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Benessere Organizzativo
Gestione Risorse Umane

Benessere organizzativo: cos’è e perché è importante

Il benessere organizzativo di un’azienda è un obiettivo primario per qualunque impresa che abbia degli obiettivi di crescita a lungo termine.

Nel recente passato, anche grazie all’emanazione di norme specifiche, le aziende hanno rivolto sempre più attenzione al tema del benessere organizzativo. Ma cos’è, di preciso, il benessere organizzativo e perché, nelle aziende, è necessario garantire una buona cultura organizzativa?

Che cosa si intende per benessere organizzativo?

Quello di benessere organizzativo è un concetto di psicologia del lavoro, delle organizzazioni e delle risorse umane sviluppato agli inizi degli anni 2000 dal professor Francesco Avallone e dai suoi collaboratori. Anche se già prima di allora si parlava di psicologia della salute occupazionale.

La definizione ufficiale che il prof. Avallone dà di benessere organizzativo è la seguente: “L’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico psicologico e sociale delle comunità lavorative”.

Cosa vuol dire? Vuol dire che le aziende non producono solo beni e servizi, ma anche degli effetti tangibili sui lavoratori.

Per capire meglio questo concetto, è importante tenere a mente anche la definizione di salute che dà l’OMS: “lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”.

Ciò significa che la salute di una persona non si misura semplicemente dall’assenza di malattie. E se quello che avviene all’interno del luogo di lavoro è in grado di influire positivamente o negativamente sulla salute di un individuo, è importante tenerne conto.

Per questo, il concetto di benessere organizzativo si è spostato dal piano puramente teorico a quello pratico, divenendo oggetto di norme specifiche a tutela della salute del lavoratore.

Riferimenti normativi

Già prima che si sviluppasse il concetto di benessere organizzativo, la legislazione italiana, attraverso la Costituzione e il Codice Civile (art. 2087), si preoccupava di garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori.

Tuttavia, è solo nel 2008, con l’emanazione del Decreto Legislativo n°81/2008, che è stato introdotto l’obbligo di valutare i rischi dello stress lavoro correlato.

Come si misura il benessere organizzativo?

Secondo il modello sviluppato dal professor Avallone, il benessere organizzativo si misura tenendo conto di alcuni fattori generali:

  • sicurezza, comfort e igiene dell’ambiente di lavoro;
  • chiarezza e coerenza degli obiettivi;
  • riconoscimento e valorizzazione delle competenze dei lavoratori;
  • comunicazione interna;
  • capacità di ascoltare i dipendenti;
  • adeguata prevenzione di rischi e infortuni;
  • giustizia organizzativa;
  • capacità di aprirsi all’ambiente esterno e alle innovazioni sociali e tecnologiche;
  • livelli di stress;
  • capacità di gestione della conflittualità.

Una volta analizzati questi fattori, si prendono anche in considerazione degli indicatori più specifici, che riguardano direttamente il benessere e i comportamenti dei dipendenti: i cosiddetti indicatori di benessere e indicatori di malessere.

Tra gli indicatori di benessere più importanti ci sono:

  • soddisfazione nei confronti dell’azienda;
  • voglia di impegnarsi;
  • sentirsi parte di un gruppo;
  • voglia di andare al lavoro;
  • elevato coinvolgimento nell’attività lavorativa;
  • percezione del successo dell’azienda;
  • percezione di equilibrio tra vita lavorativa e privata;
  • buone relazioni interpersonali sul luogo di lavoro;
  • condivisione dei valori aziendali;
  • fiducia e stima nei confronti del management.

Tra gli indicatori di malessere più rilevanti ci sono invece:

  • insofferenza nell’andare al lavoro;
  • assenteismo;
  • risentimento nei confronti dell’azienda;
  • lentezza nel lavoro;
  • desiderio di cambiare lavoro;
  • nervosismo e aggressività;
  • disturbi psicosomatici;
  • provare sentimenti di inutilità e irrilevanza;
  • confusione nei confronti dei ruoli organizzativi;
  • mancanza di propositività;
  • adesione formale alle regole, senza nessun coinvolgimento.

Benessere in azienda, perché è importante?

Capita che un’azienda si trovi ad affrontare problemi quali alti livelli di assenteismo, un alto tasso di turnover dovuto alla scarsa fidelizzazione dei collaboratori e la difficoltà ad attrarre nuovi talenti. Quando questo accade, nella maggior parte dei casi, la causa è lo scarso benessere organizzativo, che provoca alti livelli di stress nei lavoratori e incide sulle loro performance e, di conseguenza, sulla produttività e sull’immagine dell’impresa.

