance e sulla motivazione. Ecco perché è importante prevenire l’insorgere di problemi causati dalla mancanza di una cultura aziendale solida e di benessere organizzativo e garantire ai collaboratori la possibilità di operare in un ambiente di lavorativo positivo.   Come funziona il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo? Se si ha il dubbio che nella propria impresa ci sia uno scarso benessere organizzativo, è importante analizzare la situazione e intervenire per migliorarla. Il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo si compone di diverse fasi: definizione della procedura di rilevazione; raccolta dei dati; elaborazione dei dati raccolti; definizione del piano di miglioramento; monitoraggio del piano. Avviando un percorso di miglioramento del benessere organizzativo sia le aziende che i lavoratori possono ottenere diversi benefici: riduzione di turnover e assenteismo; aumento della produttività; miglioramento del clima aziendale; maggiore sintonia tra i collaboratori; migliore conciliazione vita-lavoro. Il welfare aziendale come strumento di benessere organizzativo Uno degli strumenti più efficaci che le aziende hanno a disposizione per migliorare la propria cultura organizzativa è il welfare aziendale. Compreso nella maggior parte dei contratti collettivi di categoria, il welfare aziendale comprende tutta una serie di benefit e agevolazioni alternative alla retribuzione che le aziende possono offrire ai propri collaboratori per garantirne il benessere e valorizzare il loro operato. Tra le misure di welfare più apprezzate dai lavoratori ci sono sia quelle che riguardano direttamente la sfera lavorativa e permettono di lavorare in un ambiente accogliente e sereno, favorendo la conciliazione vita-lavoro, quali: iniziative a favore della flessibilità oraria; smart working; banca ore; supporto psicologico a favore dei collaboratori; progetti di formazione; sostegno alla carriera; ambienti di lavoro piacevoli esteticamente e funzionali; ricompensa delle performance lavorative attraverso l’erogazione di premi di risultato, come buoni regalo, viaggi incentive, e così via; incentivi a coltivare sane abitudini alimentari; piani di salute fisica e sportivi per i dipendenti; Sia quelle che influiscono anche sulla vita privata, offrendo un aiuto concreto nel migliorare la qualità della vita e aumentare la capacità di spesa del singolo dipendente, quali: mensa aziendale e buoni pasto; buoni carburante; previdenza complementare; assicurazione sanitaria; rimborso delle spese di trasporto; sostegno alle spese per l’istruzione dei figli (rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di libri di testo, borse di studio); sostegno alle spese per l’accudimento di familiari non autosufficienti. Migliorare il benessere organizzativo con un piano di welfare Il modo migliore per decidere quali siano le misure di welfare che possono portare maggiori vantaggi a un’azienda e ai suoi collaboratori e far sì che risultino davvero efficaci è realizzare un piano di welfare aziendale. Dopo aver analizzato i bisogni e le aspettative dei lavoratori, l’azienda fissa un budget da destinare all’attuazione del piano di welfare e decide quali siano le misure da erogare e le modalità di erogazione. Un processo piuttosto complesso, che può essere gestito direttamente all’interno dell’azienda oppure venire affidato a un provider esterno come Up Day. Grazie alla piattaforma Day Welfare, Up Day supporta le aziende in ogni fase di attuazione del piano di welfare, dall’analisi dei bisogni all’erogazione dei benefit. Gli HR manager potranno gestire tutto dall’apposito portale, con il supporto di persone qualificate, mentre i lavoratori avranno un’area riservata in cui potranno verificare il loro credito welfare e scegliere come usufruirne: ad esempio destinandolo alla previdenza complementare, o convertendolo in voucher per l’acquisto di beni e servizi presso i partner convenzionati.
Differenza tra Incentive e Team Building
Novembre 18, 2021
Gestione Risorse Umane

Differenza tra incentive e team building: cosa sapere

Incentive e team building. Due strumenti utili ad aziende e lavoratori che, seppur simili, hanno finalità diverse. La chiave per il successo di un’azienda risiede nella soddisfazione dei suoi dipendenti. Per questo le imprese di oggi, che siano di grandi dimensioni o appartenenti alla categoria delle PMI, non possono trascurare il benessere e le necessità dei loro collaboratori. Viaggi incentive e team building servono proprio a ­migliorare il benessere dei collaboratori e hanno effetti positivi sul clima aziendale. Ecco perché è importante che chi si occupa di management e risorse umane conosca la differenza tra l’uno e l’altro e sappia come usarli al meglio. Clima aziendale e benessere dei dipendenti: perché sono importanti? Cosa sono i viaggi incentive aziendali? Che cos’è e a cosa serve il team building? Quali sono le differenze tra incentive e team building? Clima aziendale e benessere dei dipendenti: perché sono importanti? Il clima aziendale rappresenta il modo in cui le persone percepiscono e interpretano l’ambiente di lavoro in cui sono inserite. Un clima aziendale positivo, che trasmetta benessere ai lavoratori, ha effetti positivi sulla produttività e sull’attaccamento delle persone all’azienda e al lavoro. Al contrario, un clima aziendale negativo, causa l’insorgere di fenomeni negativi come l’assenteismo e un alto tasso di turnover. Quando un’azienda, analizzando il proprio clima aziendale, si accorge che non è sereno come dovrebbe, può intraprendere diverse azioni che consentano di migliorarlo. Come proporre corsi di formazione esperienziale o un percorso di team building. Un clima aziendale