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Rientro in ufficio dopo lo smart working: come gestirlo efficacemente e senza traumi
Gestione Risorse Umane

Rientro in ufficio dopo lo smart working: come gestirlo efficacemente e senza traumi

Con l’arrivo della pandemia da Covid-19 per molte imprese passare da una modalità di lavoro in presenza a lavorare da remoto o allo smart working è stata una scelta obbligata per diminuire i rischi per i dipendenti. Scelta che è proseguita anche dopo il primo periodo di lockdown, a causa dell’arrivo di nuove ondate di contagi e dell’introduzione del Green Pass e dell’obbligo vaccinale.

Con il progressivo allentamento delle misure sanitarie necessarie al contenimento della pandemia e la fine dello stato di emergenza, per molte aziende è arrivato il momento di decidere se e come proseguire lo smart working o tornare al passato con il lavoro in presenza.

In questo articolo proviamo ad analizzare la situazione e a capire quale possa essere la strategia migliore da adottare per garantire il benessere aziendale in una fase tanto delicata.

 

Come è cambiato il lavoro durante la pandemia e quali sono le prospettive per il futuro?

Prima dell’arrivo della pandemia, in Italia, le modalità di lavoro agile come lo smart working erano ancora poco diffuse, tanto da essere state regolamentate dal punto di vista legislativo solo nel 2017.

Con l’arrivo del Covid-19, molte aziende si sono viste costrette a adottare questa modalità di lavoro per non interrompere la loro attività.

La fine dell’emergenza sanitaria e il progressivo ritorno alla normalità stanno mettendo nuovamente le imprese nella posizione di prendere una decisione sul modo in cui viene svolto il lavoro dai loro dipendenti. Le aziende dovranno infatti decidere quale modalità di lavoro adottare:

  • ritorno in ufficio a tempo pieno; 
  • una modalità di lavoro ibrida, in parte in presenza, in parte da remoto; 
  • svolgimento del lavoro totalmente da remoto. 

 

Rientro in ufficio o smart working. Cosa pensano i dipendenti?

Secondo i dati contenuti nell’indagine Il lavoro da remoto: le modalità attuative, gli strumenti e il punto di vista dei lavoratori dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), il 46% dei lavoratori intervistati vorrebbe continuare a lavorare in smart working almeno un giorno a settimana, mentre un lavoratore su quattro vorrebbe lavorare in smart working per tre o più giorni a settimana. 

Dall’indagine sono emerse però anche alcune criticità, che riguardano soprattutto il diritto alla disconnessione dei dipendenti e l’aumento delle spese per le utenze domestiche, causata dalla maggiore quantità di tempo che i lavoratori trascorrono a casa. 

Secondo un’altra ricerca condotta da Ricoh su un campione di 632 lavoratori, il 65% degli intervistati vorrebbe poter tornare ad interagire direttamente coi colleghi, mentre il 31% si sente poco motivato a causa dei problemi legati agli strumenti e alla tecnologia usati per svolgere il proprio lavoro; il 42% dei lavoratori intervistati, poi, ritiene che la cultura aziendale abbia risentito delle restrizione dovute alla pandemia. Sempre dalla stessa ricerca è emerso che il 67% degli intervistati ha dichiarato di desiderare che il datore di lavoro rimanga aperto alla possibilità di concedere ai dipendenti di accedere alle modalità di lavoro flessibile anche dopo la pandemia.  

 

Rientro in ufficio e smart working, verso un’organizzazione ibrida?

Sembra evidente che, anche con la fine delle restrizioni, il mondo del lavoro tornerà a una normalità molto diversa da quella a cui si era abituati. La maggior parte delle aziende ha potuto constatare come il ricorso a una modalità di lavoro ibrida non sia andata ad intaccare la produttività dei lavoratori che, in alcuni casi, è addirittura aumentata. 

Come confermano diversi studi, non ultimo il World Trend Index di Microsoft, lo smart working è qui per restare e per diventare la nuova normalità per più di un settore professionale. Per non perdere risorse capaci, le aziende dovranno sapersi adeguare al cambiamento, mettendosi in ascolto delle esigenze dei lavoratori e favorendo la flessibilità. 

Perché il passaggio tra la modalità di lavoro a cui sono stati costretti in pandemia e la nuova realtà lavorativa sia il meno traumatica possibile per i dipendenti e non finisca per danneggiarle, le imprese non dovranno solo stipulare contratti ad hoc per regolamentare lo smart working, ma anche adottare alcune strategie che possano rendere questa nuova realtà lavorativa un vantaggio per loro stesse e per i dipendenti:

  • promuovere una corretta alternanza tra le prestazioni di lavoro a distanza e quelle in presenza, per far sì che i lavoratori si sentano coinvolti nelle dinamiche aziendali; 
  • ascoltare le necessità dei lavoratori e favorire la transizione verso una modalità di lavoro ibrida; 
  • rinnovare gli spazi aziendali per creare un ponte tra il luogo di lavoro fisico e quello digitale, offrendo ai lavoratori un ambiente accogliente e rilassante, che li invogli a tornare in ufficio; 
  • lavorare sulla cultura aziendale per adattarla alla nuova situazione, curando la comunicazione interna ed organizzando eventi aziendali e di formazione che favoriscano i rapporti sociali e lo scambio di idee;  
  • garantire ed incoraggiare il diritto alla disconnessione dei dipendenti, per favorire la conciliazione vita-lavoro