Sempre più aziende, oggi, comprendono l’importanza di instaurare un clima aziendale positivo, sereno e favorevole ai cambiamenti. Quando non sono soggetti allo stress e possono operare in un clima favorevole e propositivo, infatti, i lavoratori riescono a gestire incarichi complessi senza che ciò incida sulle loro performance e sulla motivazione.

Ecco perché è importante prevenire l’insorgere di problemi causati dalla mancanza di una cultura aziendale solida e di benessere organizzativo e garantire ai collaboratori la possibilità di operare in un ambiente di lavorativo positivo.

 

Come funziona il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo?

Se si ha il dubbio che nella propria impresa ci sia uno scarso benessere organizzativo, è importante analizzare la situazione e intervenire per migliorarla.

Il processo di rilevamento e miglioramento del benessere organizzativo si compone di diverse fasi:

  • definizione della procedura di rilevazione;
  • raccolta dei dati;
  • elaborazione dei dati raccolti;
  • definizione del piano di miglioramento;
  • monitoraggio del piano.

Avviando un percorso di miglioramento del benessere organizzativo sia le aziende che i lavoratori possono ottenere diversi benefici:

  • riduzione di turnover e assenteismo;
  • aumento della produttività;
  • miglioramento del clima aziendale;
  • maggiore sintonia tra i collaboratori;
  • migliore conciliazione vita-lavoro.

Il welfare aziendale come strumento di benessere organizzativo

Uno degli strumenti più efficaci che le aziende hanno a disposizione per migliorare la propria cultura organizzativa è il welfare aziendale.

Compreso nella maggior parte dei contratti collettivi di categoria, il welfare aziendale comprende tutta una serie di benefit e agevolazioni alternative alla retribuzione che le aziende possono offrire ai propri collaboratori per garantirne il benessere e valorizzare il loro operato.

Tra le misure di welfare più apprezzate dai lavoratori ci sono sia quelle che riguardano direttamente la sfera lavorativa e permettono di lavorare in un ambiente accogliente e sereno, favorendo la conciliazione vita-lavoro, quali:

  • iniziative a favore della flessibilità oraria;
  • smart working;
  • banca ore;
  • supporto psicologico a favore dei collaboratori;
  • progetti di formazione;
  • sostegno alla carriera;
  • ambienti di lavoro piacevoli esteticamente e funzionali;
  • ricompensa delle performance lavorative attraverso l’erogazione di premi di risultato, come buoni regalo, viaggi incentive, e così via;
  • incentivi a coltivare sane abitudini alimentari;
  • piani di salute fisica e sportivi per i dipendenti;

Sia quelle che influiscono anche sulla vita privata, offrendo un aiuto concreto nel migliorare la qualità della vita e aumentare la capacità di spesa del singolo dipendente, quali:

  • mensa aziendale e buoni pasto;
  • buoni carburante;
  • previdenza complementare;
  • assicurazione sanitaria;
  • rimborso delle spese di trasporto;
  • sostegno alle spese per l’istruzione dei figli (rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di libri di testo, borse di studio);
  • sostegno alle spese per l’accudimento di familiari non autosufficienti.

Migliorare il benessere organizzativo con un piano di welfare

Il modo migliore per decidere quali siano le misure di welfare che possono portare maggiori vantaggi a un’azienda e ai suoi collaboratori e far sì che risultino davvero efficaci è realizzare un piano di welfare aziendale.

Dopo aver analizzato i bisogni e le aspettative dei lavoratori, l’azienda fissa un budget da destinare all’attuazione del piano di welfare e decide quali siano le misure da erogare e le modalità di erogazione.

Un processo piuttosto complesso, che può essere gestito direttamente all’interno dell’azienda oppure venire affidato a un provider esterno come Up Day.

Grazie alla piattaforma Day Welfare, Up Day supporta le aziende in ogni fase di attuazione del piano di welfare, dall’analisi dei bisogni all’erogazione dei benefit. Gli HR manager potranno gestire tutto dall’apposito portale, con il supporto di persone qualificate, mentre i lavoratori avranno un’area riservata in cui potranno verificare il loro credito welfare e scegliere come usufruirne: ad esempio destinandolo alla previdenza complementare, o convertendolo in voucher per l’acquisto di beni e servizi presso i partner convenzionati.


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