favorevole non può prescindere dal benessere dei dipendenti. Avere collaboratori soddisfatti ed entusiasti è il punto di partenza per qualsiasi azienda che voglia costruire una cultura aziendale solida e avere un clima aziendale positivo. Per garantire il benessere dei dipendenti, i reparti delle risorse umane non solo promuovono forme di lavoro che migliorino la conciliazione vita-lavoro, come lo smart working, ma sviluppano delle vere e proprie strategie di marketing interno, mirate a: fidelizzare i lavoratori, abbattere il loro livello di stress e offrire una gratifica per aver raggiunto gli obiettivi fissati. I viaggi incentive e il team building sono due strumenti utili per garantire il benessere dei dipendenti e migliorare il clima aziendale che, molto spesso, vengono considerati intercambiabili. In realtà, si tratta di strumenti simili che hanno scopi e funzioni diverse. Cosa sono i viaggi incentive aziendali? Da tempo le aziende utilizzano l’incentivazione come sistema per gratificare i dipendenti e riconoscere loro i risultati ottenuti. L’incentivazione costituisce un vero e proprio strumento di marketing interno che, grazie all’erogazione di premi di varia natura (gratifiche in denaro, voucher, buoni regalo, viaggi premio e così via) e a un’efficace campagna di comunicazione interna, spinge i lavoratori a migliorare le proprie performance e raggiungere gli obiettivi assegnati dall’azienda. I viaggi incentive sono dei veri e propri viaggi premio che le aziende offrono ai collaboratori che hanno raggiunto i risultati prefissati. Si tratta di una delle gratifiche più apprezzate e ambite dai lavoratori, tanto che, a volte, i benefici che l’azienda ne ricava sono superiori al valore economico del viaggio stesso. Di solito, si tratta di viaggi di gruppo, ai quali partecipano più persone. A chi viene offerto il viaggio incentive aziendale? Il viaggio incentive può essere offerto solo a una categoria omogenea di lavoratori, o a coloro che si sono particolarmente distinti, oppure coinvolgere la totalità dei dipendenti di un’azienda. Ad esempio, un’impresa può decidere di premiare solo i suoi manager con un viaggio che dimostri l’apprezzamento per il loro lavoro. Se un’azienda ha un reparto vendite, il viaggio incentive può essere offerto come gratifica ai venditori migliori, oppure a tutti i dipendenti che si occupano di vendite. Il viaggio incentive può essere offerto anche ai clienti. Quali sono le mete dei viaggi incentive? La scelta della meta del viaggio dipende da diversi fattori: dai suoi destinatari; dal budget previsto; dalla stagione; da come è impostata l’iniziativa incentive. In generale, si preferiscono location di tendenza, con alberghi moderni e di grande comfort, ma anche città ricche di attrattive storiche e artistiche o soggiorni benessere. Anche gli eventi aziendali come le convention e i meeting di settore sono mete privilegiate per questo tipo di viaggi. Per quanto riguarda la durata, le aziende tendono a preferire la formula del weekend lungo. Vantaggi dei viaggi incentive I viaggi incentive sono vantaggiosi tanto per le aziende quanto per i partecipanti. I principali vantaggi per le aziende sono: creazione di solidi rapporti interpersonali tra i dipendenti che migliorano il clima aziendale; miglioramento dell’immagine dell’azienda nei confronti dei lavoratori; possibilità di renderlo un’iniziativa aziendale istituzionalizzata, che si può ripetere nel tempo, anche con una forma differente, per offrire a chi vi prende parte un’occasione di partecipazione e di comunicazione sempre diversa. I partecipanti, di contro, apprezzano i viaggi incentive perché: permettono di evadere dalla routine e offrire ai partecipanti un’esperienza speciale; rappresentano un’occasione di svago e di divertimento; costituiscono una fonte di arricchimento personale e culturale; consentono di soddisfare curiosità e desideri personali e di allargare i propri orizzonti mentali; permettono di comunicare e scambiare opinioni e informazioni con i colleghi al di fuori del contesto lavorativo.   Che cos'è e a cosa serve il team building? Il team building negli ultimi decenni ha visto aumentare la sua popolarità. Questa attività di costruzione del gruppo è uno degli strumenti più efficaci che le aziende hanno a disposizione per aiutare le persone ad imparare a lavorare in gruppo e migliorare le proprie competenze e capacità. Di solito, le imprese spingono i dipendenti a partecipare alle attività di team building quando in azienda c’è un clima poco favorevole alla collaborazione o in un gruppo di lavoro c’è poco affiatamento. Il team building, a volte, viene proposto anche ai nuovi assunti, per aiutarli ad instaurare rapporti positivi con i colleghi, o a dipendenti che lavorano per l’azienda da tempo perché abbiano gli strumenti per affrontare con successo un nuovo progetto. Obiettivi del team building Una delle caratteristiche principali del team building è quella di dividere i partecipanti in squadre e proporre loro delle attività che consentano di raggiungere un obiettivo ben definito. Di solito, questo obiettivo viene stabilito dall’azienda da cui provengono i partecipanti, dopo un’attenta analisi della situazione e delle dinamiche tra i lavoratori. Tra gli obiettivi più comuni del team building ci sono: risolvere le conflittualità che si sono create all’interno di un team di lavoro; raggiungere uno stato di benessere condiviso da tutto il gruppo; migliorare le dinamiche relazionali; stimolare le capacità di problem solving dei partecipanti; migliorare la comunicazione e la cooperazione tra i membri del gruppo; trasmettere i valori aziendali; sviluppare le doti di leadership dei partecipanti ed individuare delle figure di