Dallo smart working semplificato ai contratti individuali

Con la fine dello stato di emergenza e dello smart working semplificato il passo più importante che aziende e lavoratori dovranno compiere sarà sicuramente quello di siglare degli accordi individuali, per regolamentare le modalità di funzionamento del lavoro agile. Fino a questo momento, infatti, grazie a speciali deroghe, le aziende hanno potuto servirsi di questo strumento senza stipulare alcun accordo scritto con i propri dipendenti; se, da un lato, questa semplificazione ha reso possibile garantire l’accesso allo smart working a un numero elevato di lavoratori, dall’altro ha creato dei problemi organizzativi, legati soprattutto all’orario di lavoro e al diritto alla disconnessione, ma anche alla sicurezza. Il datore di lavoro, infatti, è responsabile della salute e sicurezza dei suoi dipendenti anche quando sono in smart working.  

Con la stipula degli accordi individuali, lo smart working, d’ora in avanti, può diventare una vera opportunità di crescita tanto per le imprese quanto per i dipendenti. Ma cosa deve contenere, di preciso, un accordo individuale sullo smart working? 

  • in che modo deve avvenire la prestazione lavorativa; 
  • gli obiettivi da raggiungere;
  • le caratteristiche del luogo in cui avverrà la prestazione di lavoro da remoto; 
  • l’orario di lavoro e quando devono essere fatte le pause, specificando anche le modalità di disconnessione dagli strumenti informatici. 

Altri casi da gestire: il rientro in ufficio dopo le ferie

Il rientro in ufficio dei dipendenti dallo smart working dopo quasi due anni di pandemia è una situazione nuova, che nessuna azienda si era mai trovata ad affrontare prima d’ora. Ci sono, però, altre situazioni, in cui i dipendenti rimangono assenti dall’ufficio per periodi di tempo più o meno brevi. E il modo in cui le risorse umane e i manager gestiscono questa fase di rientro è fondamentale per evitare malumori e cali di produttività. 

Ecco alcuni consigli che ti permetteranno di gestire al meglio il rientro in ufficio dei tuoi collaboratori: 

  • ricorda a tutti gli obiettivi da perseguire. Chi rientra dalle ferie ha bisogno di tempo per riprendere il ritmo di lavoro e ricordargli quali sono gli obiettivi da raggiungere può aiutarlo a focalizzarsi sul lavoro; 
  • imposta obiettivi a breve termine. Specialmente dopo il periodo estivo, quando la maggior parte dei lavoratori è appena tornata dalle ferie, impostare obiettivi a breve termine può aiutare a migliorare la concentrazione di ognuno; 
  • non sottovalutare il tono dell’umore dei tuoi collaboratori. C’è chi, al rientro dalle ferie, si sente pieno di energie e chi, invece, è giù di morale e ha bisogno di tempo per riprendere il ritmo di lavoro. Cerca di cogliere i segnali che ti permettano di capire come si sentano i tuoi collaboratori, così potrai organizzare il lavoro in modo da non sovraccaricare chi ancora non è pronto a riprendere a pieno ritmo e gratificare chi, invece, ha tanta voglia di mettersi in gioco; 
  • sfrutta la comunicazione interna per tenere tutti aggiornati sulle attività in programma nel prossimo futuro e sugli obiettivi da raggiungere. 

Il rientro in ufficio dopo la maternità

Una delle situazioni più delicate da gestire, per chi si occupa di risorse umane, è il ritorno in ufficio delle dipendenti dalla maternità. Questo è un momento molto importante per la vita di una lavoratrice che, se non viene gestito con attenzione, può compromettere il suo benessere lavorativo e il rapporto di fiducia con l’azienda.

Partendo dal presupposto che a una lavoratrice, al ritorno dalla maternità, debba essere garantita la stessa mansione che svolgeva prima di assentarsi, o una mansione equivalente. Ci sono alcune best practice che l’azienda può mettere in atto per assicurarsi di offrire tutto il sostegno possibile alle proprie collaboratrici che affrontano un momento tanto delicato e trasformarlo in un’opportunità di crescita per entrambe:

  • assicurare alla lavoratrice un reinserimento graduale nel team di lavoro; 
  • garantire orari di lavoro flessibili, anche offrendole la possibilità di scegliere un orario part-time o lo smart working per almeno due giorni a settimana; 
  • pianificare misure di welfare aziendale studiate in modo specifico per le lavoratrici appena rientrate dalla maternità;  
  • mantenere aperto il dialogo
  • fare in modo che la lavoratrice si senta coinvolta, evitando di offrire solo incarichi marginali e poco impegnativi; 
  • assicurarsi che il clima interno all’ufficio non faccia percepire pregiudizi nei confronti della neomamma e del suo impegno; 

mantenere un’adeguata comunicazione interna, anche organizzando eventi di team building riservati alle lavoratrici appena tornate dalla maternità che possano coinvolgere anche le dipendenti che hanno già vissuto quest’esperienza.


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