riferimento che possano guidare il gruppo per portare a termine i progetti lavorativi. Attività di team building: quali sono? Le attività di team building hanno la particolarità di svolgersi quasi sempre all’aperto e di avere una componente ludica. I format proposti dalle società che offrono servizi di questo tipo, infatti, coinvolgono i partecipanti in qualche tipo di sport o di attività ricreativa. Ecco alcuni esempi: orienteering; caccia al tesoro; parco avventura. Alcune volte, alle attività outdoor si preferiscono quelle indoor, come, ad esempio, lavorare in brigata nella cucina di un ristorante. Quali sono le differenze tra incentive e team building? Viaggi incentive e team bulding, quindi, sono entrambe attività che le aziende offrono ai propri dipendenti che, però, hanno scopi e obiettivi differenti e vengono organizzati da soggetti diversi tra loro. I viaggi incentive fanno parte di vere e proprie campagne di marketing interno che hanno lo scopo di premiare i lavoratori e gratificarli, fidelizzandoli e rendendoli più interessati nelle sorti dell’azienda. La durata di un viaggio incentive, la meta e gli obiettivi sono diversi da quelli dell’attività di team building, sebbene siano realizzati su misura, in base alle richieste dell’azienda, da agenzie di viaggio o tour operator specializzati. Anche quando un viaggio incentive comprenda attività legate al lavoro, come ad esempio una conferenza, il suo fine ultimo è quello di offrire un momento di evasione dalla routine a chi vi partecipa. Il team building, invece, non rappresenta un’occasione di svago, ma un percorso di formazione e crescita personale e di gruppo per i suoi partecipanti. Le attività di gruppo proposte vengono studiate da esperti di risorse umane sulla base delle indicazioni e delle esigenze dell’azienda, mettendo in campo tecniche ludiche, formative ed esperienziali che permettono di raggiungere obiettivi quali la risoluzione di un problema o il miglioramento di determinate capacità. Per questo, sono sempre accompagnate da una fase di briefing e una di debriefing.
Formazione esperienziale
Ottobre 26, 2021
Gestione Risorse Umane

Formazione esperienziale: cos’è e come può aiutare le aziende a migliorare

Sfruttando percorsi di apprendimento non convenzionali, la formazione esperienziale aiuta a rendere le persone più unite, ad apprendere nuove competenze e a migliorare il clima aziendale. La formazione esperienziale è una modalità di apprendimento innovativa nella quale l’attività proposta ai partecipanti diventa il centro del processo di trasmissione dei contenuti. Proprio il suo carattere innovativo, diverso dai soliti corsi in aula, riscuote il favore delle aziende che credono nel lifelong learning (apprendimento continuo) come strumento di welfare e investono nella formazione del personale. Vuoi saperne di più sulla formazione esperienziale e sui benefici che possono trarne le aziende? Scopri di più sull’argomento. Che cos'è la formazione esperienziale? Formazione esperienziale outdoor e indoor Esempi di formazione esperienziale Formazione esperienziale e team building Vantaggi della formazione esperienziale per aziende e lavoratori È sempre efficace? Che cos'è la formazione esperienziale? Secondo gli studi neurobiologici più recenti, il nostro cervello riesce ad acquisire più velocemente concetti, nozioni e relazioni se li vive in prima persona. La formazione esperienziale è una tecnica di insegnamento che si basa proprio su questi studi, mettendo la persona al centro del processo di apprendimento. Processo che si basa sull’analisi e sulla risoluzione dei problemi. Al contrario dei metodi di apprendimento tradizionali, dove chi impara è un soggetto passivo, nella formazione esperienziale l’individuo ha quindi un ruolo attivo e deve utilizzare il suo bagaglio di competenze sensoriali, cognitive ed emotive per affrontare e risolvere il problema che gli viene proposto. Gli adulti, in particolare, beneficiano di questo approccio alternativo all’apprendimento perché, per loro, è più facile apprendere quando c’è un totale coinvolgimento della persona. L’educatore statunitense David Kolb ha definito con chiarezza i passaggi per cui questo metodo di apprendimento risulta efficace, sviluppando il cosiddetto learning circle, che rappresenta la base della maggior parte dei percorsi formazione esperienziale. Il learning circle si compone di 4 fasi: esperienza concreta. In questa prima fase i partecipanti svolgono attività, giochi e simulazioni che li spingono ad utilizzare le proprie capacità, abilità e conoscenze in maniera non convenzionale; osservazione riflessiva. Nella seconda fase si analizza ciò che è emerso durante la prova pratica, si riflette su ciò che è stato fatto e si interpretano le sensazioni provate; concettualizzazione astratta. Attraverso la creazione di schemi e diagrammi si studia come adattare i concetti e le abilità appresi a situazioni eterne; sperimentazione attiva. In quest’ultima fase si verificano le conoscenze e le abilità acquisite mettendole in pratica in situazioni nuove. Formazione esperienziale outdoor e indoor Le attività di formazione esperienziale possono svolgersi sia al chiuso, sia all’aperto. Le due tipologie di percorso sono ugualmente valide: la scelta di una piuttosto che dell’altra attività di coaching dipende soprattutto da fattori come le esigenze produttive o legate alla formazione, gli aspetti logistici e i costi. I percorsi di formazione esperienziale indoor, anche se per alcuni aspetti ricalcano la formazione di tipo tradizionale, hanno caratteristiche totalmente differenti da quest’ultima. Di solito avvengono in un luogo chiuso, impiegando modalità di gioco e lavoro interattive, in cui i gruppi devono svolgere attività, esercizi e simulazioni in un contesto diverso da quello abituale. Non c’è un periodo dell’anno più o meno adatto per la formazione indoor, che può avvenire in qualsiasi momento. Le attività che si possono svolgere al chiuso sono moltissime e diverse tra loro e possono essere organizzate anche all’interno della sede aziendale. La scelta di quella giusta dipende dagli obiettivi da raggiungere (ad esempio migliorare la coesione o la comunicazione, o sviluppare le capacità di problem solving di un gruppo di lavoro). Durante la formazione esperienziale indoor si creano delle situazioni specifiche, che vengono elaborate sulla base delle richieste dei clienti della società che si occupa di formazione. I percorsi di formazione esperienziale outdoor, che si svolgono all’aperto, in ambiente urbano o nella natura (boschi, prati, luoghi di mare), hanno come punto di forza la decontestualizzazione. Le esperienze vissute durante questi percorsi di formazione risultano altamente stimolanti, perché richiedono ai partecipanti un coinvolgimento sia mentale, sia fisico. Hanno la caratteristica di realizzare situazioni complesse che abbiano alcuni aspetti della realtà, e sono ideali per creare una metafora di una situazione lavorativa presente o futura. Sono utili per imparare a sviluppare l’intelligenza emotiva e la capacità di utilizzare al meglio le emozioni. Esempi di formazione esperienziale Ma come funziona, in concreto, la formazione esperienziale? Quali sono le esperienze che ci si può trovare ad affrontare? Per quanto riguarda la formazione esperienziale indoor: escape room. Consiste nel cercare di uscire da una stanza chiusa entro il tempo stabilito; team building con i Lego. Con l’aiuto dei famosi mattoncini, i partecipanti realizzano prima un progetto individuale e poi uno di gruppo; improvvisazione teatrale, per stimolare la creatività e lo spirito di partecipazione; team cooking. I partecipanti si trasformano in una vera e propria brigata di cucina e devono occuparsi della preparazione di un menu, utilizzando le proprie abilità di organizzazione, gestione del tempo e delle risorse; cena con delitto. Oltre a promuovere l’aggregazione, aiuta a sviluppare le capacità di analisi dei dati a disposizione, ad affinare l’abilità di problem solving e a migliorare la capacità di lavorare in squadra. Per quanto riguarda, invece, la formazione esperienziale outdoor: orienteering o caccia al tesoro. È una metafora che aiuta ad affinare la capacità di studiare una strategia e aiuta a migliorare la capacità di gestione delle risorse, anche quando queste sono limitate; rugby. Aiuta a migliorare la capacità di lavorare in team e a rafforzare valori come l’impegno, il rispetto degli altri e il senso di responsabilità; mountain bike. Serve a rafforzare la leadership, la capacità di risolvere i problemi e quella di lavorare per obiettivi; parco avventura. I partecipanti affrontano percorsi avventurosi mettendo alla prova il proprio equilibrio e la capacità di concentrazione. Se affrontati in gruppo, aiutano a sviluppare la capacità di lavorare in gruppo e a migliorare l’affiatamento del team. Formazione esperienziale e team building Formazione esperienziale e team building sono due termini che, spesso e volentieri, vengono associati l’uno all’altro; talvolta sono addirittura considerati intercambiabili. In realtà, team building e formazione esperienziale sono due attività ben distinte. Il concetto di team building si basa sulle finalità dell’attività che viene proposta ai partecipanti. Solitamente, gli obiettivi principali dei percorsi di team building sono 2: consolidare l’identità del team e rafforzarne il senso di appartenenza; migliorare la capacità di lavorare in gruppo. Alcune volte, il team building può rappresentare una tappa di un percorso più ampio di formazione esperienziale. Rispetto al team bulding quest’ultima è costituita da una fase in cui ci si dedica ad attività pratiche, seguita da un momento di debriefing in cui i partecipanti analizzano le azioni appena compiute e ne traggono insegnamento. Vantaggi della formazione esperienziale per aziende e lavoratori Sono sempre di più le aziende che, tra le misure di welfare aziendale offerte ai collaboratori, decidono di inserire dei percorsi di formazione aziendale basati sulla formazione esperienziale, intravedendo i numerosi vantaggi che apporta sia ai singoli lavoratori, sia all’impresa nel suo insieme. Tra i vantaggi principali che la formazione esperienziale offre ai lavoratori ci sono: potenziamento delle proprie doti di leadership; miglioramento delle competenze trasversali (relazionali, comunicative ed emotive); acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé; miglioramento della capacità di lavorare in team e di costruire rapporti di collaborazione con i colleghi; sviluppo delle capacità di problem solving; acquisizione della capacità di gestire con successo lo stress e l’ansia, migliorando il proprio benessere e la qualità della vita; aumento dei livelli di autostima personale e di gruppo; acquisizione della capacità di rimuovere maschere e sovrastrutture; Anche le aziende traggono numerosi vantaggi dai percorsi di formazione, che vengono adattati alle esigenze delle singole imprese: aumento del coinvolgimento dei lavoratori; aumento della produttività; maggiore efficacia nel trasmettere competenze organizzative e tecniche; facilitazione delle dinamiche di relazione e di gruppo, che porta a un miglioramento del benessere e del clima aziendale; miglioramento della comunicazione interna; promozione della cultura della sicurezza.   È sempre efficace? Negli ultimi anni, sono state sempre di più le aziende che hanno deciso di affidarsi alle attività di formazione esperienziale per migliorare la gestione aziendale o aiutare i propri collaboratori a sviluppare determinate competenze. In alcuni casi, tuttavia, i percorsi intrapresi non hanno dato i risultati sperati. Perché accade ciò? Hanno forse ragione i detrattori di questo tipo di iniziative? Oppure ci sono degli errori da evitare per raggiungere i risultati sperati? La risposta a queste domande è che la formazione esperienziale risulta efficace se viene svolta bene e si evitando alcuni errori fatali, come: non definire chiaramente gli obiettivi formativi. Se si sceglie di affidarsi alla formazione esperienziale perché va di moda e non si pondera attentamente il motivo per cui si intraprende un percorso e cosa ci si aspetta da esso, il rischio di non ottenere alcun risultato è molto alto; affidarsi a un formatore poco preparato. Prima di fare una scelta, è bene valutare attentamente più esperti, per assicurarsi che siano in grado di offrire corsi in linea con le proprie richieste; non dedicare il tempo sufficiente alle attività. Ogni fase del percorso di formazione esperienziale ha bisogno di essere affrontata nel giusto tempo perché, se viene affrontata troppo in fretta, c’è il rischio che, alla fine, non si raggiungano i risultati desiderati.
che cos'è la responsabilità sociale d'impresa
Luglio 16, 2021
Gestione Risorse Umane

Responsabilità sociale d’impresa. Cos’è la social responsibility

Le aziende sono sempre più consapevoli dell’impatto che la loro attività ha sulla società e si impegnano a far sì che tale impatto sia positivo. È ormai sempre più chiaro che il welfare e la realizzazione del benessere sociale non siano più ambiti di esclusiva competenza pubblica. Le aziende svolgono un ruolo sempre più di primo piano nell’offrire quei servizi che il soggetto pubblico spesso non fornisce più o fornisce in maniera inadeguata. Succede così che l’interesse delle imprese moderne non sia più improntato esclusivamente al raggiungimento di un profitto, ma sia rivolto anche alla soddisfazione di precise esigenze della società. E che la responsabilità sociale d’impresa giochi un ruolo sempre più importante nel successo dell’attività di un’azienda. Ma cos’è, di preciso, la responsabilità sociale d’impresa? Quali sono i valori a cui deve ispirarsi un’impresa etica? Ne parliamo in questo articolo. Che cos’è la responsabilità sociale d’impresa (CSR) Quando nasce la CSR? Che cos’è l’impresa etica? Chi sono gli stakeholders? Quali sono gli strumenti di un’impresa socialmente responsabile? Up Day, social company attenta ai diritti e alla responsabilità sociale Che cos'è la responsabilità sociale d'impresa (CSR) La definizione accademica della responsabilità sociale d’impresa ci dice che si tratta dell’“integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa: è una manifestazione delle grandi, medie e piccole imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nell’ambiente circostante”. Se volessimo darne una definizione più semplice, diremmo che la responsabilità sociale d’impresa è l’insieme delle azioni e dei comportamenti socialmente responsabili messe in atto da un’azienda. Quello di responsabilità sociale d’impresa (o Corporate Social Responsibility) è un concetto che è entrato a far parte della mission della quasi totalità delle aziende che oggi operano sul mercato. Non si tratta di un qualcosa di astratto, che si basa su teorie utopistiche, ma di un insieme di azioni ben definite, come ad esempio: garantire i diritti dei lavoratori e migliorarne la qualità della vita; operare in modo etico, anche dal punto di vista ambientale e della sostenibilità; interagire con il territorio in cui si opera, diventando attori primari del suo sviluppo. Azioni che hanno lo scopo di offrire benefici concreti alla collettività, dare prestigio alla reputazione del brand e offrire un’immagine positiva dell’azienda. Etica aziendale, sostenibilità e attenzione alle tematiche sociali, infatti, sono temi sempre più cari all’opinione pubblica e possono determinare il successo o il fallimento di un’impresa. Quando nasce la CSR? Il concetto di responsabilità sociale d’impresa nasce negli Stati Uniti, all’incirca intorno agli anni ’50. È Howard Bowen, considerato il padre della corporate responsibility, a darne una prima definizione nel 1953, sostenendo che è una precisa responsabilità degli uomini d’affari perseguire degli obiettivi che siano non solo profittevoli per l’azienda, ma anche sostenibili dal punto di vista sociale. Prima che si possa parlare di responsabilità sociale d’impresa vera e propria e rendere l’azienda la principale responsabile delle sue azioni, però, ci vorranno all’incirca altri dieci anni. Tuttavia, è solo negli anni ’80 che la definizione di RSI assume una forma più definita e tira in ballo anche gli stakeholders (i detentori di diritti) e i loro diritti. Negli anni ‘2000, poi, la responsabilità sociale d’impresa si pone al centro dell’attenzione delle Nazioni Unite e della Comunità Europea. CSR e Global Compact Saranno proprio le Nazioni unite a stilare il cosiddetto Global Compact, un decalogo di comportamenti virtuosi a cui le aziende possono aderire spontaneamente per far sì che la loro attività venga svolta sempre in maniera sostenibile e socialmente accettabile. Decalogo che può essere così riassunto: promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti; non violare i diritti umani e non rendersi complici, anche indirettamente, della loro violazione; eliminare tutte le forme di lavoro forzato; eliminare il lavoro minorile; eliminare qualsiasi forma di discriminazione in ambito professionale; sostenere un approccio preventivo nei confronti delle sfide ambientali; intraprendere iniziative che incentivino lo sviluppo di una maggiore responsabilità ambientale; incoraggiare la diffusione di tecnologie green e rispettose dell’ambiente; contrastare la corruzione. Che cos'è l'impresa etica Un’impresa etica è un’azienda che fonda la sua attività su regole di condotta virtuose, come quelle esposte nel decalogo del Global Compact, curando uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. In questo modo, non solo trasmette fiducia e benessere e diffonde un’immagine credibile di sé, ma risulta anche utile a sé stessa, ai suoi stakeholders e alla comunità in cui opera. Tra gli obiettivi perseguiti dalle aziende che basano la propria attività su un modello di business etico ci sono: sicurezza dell’ambiente di lavoro, sostenibilità ambientale, assunzione di responsabilità verso le generazioni future, miglioramento dei rapporti con le comunità locali.   Chi sono gli stakeholders? Gli stakeholders sono tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno a che fare con un’azienda: i clienti; i fornitori; i dipendenti; gli eventuali soci ed azionisti (chiamati anche shareholder); le istituzioni; l’ambiente; la comunità in cui è inserita. Se in passato si pensava che un’azienda dovesse rendere conto solo ai suoi azionisti, avendo come unico scopo il raggiungimento del massimo profitto, con la diffusione del concetto di responsabilità sociale d’impresa si è arrivati a comprendere che vanno tenuti in considerazione gli effetti che le azioni di un’azienda hanno su tutti i suoi stakeholders. Quali sono gli strumenti di un’impresa socialmente responsabile? Un’impresa socialmente responsabile ha a disposizione diversi strumenti per svolgere la sua attività in maniera sostenibile anche dal punto di vista sociale e ambientale: linee guida e certificazioni specifiche; codice etico; bilancio sociale; marketing sociale; CSR manager. Linee guida e certificazioni specifiche Delle linee guida e delle certificazioni fanno parte tutte quelle sigle composte da cifre e lettere che troviamo nelle dichiarazioni di conformità delle aziende di cui spesso ci chiediamo il significato. Rappresentano una sorta di controllo qualità, che dimostra che un’impresa stia effettivamente svolgendo la sua attività seguendo criteri etici e sostenibili. Tra le certificazioni ritenute più affidabili ci sono: SA8000 (certificazione utilizzata anche da Up Day); OHSAS18001; ISO14000; ISO26000. Codice etico È un documento redatto su base volontaria che stabilisce quali siano i principi e le modalità di condotta su cui l’azienda basa la sua attività. Tutti i soggetti coinvolti in tale attività devono farvi riferimento in ogni momento. Cosa si intende per bilancio sociale? Quando si parla di imprese e della loro gestione viene subito da pensare al bilancio d’esercizio. Un documento obbligatorio per legge che si compila a fine anno che contiene tutti i dati economici riguardanti l’attività e mostra una fotografia dettagliata della situazione economica di un’azienda. Il bilancio sociale è un documento che viene stilato su base volontaria dalle aziende che svolgono la propria attività in modo etico e desiderano dimostrarlo concretamente. Si tratta di uno strumento che ha lo scopo di rendicontare le azioni messe in atto nei confronti degli stakeholders di una determinata azienda, misurandone l’impatto. Tra le voci che si possono trovare in un bilancio sociale ci sono: l’impatto della struttura sul territorio; il grado di coerenza tra mission, strategie, attività e risultati conseguiti; la politica delle assunzioni; l’accertamento della customer satisfaction; le azioni compiute per garantire la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro; le risorse impiegate per promuovere iniziative socialmente utili. I vantaggi dell’adozione di un bilancio sociale sono diversi: migliorare l’efficacia della comunicazione; comprendere il ruolo svolto nella società civile; rendicontare le azioni sociali dell’azienda basandosi su parametri quali utilità, legittimazione ed efficienza; comprendere quale sia l’effettivo valore aggiunto prodotto e distribuito nei confronti degli stakeholder; effettuare un’autovalutazione al fine di migliorare la qualità di prodotti e servizio, il rapporto con gli utenti, la sicurezza sul posto di lavoro, e così via. Marketing sociale Servirsi del marketing sociale può essere utile per far conoscere a clienti, aziende concorrenti e, più in generale, al mercato in cui si opera, le azioni compiute in ambito sociale ed ecologico, rafforzando così la propria immagine di impresa socialmente responsabile nei confronti di clienti, collaboratori, fornitori e concorrenti. CSR Manager Le aziende che vogliano migliorare la propria cultura aziendale e basare la propria attività sulla responsabilità sociale non possono fare a meno di affidarsi al CSR manager. Una figura con competenze trasversali, che ha la capacità di perseguire un modello di management sostenibile e traghettare le imprese verso una gestione moderna e responsabile, attenta alle esigenze sociali ed ambientali. Up Day: la social company attenta ai diritti e alla responsabilità sociale Ogni giorno Up Day propone ai suoi clienti servizi e soluzioni di welfare aziendale capaci di garantire e accrescere il benessere aziendale, promuovendo una cultura attenta a tutte le sfumature della responsabilità sociale e ambientale. La stessa cultura su cui Up Day basa quotidianamente la sua attività. Impegnandosi a garantire ai suoi collaboratori condizioni di lavoro ottimali. Impostando una politica aziendale volta alla tutela dell’ambiente. Tutelando la privacy dei suoi utenti. Collaborando con diverse onlus per favorire la difesa di tutti gli individui, in particolar modo dei più deboli.
Benessere dipendenti
Giugno 07, 2021
Gestione Risorse Umane

Benessere dei dipendenti: la sua realizzazione fa bene a tutti

Un lavoratore felice e soddisfatto è più produttivo e coinvolto nelle sorti dell’azienda per cui lavora. Ecco perché sempre più imprese sono attente a garantire il benessere dei propri dipendenti. Quella del benessere dei lavoratori non è certo una questione nuova. Sono decenni, ormai, che sia lo Stato, sia le imprese più lungimiranti, pongono l’accento su quanto sia importante garantire il benessere dei lavoratori. Tuttavia, fino a non molto tempo fa, erano in pochi a riconoscere che assicurare ai lavoratori un corretto work-life balance non fosse solo una gentile concessione delle aziende, ma una vera e propria opportunità di crescita per qualsiasi impresa. Anche se sono stati fatti passi da gigante e sono davvero poche le aziende che, ormai, non riescono a riconoscere che garantire il benessere dei propri collaboratori è fondamentale per il loro successo, su questo argomento c’è ancora molta confusione. A causa di ciò, spesso si finisce per adottare misure insufficienti o sbagliate, che portano ad ottenere l’effetto opposto a quello sperato. In questo articolo ti aiuteremo a capire cosa si intenda quando si parla di benessere dei dipendenti e quali siano le strategie migliori per garantirlo. Benessere dei dipendenti in azienda: cosa vuol dire? Aumentare il benessere dei dipendenti. Perché farlo? Come aumentare il benessere dei propri dipendenti Migliorare l’ambiente di lavoro per migliorare il benessere dei lavoratori Welfare aziendale: le misure più desiderate dai lavoratori   Benessere dei dipendenti in azienda: cosa vuol dire? Per poter individuare le strategie più adatte ad assicurare il benessere dei dipendenti, bisogna innanzitutto capire cosa si intenda, esattamente, quando si parla di benessere dei lavoratori. Anche se ha molti punti di contatto con il concetto di benessere in generale, il concetto di benessere in ambito lavorativo è piuttosto diverso sia per definizione, sia per obiettivi. Più che di benessere dei lavoratori, infatti, si dovrebbe parlare di benessere organizzativo. Il benessere organizzativo ha come obiettivo quello di garantire ai lavoratori un alto livello di benessere, in qualsiasi situazione e in ogni tipo di occupazione. Come si può raggiungere questo obiettivo e perché è importante farlo? Scopriamolo nei prossimi paragrafi.   Aumentare il benessere dei dipendenti. Perché farlo? Il fine ultimo di un’azienda è, ovviamente, ottenere un profitto dalla propria attività. Per raggiungere questo scopo, tuttavia, è necessario che le imprese imparino a valorizzare il più grande capitale che hanno a disposizione: le risorse umane. I dipendenti sono una risorsa fondamentale per un’impresa, e prendersi cura del loro benessere non è solo un dovere imposto dalla legge, ma un’opportunità di miglioramento e di crescita tanto per l’azienda quanto per i suoi collaboratori. A trarre vantaggio da un ambiente di lavoro sereno e collaborativo, in cui le persone si sentano felici e libere di esprimere sé stesse, sono sia i lavoratori, sia un’azienda. Ecco quali sono i principali benefici per entrambi: riduzione dello stress; miglioramento della conciliazione vita-lavoro; aumento del senso di comunità; incremento della produttività e delle performance dei singoli lavoratori; diminuzione dell’assenteismo; riduzione del turnover; incremento della fidelizzazione dei collaboratori nei confronti del brand; miglioramento della reputazione dell’azienda; aumento della capacità di attrarre nuovi talenti; possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali. Per raggiungere questi obiettivi, tuttavia, è importante capire ciò che serve davvero alla propria azienda e ai propri dipendenti per ottenere un miglioramento del benessere organizzativo e offrirlo loro attraverso un piano strutturato. Come aumentare il benessere dei propri dipendenti? Sebbene negli ultimi anni siano sempre di più le aziende che capiscono quanto sia importante garantire la soddisfazione e il benessere dei collaboratori, attuare delle misure che le aiutino a raggiungere questo obiettivo si rivela spesso difficile. Questo accade perché, molte volte, manca una strategia ben definita. Si pensa che sia sufficiente offrire qualche benefit, magari perché obbligati dal CCNL, per rendere felici i propri dipendenti. Questi sono i casi in cui non si ottengono gli effetti sperati. In cui la situazione rimane sempre la stessa, o continua a peggiorare. Perché le misure volte ad aumentare il benessere dei dipendenti risultino davvero efficaci e vantaggiose tanto per i lavoratori quanto per l’azienda, si deve ricorrere a una vera e propria strategia di marketing, che punti ad ottenere una maggior fidelizzazione dei dipendenti e garantire la loro felicità. Per raggiungere questo scopo si deve, innanzitutto, fare un’analisi delle necessità dei lavoratori e di ciò che non va. Poi si devono attuare misure volte a migliorare l’ambiente di lavoro e ideare un piano di welfare ben strutturato.   Migliorare l’ambiente di lavoro per migliorare il benessere dei lavoratori La prima cosa da fare, quando si decide di attuare un piano per aumentare il benessere dei propri dipendenti, è attuare delle misure che migliorino l’ambiente di lavoro: ridisegnare gli spazi di lavoro; migliorare la comunicazione; favorire la socializzazione. Ridisegnare gli spazi di lavoro L’ambiente di lavoro influisce molto sul benessere delle persone. Spazi chiusi, poco ariosi e mal illuminati trasmettono una sensazione di malessere che non invoglia i lavoratori a rimanerci e a sentirsi a loro agio. Quando si decide di intervenire per migliorare il benessere dei propri dipendenti si devono prendere in esame gli ambienti in cui lavorano e, se necessario intervenire per migliorarli. Come? Creando spazi ampi, ben illuminati e confortevoli. È utile anche arredare l’ambiente con delle piante e offrire ai collaboratori la possibilità di avere accesso a del cibo sano. In questo modo, le persone saranno felici di restare in ufficio e si sentiranno più a loro agio. Migliorare la comunicazione Migliorare la comunicazione è la chiave per ridurre lo stress, aumentare la fiducia dei lavoratori nei confronti dei manager e favorire il loro senso di appartenenza all’azienda. Per ottenere questo risultato, è importante che il reparto delle risorse umane lavori in sinergia con chi si occupa della gestione dei vari settori dell’impresa, per promuovere una cultura aziendale positiva e instaurare un clima di fiducia. Favorire la socializzazione Per migliorare il clima aziendale è importante anche favorire la socializzazione tra colleghi, così da creare un ambiente rilassato e libero da tensioni e imbarazzi.   Welfare aziendale: le misure più desiderate dai lavoratori Migliorare l’ambiente di lavoro non è però sufficiente per garantire un miglioramento del benessere dei collaboratori. Ad esso si deve affiancare l’offerta di servizi che rispondano ai bisogni dei lavoratori e favoriscano la conciliazione vita-lavoro. Uno degli strumenti più efficaci per assicurarsi che i servizi offerti raggiugano effettivamente il loro scopo è il piano di welfare aziendale. Può essere gestito sia dall’azienda stessa, sia da un provider come Up Day, e contenere tutte le misure necessarie ad offrire sostegno ai lavoratori dipendenti. Ma cosa deve contenere un piano di welfare per essere efficace? Ecco alcune delle misure più apprezzate: smart working; assistenza sanitaria e previdenza complementare; banca ore; premio di produzione; formazione linguistica; strumenti di sostegno alla famiglia. Smart working In un’epoca in cui la cultura digitale fa passi da gigante, il successo di un’azienda si misura non da quante ore i lavoratori trascorrono in azienda, ma dalla loro capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo sono sempre di più le imprese che offrono ai collaboratori la possibilità di lavorare in smart working e gestire il lavoro con maggiore flessibilità e autonomia. Assistenza sanitaria e previdenza complementare Con il venire meno dei servizi pubblici essenziali, sono sempre di più i lavoratori che guardano alle aziende per cui lavorano come un vero e proprio sostegno per il loro benessere attuale e per la garanzia di un futuro sereno, anche in caso di malattia. Per questo, tra le misure più apprezzate dai dipendenti ci sono l’assistenza sanitaria e la previdenza complementare. Banca ore La banca ore è un’alternativa al pagamento degli straordinari molto apprezzata dai lavoratori, perché permette loro di accumulare dei permessi aggiuntivi da utilizzare quando ne abbiano più bisogno. Premio di produzione Non c’è niente di meglio per riconoscere il valore di un dipendente e dimostrare l’apprezzamento per il lavoro che ha svolto di offrire un premio di produzione per aver raggiunto determinati obiettivi comuni. Inoltre, offrire la possibilità di convertire il premio di produzione in servizi di welfare consente ai lavoratori di avere a disposizione l’intero importo erogato dall’azienda e, a quest’ultima, permette di ottenere vantaggiose agevolazioni fiscali. Formazione linguistica I lavoratori apprezzano le aziende che incentivano il desiderio di migliorare le proprie competenze e cultura personale attraverso corsi di formazione non strettamente legati all’attività lavorativa svolta; diversi, quindi, dai corsi di aggiornamento obbligatori. I corsi di formazione linguistica sono tra i servizi welfare più apprezzati dai dipendenti delle aziende italiane. Strumenti di sostegno alla famiglia Tra le misure di welfare più apprezzate dai lavoratori dipendenti ci sono anche gli strumenti di sostegno alla famiglia, come i bonus per sostenere le spese di istruzione dei figli o per ottenere assistenza per le persone non autosufficienti.
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